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 2016  gennaio 02 Sabato calendario

PERISCOPIO

La sinistra rassegnata: «Noi non podemos». Jena. La Stampa.

Non avrei mai pensato che si sarebbe potuto rimpiangere la Prima repubblica. Ed è uno dei tanti errori di valutazione che mi è capitato di fare. Luca Ricolfi (Stenio Solinas). il Giornale.

Dall’introduzione dell’euro in poi, il Vecchio continente è quello che ha avuto il più basso tasso di crescita di tutto il pianeta. Yves de Kerdre. Figaro.

Sandro Bondi, sommo vate (senza r finale), sciolse endecasillibi e rime baciate a politici&affini d’ogni colore: da Ferrara («Antro d’amore») alla Brambilla («Fiore reclinato»), da Dell’Utri («Velata verità») a Gianni Letta («Beatitudine presente»), da Veltroni («Foglio mio ritrovato») a Bertinotti («Disperata speranza»), giù giù fino a Cicchitto («La mia fede è la tenerezza dei tuoi sguardi») a Elio Vito («Fra le tue braccia intenerito ardore»), su su fino a Silvio («Vita nuova») e a mamma Rosa («Madre di Dio»). Marco Travaglio. il Fatto.

Ho trovato in casa un volume di Massimo Cacciari. È Dell’inizio, edizione Adelphi. Il volume è diviso in tre libri, come nei classici greci e latini. Il primo si chiama Idea dell’inizio, il secondo Mnemosine. Il tempo, il fare. Il terzo, L’età del figlio. I capitoli si intitolano: «Crux philosoforum», «Deus trinitas», «De reditu». Se qualcuno è interessato, glielo spedisco gratis. Giancarlo Perna, Chiaro scuri. Mondadori, 1995.

Un euro a testa. Scarso. A dividere fra i 12 milioni stanziati adesso dal governo per spingere la gente a usare i mezzi pubblici tra gli italiani che vivono in città asfissiate dallo smog, viene fuori un’elemosina. Gian Antonio Stella. Corsera.

La battuta che mi è più piaciuta nel mio ultimo film è «Buonanotte ai Senatori» con la quale concludo la telefonata notturna al mio mentore, un senatore rottamato dalla riforma costituzionale di Renzi, interpretato da Lino Banfi (che sembra Razzi nel corpo di Nonno Libero). Checco Zalone, attore del film Con Quo Vado?. Qn.

Ho ammazzato tanta gente. Troppa. Non voglio ricordare. Maurizio Abbatino, ex componente della Banda della Magliana (Emiliano Liuzzi). il Fatto.

Non credo che ci sia niente di più bello che camminare nei boschi. Pierfrancesco Majorino, assessore Pd al Comune di Milano e candidato alle primarie. Corsera.

Nel 2016 Mirafiori tornerà a essere un comprensorio produttivo di 18 mila addetti tra diretti e indiretti e da Cassino usciranno i nuovi modelli della Giulia. Dario Di Vico. Corsera.

Mi riconosco nel lavoro di un dilettante. Ho sempre più orrore dello specialismo. Di queste discipline sempre più simili a dei cenotafi, a delle tombe. Basta con la prigionia dei generi. Andrea Carandini, archeologo (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Ho il desiderio di raddrizzare la testa (sempre piegata sui libri) e di ritornare al cinema, a teatro, nelle mostre, provo addirittura una furioso desiderio di ciondolare, di perdere il mio tempo, ma il ciondolamento è una perdita di tempo? Bernard Pivot, Le mètier de lire. Gallimard, 1990.

Era stato il gesuita Norberto Busa a dare al computer, concepito per fare calcoli, il dono della parola. Studioso di San Tommaso, padre Busa, nel 1949, cercava un modo per confrontare le opere dell’Aquinate con altre fonti. Chiese aiuto a Thomas Watson, fondatore dell’Ibm. Il magnate lo ricevette a New York ma fu sbrigativo: «Non è possibile far eseguire alle macchine quello che mi sta chiedendo». Il prete insistette. «E va bene, padre, ci proveremo», si arrese Watson. «Ma a una condizione: mi prometta che lei non cambierà Ibm, acronimo di International business machines, in International Busa machines». Stefano Lorenzetto. L’Arena.

Per me gli anni 70 sono stati i favolosi. Bellissima, l’estasi primaverile. Poi le cose sono cambiate, e in peggio. L’Italia era davvero mille volte meglio, negli anni 70, se si considera il benessere l’elemento fondamentale e indispensabile per la felicità dei cittadini. Non tutti erano felici, certo. Non era il paradiso. Ma tutti o quasi potevano ragionevolmente sperare di migliorare le proprie condizioni economiche, e bastava avere un minimo di successo perché la felicità (almeno una forma parziale e semplice e infantile, ma fresca e sventata, e incolpevole, e condivisa di felicità) avviasse a spargersi senza che nessuno, o quasi nessuno, avesse il coraggio di ammettere di provarla, occupati/e com’erano a lavorare, o tantomeno a raccontarla. Credo davvero che quella fosse l’Italia migliore di sempre. Edoardo Nesi, romanziere de L’estate infinita (Edoardo Rialti). Il Foglio.

Voi vedete qui quest’uomo così elegante, Gillo Dorfles. Eppure io sintetizzerei la sua opera pittorica con tre aggettivi: erotico, erratico, eretico. Dorfles è la prova della mobilità delle arti contemporanee. Achille Bonito Oliva. Corsera.

Solo un barbaro come te può non adorare l’Estetica Coppedè. L’ideologia dei Parioli alti! La cultura di quelli bassi! Altro che il gusto del materialismo e il materialismo del gusto! Alberto Arbasino, Fratelli d’Italia. Adelphi, 1993.

Non aveva un carattere facile. Andava furioso per certi scatti di orgoglio, di fronte a Venezia che decadeva, sprofondando nella ottusità della sua classe dirigente: «Non meritiamo questa città», inveiva: «Dovrebbero buttarci fuori a pedate, e consegnare San Marco al Re d’Inghilterra». Nantas Salvalaggio, Rio dei pensieri. Mondadori, 1980.

L’ufficio-smorfia guadagnava pescando nel mare dei sogni i numeri da giocare al lotto. Adesso un nuovo reparto insegna azzeccati sberfleffi nei primi piani televisivi quando parlano gli avversari. Minidrink. Dino Basili.

Nel frattempo era capitata la catastrofe nucleare di Chernobyl. Il paese di Svetlana Alexievitch, premio Nobel per la letteratura 2015, la Bielorussia, è al centro di questo dramma. Alexievich vede le zone inquinate dalle radiazioni atomiche. Emergono dei colori strani dalla natura. Il progresso tecnico è diventato suicidio collettivo. Le autorità sono impotenti davanti al caos. La popolazione subisce senza batter ciglio. La sofferenza è una tradizione russa. Bruno Corty. Le Figaro.

Chi si adira per un motivo giusto, non incorre in nessuna colpa. San Giovanni Crisostomo. Avvenire.

Un libro deve essere l’ascia per il mare di ghiaccio dentro di noi. Franz Kafka. la Repubblica.

È difficile essere in pace con se stessi. Come possiamo esserlo con gli altri? Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 2/1/2016