Alessandra Gozzini, La Gazzetta dello Sport 5/1/2016, 5 gennaio 2016
MIRANTE: «DONNARUMMA È L’ORO DEL MILAN» –
Dei 66.832 abitanti di Castellammare di Stabia 4 sono portieri e 2 saranno domani pomeriggio a Milano. Donnarumma ha fatto un viaggio diretto: dai campetti del Club Napoli al prato di San Siro. Antonio Mirante ha fatto molte più fermate: Torino, Crotone, Siena, poi Genova e Parma. Di recente è sceso a Bologna dove si augura di prolungare la sosta, se ci sarà un nuovo viaggio deve portarlo fuori dall’Italia: più precisamente all’Europeo.
La prossima tappa è in realtà nello stadio del Milan: come arriva il suo Bologna?
«Con Donadoni abbiamo invertito la rotta, ha portato tranquillità in un ambiente depresso. Già con Delio Rossi avevamo fatto buone partite condannati però dai risultati. Ci hanno dato slancio le partite con Roma e Napoli, speriamo il Milan sia la terza big da mettere sotto».
Bacca, Luiz Adriano, Niang, Boateng, ed è fortunato non ci siano Balotelli e Menez indisponibili.
«Aggiungerei Bonaventura, come o più degli altri capace di fare la differenza da solo. Servirà il miglior Bologna. Loro non sono in crisi, altroché, siamo noi a doverci riscattare dal k.o. con l’Empoli: partiamo pensando di non essere la vittima sacrificale, ma di andare a far punti».
È Milan-Bologna o il derby di Castellammare? Lei contro Donnarumma, collega e compaesano.
«Di più: stessa scuola calcio, il Club Napoli, stesso preparatore, Ernesto Ferraro, che ci ha visto e cresciuto da ragazzini. Gigio l’ho conosciuto che aveva appena 13 anni, lui si stava allenando, io ero in visita. L’ho visto e ho pensato fosse un predestinato. Oggi confermo: il Milan ha un tesoro nella mani e lui ha davanti un futuro grandioso, la serenità con cui veste una maglia così pesante fa impressione, prima ancora del fisico e della tecnica. Per la nostra terra, una fucina di portieri, è un nuovo orgoglio: Iezzo, io, i fratelli Donnarumma. Le nostre famiglie abitano vicino, noi abbiamo frequentato le stesse persone: è curioso che ora ci si affronti da avversari».
Anche lei, con la Juve, ha avuto giovanissimo l’opportunità in una grande squadra. Cosa non funzionò?
«Volevo giocare e davanti avevo Buffon. Nell’anno della Serie B sono tornato e giocato anche qualche partita ma per un portiere la continuità è fondamentale. Oggi punto all’Europeo: sono stato in Brasile da riserva, ora voglio entrare nel gruppo vero. Per il resto, ragiono sul presente e non faccio bilanci di carriera, mi ritengo semmai fortunato a essere in una società così solida e organizzata».
In cui non era fino a poco tempo fa: che immagine ha oggi del Parma?
«L’immagine di una delusione incancellabile, specie per chi come me era lì da tanti anni. Eravamo impotenti, la scelta di giocare era per portare avanti la speranza, per provare a invogliare qualcuno a intervenire. I responsabili erano dentro e fuori la società, per esempio quelli a cui faceva comodo che finissimo la stagione. A chi diceva “così è stato salvato il campionato” dico che certo non ha salvato le nostre carriere, visto che giocavamo senza garanzie, e soprattutto quelle dei moltissimi dipendenti».
Magari la delusione l’ha resa più forte: chi è oggi e chi sarà domani Antonio Mirante?
«Un ragazzo tranquillo. Twitter e Instagram con moderazione. Un cane, Ugo, bulldog inglese di 4 anni che vive coi miei. Due splendidi nipotini, figli di mia sorella: Maria e Antonio, ma non in mio onore. Un diploma di ragioniere e perito commerciale preso due anni fa, magari mi servirà. Non so ancora che farò, ma non credo il calcio sia la mia strada».