Mirco Melloni, La Stampa 24/12/2015, 24 dicembre 2015
GALLINARI: «PODIO A RIO? HO FATTO UN VOTO. DAL 2006 VOGLIO TUTTO»
Il 2015 è stato l’anno della rinascita di Danilo Gallinari, dopo il lungo stop per il grave infortunio a un ginocchio. Il 2016 può regalargli la definitiva consacrazione. Sotto l’albero, il Gallo chiede «salute e serenità», ma guarda anche ai prossimi mesi che gli mettono di fronte due obiettivi speciali: «I playoff con Denver e il sogno olimpico con l’Italia». Da un lato, c’è la voglia di accelerare la ricostruzione dei Nuggets che nel 2013, al momento dell’infortunio dell’azzurro, sognavano il titolo Nba, dall’altro c’è la voglia di completare con la Nazionale il discorso iniziato agli Europei, con le maestose prove contro Spagna e Germania. Veri gioielli di un anno in cui Gallinari ha firmato anche un rinnovo contrattuale sontuoso (oltre 45 milioni di dollari in tre anni) e il record di punti per un italiano nella Nba, 47, realizzati il 10 aprile contro Dallas. Un modo per riannodare il filo con il passato, visto che Danilo si infortunò proprio contro i texani.
Gallinari, dal ritorno del 23 gennaio non si è più fermato: come è stato il 2015?
«Lo definirei importantissimo, rientravo da quasi due anni di inattività e non è mai facile tornare ai livelli di prima, o diventare anche meglio. Per questo il prossimo dovrà essere l’anno delle conferme».
In caso di playoff, Denver potrebbe incrociare Golden State: i campioni in carica, che hanno vinto 26 delle prime 27 gare, sono imbattibili?
«I Warriors giocano a memoria, con una tranquillità incredibile e rendono semplici anche le cose più difficili. Sono convinto che, se non avrà infortuni, Golden State sarà la favorita per il titolo: avere Steph Curry è un bel vantaggio».
Sarà Curry a ricevere il testimone che Kobe Bryant sta per lasciare?
«Curry, James Harden e Kevin Durant stanno dimostrando di poter giocare allo stesso livello di LeBron James. Ma in questa Lega il livello di talento è enorme, ci sono tanti giovani in rampa di lancio e chi vuole restare al top deve essere sempre pronto».
Che effetto le farà la Nba senza Bryant?
«Kobe lascerà un vuoto incolmabile. Parliamo di un personaggio che ha fatto la storia della Nba. Mi mancheranno le battute in italiano che ci scambiamo durante le partite. Nella Nba non capita spesso di poter parlare la nostra lingua con gli avversari».
Dalla tarda primavera tornerà a parlare italiano anche in spogliatoio: con la maglia azzurra e con un nuovo ct.
«Conosco Ettore Messina da quando sono nato, visto che allenò mio padre Vittorio alla Virtus Bologna nei miei primi tre anni di vita. Ma pur avendolo conosciuto così presto, non sono mai stato allenato da lui. Ho avuto modo di apprezzarlo alla guida delle squadre con cui ha vinto praticamente tutto, i risultati parlano a suo favore».
In quali aspetti sarà differente la Nazionale di Messina rispetto alla squadra guidata da Simone Pianigiani?
«Ci sarà poco tempo per preparare il Preolimpico, soprattutto se Messina farà strada nei playoff Nba con i San Antonio Spurs. Per questo non credo che il nuovo coach cambierà radicalmente quanto fatto da Pianigiani. Nei primi colloqui con Messina abbiamo parlato un po’ di tutto, cercando di portarci subito avanti».
Sarà più difficile qualificarsi per i playoff con Denver, nella complicatissima Western Conference, oppure il cammino con la Nazionale verso le Olimpiadi?
«Prima di tutto dovremo arrivare a Rio. Sono convinto che se dovessimo vincere il Preolimpico allora poi ci potremmo divertire. Anche perché agli ultimi Europei abbiamo creato un bellissimo gruppo e sono tuttora in contatto con tutti i miei compagni in azzurro».
Che cosa darebbe per giocare le Olimpiadi e magari vincere una medaglia?
«Diciamo che ho fatto un voto, ma non vi dico altro perché se lo svelo perde il suo valore».
LeBron James ha fatto un accordo a vita con il suo sponsor personale: non le piacerebbe come regalo di Natale per il 2016?
«LeBron merita ammirazione, è un giocatore enorme ed è giusto che catturi tanta attenzione. Io penso prima ai miei obiettivi e chiedo serenità per la mia famiglia e una situazione più tranquilla nel mondo».
Come ha vissuto gli attentati di Parigi e la tragedia, più vicina a lei, di San Bernardino?
«Purtroppo ormai non esiste più un posto “sicuro” e questo crea tensione dappertutto. Di fronte a queste tragedie pensi ai motivi e alle possibili soluzioni, ma è tremendamente complicato e difficile trovare una risposta».