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 2016  gennaio 02 Sabato calendario

Fonti energia - La principale fonte energetica è anche quella nota da più tempo: il petrolio. I primi uomini lo vedevano fuoriuscire da fenditure naturali della superficie terrestre

Fonti energia - La principale fonte energetica è anche quella nota da più tempo: il petrolio. I primi uomini lo vedevano fuoriuscire da fenditure naturali della superficie terrestre. Gli antichi popoli del Medio Oriente e delle Americhe lo usavano a scopo medicinale. I Persiani lo utilizzarono per bagnare frecce che poi incendiavano prima di scagliarle contro i nemici, durante l’assedio ad Atene, nel 480 a.C. Ne parlano Plinio, Plutarco e anche Marco Polo: da sempre la storia dell’uomo è intrecciata a questo liquido oro nero. Nel 2014 gli Stati Uniti sono stati il primo produttore mondiale di greggio, con 11,7 milioni di barili al giorno, grazie soprattutto allo “shale oil”, l’estrazione del petrolio da frammenti di roccia. La Russia nel 2014 è diventata il secondo produttore mondiale di greggio, con 10,9 milioni di barili al giorno. L’Arabia Saudita si è confermata terzo produttore mondiale con 9,5 milioni di barili al giorno; l’Iran ne ha prodotti 2,7, l’Iraq 3,1, il Kuwait 2,5 milioni. Le riserve di questa fonte sono concentrate in alcuni Paesi: il solo Medio Oriente ne possiede il 48%, Centro e Sud America circa il 20% (il 18% delle riserve mondiali di petrolio si trova in Venezuela), il Nord America il 13%, la Russia e l’Asia centrale il 7%, l’Africa l’8%, l’Asia Pacifica il 3%, l’Europa solo l’1%. A livello mondiale, le riserve finora accertate si esauriranno tra circa 52 anni, se saranno mantenuti invariati gli attuali consumi. Il petrolio è un combustibile fossile, come il gas naturale e il carbone. L’origine di queste fonti di energia è, infatti, collegata: per centinaia di milioni di anni la materia animale, vegetale e minerale si depositò sul fondo degli antichi oceani. In alcuni posti della Terra si formarono strati di rocce porose molto ricche di contenuto organico. Con il tempo queste rocce furono sepolte sotto i fondali marini. Dal momento che l’interno della Terra è caldo, le rocce porose che sprofondarono furono riscaldate sì da permettere la trasformazione della materia organica in petrolio. Il peso della roccia sovrastante spinse fuori il petrolio, come acqua da una spugna. La roccia madre sprofondata particolarmente in basso diede origine al gas naturale. In alcune zone paludose, invece, la materia vegetale morta diede origine a pantani di torba, che con l’azione della pressione e del calore si trasformarono in carbone. Oltre ad avere una comune origine, i combustibili fossili hanno anche un destino comune: sono in quantità finita sulla Terra, dunque vengono chiamate fonti non rinnovabili. Hanno tempi di rigenerazione talmente lunghi (milioni di anni) che una volta sfruttate si considerano esaurite. Il carbone ha dominato lo scenario energetico mondiale dal diciottesimo secolo fino al 1970. Si cominciò a usarlo come combustibile già a metà del Seicento, per evitare l’eccessivo sfruttamento dei boschi da cui si traeva legna. Fu il motore della rivoluzione industriale, soprattutto in Inghilterra, Russia, Germania e Francia: la produzione mondiale di carbone passò da poco più di 10 milioni di tonnellate nel 1700, a circa 70 milioni di tonnellate nel 1850, a 800 milioni di tonnellate nel 1900. Nonostante se ne consumi una grande quantità, le riserve di carbone dureranno ancora per circa altri 113 anni. È la Cina il primo produttore e consumatore al mondo: nel 2013 il consumo di carbone da parte di questo Paese è stato di 1,.925 milioni di Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) con una produzione di 1.840 milioni di Tep all’anno. Il gas naturale è stata l’ultima fonte fossile di energia ad affermarsi a livello mondiale. Ma il suo potere energetico è noto da tempo: si trovano tracce in un manoscritto cinese del 347 a.C., dove si parla di «uno strano gas che può essere usato per illuminare». Circa 200 anni fa, Alessandro Volta lo riscoprì notando piccole bolle gassose che si formavano smuovendo i fondali limacciosi del lago Maggiore. Avvicinando un fiammifero acceso il gas contenuto nelle bolle alimentava una fiamma bluastra. Tra il 1840 e il 1850 l’illuminazione a gas divenne comune in molte città, ma per più di un secolo, quando veniva scoperto in siti lontani dai luoghi dove poteva essere consumato, si preferiva bruciarlo ai pozzi o liberarlo nell’atmosfera perché i costi per il trasporto e la distribuzione erano proibitivi. Lo sfruttamento del metano è cominciato solo di recente: in Europa poco più di cinquanta anni fa, con lo sviluppo di tecnologie che ne rendessero economicamente vantaggiosa l’estrazione e una rete di metanodotti. La localizzazione geografica delle riserve di gas rispecchia quella del petrolio: Russia, Iran e Qatar possiedono circa il 53,4% delle riserve. Lo sfruttamento dei giacimenti avviene in maniera diseguale: il Medio Oriente, che possiede il 40% delle riserve mondiali, ne estrae poco e produce solo il 16% del gas consumato in un anno da tutto il mondo. Invece gli Stati Uniti, che hanno solo il 4,5% delle riserve mondiali al momento conosciute, producono oltre il 19,7% del gas consumato nel mondo. Russia, Iran e Qatar possiedono circa il 53,4% delle riserve di gas naturale. Se si divide il livello delle riserve oggi conosciute per il consumo mondiale annuo di gas, si ottiene che, a questo ritmo di sfruttamento, le riserve si esauriranno in circa 59 anni. Tra le fonti di energia c’è anche il nucleare. La prima centrale nucleare per l’energia elettrica da immettere sul mercato fu costruita nel 1956 presso Calder Hill, in Inghilterra. Per quasi tutta la seconda metà del secolo scorso, la produzione di energia elettrica da combustibile nucleare è cresciuta, fino a coprire oltre l’11% della produzione di energia elettrica mondiale. I dati aggiornati a ottobre 2014 indicano che nel mondo ci sono 436 centrali nucleari attive e 70 in costruzione. In termini di contributo in percentuale dell’energia nucleare alla produzione di energia elettrica domestica è in testa la Francia (76,1%), seguita da Ucraina (45,4%), Corea (28,3%) e Regno Unito (19,5%). L’uso del nucleare per trarre energia è dibattuto. Spaventano soprattutto gli incidenti (tra cui quello a Chernobyl nel 1986 e alla centrale di Fukushima nel 2011) e la difficoltà a trattare le scorie nucleari. Inoltre l’estrazione dell’uranio, alla base del processo, richiede molto lavoro: per ottenerne 160 tonnellate, necessarie per far funzionare una centrale standard per un anno, occorre sbancare una enorme quantità di roccia e materiale. Poi ci sono le fonti rinnovabili: sole, acqua e aria. Nel 2014 hanno prodotto il 23% dell’energia elettrica necessaria a soddisfare il fabbisogno di energia a livello mondiale. Tra le fonti maggiormente utilizzate, stando ai dati contenuti nel Renewable Energy Report, studio dell’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano, il 73,6% è composto dall’idroelettrico, ma in costante crescita c’è anche l’eolico (oltre il 13%). Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia – Iea, nel 2018 un quarto della produzione globale di elettricità e quasi un decimo del fabbisogno di calore arriveranno e saranno soddisfatti da fonti rinnovabili. Idroelettrico e solare diventeranno la seconda fonte di calore dopo il carbone. Il successo delle fonti rinnovabili è legato soprattutto ai Paesi emergenti. La Cina, da sola, rappresenta il 40% circa della crescita globale. L’Italia è al terzo posto in Europa per produzione da fonti rinnovabili. In particolare è all’avanguardia nella ricerca per il fotovoltaico ed è ai primi posti in Ue per produzione di energia solare. La crescita, dal 2007, non si è arrestata e nel 2012 si è avuto un incremento di quasi il 29% di potenza installata, rispetto all’anno precedente. Nel 2012 gli impianti da fonte solare in Italia erano 478.331 per una potenza installata di 16.419,8 MW. Al primo posto per numero di impianti è la Lombardia, seguita da Veneto ed Emilia-Romagna. I maggiori tassi di crescita si sono registrati in Calabria e Campania.