Fabrizio Rondolino, l’Unità 22/12/2015, 22 dicembre 2015
Un tempo a piazza Barberini, nel centro di Roma e a due passi dalla nuova sede dell’Unità, stazionava Remigio, con due antenne in testa e una selva di cartelloni intorno a sé: ballava, cantava, beveva dalla fontana e risputava l’acqua sulle macchine di passaggio (soprattutto quelle blu: nel ’92 fu denunciato da Cossiga per vilipendio del Capo dello Stato), alle donne gridava «Delirrrio» e agli uomini «A frociii»
Un tempo a piazza Barberini, nel centro di Roma e a due passi dalla nuova sede dell’Unità, stazionava Remigio, con due antenne in testa e una selva di cartelloni intorno a sé: ballava, cantava, beveva dalla fontana e risputava l’acqua sulle macchine di passaggio (soprattutto quelle blu: nel ’92 fu denunciato da Cossiga per vilipendio del Capo dello Stato), alle donne gridava «Delirrrio» e agli uomini «A frociii». Annunciava l’arrivo degli alieni e Alberto Sordi voleva metterlo in un film. Se n’è andato cinque anni fa, senza aver fondato un partito. Gianroberto Casaleggio appartiene ad un’altra categoria di “re pazzerelli” – così veniva chiamato Remigio –, quelli che credono a tal punto alle cose che dicono da volerle a tutti i costi realizzare. Il profilo psicologico del dittatore – anche di chi, in questo caso, esercita la sua incontrollata dittatura su un esercito di ragazzi senz’arte né parte, e si limita a lucrare sui clic di naviganti sprovveduti – risponde precisamente a questa caratteristica: una visione distorta e tendenzialmente paranoide della realtà si sposa alla volontà di passare all’azione, di cambiare il mondo, e di cambiare ad ogni costo, e per il loro bene, le teste delle persone. La follia è sempre totalitaria. In caso l’abbiate dimenticato, Casaleggio è l’autore di un mitico video pubblicato su YouTube il 21 ottobre 2008 con il titolo: “Gaia: The future of politics”. “Nel 2018 – questo il succo dell’opera – il mondo sarà diviso in due blocchi: a ovest con Internet e a Est con una dittatura orwelliana. Nel 2020 ci sarà la Terza Guerra Mondiale (durerà vent’anni). Nel 2040 trionferà la rete democratica (Internet) […] Nel 2050 un brain trust collettivo risolverà ogni problema mentre nel 2054 ci saranno le prime elezioni mondiali in Rete. Spariranno religioni, partiti e governi nazionali”. Ora è uscita la sua ultima fatica letteraria: Veni Vidi Web (prefazione di Fedez, edizioni Adagio, pp. 112, € 7). Il futuro è per il guru di Grillo un’autentica ossessione: anziché scrutare il volo degli uccelli o interpretare le viscere degli animali sacrificati ad Apollo, Casaleggio rimira se stesso nello specchio deforme del Movimento 5 stelle e, dopo una lunga immersione nel proprio delirio totalitario, fuorisce alla luce del sole con una descrizione del “mondo perfetto” (sono le sue parole) al cui paragone Pol Pot e Kim Il Sung appaiono dilettanti privi di fantasia. Tenetevi forte, cominciamo. «Petrolio e carbone sono proibiti insieme alla circolazione di macchine private. I mezzi pubblici sono gratuiti. L’emissione di CO2 e il taglio indiscriminato di alberi sono puniti con la reclusione fino a 30 anni. Tabaccai, macellerie e librerie sono scomparsi». Ciò che avete appena letto, giuro, è stato scritto per davvero: non è una sintesi o un’antologia o una caricatura. Le parole e le frasi sono state disposte intenzionalmente in quell’ordine, proprio nell’ordine che avete letto, e se non riuscite a capire perché subito dopo aver condannato a trent’anni di galera chi taglia un albero Casaleggio imponga la chiusura delle tabaccherie, delle macellerie e delle librerie, vuol dire che siete stupidi. Andate ad un meetup e tutto vi apparirà chiaro. Nel lager di Casaleggio, oltre ai taglialegna e ai macellai se la vedono brutta in molti: i cacciatori «sono lasciati nudi nei boschi e braccati da personale specializzato con pallettoni di sale grezzo dall’alba al tramonto», gli avvocati verranno ridotti «a un decimo» (ma, guarda caso, non i pubblici ministeri), «gli ipermercati sono rasi al suolo ovunque», «le statue di Garibaldi sono state sostituite da statue di Gandhi» (e le altre?), chi inquina “è condannato alla raccolta differenziata a vita nel proprio Comune” (sperando che non sia amministrato, come Livorno, dal M5s), «corrotti e corruttori sono esposti in apposite gabbie sulle circonvallazioni delle città nei week end» (ma non è specificato che cosa faranno nei giorni feriali), chi possiede beni «mobili e immobili per un valore superiore a cinque milioni” deve restituire l’eccedenza, altrimenti sarà “rieducato alla comprensione della vita in appositi centri yoga». In questo mondo sgangherato e feroce il mercato è stato abolito: la parola sarà tollerata «solo per il mercato rionale». Al resto ci pensa lo Stato, o qualcosa del genere: reddito di cittadinanza universale come “diritto di nascita”, assistenza comunale ai mendicanti, vietata «la speculazione sugli immobili» (e qui non sappiamo dire se Casaleggio ignori l’esistenza della finanza, dove la «speculazione» è assai più feroce e redditizia, o se al contrario sia un accanito speculatore che vuol farla franca), telelavoro «diffuso ovunque» (anche se non è ben chiaro chi mai abbia voglia di faticare, visto che, se non sta in qualche campo di rieducazione yoga o nudo nei boschi, gode felicemente del reddito di cittadinanza) e “lavori pesanti fatti dai robot”. Quali lavori? «La più grande impresa del mondo – annuncia il supremo legislatore – produce biciclette e monopattini”. Ma, attenzione, non è una multinazionale, perché queste «sono state dichiarate illegali in tutto il mondo e quindi sciolte». Nello Stato di Casaleggio – una specie di Repubblica platonica raccontata da un ubriaco allo Stregatto di Alice – «ogni cinque anni si vota on line per una nuova costituzione» e tutte le decisioni pubbliche «sono prese attraverso referendum e leggi di iniziativa popolare» sotto la guida illuminata dei «ministeri della Pace, della Vita e della Giovinezza» che, come tutte le altre «cariche politiche e istituzionali», saranno occupate da «cittadini estratti a sorte» (avrebbe avuto un’occasione anche Remigio). Il dissenso, l’opinione, il pensiero sono banditi, insieme alla libertà di stampa, di coscienza, di espressione: nel testo di Casaleggio non ve n’è traccia. In compenso «i bambini sono figli adottivi per legge della comunità dove nascono», mentre «il cittadino deve dedicare dai 16 anni due ore al giorno alla comunità» e, poveretto, deve pure impararsi l’esperanto, divenuto «obbligatorio come seconda lingua». Al centro dell’incubo statalista di Casaleggio c’è l’«interactive leader», figura a metà fra il dj di emozioni e il manipolatore seriale: costui «non avrà bisogno di essere interpretato dai media attuali, che perderanno quindi la loro importanza», perché attraverso la Rete saprà interpretare il «sentiment dei cittadini» per tradurlo immediatamente in azione, decisione, scelta. Il «leader interattivo», sostiene Casaleggio, «da una parte acquisterà potere, ma dall’altra lo perderà perché dovrà rendere conto ai cittadini delle sue azioni e perseguire la volontà dell’elettorato in tempo reale». Se farà ciò che la Rete vuole – o, per meglio dire, ciò che egli ha detto alla Rete di volere – «potrà considerarsi immune da valutazioni morali, etiche o ideologiche». L’esilarante utopia concentrazionaria di Casaleggio è a tutti gli effetti il manifesto politico del Movimento 5 stelle: non perché quel programma possa mai essere realizzato, ma perché questo concentrato di sciocchezze è un distillato prezioso della confusione mentale, del pressapochismo, dell’ignoranza e dell’insindacabile rifiuto della realtà che segna fin dalle origini il partito di Grillo. La polemica feroce contro le istituzioni e il populismo demagogico sono soltanto il rivestimento esterno del Movimento, che s’imbelletta di antipolitica per conquistare voti nel nome del rancore e della rabbia: al cuore c’è un sentimento totaliario, intollerante, fanatico, che a sua volta affonda le radici in una subcultura a dir poco svalvolata. Remigio, a piazza Barberini, si sarebbe spaventato.