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 2016  gennaio 07 Giovedì calendario

PERISCOPIO

In Spagna i Re Magi diventano donne. Solo che i doni, invece di portarli, li pretendono. Gianni Macheda.

Salvini: «Checco Zalone ministro della cultura nel mio governo». Non sa ancora che è laureato. Spinoza. Il Fatto.

Maria Elena Boschi è brava. Fresca, bella, intelligente. C’è stato troppo accanimento contro di lei per quella storia del padre. Viene da una famiglia democristiana, ma non è colpa sua. Oliviero Toscani, fotografo (Luca De Carolis). Il Fatto.

Checco Zalone non è né di destra né di sinistra ma solo da ridere, come Renzi in calzoncini corti sulla neve. Jena. La Stampa.

Nuovo sindaco di Roma sarà Alfio Marchini, che vincerà il ballottaggio con Paolo Del Debbio (Acquario) per un voto. Giustamente il comitato di Del Debbio farà ricorso, per cui c’è da rifare tutto. Provvisorio a sindaco di Roma verrà messo Tiziano Ferro. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.

Il papà di Gianni Letta era avvocato, la mamma una pia donna, lo zio prefetto. Letta è vissuto quindi nel culto delle virtù borghesi, della Chiesa e dell’autorità. Ha una solida visione del mondo: Dio ci protegge, il governo ci guida, il collo esiste per annodare la cravatta, la primavera serve a indossare il tweed di mezza stagione. Tutto è semplice e tutto si risolve. Giancarlo Perna, Chiaro scuri. Mondadori, 1995.

E già qualcuno chiama Raffaele Cantone lo «smacchiatore», come fosse un prodotto per lavanderia, da supermercato, da banco, è pronto all’uso e non c’è nemmeno bisogno di agitarlo: l’Expo («è stato un successo, potremmo vivere di rendita ma non lo facciamo»). Raffaele Cantone presidente dell’Authority contro la Corruzione. Salvatore Merlo. Il Foglio.

La madre dei cretini è sempre incinta, diceva Longanesi. In Italia, anche la madre delle leggi. Perché ne abbiamo troppe in circolo, e per lo più sconclusionate. Solo che da un po’ di tempo in qua il parto dura più della stessa gravidanza. Ciclicamente il governo annunzia il lieto evento, appende un fiocco rosa sull’uscio di Palazzo Chigi, convoca parenti e conoscenti. Tu corri, tendendo l’orecchio per ascoltare i primi vagiti dell’infante. Invece risuona un’evocazione, un presagio, un desiderio. La legge non c’è, non c’è ancora un testo. C’è soltanto un pretesto. Michele Ainis, giurista. Corsera.

Nell’Europa occidentale (l’Italia è esemplare) il degenerare della democrazia non sboccherà più in malvagi poteri totalitari. Si andrà di degenerazione in degenerazione, di legalità in legalità formali incurabilmente amorfe, prive di linfa, di sfinimenti in sfinimenti di ogni principio, in un crescendo di insignificanze. Guido Ceronetti, L’occhio del barbagianni. Adelphi.

Pasolini l’ho letto, e i suoi film li ho guardati: quale esemplare malinconia di scorci e atmosfere! Con un’economia di mezzi tanto prodigiosa quanto elusiva. Ma senza una sola parola, un’idea, un’immagine che sia d’uso corrente o universale, spendibile oggi, che insomma non suoni stantia, vecchia, indigesta, non rinchiusa in quell’epoca e nelle ossessioni d’una generazione per la quale il Maggio francese aveva segnato la grande svolta della vita: le firme sui manifesti, sugli appelli, le risoluzioni e le prese di posizione sul Vietnam, la Grecia, il Cile, e poi le pallottole e gli scontri di piazza. Salvatore Merlo. Il Foglio.

Sul campo scuola, a Cortina, c’è un cannoncino di rappresentanza. Sputacchia qualche fiocco di neve artificiale che il vento porta su un alberelle che, del resto, serve egregiamente per le foto ricordo. Considerata la gittata del tiro lo chiamano il cannone con la prostata. Luca Goldoni. QN.

Quando nell’immediato dopoguerra Nonno Stalin morì, soffrii per il dolore della Nonna (ne era perdutamente innamorata), meno per lui, perché la faceva piangere. Anni dopo, ascoltando di straforo certi colloqui di mamma con una sua sorella, scoprii che Nonno Stalin aveva tradito la Nonna, ogni giorno, con la camiciaia del piano ammezzato e la panettiera. Capii il perché aveva camicie da ricco, pur essendo un poveraccio, e perché durante i periodi più duri della guerra, dove con la tessera annonaria si portava ben poco in tavola, noi avevamo due chili di pane fragrante al giorno. La guerra fece dimagrire tutti, non noi. Riccardo Ruggeri. Il Foglio.

A segnare questa che è la terra «più lavorata e abitata» d’Italia è l’autostrada A4, la Milano-Venezia. La Serenissima, 517 chilometri bituminosi tra Torino e Venezia che costituiscono la spina dorsale della Padania, l’unico vero elemento di raccordo e di sintesi di una terra condannata alla dispersione. È l’autostrada più trafficata d’Europa, con oltre 100 mila passaggi giornalieri. Michele Masneri. Il Foglio.

Ho sempre scelto e pensato con la mia testa. Non mi sono mai fatta guidare dalla convenienza. Ho navigato come i salmoni. E ormai so nuotare solo controcorrente. Se cercassi carri su cui salire, plaudirei a Renzi. Mi astengo. E mi esprimo ovviamente come preferisco. Anna Kanakis. attrice (Malcom Pagani). il Fatto.

Se avessi dato retta alle proposte dei produttori stranieri, avrei girato solo remake . Volevano che adattassi Mediterraneo allo scontro tra americani e giapponesi. Cercavo vanamente di spiegare che giapponesi e greci non erano la stessa cosa, ma loro non sembravano convinti. Gabriele Salvatores, regista. Il Fatto.

Mi ammaliò un’attrice francese, che si chiamava Danielle Darrieux. Me la fece scoprire un amico, Dario, figlio del proprietario del bar «Nazionale». Fumando una Serraglio, sigaretta schiacciata e costosa, disse con il tono dell’uomo deciso a tutto: «Guarda, per una notte, una notte sola con lei, darei tutte le mie sostanze». La frase mi fece un tale effetto che l’ho portata con me, scolpita nella memoria. E ricordo che alla parola «sostanze», feci un rapido consuntivo: che avrei potuto offrire io a Danielle Darrieux? Frugai nelle tasche e contai: venticinque centesimi di lira, un cubetto di cioccolato fondente, una gomma a doppio uso, un francobollo della Repubblica di San Marino: «Io non ti ostacolerò», dissi a Dario, «passo». Nantas Salvalaggio, Malpaga. 1974.

Voglio azzardare una profezia su Solzenicyn: sarà rifiutato dalla sinistra occidentale. Non gli perdoneranno mai di aver attaccato l’ultimo Dio: Lenin. Emil Cioran, L’agonia dell’Occidente. Bietti.

È lunga la coda dell’uccello / Di Montagna / Ma ancora più lunga / Mi appare / Questa notte di solitudine. Il nobile Kaki na Moto.

Non spoglio più le donne. Ormai le sfoglio. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 7/1/2016