Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 17 Mercoledì calendario

VERONICA PANARELLO

Santa Croce Camerina (Ragusa) febbraio
«Loris l’ha ucciso mio suocero, il mio amante». Veronica Panarello arriva alla terza versione. Alla prima, che la vedeva madre disperata fuori da scuola a prendere un figlio scomparso, la Procura non credette. La seconda, quella in cui parlava di un incidente domestico in cui Loris si era strozzato da solo con delle fascette da elettricista e lei, presa dal panico, lo aveva portato al canalone, non stava in piedi. Ora però, la terza versione, è scioccante: «Ho ricordato tutto quando sono andata a trovarlo al cimitero, ma non l’ho detto prima perché avevo paura che uccidesse anche il bimbo più piccolo». Lei complice e il suocero assassino. Veronica lo ha riferito a fine gennaio alla psicologa del carcere di Catania, dove è reclusa come unica imputata per il delitto di suo figlio Loris, 8 anni, ucciso il 29 novembre 2014. Ma non l’ha ripetuto ai magistrati. Agli psichiatri che stanno valutando la sua capacità di intendere e di volere, avrebbe poi invece raccontato due storie differenti: nella prima, dice di aver trovato al suo rientro il suocero Andrea Stival già in casa e Loris morto. Nella seconda, Andrea lo ha, invece, incontrato per strada, lo ha fatto sdraiare sui sedili posteriori per non dare nell’occhio ed è rientrata in garage con lui. Lì, stando al suo racconto, il suocero strozza Loris e la costringe a legare i polsi del figlio con delle fascette. Il movente: Loris minacciava di raccontare della loro relazione clandestina a papà Davide.
Quale sia la versione finale lo si saprà solo ai primi di marzo, quando verrà depositata la perizia psichiatrica: «Sarà allora», dice l’avvocato di Andrea Stival, Francesco Biazzo, «che chiederemo di procedere per calunnia contro Veronica Panarello». Certo, tutto si poteva immaginare, ma non che alla vicenda si aggiungesse quest’ultimo agghiacciante capitolo. La Procura non si sbottona. E neppure il padre del bambino commenta. Il suo legale, Daniele Scrofani, si limita a dichiarare: «Non è il momento di parlare. Prendiamo atto che ci sono queste ulteriori dichiarazioni non corroborate da elementi di prova. La giustizia farà il suo corso».
Antonella Panarello, la sorella di Veronica, che secondo il decreto di fermo aveva avallato “il problematico quadro psicologico” della donna, e che poi l’aveva difesa nelle interviste in televisione, torna sui suoi passi e sempre in tv dice: «Non credo più a quello che le esce dalla bocca. Il nonno non c’entra nulla. Andrea Stival andava pazzo per suo nipote. Una cosa del genere, poi, non vai a ricordarla un anno dopo. O sbaglio?». Già, perché solo un anno dopo? «Guardi», spiega a Oggi l’avvocato del nonno, «Andrea Stival è venuto a saperlo dai giornali. È sbalordito ma anche arrabbiato, perché si può immaginare in un paese tanto piccolo come sia fastidiosa anche solo la voce di una relazione clandestina, per di più con la nuora. Figuriamoci di aver ucciso il nipote. Non c’è mai stata alcuna relazione e lui non ha certo ucciso Loris. Si tratta dell’ennesima bugia, una follia. Processualmente siamo tranquilli: non c’è una sola immagine che riprenda Andrea entrare nel palazzo del delitto. E poi c’è la testimonianza della sua compagna. Tutto nasce, in realtà, da una campagna giornalistica che Veronica ha deciso di cavalcare».
Per capire meglio: «Il giorno dopo la morte di Loris venne sentito dagli inquirenti. Raccontò quel che aveva fatto la mattina dell’omicidio, tutto documentato. Nel farlo, si era però dimenticato di dire che era entrato, sempre con la compagna, nel negozio sul quale sono installate le telecamere che danno sull’abitazione della nuora. Gli inquirenti, però, avevano già chiarito tutto, non c’erano dubbi di nessun tipo. Veronica mente».
Edoardo Montolli