Federico Fubini, Sette 24/12/2015, 24 dicembre 2015
BASTA UN SEME PER FARE CRESCERE IL MERITO
Tra poco vedremo com’è andata nel 2015. Se è stato simile al 2014, è andata più o meno così: in Italia è nato il minor numero di bambini che si ricordi dall’inizio del diciannovesimo secolo, e uno su cinque è figlio di almeno un genitore straniero.
Stavo riflettendo su questi numeri che ci obbligano ad aprirci, l’altro giorno, quando sono entrato in un bar di viale Parioli a Roma. Avevo appuntamento con William Esteban Chiquito Henao. William è un ragazzo di ventisette anni dall’aria tranquilla, vive dal 2004 in Italia ma è nato e cresciuto a Medellin, Colombia. Pochi giorni prima aveva tenuto un incontro in una scuola della provincia di Caserta e i ragazzi hanno subito ricollegato la sua città di origine a una serie televisiva su Netflix: Narcos, la ricostruzione della storia di Pablo Escobar, uno dei peggiori trafficanti del nostro tempo.
William Chiquito viene da lì, dalla città di Pablo Escobar. È cresciuto nella povertà. Il passatempo preferito di suo padre era cantare canzoni popolari. Un giorno quando aveva 11 anni William Chiquito ha accompagnato una cugina in una scuola di musica, la “Red de Escuelas de Musica” di Medellin e l’insegnante ha proposto anche a lui di trattenersi. Giusto il tempo di capire se gli piaceva.
Oggi William Chiquito è violinista nell’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma e insegna in una delle più riconosciute scuole d’Europa, quella di Fiesole. In carriera ha suonato con alcuni dei maggiori direttori, da Riccardo Muti a Claudio Abbado, ad Antonio Pappano.
Come abitante di un Paese in declino demografico, quello che mi interessava di William Chiquito è il suo percorso. Non solo cosa lo ha portato a battere il gioco delle probabilità, che dovevano relegare uno come lui a una vita di stenti se non alla stessa tossicodipendenza che ha devastato molti dei suoi compagni a Medellin. Mi interessava anche l’altra parte: come ha fatto l’Italia ad attrarre questo talento.
Il regalo di Botero. Un dettaglio è stato determinante: negli anni ’50 Fernando Botero era stato qui. Conoscete Botero, il pittore e scultore di Medellin famoso per le sue figure di donna gonfie, grasse, esagerate. Quando aveva poco più di vent’anni Botero ha avuto una borsa di studio italiana per venire a studiare Giotto e il Mantegna. Non se n’è più dimenticato: ormai molto anziano e ricco, Botero ha voluto finanziare l’opportunità di studiare in Italia a un giovane artista colombiano. La selezione è stata dura, ma nove anni fa William Chiquito l’ha superata. È arrivato alla Scuola di musica di Fiesole, ha dormito in ostello per molti mesi per risparmiare e potersi comprare un buon violino.
Dopo non molto Chiquito è stato convocato nell’Orchestra giovanile italiana, e in uno dei primi incontri fra teenager di tutto il Paese il direttore ha chiesto: chi vuole essere il primo violino? Lui alzò la mano, avvertendo subito l’ironia dei compagni italiani attorno a sé: cosa crede di fare questo colombiano? Vinse, fu scelto come primo violino. Quindi ha superato anche la selezione per uno di tre posti disponibili nell’Orchestra di Santa Cecilia, suonando il quinto concerto di Mozart e il concerto per violino di Tchaikovsky davanti al maestro Pappano.
Il senso di questa storia qual è? Non c’è. Non è emblematica di nulla, ma lascia sulla sua strada dettagli che mi fanno riflettere. Il primo riguarda la longevità dell’investimento: un seme di denaro piantato in Botero, una piccola borsa di studio di più di mezzo secolo fa, ha portato una catena di conseguenze virtuose che arrivano fino ad oggi. Il secondo riguarda quella forza insopprimibile genericamente, inadeguatamente definita “merito”.
Ma il terzo interessa noi italiani e l’apertura inevitabile agli stranieri: la presenza di istituzioni di eccellenza, la Scuola di musica di Fiesole e Santa Cecilia, hanno permesso al Paese di attrarre i “migranti” che vorremmo di più: i migliori, quelli che portano ricchezza, qualità, convivenza. Non resta che chiederci se facciamo abbastanza per costruire questi magneti e filtri del meglio da attrarre dal resto del mondo. Forse, giusto forse, no.