2 gennaio 2016
Mercato energia - Negli ultimi quarant’anni il consumo mondiale di energia è triplicato: si è passati da 5
Mercato energia - Negli ultimi quarant’anni il consumo mondiale di energia è triplicato: si è passati da 5.523 milioni di tonnellate equivalenti in petrolio (Mtep) del 1971 a 13.555 del 2013 (dati forniti nel 2015 dall’Agenzia Internazionale per l’Energia). Nel 2013 sono stati consumati complessivamente 9.173 Mtep di energia: di questi, il 37% è stata impiegata nell’industria. Il petrolio rimane sempre la prima fonte energetica (31% della domanda mondiale nel 2013 contro il 44% del 1971), seguito da carbone (29%) e gas naturale (21%). La variazione più rilevante riguarda la produzione di energia nucleare passata nel periodo di riferimento dall’1% al 5%. Il Paese maggior produttore di energia nel 2013 è la Cina (22% del totale), seguita da Stati Uniti (16%) e India (6%). Dal 1971 al 2013 i Paesi Ocse hanno ridotto la quota nella produzione mondiale di energia dal 61% al 39%. Sono ancora i maggiori produttori di energia primaria (cioè proveniente dal fonti presenti in natura, rinnovabili o esauribili), ma tallonati dall’Asia che produce il 35% dell’energia mondiale. Altri produttori di energia sono il Medio Oriente (5% del totale) e l’Africa (6%). Questo è il quadro attuale dell’energia mondiale, ma quali gli scenari futuri? La risposta è contenuta nel World Energy Outlook, pubblicato alla fine del 2015 dall’Agenzia Internazionale per l’Energia – Iea. Secondo i dati, la domanda mondiale aumenterà di un terzo fino al 2040, con l’incremento guidato soprattutto da India, Cina, Africa, Medio Oriente e Sud Est asiatico. Nei Paesi Ocse, invece, dove il picco di domanda si è registrato nel 2007, continuerà a scendere fino al 2040. Tra i Paesi dove diminuirà di più spiccano l’Unione Europea (-15%), il Giappone (-12%) e gli Stati Uniti (-3%). La Cina continuerà ad avere un enorme peso nel panorama energetico mondiale: nelle previsioni Iea diventerà il primo consumatore mondiale di petrolio nel terzo decennio degli anni Duemila, superando anche gli Stati Uniti. Al 2040, la sua domanda di energia sarà doppia di quella statunitense. Tuttavia questo non è un quadro a tinte del tutto fosche, perché la Cina è anche il Paese in cui la capacità di produrre energia elettrica da fonti rinnovabili cresce di più. Inoltre industrie e trasporti saranno sempre più efficienti e quindi, in proporzione alla crescita del Pil, sarà necessaria meno energia rispetto a quella usata negli ultimi anni. Già oggi il 50% della domanda di energia della Cina è soggetto a standard obbligatori in materia di efficienza energetica contro il 3% del 2005. La spinta maggiore alla domanda di energia verrà dall’India. Attualmente il Paese, dove si concentra un sesto della popolazione mondiale, è la terza maggiore economia al mondo ma conta per solo il 6% della domanda globale di energia. Basta pensare che un quinto della popolazione (circa 240 milioni di persone) è ancora privo di accesso all’elettricità. Con la modernizzazione in atto, che porta con sé crescita economica e demografica, la domanda di carbone per generare elettricità alle famiglie e alle industrie aumenterà fino a costituire, nel 2040, il 50% delle fonti energetiche usate dal Paese. L’India diventerà il secondo maggior produttore al mondo (dopo la Cina) di carbone ma, essendo molto alto il fabbisogno, già dal 2020 ne sarà anche il primo importatore mondiale, superando il Giappone, l’UE e la Cina. Fino al 2040, inoltre, più che altrove crescerà la domanda di petrolio, che si avvicinerà a 10 mb/g (milioni di barili/giorno): per questa fonte l’India dipenderà al 90% dalle importazioni. Anche se Cina e India faranno salire la domanda di petrolio, la Iea assicura che il boom dell’oro nero è finito. Da qui al 2020 la produzione di greggio aumenterà del 5%. Poi ci vorranno venti anni, fino al 2040, perché aumenti di un altro 5% o poco più. I paesi ricchi dell’Ocse saranno quelli dove la domanda diminuirà di più: da qui al 2040 America, Europa, Giappone ridurranno i consumi di 11 milioni di barili al giorno, l’equivalente di un quarto dei consumi attuali. All’origine di questo calo c’è l’aumento dell’efficienza energetica, che andrà a pesare anche sulla domanda di gas naturale, i cui consumi si prevedono comunque in espansione del 50% fino al 2040. Molto meno impetuosa la crescita della domanda di carbone il cui peso sul mix energetico mondiale è passato dal 23% del 2000 all’attuale 29%. Nelle proiezioni Iea, questo combustibile, che ha coperto il 45% dell’aumento della domanda mondiale di energia nell’ultimo decennio, assorbirà solo il 10% circa della crescita attesa da qui al 2040, soprattutto per il triplicarsi dei suoi consumi in India e nel Sud Est asiatico. Nell’area Ocse, dove le politiche contrarie al carbone sono molto forti, la domanda è prevista in diminuzione del 40% fino al 2040, quando il consumo della sola Unione Europea, per fare un esempio, sarà ridotto a circa un terzo del livello attuale. L’elettricità nel 2040 arriverà a coprire circa un quarto della domanda finale di energia. Questo fatto è particolarmente importante se si pensa che il settore elettrico è quello che più di tutti può contrastare le emissioni di anidride carbonica. Infatti le tecnologie rinnovabili assorbono il 60% degli investimenti in nuove centrali che verranno realizzate da qui al 2040, e la generazione di elettricità da rinnovabili aumenterà su scala mondiale di circa 8.300 TWh (oltre la metà dell’incremento della generazione elettrica totale). Già oggi, una nuova centrale su due funziona con il sole, il vento, l’idroelettrico. Nel 2040, assicura la Iea, sarà la prima fonte di elettricità: il 50% del totale in Europa, il 30 in Cina e in Giappone, il 25 negli Usa. Per questo sviluppo sono importantissimi i sussidi, e qui la politica può fare ancora molto. Al momento, però, la maggior parte dei soldi va verso le fonti fossili (che generano anidride carbonica), per le quali nel 2014 i sussidi su scala mondiale sono stati di 500 miliardi di dollari, mentre quelli elargiti per sostenere lo sviluppo delle tecnologie sostenibili si sono fermati a 112 miliardi.