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 2016  febbraio 19 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LITIGATE EUROPEE


REPUBBLICA.IT
BRUXELLES - Nella seconda giornata di lavori in Consiglio europeo per i capi di Stato e di governo, che cercano un accordo con il premier britannico sulla Brexit, il tema della crisi dei migranti divide, soprattutto per quanto riguarda la redistribuzione dei profughi tra i Paesi membri. L’Austria, nonostante le critiche della Commissione, non cambia idea e applica da oggi il tetto giornaliero per le richieste d’asilo, mentre Italia e Ungheria sono state protagoniste di un acceso botta e risposta su fondi e quote.
Clima teso. La Grecia minaccia di non approvare il testo finale sull’accordo con la Gran Bretagna se i Stati della Ue chiuderanno i confini. Ma dall’incontro con Angela Merkel e con François Hollande di stamani, Tsipras avrebbe ottenuto garanzie che la situazione non cambierà fino al vertice di marzo. Intanto il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maizière, da Berlino, ha intimato ai Paesi europei di non assumere, per fare fronte all’emergenza, misure a scapito della Germania, minacciando in tal caso reazioni: "Nel caso in cui alcuni Paesi dovessero tentare di trasferire i problemi comuni unilateralmente e sulle spalle dei tedeschi lo troveremmo inaccettabile e sarebbe incassato da parte nostra alla lunga non senza conseguenze", ha detto il ministro senza concretizzare la minaccia, ma con un chiaro riferimento alla decisione di Vienna.
Brexit, Cameron: "Progressi, ma non c’è ancora accordo"
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Hollande E’ convinto che verrà trovata una soluzione Hollande che però si oppone a regole speciali per la City di Londra. Intervistato da radio France Inter ha detto: "Si troverà un compromesso, lo spero. Faccio tutto il necessario per trattenere la Gran Bretagna nell’Europa". Oggi quello che manca all’Europa "è un progetto".
Austria, in vigore tetto giornaliero richieste asilo. Nonostante la richiesta avanzata nella notte di posticipare di un mese l’attuazione delle decisioni, l’Austria va avanti con l’applicazione delle misure sui tetti giornalieri sull’accoglienza e sul transito dei richiedenti asilo. Il provvedimento, entrato in vigore alle 8 di stamani, prevede che il Paese accoglierà non più di 80 richiedenti asilo al giorno, dopodichè "i confini verranno chiusi" ha detto il portavoce della polizia Fritz Grundnig. La Commissione europea ha bollato la misura come "chiaramente incompatibile" con le norme europee e con il diritto internazionale. Ma Vienna non sente ragioni e decide che consentirà il transito in Austria a non più di 3.200 persone al giorno che intendono fare richiesta di asilo in un paese Ue: "Abbiamo deciso di accogliere 37.500 richiedenti asilo quest’anno. Se ogni paese decidesse la stessa in linea" in proporzione alla popolazione "potremmo distribuire oltre 2 milioni di rifugiati", ha detto il cancelliere austriaco Werner Faymann. "L’anno scorso abbiamo preso 90mila persone. Ora non abbiamo detto che per questo non prenderemo nessuno quest’anno. Abbiamo detto che ne prendiamo oltre 37mila, il resto spetta agli altri".
Frontiere chiuse. E, a partire a domenica, l’Ungheria chiuderà tre passaggi ferroviari di frontiera con la Croazia : Murakeresztur-Kotoriba, Gyekenyes-Koprivnica e Magyarboly-Beli Manastir, attraverso i quali sono entrati nel 2015 i migranti che volevano arrivare in Germania. La misura è limitata a 30 giorni e viene presa "nell’interesse della pubblica sicurezza", si legge nel disposto del ministro degli Interni ungherese Sandor Pinter. Lungo i confini terrestri con la Croazia le autorità ungheresi hanno già innalzato barriere per impedire l’ingresso dei migranti. La Croazia, membro dell’Ue, non fa parte dello spazio Schengen.
Crisi umanitaria. Anche la Slovenia ha fatto sapere che adotterà misure restrittive per gli accessi e lo stesso faranno Serbia e Macedonia. Tra gli effetti di questo scenario, il rischio di una crisi umanitaria, lungo la rotta, ma in particolare in Grecia. A questo scopo "il Consiglio europeo - si legge nelle conclusioni - ritiene necessario dotare ora l’Ue della capacità di fornire aiuti umanitari a livello interno, in cooperazione con organizzazioni come l’Unhcr, per sostenere i paesi che fanno fronte a un elevato numero di rifugiati e migranti".
Dalla colazione alla cena, vertice rinviato di ora in ora. Che l’accordo tra i capi di Stato e di governo sia ancora lontano lo dimostra il fatto che in origine doveva essere un english breakfast, con i 28 che si erano dati appuntamento questa mattina presto per discutere su Brexit. Poi è stato evocato il brunch, sempre english. Più tardi ecco l’english lunch, previsto alle 13:30, spostato alle 14:30 e poi slittato alle 16 per essere rimandato ancora e diventare un english dinner. Il vertice dei capi di Stato e di governo non riesce a concludersi, dato che per tutto il giono sono andate avanti le riunioni a due e a tre. Vari formati per varie posizioni da smussare, soprattutto sull’immigrazione. Ci sono ancora una serie di ostacoli al raggiungimento di un accordo per permettere la permanenza del Regno Unito nell’Unione europea e i colloqui stanno proseguendo", ha reso noto un funzionario britannico ai giornalisti a Bruxelles. Secondo il funzionario, i colloqui sono in una fase "critica" e una sessione per discutere sull’accordo è stata rinviata in serata tanto che ai leader Ue è gia stata prenotata una camera in albergo per la notte.
Ungheria contro Renzi: "Ricatto politico". La giornata si è aperta con il botta e risposta tra Roma e Budapest sul tema dei ricollocamenti. A Renzi, che nella cena di ieri sera aveva sferzato i Paesi dell’Est che rifiutano il meccanismo di redistribuzione dei migranti che arrivano in Europa su tutto il territorio dell’Unione - il cosiddetto ’gruppo di Visegrad’: Ungheria, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia - è arrivata la risposta dell’Ungheria, che definisce le parole del premier italiano un "ricatto politico". Il portavoce del governo dell’Ungheria, Zoltan Kovacs, ha ribadito la posizione che Budapest ha da tempo, cioè che a suo parere in Europa non c’è spazio per le quote di ricollocamenti per costringere gli Stati membri a farsi carico di un certo numero di rifugiati.

PROPOSTE ANTI-BREXIT
BRUXELLES - Il pacchetto di proposte messo sul tavolo del Consiglio europeo per convincere la Gran Bretagna a restare nella Ue si compone di un testo base di Decisione dei leader che - secondo gli esperti giuridici delle istituzioni europee ha valore legalmente vincolante di "interpretazione" del Trattato di Lisbona - più cinque ’Dichiarazioni’ annesse (due del Consiglio, tre della Commissione). Di fatto mette le basi per una Ue a due strati, con l’Eurozona che continua a perseguire l’obiettivo di Unione sempre più stretta, senza obblighi per la Gran Bretagna. Rispetto al testo proposto dal presidente Tusk il 2 febbraio, sono state fatte alcune modifiche di carattere soprattutto tecnico ed è stata attenuata la possibilità per la Gran Bretagna (e la Svezia, i due paesi che non partecipano all’Unione bancaria) di avere "disposizioni specifiche". Prevede limiti all’accesso al welfare britannico per una durata ancora da stabilire. Se sarà approvato, l’accordo entrerà in vigore soltanto nel giorno in cui il governo britannico comunicherà l’esito del referendum a favore della permanenza del Regno Unito nella Ue.
Ecco i punti principali, come elencati nella bozza.
GOVERNANCE ECONOMICA - Assicura che i paesi dell’eurozona "rispettano" il mercato unico e gli interessi dei paesi che non ne fanno parte, i quali a loro volta "si astengono" dal frenare i paesi che vogliono più integrazione. Specifica che le leggi europee su Unione bancaria e poteri di Bce, Single Resolution Board, ecc. "si applicano solo" alle banche dell’Eurozona e che Londra non dovrà mai contribuire a salvataggi di paesi Euro. Prevede la possibilità di "disposizioni specifiche nel single rulebook" anche sui requisiti prudenziali di banche, istituti finanziari e assicurazioni della City, ma impone il rispetto di "condizioni di parità nel mercato interno", ovvero senza allentamenti dei vincoli che potrebbero sfavorire gli altri.
COMPETITIVITA’ - La Ue "farà tutti gli sforzi per rafforzare il mercato interno e mantenere il passo per adeguarsi ai cambiamenti", in particolare "riducendo il carico amministrativo ed i costi" per le Pmi. La Commissione "respingerà la legislazione non necessaria"-
SOVRANITA’ - Annacquando il concetto di "unione sempre più stretta" come obiettivo scritto in tutte le versioni dei Trattati, si specifica che il Regno Unito "non è impegnato ad un’ulteriore integrazione nella Ue". Inoltre i Parlamenti nazionali che rappresentano il 55% dei 28 (attualmente 16, ma il quorum dipende dalla grandezza dei paesi coinvolti) possono bloccare con un ’cartellino rosso’ le iniziative legislative se ritengono che la Ue travalichi le competenze nazionali, non rispettando il principio di sussidiarietà.
ACCESSO AL WELFARE - La Ue accetta il principio che in situazioni eccezionali "la libertà di movimento dei lavoratori può essere limitata". L’accesso al sistema di welfare può essere concesso gradualmente nell’arco di quattro anni (partendo da zero). Nel caso di contributi per i figli del lavoratore che continuano a vivere nel paese di origine, essi vengono parametrati al costo della vita dello stato di residenza. Forti limiti ai ricongiungimenti famigliari con cittadini extraeuropei. Il cosiddetto "freno d’emergenza" può essere
chiesto quando un Paese notifica alla Commissione le condizioni che mettono in pericolo il sistema, la Commissione dà un parere e il Consiglio approva o meno. In uno degli allegati, la Commissione dichiara che sin da oggi la Gran Bretagna ha le condizioni per far scattare il meccanismo.

RENZI FA A BOTTE CON L’EUROPA DELL’EST
BRUXELLES - Si lavora fino all’ultimo a Bruxelles per raggiungere un accordo che scongiuri la Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, e per cercare di fare fronte alla crisi migratoria. Il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, dopo aver presieduto una tavola rotonda per raccogliere tutte le preoccupazioni dei 28, e dopo aver avuto due incontri bilaterali col premier britannico David Cameron, uno alle tre di pomeriggio e l’altro alle tre di notte, ha continuato la sua maratona con un’altra tornata di faccia a faccia in nottata. Uno col presidente francese Francois Hollande, un altro col premier ceco Bohuslav Sobotka e un terzo col belga Charles Michel.

Maratona notturna. La cena di lavoro è stata dedicata alla crisi migratoria, tema sul quale nelle ore che hanno preceduto l’inizio dei lavori si è registrato lo scontro aperto tra Austria e Commissione Ue. Ma c’è stata anche una durissima presa di posizione di Renzi, proprio nel corso della cena, che ha ammonito i paesi dell’Est e l’Austria a trovare un accordo con l’Unione europea sui migranti: "Basta con le prese in giro. La solidarietà non può essere solo nel prendere. Inizia ora la fase della programmazione dei fondi 2020. O siete solidali nel dare e nel prendere, oppure smettiamo di essere solidali noi Paesi contributori. O accettate i migranti o noi, Paesi contributori, vi bloccheremo i fondi. E poi vediamo". Le parole del premier sarebbero state lodate dai Paesi fondatori, Francia e Germania. Ma l’Ungheria, per bocca del suo portavoce, reagisce duramente: quello del premier italiano è un "ricatto politico".
Vertice con la Turchia. La cena di lavoro si è conclusa dopo oltre sei ore di discussione con l’adozione delle conclusioni sull’immigrazione e l’annuncio di un vertice con la Turchia a marzo. "Oggi c’è stata unanimità nel riconoscere che abbiamo bisogno di una risposta europea alla crisi dei profughi e non azioni unilaterali": ha detto il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker.
Hotspot funzionanti. "La questione centrale" dell’attuale crisi dei rifugiati è che "il sistema Schengen va ristabilito in pieno" e questo "significa avere gli hotspot che funzionano, in Italia ma soprattutto in Grecia, ed avere schemi di relocation", ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel, annunciando anche che saranno costruite infrastrutture per l’accoglienza in Grecia.
Austria irremovibile. La doccia fredda è arrivata, però, dal cancelliere austriaco Werner Faymann: "L’Austria va avanti con l’applicazione delle misure sui tetti giornalieri sull’accoglienza e sul transito dei richiedenti asilo", ha detto lasciando la prima giornata di lavori del vertice Ue. Nel corso della cena, a Vienna era stato chiesto di posticipare di un mese l’attuazione delle decisioni. Il commissario europeo per l’immigrazione Avramopoulos ha scritto alla ministra dell’Interno austriaca, Johanna Mikl-Leitner, per ribadire seccamente che "l’Austria ha l’obbligo legale di accettare tutte le domande di asilo fatte sul suo territorio o alla frontiera". Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, premettendo di disapprovare la decisione dell’Austria di ripristinare i controlli alle frontiere nazionali, ha assicurato: "Ne riparlerò con il cancelliere Faymann".
Bulgaria: "Esercito ai confini". Ed è di ieri anche la notizia che in Bulgaria il parlamento ha dato un primo via libera a un emendamento che autorizza l’esercito a schierarsi ai confini per dare man forte alla polizia nell’arginare il flusso di migranti della cosiddetta "rotta balcanica". "Ma se questo accade - rileva il presidente della Commissione Ue - è perché sta mancando un approccio europeo" all’emergenza migranti.
L’affondo di Renzi. Al suo arrivo a Bruxelles era intervenuto anche Matteo Renzi, esprimendo parziale comprensione per le ragioni dell’Austria: "Il tema esiste, ma non possiamo immaginare di chiudere il Brennero. Dobbiamo lavorare insieme perché non vi siano emergenze nei Balcani. L’Italia farà la propria parte, ma la domanda è se l’Europa farà la propria parte". Poi l’affondo del premier nei confronti dei paesi che vogliono alzare muri e chiudere le frontiere ai profughi. Al termine dei lavori il premier italiano ha laconicamente commentato: "Qualche passo avanti, timido, sull’immigrazione. Qualche passo indietro su Brexit, su cui ora sono meno ottimista rispetto a quando sono entrato".
Rischio Brexit. E proprio sul Brexit, a Bruxelles si è cercato anche l’accordo nel negoziato tra Ue e Regno Unito. "Sono abbastanza fiducioso che ci sarà un’intesa con la Gran Bretagna. Credo che avrà un ruolo collaborativo e costruttivo all’interno dell’Unione" aveva detto all’inizio della seduta Juncker, mentre a Bruxelles David Cameron avvertiva: "Il negoziato è difficile. Vengo a battermi per la Gran Bretagna. Se si arriva a un buon accordo accetterò, ma non firmerò mai qualcosa che non risponda ai nostri bisogni". Le richieste di Cameron riguardano quattro settori: immigrazione, sovranità nazionale, eurozona e competitività.
Fonti diplomatiche europee hanno spiegato che era piuttosto improbabile il raggiungimento di un accordo subito. Uno dei punti su cui è più duro lo scontro riguardava il numero necessario di Paesi favorevoli perché uno Stato membro possa invocare il cosiddetto "freno di emergenza" (SCHEDA). E alla fine, il risultato è stato quello previsto in realtà un po’ da tutti: progressi, ma non conclusioni definitive.
Migranti, Schengen e le misure unilaterali. Da Atene, dove ha incontrato il presidente greco Prokopis Paulopoulos, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni avverte sui "rischi di scelte unilaterali che possono far precipitare la crisi portandoci a cancellare una delle principali conquiste dell’Europa, ossia Schengen e la libera circolazione". "C’è un’alternativa per gestire in modo diverso la crisi ed è la condivisione dell’impegno e il superamento del trattato di Dublino - ricorda il ministro - E su questa alternativa Grecia e Italia lavorano insieme, c’è una convergenza con la Germania ed altri Paesi e l’obiettivo è difendere questa linea comune".