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 2015  dicembre 24 Giovedì calendario

I CAMPIONI DEL 2015 – 

L’effetto Expo ha contagiato anche Piazza Affari. Secondo quanto emerge da un sondaggio condotto dalla redazione di Milano Finanza tra 50 personalità di primo piano del mondo degli affari (manager, banchieri, consulenti, avvocati e imprenditori) il commissario unico di Expo 2015, Giuseppe Sala, è risultato il più votato nella categoria Manager dell’anno.
Sala, che ha da poco lanciato la propria candidatura alle primarie del centrosinistra puntando a diventare sindaco di Milano, nella consultazione di Milano Finanza ha ottenuto il 25% dei consensi, superando di poche preferenze l’amministratore delegato di Fca , Sergio Marchionne, secondo con il 20% dei voti. Un’affermazione, quello di Sala, arrivata nonostante la maggioranza degli intervistati abbia indicato nella quotazione della Ferrari a Wall Street, fortemente voluta e condotta in porto proprio da Marchionne lo scorso ottobre, l’operazione straordinaria dell’anno. L’approdo in borsa del Cavallino rampante ha ottenuto il 35% delle preferenze, incassando più voti dell’operazione Pirelli -ChemChina (seconda con il 15%) condotta in porto da Marco Tronchetti Provera, del passaggio del controllo Italcementi dalla famiglia Pesenti ai tedeschi di Heidelberg (7,5%), dell’ingresso della Vivendi di Vincent Bolloré nel capitale di Telecom Italia (7,5%) e di un’altra operazione realizzatasi nel perimetro del gruppo Exor di John Elkann: l’acquisto del controllo della compagnia di riassicurazione americana PartnerRe (7,5% dei consensi).

Ma se, anche alla luce dell’incontrastato appeal del brand Ferrari, l’affermazione, come operazione dell’anno, dell’ipo della casa di Maranello era in parte attesa, qualche sorpresa in più l’ha riservata la classifica dei manager.
Oltre a Sala, che grazie al successo di pubblico dell’esposizione universale di Milano è risultato il più votato, ai piani alti della graduatoria figurano, oltre a Marchionne, ben due donne manager: Ornella Barra, chief executive, wholesale & brands, di Alliance Boots, che si piazza al terzo posto con il 10% dei consensi, e il presidente di Fininvest e Mondadori , Marina Berlusconi, quarta con il 7,5%. Una sorpresa che riguarda solo la rappresentanza del genere femminile nella top 5 (quinti ex aequo si piazzano l’ad di Poste Italiane, Francesco Caio, e il numero uno di Salini Impregilo , Pietro Salini ) non tanto il valore delle due donne manager visto che Barra e Berlusconi sono le uniche rappresentanti italiane nella lista delle 25 donne manager più potenti dell’area Emea (Europa, Medio Oriente, Africa) pubblicata dalla rivista statunitense Fortune per il 2015.

Tra i banchieri che, secondo il sondaggio condotto da Milano Finanza, si sono maggiormente distinti nel corso dell’anno che sta per concludersi spicca invece il ceo di Intesa Sanpaolo , Carlo Messina.
Il numero uno operativo della Ca’ de Sass, che lo scorso ottobre ha indicato come molto probabile il superamento dei target del piano industriale al 2017 e che ha aperto alla possibilità di un dividendo straordinario già sul bilancio 2015, ha ottenuto il 30,3% dei consensi, staccando di pochi voti il ceo delle Generali , Mario Greco, che si piazza al secondo posto con il 27,27%. Sul gradino più basso del podio, invece, l’ad di Unicredit , Federico Ghizzoni.

Non poteva avere invece altro esito la consultazione relativa al personaggio dell’anno nelle istituzioni e in politica, stravinta dal presidente della Bce, Mario Draghi. La determinazione del numero uno di Eurotower nel cercare di sostenere la ripresa nel vecchio continente grazie al Qe è valsa a Draghi la prima posizione con il 63% delle preferenze, davanti al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, secondo con il 13,15% e a Papa Francesco, al terzo posto con il 7,89%.

E proprio la politica monetaria della Bce è stata oggetto di una delle domande rivolte al panel di intervistati sulle tendenze attese per il 2016. Su questo specifico punto oltre il 70% del campione ha indicato di attendersi un allargamento del Qe nei mesi a venire. Ancora più schiacciante il parere di coloro che si attendono un progressivo rialzo dei tassi da parte della Fed (93%), mentre più incerta appare l’opinione del panel riguardo all’andamento del prezzo del petrolio. Per il 52,9% degli intervistati, infatti, il greggio tornerà a salire nel corso del prossimo anno, mentre il 47,1% non ritiene concreta questa possibilità. Sempre sul fronte internazionale, la stragrande maggioranza degli intervistati (85,3%) si aspetta una nuova ondata di attacchi terroristici in Europa da parte del fondamentalismo islamico, dopo quelli compiuti in Francia in gennaio e novembre. Una risposta che fa il paio con l’aspettativa degli intervistati sulla possibilità di una sconfitta manu militari dell’Isis in Medio Oriente, ritenuta probabile solo dal 31,4% dei partecipanti al sondaggio. Rimanendo in ambito internazionale, nessuno degli intervistati ritiene possibile l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, mentre ben l’87,1% del panel vede come possibile l’arrivo alla Casa Bianca del primo presidente donna nella persona di Hillary Clinton.

Sul fronte interno, al contrario, il campione si spacca sulle prospettive future del governo Renzi con il 44,1% degli intervistati che ritiene che il premier uscirà indebolito dall’esito del prossimo turno amministrativo (specie se si andrà al voto a Roma oltre che a Milano). Ma ci sono visioni contrapposte anche sulla possibilità che, dopo le polemiche sul decreto salva-banche e l’introduzione nell’ordinamento italiano del bail-in per gli istituti di credito, possa finalmente vedere la luce in Italia una bad bank di sistema.

Da questo punto di vista il giudizio degli intervistati sul modo in cui governo e Parlamento hanno recepito la direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie (entrerà in vigore dal primo gennaio 2016) è decisamente negativo, con una valutazione di 0,8 punti su una scala compresa tra -5 e 5 punti. Fortemente positivo invece il parere degli intervistati sulla riforma delle banche popolari. Il decreto del governo Renzi, che ha imposto a 10 istituti di matrice cooperativa (Banco Popolare , Ubi Banca , Bper, Bpm , Popolare di Vicenza, Vento Banca, Popolare di Sondrio , Credito Valtellinese , Popolare di Bari e Banca Etruria , quest’ultima salvata dal meccanismo di risoluzione a dicembre) di trasformarsi in società per azioni ha infatti ottenuto un punteggio medio di 3,43 punti. Giudizi positivi anche sull’entrata in vigore della normativa dell’investment compact, il pacchetto di provvedimenti che comprende misure a sostegno delle piccole e medie imprese, la crescita e l’attrazione di investimenti dall’estero, tra cui la possibilità di credito diretto da parte di fondi, assicurazioni e spav. Queste misure hanno ottenuto un punteggio medio di 2,47 punti. Un gradimento vicino a quello del varo dell’Unione bancaria europea (2,55 punti in media tra gli intervistati) e superiore al giudizio espresso dal panel sul protocollo siglato tra Tesoro e Acri per l’autoriforma delle Fondazioni di origine bancaria (1,5 punti in media).

Se Sala e Marchionne sono stati i manager più votati per il 2015, per l’anno prossimo il campione di intervistati ha indicato in Claudio Costamagna e in Fabio Gallia, da poco nominati al vertice della Cassa depositi e prestiti, il tandem che ha la possibilità di fare meglio. Su una scala che va da -5 (molto male) a 5 (molto bene) la coppia al vertice della Cdp ha ottenuto un punteggio medio di 2,65 punti. Un risultato di gran lunga superiore a quello del secondo classificato Andrea Guerra, da poco insediatosi alla guida operativa di Eataly, che ha ottenuto un punteggio medio di 1,73 punti. Al terzo posto, ma in una fascia di punti affollata da altri manager, si piazza invece il direttore designato della Stampa, Maurizio Molinari (0,86 punti in media) che arriva davanti al suo predecessore Mauro Calabresi (0,84 punti come direttore di Repubblica) di Andrea Munari (0,84 punti) da poco nominato amministratore delegato di Bnl-Bnp Paribas e dell’ad di Mondadori , Ernesto Mauri, che nel 2016 sarà impegnato a integrare nel gruppo di Segrate la neo-acquisita Rcs Libri.Poca fiducia, invece, da parte dei partecipanti al sondaggio sulle possibilità di Laura Cioli, che da poco ha preso il posto di Pietro Scott Jovane alla guida di Rcs , di rimettere in sesto il gruppo editoriale cui fanno capo Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport. Nel sondaggio, le cui risposte sono arrivate a ridosso della presentazione del nuovo piano strategico di Rcs al 2018, il nuovo ad del gruppo editoriale ha ottenuto un punteggio medio di soli 0,39 punti. Un giudizio che sembra dettato non tanto da una scarsa fiducia per le capacità manageriali del nuovo ad, quanto dalle oggettive difficoltà in cui si trova il settore dell’editoria e in particolare il gruppo Rcs .

Interessante anche il giudizio degli intervistati sugli impatti che alcune operazioni realizzate nel 2015 avranno sui mercati il prossimo anno. Anche in questo caso i partecipanti potevano esprimere un giudizio su una scala compresa tra -5 (massimo impatto negativo) e 5 (massimo impatto positivo). Da questo punto di vista l’evento del 2015 che è stato giudicato maggiormente foriero di impatti positivi sui prossimi mesi è stato indicato nel cambio al vertice di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza, che ha ottenuto un punteggio medio di 2,11 punti. Un cambio che potrebbe dare il via al consolidamento nel settore del credito, oltre che a una maggiore solidità dei due istituti del Nord Est. Proprio un’operazione di rafforzamento patrimoniale di una banca, nello specifico quella relativa a Banca Carige , ha ottenuto il secondo miglior punteggio medio (1,71) da parte del campione intervistato. L’aumento di capitale realizzato nei mesi scorsi e l’ingresso nell’azionariato della banca di una famiglia solida e liquida come i Malacalza è stato considerato un fatto importante per il futuro della stessa Carige e del sistema bancario italiano nel suo complesso.

Anche i cambiamenti nella governance di Intesa Sanpaolo sono stati giudicati importanti dal punto di vista degli impatti sul 2016 della Ca’ de Sass. Il processo che ha portato all’addio al sistema dualistico, adottato nel 2007 al momento della fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo Imi, l’introduzione del sistema monistico (non ancora sperimentato in Italia da parte di una grande banca quotata) e il passo indietro annunciato da parte del padre nobile dell’istituto Giovanni Bazoli, hanno ottenuto un punteggio medio di 1,63. A seguire, come evento che potrebbe avere un impatto sul 2016 si collaca il nuovo piano strategico di Unicredit al 2018, presentato lo scorso novembre dal ceo di Piazza Aulenti, Ghizzoni, e l’aumento di capitale da 3 miliardi portato a termine dal Monte dei Paschi nel corso dell’anno che sta per concludersi.

Rimanendo in ambito bancario, al panel di intervistati è stato infine chiesto quale operazione di m&a bancario vedono come più probabile nel 2016. Da questo punto di vista c’è chi ritiene molto probabile che il tanto atteso processo di consolidamento nel settore del credito in Italia non sia destinato a compiersi, specie nel campo delle banche popolari. Con i grandi gruppi che si sono già chiamati fuori, ben il 20% degli intervistati ritiene infatti che nel 2016 non ci saranno operazioni di merger tra banche di medie dimensioni. Tra l’80% che invece vede come possibili operazioni di aggregazione, il matrimonio che viene considerato più probabile è quello tra Bpm e Ubi Banca , indicato fattibile dal 20% degli intervistati. Seguono i possibili merger tra Veneto Banca e Popolare di Vicenza (15%), tra Ubi Banca e il Banco Popolare (12,5%), tra Bper e Bpm (10%), e tra quest’ultima e l’istituto guidato da Pier Francesco Saviotti (10%). Banca Carige non sembra invece essere considerata dalla maggioranza degli intervistati come un possibile protagonista dell’eventuale risiko del 2016. L’istituto ligure viene visto a nozze con Bpm solo dal 2,5% degli intervistati. Percentuale analoga per un merger con Ubi Banca .