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 2016  febbraio 17 Mercoledì calendario

YARA – Bergamo, febbraio «La scomparsa del Dna mitocondriale di Bossetti? Possiamo anche aspettarci di non trovare una spiegazione

YARA – Bergamo, febbraio «La scomparsa del Dna mitocondriale di Bossetti? Possiamo anche aspettarci di non trovare una spiegazione. Può rimanere un mistero». È una dichiarazione di resa quella che il Pm Letizia Ruggeri ha fatto durante l’ultima udienza? Il Dna era considerato la carta vincente nel processo per l’omicidio di Yara. Oggi non è più così. Quel Dna è un pozzo pieno di misteri. Eppure, per il confronto con il consulente della difesa Marzio Capra, il pm ha schierato in aula, come consiglieri e suggeritori, tutta l’artiglieria pesante a sua disposizione. I genetisti Emiliano Giardina e Carlo Previderè, il comandante del Ris di Parma Giampietro Lago e i due capitani che hanno scoperto il Dna nucleare sugli slip di Yara. Ma nessuno di loro, come era già capitato ad altri illustri genetisti, è riuscito a spiegare il mistero. Capra, solo contro tutti, ha tenuto testa, ha controbattuto punto per punto, ha spiegato e ha posto domande rimaste senza risposta. Alla fine il più convincente è stato lui quando ha insinuato: «Io non faccio nessun atto di fede sul lavoro del Ris. Solo in una traccia costruita in laboratorio il Dna mitocondriale può sparire. Ecco perché pongo domande e attendo risposte. Ma non arrivano». «Manipolazione?», ha chiesto Andrea Pezzotta avvocato della famiglia di Yara. «No. Contaminazione. Sui reagenti accidentalmente è finito dentro qualcosa d’altro. Quindi contaminazione», ha replicato Capra, «del resto se si usano kit scaduti da un anno e mezzo può capitare. Perché le prime due analisi hanno dato un risultato che è una schifezza e la terza un risultato buono? Quell’analisi andava ripetuta. Perché i dati del Ris non corrispondono. Sulla traccia 31G20, che è il reperto migliore, l’analisi fatta lo stesso giorno ha dato due risultati diversi». Una superperizia per chiarire i dubbi «Ma il Dna mitocondriale non identifica una persona», taglia corto il pm. La risposta è scontata: «E allora perché nel settembre 2011 avete affidato una consulenza privata al colonnello Lago che si è rivolto a un istituto di medicina legale di Firenze per avere il mitocondriale di Ignoto 1? A cosa vi serviva? Forse c’erano dei problemi con il nucleare». Nel muro contro muro, le risposte potrebbero arrivare da una superperizia che i difensori di Bossetti si apprestano a chiedere. Ma il materiale biologico è stato consumato tutto. Impossibile qualunque perizia. «E allora ci sarà un colpo di scena. Alla ricerca di altre tracce, chiederemo che siano riesaminati gli abiti che Yara indossava quando è scomparsa. Sempre che siano stati conservati», dice a Oggi l’avvocato di Bossetti, Claudio Salvagni. «A disposizione, infatti, non c’è altro, dopo che si è consentito che il corpo di Yara fosse cremato. Con i progressi che la scienza ha fatto in questi anni sarebbero state possibili ben altre analisi». Ma i problemi non sono solo questi. «Yara aveva subìto un’aggressione selvaggia ma sotto le sue unghie non avete trovato nulla. Forse avete usato dei tamponi non adatti. Io su una prostituta uccisa che era rimasta per tre mesi nelle acque del Po ho trovato tracce di Dna», ha aggiunto Marzio Capra, «Sui calzini di Yara non sono presenti tracce di liquidi cadaverici, come sostenete, ma di sangue. Basta esaminare i campioni. Come lo spiegate?».