VARIE 1/1/2016, 1 gennaio 2016
APPUNTI PER GAZZETTA - IL DISCORSO DI MATTARELLA
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«Buonasera, un saluto molto cordiale a quanti mi ascoltano e gli auguri migliori, altrettanto cordiali, a tutte le italiane e a tutti gli italiani, in patria e all’estero; e a coloro che si trovano in Italia e che amano il nostro Paese. A tutti un buon 2016». Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha aperto il tradizionale messaggio di fine anno. «L’anno che sta per concludersi - ha proseguito il Capo dello Stato - ha recato molte novità intorno a noi: alcune positive, altre di segno negativo. Questa sera non ripeterò le considerazioni che ho fatto, giorni fa, incontrando gli ambasciatori degli altri Paesi in Italia sulla politica internazionale, e neppure quelle svolte con i rappresentanti delle nostre istituzioni. Stasera vorrei dedicare questi minuti con voi alle principali difficoltà e alle principali speranze della vita di ogni giorno.
Il lavoro anzitutto.
L’occupazione è tornata a crescere.
Ma questo dato positivo, che pure dà fiducia, l’uscita dalla recessione economica e la ripresa non pongono ancora termine alle difficoltà quotidiane di tante persone e di tante famiglie.
Il lavoro manca ancora a troppi dei nostri giovani.
Sono giovani che si sono preparati, hanno studiato, posseggono talenti e capacità e vorrebbero contribuire alla crescita del nostro Paese. Ma non possono programmare il proprio futuro con la serenità necessaria.
Accanto a loro penso a tante persone, quarantenni e cinquantenni, che il lavoro lo hanno perduto, che faticano a trovarne un altro e che vivono con la preoccupazione dell’avvenire della propria famiglia.
Penso all’insufficiente occupazione femminile.
Il lavoro manca soprattutto nel Mezzogiorno. Si tratta di una questione nazionale. Senza una crescita del Meridione, l’intero Paese resterà indietro.
Le diseguaglianze rendono più fragile l’economia e le discriminazioni aumentano le sofferenze di chi è in difficoltà.
Come altrove, anche nel nostro Paese i giovani che provengono da alcuni ambienti sociali o da alcune regioni hanno più opportunità: dobbiamo diventare un Paese meno ingessato e con maggiore mobilità sociale.
Il lavoro e la società sono al centro di un grande processo di cambiamento.
L’innovazione è una sfida che riguarda tutti. La competizione richiede qualità, creatività, investimenti. Impresa privata e settore pubblico, in particolare scuola, università e ricerca, devono operare d’intesa.
La condizione economica dell’Italia va migliorando: questo va sottolineato.
Anche le prospettive per il 2016 appaiono favorevoli.
Senza dimenticare l’azione svolta dalle istituzioni, va detto - e tengo a dirlo - che moltissimi nostri concittadini hanno operato con impegno e con senso di responsabilità, in settori diversi e con compiti differenti. Hanno contribuito in questo modo, malgrado la crisi, a tenere in piedi l’economia italiana.
A tutti loro desidero render merito ed esprimere grande riconoscenza.
Così come intendo inviare un messaggio di sostegno e di speranza alle famiglie particolarmente in affanno: non vanno lasciate sole, e chiedo l’impegno di tutti perché le difficoltà si riducano e vengano superate.
Un elemento che ostacola le prospettive di crescita è rappresentato dall’evasione fiscale.
Secondo uno studio, recentissimo, di pochi giorni fa, di Confindustria, nel 2015 l’evasione fiscale e contributiva in Italia ammonta a 122 miliardi di euro. 122 miliardi! Vuol dire 7 punti e mezzo di PIL. Lo stesso studio calcola che anche soltanto dimezzando l’evasione si potrebbero creare oltre trecentomila posti di lavoro: gli evasori danneggiano la comunità nazionale e danneggiano i cittadini onesti. Le tasse e le imposte sarebbero decisamente più basse se tutti le pagassero.
In questi giorni avvertiamo allarme per l’inquinamento, specialmente nelle grandi città.
Il problema dell’ambiente, che a molti e a lungo è apparso soltanto teorico, oggi si rivela concreto e centrale.
Mi auguro che lo si affronti con un comune impegno da parte di tutti.
Sono utili le diverse opinioni - e non si può certo comprimere il confronto politico - ma siamo di fronte anche alla natura, e ai suoi mutamenti, che contribuiscono a provocare siccità e alluvioni.
In presenza di una sfida così grande, che coinvolge la salute, è necessario che prevalga lo spirito di collaborazione.
Dobbiamo avere maggior cura dei nostri territori.
Da quelli montani a quelli delle piccole isole, dove nostri concittadini affrontano maggiori disagi.
Occorre combattere contro speculazioni e sfruttamento incontrollato delle risorse naturali. E’ confortante vedere la formazione di molti movimenti spontanei, l’impegno di tanti che si mobilitano per riparare danni provocati dall’incuria e dal vandalismo, e difendono il proprio ambiente di vita, i parchi, i siti archeologici.
L’Italia è vista all’estero come il luogo privilegiato della cultura e dell’arte, e lo è davvero. Questo patrimonio costituisce una nostra ricchezza, anche economica.
Abbiamo il dovere di farlo apprezzare in un ambiente adeguato per bellezza.
L’impegno delle istituzioni, nazionali e locali, deve essere in questo campo sempre maggiore.
Un esempio: si può chiedere ai cittadini di limitare l’uso delle auto private, ma, naturalmente, il trasporto pubblico deve essere efficiente.
E purtroppo non dovunque è così.
Il compito di difendere l’ambiente, peraltro, ricade in parte su ciascuno di noi.
Molto della qualità della nostra vita dipende dalla raccolta differenziata dei rifiuti e dal rispetto dei beni comuni.
Non dobbiamo rassegnarci alla società dello spreco e del consumo distruttivo di cibo, di acqua, di energia.
Passando ad un altro argomento su cui c’è grande attenzione, tutti sappiamo che il terrorismo fondamentalista cerca di portare la sua violenza nelle città d’Europa, dopo aver insanguinato le terre medio-orientali e quelle africane.
Realizzare condizioni di pace e stabilità per i popoli di quei Paesi è la prima risposta necessaria, anche per difendere l’Europa e noi stessi.
La prosperità, il progresso, la sicurezza di ciascuno di noi sono strettamente legati a quelli degli altri.
Non esistono barriere, naturali o artificiali, che possano isolarci da quel che avviene oltre i nostri confini e oltre le frontiere dei nostri vicini.
In questi decenni di pace e di democrazia abbiamo sempre dispiegato un impegno costante in difesa di questi valori, ovunque siano minacciati.
La presenza diffusa dei nostri militari all’estero lo testimonia. A loro - e ai tanti volontari - va grande riconoscenza.
Il terrorismo ci vuole impaurire e condizionare. Non glielo permetteremo. Difenderemo le conquiste della nostra civiltà e la libertà delle nostre scelte di vita. Con questo spirito abbiamo sentito, tutti, su di noi la sofferenza dei parenti delle vittime di Parigi e ci siamo stretti intorno alla famiglia di Valeria Solesin.
Le nostre Forze di polizia e i nostri servizi di sicurezza stanno agendo con serietà e con competenza per difendere la tranquillità della nostra vita. Il pericolo esiste ma si sta operando con grande impegno per prevenirlo.
Agli altri Paesi dell’Unione Europea abbiamo proposto di aumentare la collaborazione e di porre sollecitamente in comune risorse, capacità operative, conoscenze e informazioni per meglio contrastare e sconfiggere il terrorismo di matrice islamista.
In questo periodo masse ingenti di persone si spostano, anche da un Continente all’altro, per sfuggire alle guerre o alla fame o, più semplicemente, alla ricerca di un futuro migliore. Donne, uomini e bambini: molti di questi muoiono annegati in mare, come il piccolo Aylan e, ormai, purtroppo anche nell’indifferenza.
Il fenomeno migratorio nasce da cause mondiali e durerà a lungo. Non ci si può illudere di rimuoverlo, ma si può governare. E si deve governare.
Può farlo con maggiore efficacia l’Unione Europea e la stiamo sollecitando con insistenza.
Occorrono regole comuni per distinguere chi fugge da guerre o persecuzioni e ha, quindi, diritto all’asilo, e altri migranti che vanno invece rimpatriati, sempre assicurando loro un trattamento dignitoso.
L’Italia ha conosciuto bene, nei due secoli passati, la sofferenza e la fatica di chi lascia casa e affetti e va, da emigrante, in terre lontane. Il nostro è diventato, da alcuni anni, un Paese di immigrazione.
Molte comunità straniere si sono insediate regolarmente nel nostro territorio, generalmente bene accolte dagli italiani. Tanto che affidiamo spesso a lavoratrici e a lavoratori stranieri quel che abbiamo di più caro: i nostri bambini, i nostri anziani, le nostre case.
Sperimentiamo, giorno per giorno, sui banchi di scuola, al mercato, sui luoghi di lavoro, esperienze positive di integrazione con cittadini di altri Paesi, di altre culture e di altre fedi religiose. Il 70 per cento dei bambini stranieri in Italia, lo dice l’Istat, ha come migliore amico un coetaneo italiano.
Bisogna lavorare per abbattere, da una parte e dall’altra, pregiudizi e diffidenze, prima che divengano recinti o muri, dietro i quali potrebbero nascere emarginazione e risentimenti.
Serve accoglienza, serve anche rigore.
Chi è in Italia deve rispettare le leggi e la cultura del nostro Paese. Deve essere aiutato ad apprendere la nostra lingua, che è un veicolo decisivo di integrazione.
Larghissima parte degli immigrati rispetta le nostre leggi, lavora onestamente e con impegno, contribuisce al nostro benessere e contribuisce anche al nostro sistema previdenziale, versando alle casse dello Stato più di quanto ne riceva.
Quegli immigrati che, invece, commettono reati devono essere fermati e puniti, come del resto avviene per gli italiani che delinquono.
Quelli che sono pericolosi vanno espulsi.
Le comunità straniere in Italia sono chiamate a collaborare con le istituzioni contro i predicatori di odio e contro quelli che praticano violenza.
Negli ultimi anni è cresciuta la sensibilità per il valore della legalità.
Soprattutto i più giovani esprimono il loro rifiuto per comportamenti contrari alla legge perché capiscono che malaffare e corruzione negano diritti, indeboliscono la libertà e rubano il loro futuro.
Contro le mafie stiamo conducendo una lotta senza esitazioni, e va espressa riconoscenza ai magistrati e alle forze dell’ordine che ottengono risultati molto importanti.
Vi è, poi, l’illegalità di chi corrompe e di chi si fa corrompere.
Di chi ruba, di chi inquina, di chi sfrutta, di chi in nome del profitto calpesta i diritti più elementari, come accade purtroppo spesso dove si trascura la sicurezza e la salute dei lavoratori.
La quasi totalità dei nostri concittadini crede nell’onestà. Pretende correttezza.
La esige da chi governa, ad ogni livello; e chiede trasparenza e sobrietà. Chiede rispetto dei diritti e dei doveri.
Sono numerosi gli esempi di chi reagisce contro la corruzione, di chi si ribella di fronte alla prepotenza e all’arbitrio.
Rispettare le regole vuol dire attuare la Costituzione, che non è soltanto un insieme di norme ma una realtà viva di principi e valori.
Tengo a ribadirlo all’inizio del 2016, durante il quale celebreremo i settant’anni della Repubblica.
Tutti siamo chiamati ad avere cura della Repubblica.
Cosa vuol dire questo per i cittadini? Vuol dire anzitutto farne vivere i principi nella vita quotidiana sociale e civile.
Nell’anno che sta per aprirsi si svolgerà il maggior percorso del Giubileo della Misericordia, voluto da Francesco, al quale rivolgo i miei auguri ed esprimo riconoscenza per l’alto valore del suo magistero.
E’ un messaggio forte che invita alla convivenza pacifica e alla difesa della dignità di ogni persona.
Con una espressione laica potremmo tradurre quel messaggio in comprensione reciproca, un atteggiamento che spero si diffonda molto nel nostro vivere insieme.
Sappiamo tutti che quando si parla di noi italiani le prime parole che vengono in mente sono genio, bellezza, buon gusto, inventiva, creatività. Sappiamo anche che spesso vengono seguite da altre, non altrettanto positive: scarso senso civico, particolarismo, individualismo accentuato.
Ricevo ogni giorno molte lettere e, in questo mio primo anno di presidenza, in giro per l’Italia e al Quirinale, ho incontrato tante persone e conosciuto le loro storie.
Parlano di coraggio, di impegno, di spirito d’impresa, di dedizione agli altri, di senso del dovere e del bene comune, di capacità professionali, di eccellenza nella ricerca.
E non si tratta di eccezioni.
Nei miei colloqui con i rappresentanti di altri Paesi, in Italia e all’estero, ho sempre colto una considerazione e una fiducia nei confronti dell’Italia e degli italiani maggiori di quanto, a volte, noi stessi siamo disposti a riconoscere.
L’Italia è ricca di persone e di esperienze positive.
A tutte loro deve andare il nostro grazie.
Sono ben rappresentate da alcune figure emblematiche. Ne cito soltanto tre: Fabiola Gianotti, che domani assumerà la direzione del Cern di Ginevra, Samantha Cristoforetti, che abbiamo seguito con affetto nello spazio, Nicole Orlando, l’atleta paralimpica che ha vinto quattro medaglie d’oro.
Nominando loro rivolgo un pensiero di riconoscenza a tutte le donne italiane.
Fanno fronte a impegni molteplici e tanti compiti, e devono fare ancora i conti con pregiudizi e arretratezze. Con una parità di diritti enunciata ma non sempre assicurata; a volte persino con soprusi o con violenze.
Un pensiero particolare alle persone con disabilità, agli anziani che sono o si sentono soli, ai malati.
Un augurio speciale, infine, a tutti i bambini nati nel 2015: hanno portato gioia nelle loro famiglie e recano speranza per il futuro della nostra Italia.
Vi ringrazio, e a tutti buon 2016!».
LOCATION
Il suo primo discorso di fine anno lo ha voluto fare seduto in poltrona, rompendo una prassi ultradecennale. Il presidente della Repubblica ha scelto un ambiente e un’atmosfera familiare. Non c’è più lo studio ufficiale di Giorgio Napolitano e Carlo Azeglio Ciampi, che sedevano dietro la scrivania, ma quasi un uomo comune seduto in poltrona nel salotto dei suoi appartamenti privati al terzo piano del Quirinale. Sullo sfondo, in primo piano, le bandiere dell’Italia, dell’Europa e della presidenza della Repubblica. Poco più dietro, un camino spento, una stella di Natale e un tavolo con sopra una campana di vetro contenente un presepio artistico, della tradizione napoletana
REAZIONI
REPUBBLICA.IT
ROMA - "Un messaggio bello, che è arrivato al cuore degli italiani, pieno in ogni sua parte di amore per il nostro Paese. Mi ha colpito, in particolare, la sottolineatura della lotta contro il pregiudizio e la diffidenza nella vita quotidiana dei nostri bambini, con un occhio partecipe sul tema delle migrazioni e della necessaria integrazione, in chiave italiana ed europea" (qui il video). Così il premier Matteo Renzi ha espresso telefonicamente al capo dello Stato, Sergio Mattarella, i suoi auguri e le sue congratulazioni per il messaggio di fine anno, il primo del suo settennato.
Il primo discorso di fine anno di Mattarella - L’integrale
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E’ stata, tuttavia, del presidente emerito Giorgio Napolitano la prima telefonata di congratulazioni a Mattarella anno del suo mandato. Oltre che da Renzi, poi, telefonata di congratulazioni anche da parte di numerosi esponenti del governo e moltissime le chiamate di privati cittadini al centralino del Quirinale.
Su Twitter, in serata, è il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, a pubblicare un post: "Davvero belli - scrive - gli auguri del presidente Mattarella all’Italia: sarà un 2016 ricco di sfide e di impegno. Buon anno".
Ma dal proprio blog è Beppe Grillo ad attaccare Mattarella. Un contro-messaggio di fine anno caratterizzato dal consueto hashtag #ioguardobeppe, col quale prende di mira anche esponenti politici: "In Italia - ha detto il leader M5s - non abbiamo più niente, tutto è finto: un ologramma, non abbiamo un governo, non esiste un parlamento. E abbiamo un presidente della Repubblica che è ologramma di un ologramma: unico caso al mondo....". E poi: "Vi sembra possibile che esiste gente come Gasparri. Vi sembra normale che Salvini sia un leader e Brunetta un esponente del Parlamento italiano. Sono - dice - ologrammi venuti male".
E dal Carroccio è Matteo Salvini a dichiarare: "Persino Mattarella sull’immigrazione dà ragione alla Lega. Bisogna espellere le centinaia di migliaia di clandestini che non scappano dalla guerra ma che Renzi e Alfano continuano ad ospitare negli alberghi. Ci dispiace, invece, che il presidente della Repubblica, come i suoi predecessori che hanno svenduto l’Italia all’Europa delle banche, continui ad affidarsi a Bruxelles che affama la nostra gente. Auguri presidente - conclude Salvini - anche se non possono essere tali fino in fondo perché non le perdonerò mai di aver difeso una legge infame come la legge Fornero che ha creato disoccupazione e disperazione".
Mattarella: ’’Gli immigrati pericolosi vanno espulsi’’
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Sull’altro versante delle opposizioni, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana parla di "discorso del Bene Comune". "Ed è un discorso nel quale ci riconosciamo pienamente - prosegue il parlamentare - Quella evocata da Mattarella è l’Italia vera, fatta di speranze ma anche di difficoltà e debolezze. Ci sentiamo impegnati anche noi nella difesa di quella Repubblica i cui principi basilari sono stati ricordati questa sera".
Dal Pd, invece, è Ettore Rosato, presidente dei deputati Pd a dire: "È stato un discorso di alto profilo. Le parole del presidente Mattarella hanno colto la complessità delle sfide che il Paese ha davanti, riconoscendo però i grandi passi compiuti e stimolandoci a proseguire con le riforme, non solo quelle istituzionali. Mi piace sottolineare l’aspetto del messaggio in cui viene evidenziato come nelle difficoltà nessuno deve essere lasciato solo. Un impegno, dal lavoro ai diritti, e un richiamo forte a tutti noi. Molto va ancora fatto e siamo impegnati a farlo , proprio per superare le diseguaglianze e dare speranze a coloro che ancora vivono con difficoltà".
Gli fa eco Luigi Zanda, capogruppo dem al Senato: "Un discorso leale. Dal presidente Mattarella parole di verità. Ha ricordato i nostri problemi e il lavoro, i sacrifici che l’Italia sta facendo per uscire dalla crisi. Ha chiesto a tutti gli italiani e quindi anche al parlamento e al governo di continuare a lavorare secondo i nostri valori di giustizia ed equità".
Mattarella rompe gli schemi: discorso di fine anno in poltrona
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Apprezzamento anche dall’ex segretario dem Pier Luigi Bersani: "Il presidente è uscito dal Palazzo, ha parlato con semplicità e senza politicismi, è andato al cuore dei problemi veri degli italiani. Davvero un bell’esordio", scrive su Twitter.
La presidente della Camera, Laura Boldrini, commenta: "Ha un profondo significato politico la scelta del presidente mattarella di mettere al centro del suo messaggio le difficoltà e le speranze della vita quotidiana delle persone. E’ questa infatti l’unica via attraverso la quale politica e istituzioni possono riavvicinarsi ai cittadini. E nella vita quotidiana delle persone, nonostante i primi positivi dati sulla ripresa, è ancora la mancanza di lavoro la questione cruciale: per i giovani che non lo trovano e per gli adulti che lo hanno perso, per il sud senza il quale l’italia non potrà ripartire".
Il presidente del Senato, Pietro Grasso, è tra i primi a sottolineare alcune frasi pronunciate da Mattarella: "Tutti siamo chiamati ad avere cura della Repubblicà. L’auspicio migliore e più importante per il 2016 è che questa frase del presidente Mattarella diventi consapevolezza comune, convinzione profonda, ispirazione e punto di partenza per le nostre azioni. Nel suo discorso di fine anno, il capo dello Stato si fa interprete delle difficoltà e delle speranze della vita di ogni giorno, invitando alla ’comprensione reciproca’ e ricordando le doti di coraggio, di spirito d’impresa, di dedizione agli altri, di senso del dovere e del bene comune, di capacità professionali ed eccellenza nella ricerca di cui molti italiani danno prova e testimonianza, non solo nel nostro Paese".
Ma ancora dal governo è il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a dire: "Un messaggio di alta statura morale e politica. Tutti possono riconoscersi nelle parole del presidente Mattarella. Ha anche riconosciuto i grandi meriti di chi si è impegnato per la sicurezza del nostro paese e pronunciato parole vere e belle sui temi dell’immigrazione".
Da Scelta civica è Valentina Vezzali, schermitrice e deputata, a ringraziare Mattarella: "Grazie, presidente, a nome degli atleti che, come me, hanno dedicato la loro vita allo sport e per aver sottolineato come i nostri sforzi contribuiscano a rafforzare l’identità nazionale e a renderci ambasciatori del nostro Paese nel mondo". Mattarella, aggiunge, "ricorda nel suo discorso Nicole Orlando, la giovanissima atleta paralimpica, portabandiera ai recenti campionati mondiali dove ha conquistato quattro medaglie d’oro, un record del mondo e un argento come un esempio positivo, come un orgoglio nazionale. La sua capacità di cogliere la straordinarietà di Nicole, sottolinea implicitamente senza nulla togliere all’atleta che ha onorato al meglio l’Italia, l’alto valore dello sport, che è educazione al rigore, veicolo di integrazione, elemento su cui puntare per migliorare la qualità della vita e la salute degli adulti di domani".
Messaggio di fine anno, Mattarella omaggia quattro donne
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Parole positive anche da Daniela Santanchè, parlamentare di Forza Italia: ""Quello di Mattarella è stato un discorso assolutamente condivisibile. Non eravamo abituati negli ultimi anni a discorsi coraggiosi e sentiti, da italiano. Sull’immigrazione - ha detto- ha parlato da italiano. Mi è piaciuto moltissimo il passaggio sulle donne perché ha riconosciuto il valore delle donne e quella parità auspicata ma mai attuata fino in fondo".
Angelo Bonelli dei Verdi esprime apprezzamento perché il presidente della Repubblica "ha ritenuto di mettere al centro del suo discorso di fine anno la tutela dell’ambiente e della bellezza dei suoi paesaggi".
Infine i dati che danno un’idea dell’interesse dei cittadini. Il messaggio del capo dello Stato, trasmesso a reti unificate su Rai1, Rai2, Rai3 e Rainews24, dalle 20.30 alle 20.50, è stato seguito da 7.011.000 spettatori, con uno share del 39,0%. Il picco d’ascolto si è registrato alle 20.41 con 7.138.000 spettatori pari a uno share del 39,7%.
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GRILLO, CONTRO-DISCORSO DI CAPODANNO
L’Italia è un ologramma. Chi vi parla è l’ologramma di Beppe Grillo. mi potete passare attraverso, come se fossi un fantasma. Io non esisto. come non esiste il governo, nè il capo del Governo, nè tanto meno Mattarella che è l’ologramma di sè stesso (unico caso al mondo). Domandatevi se avete mai visto il vostro sindaco dal vivo. Impossibile, anch’egli è solo un ologramma. E i referendum, le leggi popolari? Sono tutti ologrammi del Potere.
Pensateci è mai possibile che uno come Gasparri sia senatore (che sia un discendente del cavallo di Caligola?)? E Brunetta un deputato? o Salvini un leader politico?. Non è possibile, infatti sono solo degli ologrammi venuti male. L’Italia non è un’espressione geografica, come diceva Metternich, ma un ologramma.
Da lontano sembra che esista, che abbia una sua consistenza. Poi quando ti avvicini capisci che è un barbatrucco, non c’è nulla di vero, neppure le frontiere, neppure gli 80 euro. Fumo. Le banche sono ologrammi, il Parlamento è un ologramma, i media sono ologrammi che creano ologrammi. I media infatti sono i più grossi responsabili di questa nazione. Gli ologrammi si creano dal nulla, per questo chi non ha un’identità deve controllare e usare i media per averne una .
Un ologramma per amico ha però i suoi vantaggi. Non sporca, non mangia, puoi anche fare a meno di fare conversazione come con tua moglie, lasciarlo parlare da solo, ma, nel caso, lo puoi contraddire senza timore se comincia spiegarti che l’Italia è un Paese democratico, libero da ingerenze straniere, con politici responsabili e che non fai mai nulla in casa. Tu sei lui e lui è te, una copia di schizofrenici.
In Italia siamo in crisi di identità. Chi non lo sa finisce sempre nei guai. Chi si allea con noi, in realtà si allea con l’ologramma e infatti finisce sempre che cambiamo alleanza in corsa, come nella prima e seconda guerra mondiale, o rinneghiamo un trattato di pace bombardando la Libia come è avvenuto con Gheddafi. La colpa non è degli italiani, ma dei loro ologrammi e di chi ci crede. Buon anno dall’ologramma di Beppe Grillo.