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 2015  dicembre 28 Lunedì calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 88

(Ho giocato in Serie A (una volta sola). Le strabilianti storie dei calciatori-meteora del campionato italiano)

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LA METEORA IN SERIE A DELL’«ALTRO» PAOLO ROSSI –
Esordienti. Da quando la Serie A è entrata nell’era moderna, con la vittoria che paga tre punti introdotta a partire dal 1994-1995, sono stati 307 i calciatori che hanno esordito nel massimo campionato e poi sono spariti, 100 dei quali stranieri. Dei “nostri” 307 eroi per un giorno (spesso, soltanto per qualche secondo…), 22 li ha lanciati il Milan, 17 Inter, Parma e Udinese, 16 l’Atalanta, soltanto 7 la Juventus. In sei sono persino riusciti a fare gol, uno addirittura a prendersi un cartellino rosso. A 12 di loro quei pochi minuti sono bastati per vincere uno scudetto.
Galli. Niccolò Galli (1983-2001), fiorentino: esordio in A come difensore del Bologna il 1° ottobre 2000 (Roma-Bologna 2-0). Aveva solo 17 anni quando Guidolin lo mise in campo, alla prima di campionato. «Entrato al posto di Tonetto dopo 83’, all’Olimpico contro la Roma di Totti e Batistuta, Niccolò non s’era fatto intimorire. Anzi: aveva persino sfiorato di testa il gol del 2-1. E a fine partita era corso proprio da Batigol a chiedergli la maglia, in ricordo di quella giornata speciale. Quattro mesi dopo il destino si portò via speranze e sogni di una vita e di una carriera appena cominciate. Fu un tragico misto di fatalità e di negligenza altrui. Una caduta in curva sul motorino, rientrando dall’allenamento di Casteldebole, la scivolata sull’asfalto e l’impatto fatale sull’addome contro un tubo d’acciaio che non doveva essere così sporgente e così pericoloso.
Morello. Antonio Morello (1977), reggino di Palmi: esordio in A come centrocampista del Siena l’11 gennaio 2004 (Siena-Modena 4-0). «Conservo quella maglia numero 19 e un ricordo incancellabile. Figuratevi: entrai all’81’ al posto di Flo, un norvegese, e segnai 11 secondi dopo, al primo pallone toccato».
Putelli. Roberto Putelli (1969), milanese: esordio in A come attaccante del Padova il 2 ottobre 1994 (Napoli-Padova 3-3). Una sola presenza al top con un’espulsione al passivo. Impresa titanica, al limite dell’impossibile. Negli ultimi 21 anni, in effetti, è riuscita a un solo calciatore. Il giorno del debutto, poco prima dell’intervallo, ancora sullo 0-0, una sequenza indimenticabile: «Fabio Cannavaro, sì proprio lui, il futuro capitano dell’Italia mondiale, mi ha dato una mezza gomitata, e io ho provato a divincolarmi. Ci stava l’ammonizione per entrambi, e invece Franceschini mi ha espulso, per poi dare fallo a nostro favore».
Milan. Quella volta che Franco Baresi, allenatore del Milan, saldamente terzo in classifica e con la finale di ritorno di Champions League da giocare tre giorni dopo, convocò l’intera Primavera per la gara con il Piacenza. Esordirono in sette. Persero 4-2. Ma il Milan si aggiudicò, il mercoledì successivo, la Champions League.
Paolo Rossi. Paolo Rossi (1982), torinese: esordio in A come attaccante del Torino il 3 marzo 2002 (Perugia-Torino 2-0). Nato il giorno di Natale dell’anno in cui un altro Paolo Rossi diventava famosissimo in tutto il mondo. Anche lui farà il calciatore e pure l’attaccante, senza però nemmeno avvicinare le imprese del Pablito re del Mundial spagnolo. La sua A dura 8’ più recupero, dopo aver rimpiazzato Maspero a Perugia. L’Umbria, subito dopo, diventerà casa sua nelle tre stagioni di C2 al Gualdo. «Segnerà 60 gol in 12 anni di professionismo abbastanza nomade: mica male. Ma con quel nome non poteva proprio fare di meno».
Giorgio Dell’Arti, Il Sole 24 Ore 28/12/2015