Andrea Carugati, Huffingtonpost.it 27/12/2015, 27 dicembre 2015
INTERVISTA A IGNAZIO MARINO: «ROMA È NEL CAOS PER COLPA DI RENZI»
«Roma sta morendo asfissiata non solo per lo smog, ma per mancanza di politica e di democrazia. Renzi la sta governando da Palazzo Chigi, aveva promesso soldi e l’arrivo dei super eroi, e invece la città sta peggio che con Alemanno: dalla neve da spalare siamo passati al guano degli uccelli che infesta i lungoteveri». Ignazio Marino, ex sindaco disarcionato dal Pd due mesi fa, torna a parlare a tutto campo del caos romano con Huffpost. «Tronca e Gabrielli? Non sarebbe giusto attribuire a loro responsabilità politiche che sono tutte in capo al premier. Voto rinviato? Una capitale europea non può stare due anni senza democrazia, la gente andrebbe a manifestare sotto palazzo Chigi».
Alcune sue mosse recenti, come la visita nelle Marche a Max Fanelli, malato di Sla che chiede una legge sul fine-vita, potevano far pensare a un ritorno del chirurgo all’antico impegno sui diritti civili. E invece Marino è impegnato full time sulla Capitale. E sfida il premier: «Venga con me a fare una passeggiata in un quartiere di periferia della Capitale. Così vediamo con chi si è rotto il rapporto dei romani…». «Io penso in primo luogo alla missione incompiuta a Roma – spiega l’ex sindaco –. Dopo un anno di lavoro intensissimo avevamo individuato le criticità che durano da decenni, dai rifiuti alle rotaie del metrò che da quarant’anni non vengono sostituite fino alle illegalità di Ostia a cui, nella Legge di Stabilità, Pd di Renzi e Ncd di Alfano stavano per fare un regalo, prima che io denunciassi la cosa in rete e li costringessi a fare retromarcia…».
Lei sembra una sorta di capo dell’opposizione all’attuale squadra che governa Roma…
«È l’amore per la mia città che sta morendo asfissiata non solo per lo smog, ma anche per la mancanza di politica e di democrazia. Palazzo Chigi ha deciso di rimuovere la politica da Roma, e così adesso tornano avanti le lobby, i potentati e il sottogoverno. A far traboccare il vaso, e dunque a prendere la decisione di cacciare il sindaco eletto democraticamente dai romani, ha contribuito in modo pesante il fatto che io mi sia opposto all’idea di Giovanni Malagò e di Luca di Montezemolo di realizzare il villaggio olimpico in un’area verde di Tor Vergata. L’assessore Caudo ed io volevamo progettarlo in un’altra area, tra la Flaminia e la Salaria, dove già esiste un vecchio collegamento ferroviario che si può trasformare in una metropolitana di superficie. L’idea non piaceva a chi vuole edificare nuove aree, realizzare quindicimila appartamenti in un ennesimo quartiere-ghetto: questa è la visione condivisa da Palazzo Chigi. E vedrà che il prefetto Tronca, quando dovrà decidere, indicherà Tor Vergata. Non ho la palla di vetro, ma ho imparato a capire dove vanno gli interessi…».
La sua è un’accusa grave nei confronti di Montezemolo e Malagò.
«Non è un’accusa, solo una constatazione. Se li interroga proveranno a incantarla con tante spiegazioni per giustificare la scelta di Tor Vergata, tipo che gli atleti si muovono sui pullman e non su rotaia. Ma io penso ai cittadini che abiteranno quelle aree dopo, che non si muovono certo su auto di lusso o con gli autisti, ma resteranno ingolfati nel traffico».
Che giudizio dà, obiettivamente, di questi due mesi a Roma?
«Noto intanto il comportamento di certa stampa evidentemente orientata. Se ci fossi ancora io non oso immaginare cosa direbbe il Tg1. Ma ora Roma è governata direttamente da Palazzo Chigi e dunque anche i media si adeguano. Renzi aveva annunciato l’arrivo dei super eroi e di un sacco di soldi statali, la città pulita, i problemi risolti. E invece per la prima volta ci troviamo, io vivo a Roma dal 1969, con la chiusura dei lungoteveri per il guano degli uccelli. Peggio della neve di Alemanno! (ride). Siamo all’impraticabilità da guano di Matteo Renzi, che è assai più maleodorante della neve di Alemanno».
In effetti questa vicenda del guano in pieno centro colpisce chiunque passi da Roma in queste settimane.
«Evidentemente Renzi e i suoi 19 consiglieri-accoltellatori si sono occupati di allontanare una amministrazione sana, e si sono disinteressati di cose semplici come i dissuasori sonori che andavano installati prima che i 4 milioni di uccelli arrivassero. Capisco, questi sono solo piccoli pensieri da amministratore che non passano per la mente a uomini di governo come il premier. Lui ha avuto la possibilità di amministrare una città, Firenze, che è poco più grande di Ostia…».
E tuttavia a Roma ora c’è il prefetto Tronca…
«Insisto, non sarebbe giusto né onesto attribuire responsabilità, che sono politiche, al prefetto Tronca. È di Matteo Renzi la responsabilità politica del blocco del piano che a settembre il consiglio comunale aveva approvato per la gestione di 11 miliardi, il contratto per la pulizia di Roma nei prossimi 15 anni. Avevamo posto tre condizioni, tutte e tre sospese. Si trattava di condizioni che miravano all’efficientamento del servizio e spingevano la società dei rifiuti Ama verso un percorso di aziendalizzazione anche con la ricerca di partner privati. Le scelte che abbiamo fatto su Ama hanno portato a un risparmio di 30 milioni nel 2015. Vedremo se ora il governo accetterà che vengano scalati dalla tasse locali».
Dopo la giunta Alemanno, la sua e questi due mesi di commissariamento – con i risultati che vediamo – tra cittadini e osservatori si alimenta la convinzione che Roma sia ingovernabile a prescindere da chi siede in Campidoglio.
«Roma da due mesi ha la più alta forma di governo possibile: è governata da Palazzo Chigi. Semmai sono i risultati che sono al minimo storico. Non si era mai vista una confusione tale sul tema delle polveri sottili. Nelle altre capitali come Parigi si aprono gratis le metropolitane. A Roma invece si chiude la metro all’ora di pranzo».
Era stata chiusa in anticipo a Natale anche gli altri anni...
«Sì, ma il governo di una città serve proprio a prendere delle decisioni dopo aver analizzato le diverse situazioni. Non è mica un computer che agisce in automatico. È evidente che in caso di emergenza smog i mezzi pubblici devono essere potenziati».
Il commissario non ha responsabilità?
«I prefetti rispondono al ministro dell’Interno e non possono avere il compito di decisioni che spettano alla politica. Tronca non ha corso alle elezioni, è stato mandato dal governo. E tuttavia anche alcune recenti nomine in Campidoglio fanno capire che il ministro dell’Interno e i suoi amici hanno voglia di tornare al passato, al clima di nebbia che c’era prima di noi. Una sorta di normalizzazione della città».
Il Pd e Renzi che guadagno ne trarrebbero?
«Il passato è molto rimpianto da una parte della classe dirigente romana che con la trasparenza ha perso privilegi acquisiti. Io credo che a palazzo Chigi siano sensibili a queste esigenze».
In questi giorni si parla di una proposta di legge del Pd per rinviare le elezioni a Roma. Cosa ne pensa?
«Renzi governa sulla base dei sondaggi, come Berlusconi. E non c’è bisogno di grandi sondaggi per capire che oggi il Pd a Roma è messo molto male. Il Pd sta lavorando alacremente contro Roma, la città si è rivoltata contro la manovra di palazzo che dalla stanza di un notaio mi ha estromesso, e di super eroi non c’è traccia. Per questo credo che pensino al voto nel 2017, magari insieme alle politiche. Ma una capitale europea come Roma non può essere governata dalla polizia per 2 anni. Sarebbe una scelta grave e inaccettabile e io credo che i romani andrebbero a manifestare sotto palazzo Chigi».
Lei appare molto combattivo, ma in questi due mesi avrà pure fatto una riflessione su come è fallita la sua amministrazione. Molti la paragonano a quel medico che dice “l’operazione è andata bene”, ma poi il malato peggiora. Quali errori si attribuisce?
«Di errori ce ne sono stati come è inevitabile per chi vuole portare il cambiamento. Per esempio c’è stato da parte nostra un deficit di comunicazione, che va imputato a me. Ma la responsabilità è anche dei media: io chiudo Malagrotta e i giornali parlano della Panda rossa; io apro le spiagge di Ostia e i giornali parlano dell’elicottero dei Casamonica; io cambio i vertici delle aziende e i giornali fanno campagne sulla sporcizia. Ora la città è ugualmente sporca ma i giornali tacciono. Io ritengo che i giornali romani rispondano a interessi che evidentemente io non conosco».
E tuttavia dopo Mafia Capitale lei ha avuto una grande occasione di ripartenza e l’ha sprecata con alcune gaffe come il viaggio negli Usa dietro al Papa.
«Io un errore l’ho commesso prima delle elezioni del 2013: non ho esaminato per nulla i curriculum dei consiglieri candidati dal Pd. Se lo avessi fatto, su alcuni avrei espresso delle perplessità. Non ho preteso che il Pd candidasse solo persone cristalline e motivate dall’amore per Roma. Pensi che, pur di spingerli alle dimissioni per allontanare me, ad alcuni di loro è stata promessa la presidenza di alcuni municipi: solo che la stessa poltrona è stata promessa a più persone in alcuni municipi come il II, il V e il VI…».
Al suo posto, un altro professionista come lei vorrebbe dimenticare l’esperienza romana, e forse la politica tutta. Lei invece vuole andare avanti. Ma come? Partecipando alle primarie Pd? Con una sua lista civica?
«Questa riflessione è prematura. Certo, Renzi al Tg1 ha detto di avermi cacciato perché si era rotto il rapporto con la città. Bene, io lo sfido a fare un giro insieme in un quartiere popolare di Roma. Così verifichiamo con chi il rapporto si è realmente rotto. Stamattina al mercato di Primavalle in tanti mi hanno fermato per una foto, per incitarmi a non dargliela vinta. La cosa che più mi ha commosso è che tutti mi chiamavano sindaco».
Lei ritiene dunque che i romani abbiano nostalgia di lei?
«I romani non tollerano che il loro sindaco si decida altrove. Non tollerano che arrivi qualcuno da Firenze e indichi chi deve governare Roma. Anche tra chi non ha votato per me la cosa che è stata fatta da Renzi ai romani viene considerata inaccettabile. I romani non vogliono che a decidere per loro sia un fiorentino».
Dunque vuol dire che il premier ha accresciuto la popolarità di Marino tra i romani?
«Questa è la mia valutazione. E credo che i 19 consiglieri accoltellatori avranno molte difficoltà a farsi rieleggere. Non ci si candida con la spada del sovrano sulla spalla».
Lei sfiderebbe alle primarie un renziano come Roberto Giachetti?
«Vedo che più che una corsa alle primarie c’è una corsa a fuggire dalle primarie. Vedo che tutti i nomi che girano poi si fanno da parte. Mi pare che lo stesso Giachetti abbia detto che lo farebbe solo se costretto e per ordine superiore del sovrano. E che anche il prefetto Gabrielli si sia già chiamato fuori, come anche Malagò. Eppure il ruolo di sindaco della capitale dovrebbe generare entusiasmo. La verità è che tutti sanno bene –anche se non riescono a dirlo al sovrano - che la ferita di ottobre penalizzerà il Pd. Il partito ha solo una possibilità: chiedere scusa alla città per aver allontanato il sindaco eletto democraticamente».
In questi mesi ha sentito qualcuno del Pd? Qualcuno le è stato vicino?
«Il commissario del Pd di Roma mi è stato molto vicino, in prima fila nell’affilare i coltelli e poi colpirmi».
Intendo dopo la sua uscita dal Campidoglio…
«Ho sentito molti dirigenti e amministratori del Pd di tutta Italia, e mi hanno detto che non condividono questa manovra di palazzo».
Vuole fare qualche nome?
«Si tratta di colloqui confidenziali, con amici e persone che, anche al di là delle opinioni politiche, ritengono che in un partito come il nostro la democrazia e la libertà di pensiero debbano sempre prevalere, nonostante Renzi».
Uscirà un libro con i suoi diari di due anni in Campidoglio?
«Scrivere mi piace molto, è una passione che non nascondo e coltivo da sempre».