Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 17 Mercoledì calendario

INTERVISTA A GEORGE CLOONEY

Los Angeles (Stati Uniti), febbraio
George Clooney torna in pista. E lo fa alla grande, interpretando un attore degli Anni 50 ingaggiato per la parte di un tribuno dell’Impero romano in Palestina durante la crocefissione di Cristo. Naturalmente non aspettatevi un film serio perche Ave, Cesare! è scritto e diretto dai fratelli Coen. «Per George cerchiamo sempre di scrivere parti straordinarie», ci dice Joel Coen esplodendo in una rara risata. «Lo straordinario idiota!», aggiunge, dicendo che riuscire a interpretare un idiota sullo schermo richiede considerevole bravura e intelligenza.
Quando Oggi incontra George al Four Seasons di Beverly Hills, l’attore incassa il complimento con le pinze, ma ammette di divertirsi un mondo a lavorare con Joel ed Ethan Coen. È il quarto film che fa con loro e i Coen descrivono la collaborazione come «il quarto capitolo della trilogia dell’idiota».
George è appena arrivato a Los Angeles da Londra. «Stiamo prendendoci molta cura della nostra nuova abitazione a Londra», ci dice. «La casa ha bisogno di delicata attenzione. È stata costruita nel 1680 e di conseguenza la stiamo arredando come un’abitazione di quel periodo. Così abbiamo messo un trampolino e un trapezio e un cinema all’aperto...». Ridiamo, perché sta alludendo ai tabloid che insistono con storie sempre più inventate.
Ne approfittiamo per chiarire gli ultimi gossip? È vero che state divorziando o che Amal è incinta?
«Non stiamo divorziando e Amal non è incinta, ma abbiamo adottato Millie, una bella bassotta. I miei genitori avevano perso il loro cane, cui erano molto affezionati, un paio di mesi fa. Mio padre ha 82 anni, l’età giusta per dire: “No, mai più un cane!”. Invece attraverso Internet ho trovato a Cincinnati, dove abitano, un cane menomato al quale sapevo non avrebbe potuto dire no. Un povero barboncino che era stato operato e che nessuno voleva. I miei sono ritornati felici. Io e Amal siamo poi andati in un canile a San Gabriel: c’erano 200 cani in gabbia che abbaiavano e lei, Millie, che era calma e ti guardava con aria triste. «Questa la portiamo subito a casa», ho detto ad Amal. E così è stato. Non abbiamo iniziato una campagna sull’adozione dei cani. È tutto cominciato con il rimpiazzare il cane morto dei miei genitori».

Ricordo che quando venne in Italia per la prima volta, nel 2000, lei già parlava di questo film, Ave, Cesare!. Come mai ci avete messo 15 anni per farlo?
«Con i Coen avevo appena girato Fratello, dove sei?, la nostra prima collaborazione che era andata benissimo: fu il mio primo Golden Globe. Mi dissero che stavano per scrivere un’altra parte per me, quella di un vero idiota della vecchia Hollywood che viene rapito da un gruppo di scrittori comunisti durante l’era di McCarthy. E il titolo sarebbe stato Ave, Cesare. Quando nelle interviste di Fratello, dove sei? mi chiedevano cosa avrei fatto dopo, dicevo: “Farò Ave, Cesare! con i Coen”, e l’ho strombazzato pure negli anni a seguire. Ma loro avevano scritto solo una sinossi. Quindi posso dire di averli obbligati a scriverlo. Un anno fa mi hanno chiamato: “Abbiamo scritto la dannata sceneggiatura di Ave, Cesare!, tieniti libero che iniziamo tra tre mesi”. Cosi mi sono messo in gonnella, sandali e armatura di cuoio».

E si è tinto i capelli.
«Quella è stata l’aggravante. Finché ero sul set poteva andare, ma quando uscivo la sera per andare a cena con Amal c’era sempre qualche amico che mi prendeva in giro. “Ti sposi, ti tingi i capelli?”. E io dicevo: “No, è per un film”. Imbarazzante. Ho pensato spesso a Victor Mature (attore dei film storici degli Anni 50, ndr) che in questi film vedevi con i capelli nerissimi, con poca voglia di recitare e tanta voglia di andare a giocare a golf».

Non è pericoloso per una star del cinema fare la parte di un fesso non una, ma ben quattro volte?
«L’unica cosa pericolosa per un idiota è pensare: “Oddio, sono una star del cinema” (ride, ndr). Quindi, quando diventi famoso devi stare molto attento proprio a non apparire come un idiota. Mai perdere di vista le cose normali della vita. È tanto tempo che non vado in un ferramenta a compare un martello e un po’ di chiodi, ma non lo devo mai dimenticare».

Lei ha un grande spirito dell’umorismo, si vede anche dalle collaborazioni con i Coen. E Amal, che fa un lavoro serissimo, com’è?
«Amal è una delle persone più buffe che abbia mai incontrato. È quello che mi ha attratto: il suo lavoro è molto più importante e serio del mio, ma sa affrontare chiunque abbia il coraggio di prenderla in giro. Credevo di sapere tutto, ma mi ha insegnato che il senso dell’umorismo risiede proprio nel non aver paura di nulla, e che se qualcuno cerca di prenderti in giro lo devi anticipare prendendo in giro te stesso».
Parlando di umorismo, a chi darebbe la parte di Donald Trump in un film?
«Vorrei risparmiare l’imbarazzo che darei all’attore per fare questa parte ridicola. Stiamo nel baraccone che porta alle vere elezioni. Mi sembra Winston Churchill che disse: “Puoi sempre contare che l’America farà la cosa giusta, quando finalmente esaudirà tutte le altre possibilità”. Parliamoci chiaro: che idea è questa xenofobica teoria fascista di mettere al bando dall’America i musulmani e di rispedire 12 milioni di messicani oltre il confine, e che faremo un muro che il Messico dovrà pagare? Questo non succederà mai in America! Tra due o tre mesi, quando questa pazzia da circo finirà, inizieremo a parlare delle cose realmente valide in questo mondo. Sono molto fiducioso in questo».