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 2016  febbraio 20 Sabato calendario

TOGLIETEMI TUTTO MA NON IL RISIKO


[Fausto Brizzi]

Ci diamo del tu, Fausto? «Il lei mi mette l’ansia» per dirla con Sabrina Ferilli, nel nuovo film estetista di mezz’età in cerca di una relazione. Desiderio appagato con la semplicità di una consegna a domicilio: pizza quattro stagioni e toy boy. L’aveva messa in guardia Luisa Ranieri: «Il picco di testosterone arriva a 15 anni». Poi c’è Fabrizio Bentivoglio dilaniato tra una post-teen-ager che per fare le tagliatelle guarda i tutorial e una «bidella di 48 anni» che invece le cucina come dio comanda. Insomma, Forever Young, e non si tratta della canzone degli Alphaville che certo Bentivoglio apprezzerebbe («Se dico Commodores lei mi capisce» si giustifica, «Perché è anziana, mica perché è colta» ribatte l’amico Stefano Fresi»). Acuto osservatore dei vizi, più raramente delle virtù, degli italiani, dopo aver messo gli uni contro le altre armati (Maschi contro femmine e viceversa), Fausto Brizzi ingaggia una nuova tenzone. 47 anni, non ancora la generazione perduta, a distanza di sicurezza dai bamboccioni, continua il racconto della propria generazione che segue dal 2006 quando «con Notte prima degli esami raccontavo la mia maturità».

È un finto giovane?
«Improvvisamente me ne sono accorto. E lo sono tutti i miei amici. Ho cominciato a tratteggiare un affresco dove c’è anche chi dice: “Non chiamarmi nonno, chiamami Franco”».
I nonni sono estinti.
«I nonni oggi sono a Pilates, ma erano fondamentali quando noi crescevamo, non vedevano l’ora di occuparsi dei nipoti. Oggi li devi prenotare».
È quello che succederà quando tra poche settimane nascerà suo figlio?
«Mio padre ha quasi 80 anni e lavora ancora. Fa l’avvocato e dice: “A casa che faccio?”. Ma ci sono altre cose che si possono fare nella vita oltre a litigare in tribunale».
L’Italia è così?
«Nel mondo del cinema io sono considerato un “giovane regista”, ma si può dire di uno che ha 47 anni?».
Osserva la realtà da entomologo per tratteggiare i suoi affreschi?
«Prendo appunti su post-it che poi appiccico sulle pareti dell’ufficio. Per Ex ho collezionato le storie d’amore fallite di tutti i miei amici. Per Forever Young è bastato andare in un circolo sportivo: di finti giovani fai il pieno».
C’è una persona vera anche dietro il personaggio di Fabrizio Bentivoglio, forse il più emblematico del film?
«C’è, ma non le dirò chi. Si può tradire una 22enne con cui non riesci a parlare di niente con una donna matura con cui hai tutto in comune. Ci innamoriamo di quello che ci faceva battere il cuore a 18 anni, di quelle canzoni che magari adesso troviamo brutte, ma che ci ricordano la ragazzina con le trecce del terzo banco».
Giovani contro vecchi, ma sembra sempre maschi contro femmine.
«La verità è che i forever young sono vampiri, gente pericolosa. E io li posso prendere in giro perché sono uno di loro, metto ancora le magliette dei supereroi, ma i miei amici mi dicono: “La gente sull’autobus ti guarda e ride”».
Nemmeno le cougar sono prese tanto sul serio...
«Si sta arrivando a una parità sociale. Il toy boy prima non esisteva. Nei film degli Anni ’60 c’era sempre un maschio 50enne che tradiva la moglie con una ragazzina. Adesso è permesso anche il contrario».
Il toy boy come segno di progresso?
«Forever Young è il racconto di una degenerazione. Io preferivo i nonni».
È un nostalgico.
«Mia nonna, quando ero piccolo, aveva l’età che ha la Ferilli adesso, ma io ne avevo una percezione completamente diversa da quella che ho della Ferilli. Era una nonna col paltò, faceva marmellate. Le cinquantenni oggi sono diverse. Mentre io, coi miei amici, continuo a giocare a calcetto, come facevo a 15 anni».
Infantilismo o affetti duraturi?
«Restare giovani è un desiderio che accomuna i generi, ma dire ai figli: “Non posso giocare con te perché ho la partita di Risiko con gli amici” è roba soprattutto da maschi».
La generazione si riconosce dalla playlist. La sua canzone simbolo?
«Reality, la canzone del Tempo delle mele. Sono ancora innamorato di Sophie Marceau, so che un giorno ci incontreremo e lei mi rivelerà che mi ha sempre amato. Spero non accada troppo tardi nella vita».
Troppo presto sarebbe un problema.
«Claudia (Zanella, moglie di Brizzi e attrice nel film, ndr) lo sa. Per Sophie farebbe un passo indietro. Come io lo farei per lei se arrivasse Johnny Depp».
Tra voi due c’è quasi un decennio. Forever Young, ma senza esagerare.
«Non ho seguito la regola del raddoppio: il doppio degli anni della tua compagna pone rischi per la salute».
Anche quest’anno era alla Leopolda, dove ha realizzato filmati e spot. Lavoro o vocazione?
«Non era lavoro perché l’ho fatto gratis. Vengo dalla generazione del disimpegno, i ragazzi degli anni Ottanta che, a differenza di quelli dei Settanta, della politica se ne fregavano. Quando ho incontrato Matteo (Renzi, ndr) mi ha convinto e coinvolto. Se fai questo mestiere una tifoseria la devi esprimere».
Una nota di speranza. Mentre le borse crollano.
«Noi siamo la provincia dell’impero. Dobbiamo solo sopravvivere nella tempesta: il timoniere è altrove».