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 2016  febbraio 17 Mercoledì calendario

L’ANNO ALFA

1936, anno bisestile. A voler vedere il bicchiere mezzo vuoto, anno da dimenticare: Hitler inizia a dare di matto, o meglio a rendere chiaro al mondo quanto lo sia. Scoppia la guerra civile in Spagna (la celebre foto, scattata da Robert Capa, del miliziano che cade colpito da una fucilata è di quell’anno). Iniziano le purghe di Stalin. In Cina muoiono per una carestia 5 milioni di persone, nell’America rurale c’è ancora la Grande Depressione e un’ondata di caldo incredibile ammazza gente come mosche. Come se non bastasse, il 10 marzo nasce Sepp Blatter. Pochi giorni dopo, il 18, nasce Frederik Willem de Klerk, ultimo presidente bianco del Sudafrica dell’Apartheid. In confronto alla nascita di questi due, quella di Silvio Berlusconi, il 29 settembre, è tutto sommato una bella notizia.
Guardando bene, quell’anno va ricordato anche perché Jesse Owens vince 4 medaglie d’oro all’Olimpiade di Berlino, facendo mangiare il fegato proprio al Führer. Ma soprattutto, durante i suoi giorni viene alla luce un gruppo di personaggi eccezionali: infanzia di guerra, poi decenni di crescita e benessere. Uomini indiscutibilmente Alfa, gente che con il potere ha una consuetudine ultradecennale e ombelicale, e da cui ha una terribile difficoltà a separarsi. Blatter è stato zar della Fifa per quasi quarant’anni; impersona il maschio “untouchable”, una tipologia dura a scomparire. Il Berlusca nasce mentre l’Italia bombarda con armi chimiche l’Etiopia, avviandosi a diventare un imperucolo da due soldi. Silvio il suo impero lo fonderà davvero: prima commerciale, poi politico. Lui incarna lo stereotipo del maschio italiano che si è fatto da solo, il vitellone sempre pronto a scherzare anche quando magari sarebbe meglio evitare. Oltralpe, con un profilo assai più serio ma non meno interessato al potere, il 21 agosto nasce François Pinault, magnate del lusso e della moda. Bretone, figlio di un mercante di legno, da collezionista di paesaggi della Bretagna è diventato uno dei più potenti collezionisti di arte contemporanea. Di pochissime parole ma di efficacissimi fatti, rappresenta a un tempo l’uomo d’affari antico e quello moderno, che guarda al futuro ma non dimentica il passato.
Il ’36 ci regala anche grandi creativi e spiriti ribelli. L’11 febbraio nasce Burt Reynolds, sex Symbol degli Anni 70. Il 4 marzo, Jim Clark, scozzese rock, pilota della Lotus e vincitore di tanti GP, che a soli 32 anni si schianterà sul circuito di Hockenheim. Il 28 marzo, lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, che nel 2010 vincerà il Nobel per la letteratura, e il 20 novembre il suo collega americano Don Delillo. Ma anche Jim Henson, il creatore dei Muppets, e “Mister Smile” Robert Redford, di cui molto si è parlato in queste pagine. Il suo faccione da super yankee non sarebbe piaciuto al creativo dei creativi Yves Saint Laurent, anche lui ragazzo del ’36 passato dalla fame alla fama come molti dei suoi coetanei.
Ma la data, più di altre, da non dimenticare, per il club dei ribelli, è il 17 maggio, quando dal pancione della mamma, a Dodge City, in Kansas, esce il mitico Dennis Hopper. Prima attore, poi regista – soprattutto di Easy Rider, film-cult del 1969, che trasforma in guru, anche se a Hollywood avrà sempre vita difficile. Per la nostra generazione di splendidi sessantenni, Hopper è un modello: tutti avremmo voluto avere il coraggio di essere, almeno una volta, degli scoppiati come lui, il Charles Manson buono di Los Angeles, un matto di quelli che al massimo ti obbligano a fumare una canna grossa come un megafono ma non ti torceranno mai un capello. È arrivato corto di sei lunghezze al traguardo degli 80: se sia in paradiso o all’inferno non si sa.
Bisognerebbe chiederlo a un signore che è nato poco prima che il formidabile 1936 si concludesse, nel quartiere dei fiori di Buenos Aires. Mario e Regina Maria Sivori, emigrati di origini piemontesi, non immaginavano che nella culla stesse frignando il futuro 266° Pontefice, Jorge Mario Bergoglio. Quel Papa Francesco che ha inventato la chiesa prêt-à-porter, una chiesa che dovrebbe essere aperta, democratica, superiore ai dogmi e fedele alla sua missione: quella di servire i poveri. Se il ’36 ha fatto un bel po’ di danni, questo Papa sembra essere stato mandato come indennizzo all’umanità. Un uomo al di sopra di ogni sospetto, poco interessato al potere o al denaro, al contrario di molti suoi coetanei. Un maschio, più che in odore di santità, anche se il profumino un po’ si sente, in odore di normalità: una qualità di cui noi uomini oggi abbiamo tanto, ma tanto, bisogno.