VARIE 28/12/2015, 28 dicembre 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - MILANO SENZA MACCHINE (E IL RESTO)
REPUBBLICA.IT
ROMA - La fine di questo 2015 sarà ricordata per le temperature miti, l’assenza di pioggia e vento, l’emergenza smog. Tre elementi collegati (le prime due causa della terza) contro cui le grandi città si stanno muovendo. Milano e altri 11 comuni dell’hinterland hanno deciso di fermare totalmente il traffico dei mezzi privati per 3 giorni, oggi è il primo, dalle 10 alle 16. Nel capoluogo lombardo sono stati effettuati 1.500 controlli effettuati con 300 violazioni riscontrate dagli agenti della polizia locale. Le pattuglie impiegate sono state circa 200.
Roma, ma anche Bergamo, hanno scelto le targhe alterne. Nella città lombarda l’ordinanza è stata siglata ufficialmente questo pomeriggio: il provvedimento è per i giorni di domani e dopo (dispari domani, pari mercoledì), dalle 7.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.30. Si replica il 4 e 5 gennaio 2016 (potranno circolare le targhe pari il 4 e le targhe dispari il 5) con gli stessi orari. Sono escluse solo l’autostrada A4, l’asse interurbano e le tangenziali. Le sanzioni previste per coloro che contravvengono il provvedimento vanno da un minimo di 85 a un massimo di 338 euro.
Nella capitale oggi e domani nella fascia mattutina e nel secondo pomeriggio non circolano prima le dispari e poi le pari. Torino ha provato a rispondere con un biglietto unico dei trasporti pubblici, ma con scarso successo.
DOMANDE&RISPOSTE Ecco perché le città soffocano
Restano attivi a Napoli tutti i provvedimenti presi per contrastare il fenomeno dell’inquinamento: è questa la decisione presa durante la riuniobne del tavolo tecnico permanente che si è svolta nel pomeriggio a Palazzo San Giacomo. Restano pertanto in vigore la limitazione alla circolazione privata nei giorni di lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 16.30 e le relative deroghe.
Nessuna limitazione, invece, a Trieste: il Comune ha reso noto che, sulla base dei dati di concentrazione delle polveri sottili negli ultimi tre giorni e sulla base delle previsioni meteorologiche previste a partire da domani, martedì 29 dicembre - in particolare con forti venti - non sussistono le condizioni per la chiusura al traffico del centro cittadino. Si sollecita comunque la cittadinanza ad adottare comportamenti idonei sia a ridurre l’esposizione individuale sia a contenere le emissioni per quanto concerne l’uso dei mezzi di circolazione privati e l’accensione degli impianti di riscaldamento.
Dietrofront anche in altre città: considerato il rientro nei limiti dei valori medi delle polveri sottili, i sindaci dei Comuni di Pordenone, Cordenons e Porcia hanno deciso di revocare, a partire da martedì 29 dicembre 2015, le limitazioni alla circolazione stradale e al riscaldamento e le altre restrizioni previste dall’ordinanza sindacale. Per scongiurare il ritorno di situazioni di criticità per la salute delle persone, i sindaci hanno invitato "nuovamente la cittadinanza a privilegiare forme di mobilità sostenibile, a utilizzare con moderazione l’automobile e a ridurre al minimo indispensabile le emissioni legate agli impianti di riscaldamento e l’accensione di fuochi".
Ma l’emergenza ambientale e di salute pubblica è diventata anche un caso politico, con le critiche di Grillo e Salvini. Il primo per "l’assenza del governo"; il secondo contro la decisione di Pisapia di fermare il traffico: "Non serve a niente". Accuse a cui Pisapia risponde piccato in un’intervista a Repubblica: "Chi parla non sa quanto abbiamo fatto su questo tema". Di ’assurdità che penalizza commercianti e il lavoro’ parla Corrado Passera, candidato sindaco di Milano con una piattaforma civica, che punta il dito soprattutto contro la decisione di Palazzo Marino di bloccare il traffico per tre giorni consecutivi.
Vertice il 30 dicembre. Il governo, attraverso il ministro dell’ambiente Galletti, ha deciso ieri di convocare (per il 30 dicembre) sindaci e governatori. Di cui ha criticato le decisioni "in ordine sparso": "L’emergenza smog che si sta verificando in molte grandi città italiane - ha spiegato - può durare ancora molto e ripresentarsi in futuro in modo sempre più frequente, visto gli effetti che i cambiamenti climatici stanno determinando in ogni parte del mondo: per questo la nostra risposta deve essere coordinata e ’di sistema’, non in ordine sparso".
PREVISIONI Così fino al 30. Nuovo anno con freddo e neve
"La riunione di mercoledì - afferma il ministro - sarà il momento per confrontare la riuscita delle varie iniziative adottate in questi giorni e per trovare un metodo unico di procedere da qui in avanti. La risposta che possiamo dare nel medio termine parte da un nuovo rafforzato impegno sulla mobilità sostenibile, per lo svecchiamento del parco mezzi pubblici e per l’efficienza energetica, ma non avrà successo senza una nuova cultura civica nelle strade, nelle realtà produttive, nelle abitazioni: il decalogo dei ministeri dell’ambiente e della salute serve a spiegare ai cittadini che molto dipende dal grado di responsabilità delle loro scelte".
È convinto che, per contrastare il problema dello smog, ci sia bisogno di una strategia comune tra istituzioni locali e governo centrale e di un piano comune di medio lungo periodo il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina: "Bisogna cercare tutti insieme di uscire dagli interventi emergenziali...Bisogna avere la costanza di pianificare azioni e impegni ovunque, sul fronte istituzionale - sostiene - per fare in modo che si dispieghi una strategia complessiva... Bisogna coordinare le azioni e fare il possibile
perché istituzioni locali, Regioni e governo nazionale abbiano un unico piano d’azione. Mi sembra che lo sforzo del ministro Galletti, in queste ore, vada proprio in questo senso, e penso vada benissimo la riunione convocata per fare il punto della situazione".
CITTA SENZ’AUTO
Chi vive in una grande città, da New York a Londra, da New Delhi o Città del Messico, sa bene quanto gli spazi siano una merce rara. E quanto il caos delle strade sia a volte così caotico da divenire insopportabile. Vivibilità, sostenibilità e recupero di luoghi verdi e non invasi dal traffico urbano sono per questo le nuove parole d’ordine anche degli urbanisti. Una «mission» praticamente «impossible» visto anche l’enorme spazio che - spesso del tutto inconsapevolmente - lasciamo sia occupato alle auto private.
Per rendere più evidente questa «invasione» un gruppo di esperti dell’International Sustainable Solutions ha realizzato una serie di immagini che mostrano una strada di Seattle in 4 diverse versioni. Nella prima 200 persone a bordo in 177 auto, nella seconda le stesse 200 persone ma senza mezzo di trasporto, nella terza i passeggeri trasportati su tre bus e nell’ultima i 200 in bicicletta. Per rendere ancora più evidente l’effetto che fa è stata realizzata anche la gif animata qui sopra.
L’esperimento in realtà non è un novità e esistono altre immagini simili create proprio con l’obiettivo di sensibilizzare gli abitanti delle metropoli e riconsiderare alcune abitudini della loro vita in città e spingerli ad usare, almeno, i mezzi pubblici.
VAUBAN
Chi vive in una grande città, da New York a Londra, da New Delhi o Città del Messico, sa bene quanto gli spazi siano una merce rara. E quanto il caos delle strade sia a volte così caotico da divenire insopportabile. Vivibilità, sostenibilità e recupero di luoghi verdi e non invasi dal traffico urbano sono per questo le nuove parole d’ordine anche degli urbanisti. Una «mission» praticamente «impossible» visto anche l’enorme spazio che - spesso del tutto inconsapevolmente - lasciamo sia occupato alle auto private.
Per rendere più evidente questa «invasione» un gruppo di esperti dell’International Sustainable Solutions ha realizzato una serie di immagini che mostrano una strada di Seattle in 4 diverse versioni. Nella prima 200 persone a bordo in 177 auto, nella seconda le stesse 200 persone ma senza mezzo di trasporto, nella terza i passeggeri trasportati su tre bus e nell’ultima i 200 in bicicletta. Per rendere ancora più evidente l’effetto che fa è stata realizzata anche la gif animata qui sopra.
L’esperimento in realtà non è un novità e esistono altre immagini simili create proprio con l’obiettivo di sensibilizzare gli abitanti delle metropoli e riconsiderare alcune abitudini della loro vita in città e spingerli ad usare, almeno, i mezzi pubblici.
CONSUMO BENZINA
ROMA - Cala vertiginosamente in Italia il consumo di benzina: dal 2009 al 2014 il numero di auto a benzina circolanti in Italia si è ridotto da 20.911.084 a 18.895.138 con un ribasso pari al 9,6% accompagnato da una riduzione dei consumi unitari del 20,9%.
Il consumo complessivo di benzina è quindi sceso del 27%. Lo studio - elaborato dall’Osservatorio Autopromotec sulla base di dati Aci - riporta anche i dati relativi ai consumi di gasolio e Gpl. In particolare, il numero delle auto circolanti a gasolio tra il 2009 e il 2014 è aumentato del 14%, ma questa crescita è stata compensata dal calo dei consumi unitari (-22,6%) che ha determinato un decremento complessivo dei consumi pari all’11,7%.
Per le auto a Gpl, invece, si è registrata una crescita del parco circolante del 38,6% che, sommata ad una crescita dei consumi unitari del 2,7%, ha portato ad un incremento del 42,3% del consumo complessivo di questo carburante. Per cercare di ridurre la spesa di esercizio dei veicoli - sottolinea l’Osservatorio Autopromotec - dal 2009 al 2014 si è registrato uno spostamento delle preferenze dei consumatori verso le auto a gasolio e Gpl che ha portato ad un calo delle parco circolante di auto a benzina.
Ciò nonostante si evince una variazione negativa anche nei consumi di gasolio e questo è dovuto alla crisi economica che, soprattutto nell’ultimo periodo, ha avuto un effetto molto negativo sulla mobilità. Infine, va ricordato che le case automobilistiche, con l’obiettivo di contenere le emissioni, hanno ottenuto notevoli risultati in questi anni per ciò che riguarda la riduzione dei consumi unitari.
INTERVISTA A PISAPIA
ROMA - Sindaco Giuliano Pisapia, 97 giorni di veleni, 32 consecutivi. Come è possibile che Milano sia ancora in piena emergenza smog?
"L’emergenza non riguarda solo Milano e nemmeno solo l’Italia. Mi chiedo se chi parla abbia un’idea di quello che succede nel mondo a causa di un inverno eccezionalmente asciutto. Ma forse è troppo impegnato a fare propaganda e ha un unico interesse: non risolvere i problemi ma guadagnare qualche voto. Milano, in questi quattro anni, ha messo in campo politiche di sostenibilità tanto che dal 2002, da quando si rilevano i dati dell’aria, questi sono stati comunque gli anni migliori in termini di superamento dei limiti europei di Pm10".
Eppure siamo ancora a questo punto. Che cosa avete fatto per impedire che la città soffochi ogni inverno?
"Interventi strutturali: Area C, la diffusione del car sharing e del bike sharing anche con bici e auto elettriche, il potenziamento dei mezzi pubblici, una nuova linea del metrò e l’avvio dei lavori di un’altra, la quinta. Le Zone 30 e le aree pedonali. Il teleriscaldamento negli uffici pubblici e in oltre 100mila case. Dal 2011, Milano ha 3 milioni di metri quadrati di verde in più e risparmia il 52 per cento di energia grazie alla sostituzione a Led dell’illuminazione pubblica".
Perché avete deciso di fermare le auto?
"È una risposta a un’emergenza eccezionale. Va a sommarsi all’impegno serio e costante del Comune, che in questi anni è stato lasciato a combattere da solo proprio da tutti coloro che oggi dichiarano e commentano. Contemporaneamente abbiamo rafforzato il trasporto pubblico e previsto l’utilizzo di un unico biglietto per l’intera giornata su tutte le linee, anche nell’area metropolitana".
Salvini dice che il blocco è inutile. "Prende in ostaggio i milanesi", è l’accusa di molti.
"Salvini dimostra la sua ignoranza e non sa neppure che abbiamo fatto da settimane un’ordinanza che abbassa il riscaldamento e che già oggi il 70% delle percorrenze dell’Azienda trasporti è sviluppata con mezzi ad alimentazione elettrica. I bus sono tutti dotati di filtro antiparticolato e 450 sono Euro 5 e Euro 6. Così come, forse perché passa troppo tempo a sbraitare in tv, non sa che già stiamo acquistando veicoli elettrici. L’Agenzia regionale che si occupa di ambiente sostiene che in queste condizioni il blocco è una misura che può diminuire l’inquinamento".
I milanesi capiranno?
"Il blocco dura dalle 10 alle 16, dunque non ferma la città. Ma è un forte deterrente. E sono certo che i milanesi capiranno. La solidarietà davanti alle difficoltà è anche questo: ognuno cercherà di fare un piccolo sacrificio a beneficio di tutti".
Che cosa chiede al governo?
"È da tempo che sostengo che ogni intervento per rendere l’aria più pulita deve essere preso su scala più ampia, specialmente nella Pianura Padana. Per questo ci siamo mossi come Città metropolitana ma, purtroppo, pochi Comuni hanno aderito e, a differenza delle Regione che può imporre certe regole, oggi possiamo solo tentare di convincere altre città. Al governo chiederemo di dare maggiori poteri sui temi ambientali alla Città metropolitana e di estendere le nostre buone pratiche perché noi abbiamo fatto tutto quello che era possibile".
La Regione di Maroni finora che cosa ha fatto?
"Alla Regione chiediamo di smetterla di blaterare e di fare finalmente qualche intervento su scala più ampia. Sulle caldaie abbiamo fatto il 3 per cento di controlli in più di quelli richiesti. Sul traffico, che è l’agente primo dell’inquinamento, con le nostre politiche sulla mobilità abbiamo ridotto di 38mila il numero di auto immatricolate a Milano".
Molti Comuni stanno andando in ordine sparso. Anche Roma, guidata dall’ex prefetto di Milano, ha scelto le targhe alterne. Perché queste differenze?
"Perché non esiste un coordinamento nazionale, e nemmeno regionale. La Città metropolitana, che copre un’aria vasta attorno a Milano, potrebbe avere un ruolo importante. Ma non ha alcun potere e la Regione, che li ha, non fa nulla".
Che cosa risponde a Grillo che l’accusa di tagliare alberi secolari mentre la gente muore di smog?
"Di venire a vedere. Se per fare
una nuova metropolitana abbiano dovuto tagliare qualche albero, ne abbiamo piantati 50mila nuovi e altri 10 mila arriveranno quando la stagione lo consentirà. Milano è una delle città più verdi d’Italia: se n’è accorta anche l’Europa, che per questo ha voluto premiarci. Scenda dal palcoscenico, venga a vedere cosa abbiamo fatto. Del resto Grillo sosteneva che Expo non avrebbe avuto neppure un visitatore. Ne abbiamo avuti oltre 20 milioni".
CRESCONO LE MALATTIE RESPIRATORIE
Da allerta ambientale ad emergenza anche sanitaria. Lo smog fa ammalare i romani. A dirlo sono i medici di famiglia che, soprattutto nella zona di Roma città, stanno registrando da giorni un forte aumento di patologie irritative alle alte vie respiratorie, sinusiti, laringiti, faringiti, raffreddori, raramente con febbre.
A lanciare l’allarme è stata anche la Federazione Italiana Medici di Medicina generale (Fimmg) di Roma. "Tale sintomatologia - spiegano i medici - non è usuale per questo periodo dell’anno, dove invece la prevalenza storicamente riguardava sindromi influenzali o infezioni batteriche, con febbre. I dati circa la presenza elevata di polveri sottili dovute alle condizioni metereologiche eccezionali per il periodo, possono suggerire un correlazione di tali sintomi con l’inquinamento
atmosferico. Anche per la circostanza che la circolazione del virus influenzale per il periodo è molto bassa. Il fenomeno è rilevato nella quasi totalità degli studi che nei giorni dal 15 dicembre ad oggi stanno registrando accessi molto superiori alle media. Lo stesso trend si registra nelle 150 Unità di cura primarie ed è confermato anche dalle oltre 1000 visite effettuate in questi giorni festivi negli ambulatori aperti nei week end".
INTERVISTA A QUELLI DI LEGAMBIENTE
ROMA - I grandi responsabili della trappola smog sono due assenti: il vento e il trasporto pubblico. Il primo è stato inghiottito dal cambiamento climatico che ce lo restituisce raramente, spesso in forma violenta, qualche volta come tromba d’aria. Il secondo è stato snobbato come arcaico e poco seducente privando gli italiani di un’alternativa di trasporto dignitosa e rinchiudendoli in una nuvola di polveri sottili che corrodono i polmoni. Dietro il dramma di questi giorni ci sono questi due fattori che si combinano formando una micidiale tenaglia. Ma come è stato possibile ignorare per tanti anni la legge a tutela della salute pubblica? E come mai i venti sono mutati in modo così radicale? Il direttore di Legambiente Stefano Ciafani e Riccardo Valentini, membro dell’Ipcc, la task force degli scienziati Onu che studiano il clima, ci aiutano a ricostruire la ragnatela delle dimenticanze colpose.
Smog, il dicembre nero di Milano: pm10 fuorilegge per più un mese
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Perché è sparito il vento?
È cambiata la circolazione dei venti di alta quota che danno un contributo determinante al clima. L’allargamento dell’area tropicale li ha spostati verso Nord, creando in Italia una situazione di alta pressione che ormai è stabile da un tempo anomalo, eccezionalmente lungo. Le alluvioni in Gran Bretagna, nell’area ancora esclusa dalla tropicalizzazione che ha investito il Mediterraneo influenzando gli anticicloni, costituiscono l’altra faccia dello stesso fenomeno.
Inondazioni in Inghilterra: convocato il gabinetto di crisi
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Una novità imprevista?
Al contrario. Rientra nel quadro di evoluzione climatica disegnato da più di 20 anni dall’Ipcc. Ma per fermare il caos climatico servono misure drastiche di diminuzione dell’uso dei combustibili fossili. Solo con l’approvazione dell’accordo di Parigi sul clima, si sono create le premesse politiche che potrebbero portare al cambiamento delle politiche energetiche in direzione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza.
Quanto tempo abbiamo avuto per metterci in regola con i limiti violati da molte città?
Un tempo molto lungo. La direttiva europea che vieta di superare per più di 35 giorni all’anno il tetto di 50 microgrammi di polveri sottili per metro cubo è del 2002. In Italia è stata recepita con un decreto entrato in vigore il primo gennaio 2005. Ma è stato un atto formale: si è fissato un obiettivo e si è continuato a spendere in direzione opposta.
Gli esempi di trasporto innovativo messi in campo da alcune città non sono serviti?
Hanno ottenuto buoni risultati a livello locale, ma non sono riusciti a cambiare verso alla spesa pubblica. A Milano la decisione di introdurre l’ingresso a pagamento in centro ha ridotto le emissioni nocive: meno 38% di polveri sottili nel 2014 rispetto al 2010, meno 59% di black carbon. Non è bastato. Come non sono bastate le zone con il limite a 30 km all’ora a Torino e i rigorosi standard energetici imposti a Bolzano sulle nuove costruzioni per abbattere il consumo energetico.
Quanto abbiamo investito in questi anni per pulire l’aria delle città?
Molto poco. Nel periodo 2012-2014 la legge obiettivo ha destinato il 66% dei finanziamenti a strade e autostrade, il 15% alle metropolitane, il 12% alle ferrovie, il 7% all’alta velocità. Del programma "mille treni per i pendolari", lanciato dal governo Prodi nel 2006, si sono perse le tracce: una buona quota dei 3 milioni di pendolari continua a essere costretta a usare la macchina.
Si potrebbe invertire la rotta?
Certo. Basterebbe invertire gli investimenti. In Italia tre quarti del trasporto merci avviene sulla gomma, imputato numero uno per lo smog: bisognerebbe riallinearsi con l’Europa scendendo al 50%. Ma da un decennio i governi hanno distribuito circa 400 milioni di euro l’anno (250 nell’ultima legge di stabilità) in sgravi fiscali, riduzione del costo del carburante e minori pedaggi a vantaggio dei camion. Con i 4 miliardi di euro di fondi pubblici girati al trasporto su gomma si sarebbe potuto costruire una rete di tram in tutte le principali città: 200 chilometri.
Cosa rischia l’Italia?
L’Italia è stata messa in mora dall’Ue nel 2014 per aver disatteso le direttive sulla qualità dell’aria. Se non correggiamo le politiche di trasporto e di edilizia spenderemo sempre di più in costi sanitari aggiuntivi e in multe. Pagheremo di più per respirare peggio.
MICHELE BOCCI
L’uso dei dati scientifici a scopo politico può essere molto pericoloso. Mettere accanto l’attuale emergenza smog e l’impressionante aumento dei morti osservato da Istat nel 2015 (già ad agosto 45 mila in più, l’11%, dello stesso periodo del 2014, in prospettiva oltre 65 mila in più alla fine dell’anno) non è corretto. Lo smog non uccide rapidamente, almeno non con quei numeri, ed è strumentale accostare i due problemi, che pure esistono singolarmente. Risalire al motivo delle morti, e soprattutto del salto in avanti che hanno fatto in un anno, sarà molto complesso perché probabilmente raccontano di più cause che si sono unite in modo esplosivo. La mancata vaccinazione per l’influenza e il grande caldo di luglio sono motivi contingenti, di quest’anno, ma a questi vanno aggiunti l’invecchiamento sempre più marcato della popolazione, la crisi, il peggioramento del welfare, e tanti altri fattori, tra i quali anche lo smog. Ma i numeri da guerra non possono essere dovuti solo all’inquinamento. Temo che non basti risolvere quel problema per vedere scendere la mortalità.