Silvia Nucini, Vanity Fair 6/1/2016, 6 gennaio 2016
PREFERISCO SORRIDERE
Da quando, il 2 dicembre scorso, è nata Luna – due grandi occhi pare azzurri come quelli del padre – i fotografi fissi sotto casa sono diventati dieci. «Li conosciamo tutti ormai, a ognuno ho dato un soprannome. Mi fanno tenerezza, hanno famiglia, figli, ma stanno sempre lì, dormono in macchina. Se io e Raoul abbiamo intenzione di passare la giornata in casa, li avvisiamo: smontate pure, non facciamo niente. Qualche giorno fa siamo andati sulla spiaggia di Anzio, il primo pranzo fuori dopo la nascita della bambina. Ci hanno seguiti in motorino, col freddo. Quando siamo arrivati al ristorante, Raoul ha detto: accomodatevi, siete miei ospiti».
I buoni rapporti con i fotografi sono un po’ la parte per il tutto di una questione più ampia – diventare la donna di Raoul Bova e ora la madre di sua figlia – che la modella e attrice spagnola Rocío Muñoz Morales, in questi giorni su Raiuno nella miniserie Il tango della libertà, ha saputo gestire con abbondanti silenzi, grande discrezione e una certa dose di self control, a fronte di qualche attacco non proprio velatissimo a lui, a lei, alle tempistiche della loro relazione. (Nota per chi ha vissuto fino a oggi su Marte: l’attore è stato sposato con Chiara Giordano, hanno due figli, la nonna dei ragazzi è Annamaria Bernardini de Pace, forse il più noto avvocato divorzista del Paese.)
Chi immagina che questo self control sia frutto di prana yoga o psicofarmaci non ha parlato nemmeno un minuto con Rocío, la donna più serafica del pianeta. «Credo di essere una persona serena perché sono cresciuta in una casa piena d’amore. Ero la piccola di casa: la mia sorella più vicina ha 14 anni più di me, l’altra 15. Ho avuto tre mamme, in pratica, e un papà affettuoso, innamorato del cinema. Eravamo una famiglia normale, senza troppe possibilità, ma con tanta voglia di divertirci e stare insieme. Appena nevicava prendevamo i sacchi neri dell’immondizia, salivamo in macchina e andavamo a scivolare su una montagnetta fuori Madrid».
Chi era bello dei suoi?
«Mia madre era una ragazza bellissima. Faceva la commessa in un negozio di abbigliamento. Mio padre passò, la vide mentre mangiava una mela e disse: devo sposare quella donna con i pantaloni beige. Si amano ancora, si baciano, si abbracciano, scherzano tra loro, mio padre le dà le pacche sul sedere. Sono quasi imbarazzanti, per una figlia».
Quindi sarà cresciuta sognando una famiglia così.
«Pensavo: sì, magari, un giorno. Non avrei mai immaginato di fare un figlio adesso. Invece è arrivata Luna, e sono felicissima».
Com’è stata la gravidanza?
«Ho avuto nove mesi senza problemi, e un parto cesareo perché Luna aveva tre giri di cordone ombelicale intorno al collo: lo avrei voluto naturale, ma non è stato possibile. Però ero cosciente, ho seguito tutto. In sala parto eravamo su di giri: cantavamo, persino. Ho pensato: la prossima volta che sono giù di morale vado a farmi fare un’epidurale».
E un po’ giù di morale lo è stata dopo il parto? A volte succede.
«A me, per buona sorte, non è capitato. Mi avevano anche detto delle possibili difficoltà dell’allattamento, e invece Luna si attacca senza problemi, guardarla è bellissimo. Sono stata fortunata in tutto: lei adesso mangia e dorme serena. In pancia si agitava tantissimo, pensavo fosse una scatenata».
Sperava fosse femmina?
«Vengo da una famiglia di tutte donne, lo davo quasi per scontato».
Non ha partorito nemmeno da un mese ed è magrissima.
«Non ho fatto nessuna dieta, né durante né dopo il parto. Avevo la pancia piccola perché la bambina era piccola. Hanno scritto che non mangiavo nulla, addirittura che ho partorito in anticipo per non ingrassare: tutte sciocchezze, ovvio. Avrei accettato con gioia ogni cambiamento, sapendo che avveniva per Luna, del resto non sono per nulla ossessionata dal mio corpo. Semplicemente, sono fatta così: da ragazzina mi chiamavano “asse da stiro”».
Quindi non era la compagna di classe che ogni maschio adolescente sogna.
«Per niente. Ero alta, magra, senza curve: mi prendevano in giro. Non mi sono mai sentita tanto bella, a dire il vero nemmeno ora. E poi la bellezza è qualcosa di così soggettivo... Non ho mai pensato che il mio aspetto avesse un impatto sugli altri. La cosa che colpiva di me, piuttosto, è che parlavo tantissimo: coi ragazzi mi lanciavo in discorsi profondissimi sul senso della vita».
Come passava il tempo «asse da stiro»?
«Mi sono appassionata al ballo sportivo: facevo gare, davo lezioni. Con il ballo sono venuta anche in Italia, ho preso una stanza a Velletri da una signora che aveva la casa piena di croci. Non me la dimenticherò mai».
Nel mondo dello spettacolo come c’è entrata?
«Facevo spot, ero molto richiesta. All’agenzia mi hanno detto: ti vogliono tutti perché comunichi qualcosa, perché non provi a recitare? Mi hanno presa in una serie spagnola, La pecera de Eva, dove facevo me stessa, perché non sapevo fare altro. Nel 2011 mi hanno chiamata in Italia a fare il provino per un film. Del vostro Paese conoscevo Raffaella Carrà, Sophia Loren e la carbonara – peraltro la ricetta sbagliata: ci mettevo la panna».
E sul set di quel film, Immaturi - Il viaggio, con Raoul è nato l’amore.
«No. Ci siamo conosciuti, abbiamo lavorato insieme e sono tornata in Spagna. In questo, più che spagnola sono tedesca: per me lavoro e vita non si mischiano. Però mi è rimasto addosso il desiderio di imparare l’italiano sul serio, e due anni fa sono tornata a Roma per vedere se riuscivo a lavorare anche qua. I primi tempi studiavo e basta: la mia ambizione è di parlare la vostra lingua senza accento».
E così è iniziata la storia con Raoul. Il problema è che lui era sposato.
«La storia è iniziata quando il suo matrimonio era già finito. Le nostre rispettive situazioni erano cambiate, le cose si erano deteriorate. Non ami qualcuno un giorno e qualcun altro il giorno dopo. Se sei innamorato, non hai spazio per altro. Ma di questo dovrebbe parlare con Raoul. Io le posso dire che in me lo spazio c’era».
Momenti difficili?
«Ci sono stati, e ci sono ancora. La situazione è delicata e troppe persone ci hanno messo bocca. All’inizio certe frasi mi hanno ferita, mi sono sentita giudicata in maniera ingiusta – ecco, ingiustizia è la parola che esprime meglio il lato doloroso di questa vicenda – ma mi sono riempita di altro, dell’affetto della gente. Sono molto serena con me stessa: so che ho fatto le cose con rispetto e pulizia. Il tempo è saggio, le cose prima o poi vengono fuori nella loro verità. Per me è tutto molto più normale di quanto appaia da fuori».
Di fronte a certi attacchi lei è rimasta in silenzio, a parte un tweet in cui, appunto, ribadiva il valore del silenzio. Non è difficile abbozzare?
«Per me è stato normale non lasciarmi coinvolgere. Dedico le mie giornate ad altro, e sorrido parecchio».
Che cosa l’ha fatta innamorare di Raoul Bova?
«Penso di non aver mai conosciuto una persona con il cuore così buono, così non contaminato. Nella mia generazione, purtroppo, non ce ne sono tanti così».
Lei non è buona?
«Cerco ogni giorno di essere migliore – una figlia migliore, un’amica migliore – ma non riesco a essere come lui. Raoul è più buono di me. Penso che sia così bello proprio perché è bello dentro. Della bellezza punto e basta ti stufi dopo un weekend».