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 2015  dicembre 19 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - VENETOBANCA DIVENTA SPA


LASTAMPA.IT
Voto «bulgaro» dall’assemblea dei soci, pari al 97%, per dire sì alla trasformazione in società per azioni di Veneto Banca. Un consenso espresso con 11.102 voti su 11.430, comprese le deleghe, che racchiude speranze ma anche paure, come quella di veder commissariato l’istituto.



L’ASSEMBLEA

L’Ad Cristiano Carrus prima del voto si è rivolto ai soci usando parole che hanno fatto breccia e chiesto a di non gettare benzina sul fuoco. L’assemblea ha risposto. Si chiude così una storia, quella di «una testa un voto», e si apre un capitolo nuovo, quello del passaggio a società per azioni, con aumento di capitale da un miliardo e approdo in borsa a primavera. A Venegazzù di Volpago del Montello (Treviso) circa 7 mila azionisti hanno dato il via libera al nuovo piano che dovrebbe consentire all’istituto di evitare la bancarotta.



LA CONTA

Tre i punti all’ordine del giorno votati per alzata di mano: la trasformazione in Spa, l’aumento di capitale per un miliardo di euro, l’approdo in Borsa. Sono passate tutte e tre le richieste, con maggioranze bulgare in un clima più quieto di quanto atteso alla vigilia. L’assemblea dei soci ha approvato con 11102 (97%) consensi su 11.430 voti (compresi quelli per delega) la trasformazione della banca in Società per azioni. 244 i contrari, 85 gli astenuti. Per l’aumento di capitale per un miliardo di euro, le percentuali sono similari e in parte largamente attese: favorevoli 10.711 pari al 97,37% i contrari sono 190 pari a 1,73%, gli astenuti 99 pari allo 0,90%. Ok anche alla quotazione in Borsa, al terzo punto: 10.067 favorevoli il 93,7% i contrari solo 208 per 2,01%.



COSA CAMBIA

La Bce aveva avvertito: «Veneto Banca è a un bivio». La svolta votata oggi permetterà alla popolare di evitare il commissariamento e le norme sulla risoluzione bancaria che hanno già colpito la Banca Etruria e le sue sventurate sorelle. Il titolo, che un anno fa era valutato 39,5 euro, in aprile era stato ridotto a 30,5 euro e infine dal Cda a 7,30 euro. Un salasso, dunque, per i detentori dei titoli che ha indotto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, a dichiarare l’immediata disponibilità ad «avviare un fondo di solidarietà a sostegno dei risparmiatori più colpiti dalla crisi delle popolari venete, attraverso la finanziaria regionale “Veneto Sviluppo”. Siamo in grado di farlo partire - ha aggiunto - anche se è più facile farlo per le aziende entrate in fase di stress per le azioni in pancia».



VERSO PIAZZA AFFARI

Il prossimo passo, in primavera, è lo sbarco in Borsa. Ancora non è chiaro quale possa essere il valore dell’azione. Quello del diritto di recesso è stato fissato a 7,3 euro (non esercitabile per mancanza di capitale) ben lontano dal picco di 40 euro del 2012 ma a questo potrebbe dover essere applicato uno sconto per invogliare gli investitori dopo il roadshow.


CENTIMETRI



GLI INTERVENTI TRA IRONIA E DISPERAZIONE

Chi pensava a un’assemblea infuocata, a rischio di possibili esuberanze non solo verbali, ha dovuto ricredersi. Applausi sono arrivati dalla maggioranza dei presenti - in sala anche il governatore veneto Luca Zaia e il sottosegretario Enrico Zanetti - quando Carrus ha toccato le corde del contenimento dei costi, della vendita delle auto blu e del jet privato acquistato negli anni d’oro della banca. Battimani per il presidente Pierluigi Bolla che ha ribadito la volontà di perseguire, con un team di legali, l’individuazione degli eventuali elementi utili a promuovere un’azione di responsabilità verso «alcuni dirigenti», possibili responsabili della «mala gestio del passato».



“NESSUN LICENZIAMENTO

Veneto Banca, ha sottolineato Carrus, «da tempo non ha capitale sufficiente. C’è bisogno di colmare questa carenza prima possibile, una volta per tutte, non si può andare ogni sei mesi con il cappello in mano a chiedere i soldi alla gente». Ma attenzione a confondere il caso di Montebelluna con quelli di Etruria, Marche, Chieti e Ferrara: «questa banca ha numeri, potenziali e capacità di poter resistere ancorché qualcuno ogni tanto lo metta in dubbio e non mi riferisco alle autorità nazionale». Di più, «gli advisor - ha proseguito l’ad - hanno considerato fattibile il piano industriale», e sarà con zero licenziamenti. Le reti estere, ha detto ancora Carrus, «sono un bagno di sangue. Mi ritirerò da qualsiasi posto in cui questa banca non faccia utile, italiana o estera che sia». Con l’ingresso in borsa, inoltre, «si potrà valutare quotidianamente cosa il mercato penserà di Veneto Banca e delle quotate».





LA RABBIA (CONTENUTA) DEI SOCI

La battuta forse più spiritosa, per sdrammatizzare il possibile, l’ha rivolta un anziano agricoltore che, intervenendo dal palco, ha deformato il nome dell’istituto in «Ve-neto Banca», con l’espressione veneta (“neto”) che significa «faccio pulizia», ossia «vi spoglio». È la sintesi della maggioranza dei problemi sollevati da chi, per quanto sempre entro i limiti di correttezza, ha approfittato del microfono per recriminare contro i vertici dell’istituto di credito per il denaro perso sia con la svalutazione dell’azione sia attraverso l’acquisto, quasi sempre indotto, di obbligazioni subordinate. Fra questi il caso di un immigrato romeno che, giunto in Italia 18 anni fa, dopo aver accumulato una certa base di risparmi, si è visto ridurre dell’80% il proprio “tesoretto” e maturare un rimorso doloroso fino alle lacrime per la scelta di aver indotto la figlia a intraprendere un analogo investimento.



POLITICA SOTTO ACCUSA

Altri hanno chiesto che sia istituito un fondo di garanzia per aggiustare, per quanto possibile i dissesti dei piccoli risparmiatori, e non è mancato chi, rivolgendosi anche al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha additato la politica di miopia e inerzia rispetto a quanto, a suo dire, era verificabile con sufficiente anticipo. Frequenti anche le posizioni di chi nutre dubbi su quanto possa accadere da lunedì in poi in tema di aggressione di speculatori con capitale esterno al territorio, mentre altri si sono semplicemente soffermati sulle eccessive retribuzioni del management. In generale, comunque, «la compostezza dei toni e la lucidità di analisi» sono stati apprezzati dal presidente, Pierluigi Bolla, che ha ringraziato per questo ogni intervenuto sottolineando il grande «senso di responsabilità».



L’ALTRA BANCA A RISCHIO

Sempre in Veneto, c’è un’altra banca che grida allo scampato pericolo. È la Banca Padovana, istituto di credito cooperativo posto in amministrazione straordinaria che stato acquisito dalla Bcc di Rovigo. Anche i 1200 sottoscrittori di bond emessi dalla banca non rischiano grazie all’intervento del fondo di garanzia istituzionale della Bce.

GIANLUCA PAOLUCCI


Nell’ennesima storia italiana di risparmio tradito c’è la madre vedova di un disabile che aveva investito il «tesoretto» per garantire un futuro al figlio. L’anziano che ha bisogno dei soldi per pagare la badante e non sa come fare. Quello che si è fatto prestare i soldi dalla banca per comprare le azioni della banca e adesso la banca chiede indietro i soldi del prestito ma lui non può vendere i titoli. E tante famiglie e imprenditori, grandi e piccoli, che ci hanno investito i risparmi propri e le risorse dell’azienda.

Ecco perché «Veneto Banca e Popolare di Vicenza non sono più un problema finanziario ma un problema sociale», come dice serio un banchiere milanese. I numeri sono questi: messe insieme, le due popolari venete hanno 205 mila soci. Il valore dell’investimento totale oggi è di 8,3 miliardi. Nel momento di massimo splendore i miliardi erano quasi 10. Adesso dovranno fare entrambe un altro aumento di capitale. Sono un miliardo per Veneto e 1,5 per Vicenza. Altri 2,5 miliardi da aggiungere al conto. Per capire di cosa stiamo parlando basterà ricordare che Parmalat, il più grande crac della storia d’Italia, fallisce lasciando disperati 100 mila risparmiatori esposti per un ammontare di circa 10 miliardi di euro.

Padri padroni e stress test

Vicenza e Montebelluna, sede di Veneto Banca, sono separate da 54 chilometri di capannoni e accomunate adesso da questo attentato al pubblico risparmio. Due storie simili di banche cresciute troppo, con i prezzi delle azioni stabiliti a tavolino con l’attenzione più al consenso che ai valori reali. E con due padri-padroni, Gianni Zonin a Vicenza e Vincenzo Consoli a Montebelluna, che seppur con ruoli diversi ne hanno guidato per troppo tempo i destini.

Poi arrivano gli stress test che mettono in luce tutte le debolezze dei due istituti. La legge di riforma che impone di dire addio al modello Popolare di «una testa un voto» per aprirsi al mondo. E la vigilanza della Banca centrale europea e le inchieste della magistratura. Risultato (provvisorio): quei titoli una volta «sicuri» valgono il 20% in meno dei valori massimi. E soprattutto nessuno li può vendere perché nessuno li compra.

«C’è e ci sarà sicuramente un impatto economico, ma anche simbolico» spiega il sociologo Daniele Marini, che vive a Treviso ed è cresciuto a Vicenza. Marini parla delle due banche diventate grandi e rimaste locali come di una «seconda chiesa», «che in questo caso ha tradito aspettative e promesso un Eden che non si è rivelato tale».

Altro che Eden. «Secondo lei, quanto posso recuperare dei miei soldi?» chiede un imprenditore-azionista dopo aver raccontato la sua storia.



I soldi evaporati?

Lui è diventato azionista nel 2012, voleva una linea di credito e a Veneto Banca gli hanno detto gli avrebbero dato 500 mila euro a patto di usarne 150 mila per diventare azionista.

Giriamo la domanda a Francesco Zen, che insegna economia degli intermediari finanziari all’Università di Padova: «Sulla base del patrimonio netto valevano tra 33 e 36 euro per azione Vicenza e 20/21 euro Veneto Banca». Fa già la metà rispetto ai massimi, rispettivamente, di 62,5 e 40,75 euro. «Questi però sono i calcoli sulla base del bilancio 2014. Poi ci sono state le semestrali con perdite importanti e l’annuncio degli aumenti di capitale. Poi ci sono ulteriori accantonamenti per i rischi legali che dovranno affrontare, l’effetto diluitivo degli aumenti, tutti elementi che abbassano ancora il valore». Di quanto professore? «Stiamo aggiornando i nostri studi, le incognite sono tante». Zen collabora con lo studio legale Zanvettor Bruschi di Treviso, dove hanno messo in piedi una task force per assistere i clienti dei due istituti. Ma il problema vero è un altro. «Quei soldi sono bloccati - dice l’avvocato Maria Bruschi - e molti ne hanno bisogno. Cerchiamo di dare aiuto almeno ai casi più gravi e urgenti».



Le manovre dei grandi soci

I grandi soci cercano di organizzarsi. Loris Tosi, avvocato, si è fatto portavoce di una cordata che rappresenterebbe l’8% del capitale di Veneto Banca. Vogliono rimandare la quotazione in attesa di dare maggiore stabilità all’istituto. A Vicenza sperano nell’intervento di Fondazione Cariverona. Alberto Baban, presidente delle piccole imprese di Confindustria, si dice disposto a investire in entrambi gli istituti.

Il presidente dell’Unione industriali di Vicenza, Giuseppe Zigliotto, è già azionista della Popolare, siede nel cda ed è indagato. Anche il presidente di Confindustria Veneto è nel cda, non indagato. Così come sono in consiglio i rappresentanti delle associazioni degli artigiani, degli agricoltori, del tessuto produttivi di uno degli angoli più ricchi d’Italia. «Sarebbe un disastro se a pagare il conto fossero solo i piccoli» dice il sindaco di Vicenza, Achille Variati, che esprime tutta la sua preoccupazione. Teme «il colpo che arriverà quando la banca (BpVi, ndr.) sarà quotata» e il prezzo delle azioni molto più basso, pur esprimendo fiducia nel nuovo ad, Francesco Iorio.

A questo punto occorre parlare delle responsabilità di una situazione che è andata avanti per anni col beneplacito di tutti. Azionisti, controllori e controllati. Se ne stanno occupando le procure di Vicenza e di Roma (per Veneto Banca). Il procuratore di Vicenza Antonino Cappelleri appare cauto ma determinato. Un suo predecessore ha lasciato la toga ed è stato assunto in banca. Lui per non correre rischi fa il pendolare con Padova .

Un momento dell’assemblea dei soci di Veneto Banca a Venegazzù di Volpago del Montello