Aldo Grasso, Sette 18/12/2015, 18 dicembre 2015
A fine dicembre Raffaele Guariniello, il “pretore globale”, così definito per quella sua particolare forma di voracità onnivora, va in pensione
A fine dicembre Raffaele Guariniello, il “pretore globale”, così definito per quella sua particolare forma di voracità onnivora, va in pensione. Guariniello lascia la Procura di Torino dopo una carriera dedicata ai reati contro la salute e per la difesa della sicurezza del lavoro, a partire dai casi ThyssenKrupp e Eternit. Ma altri processi famosi sono stati quelli sulle schedature Fiat negli anni Settanta, la campagna per la sicurezza nei locali pubblici dopo l’incendio del cinema Statuto a Torino nel 1983, poi ancora la battaglia contro le grandi compagnie petrolifere per l’eliminazione del piombo nella benzina e ancora, ma anche i processi sulla Juve sulla Sla e sul doping nello sport (fu lui ad aprire una indagine su Pantani). E in ultimo quella su Vannoni e il caso Stamina. È stato proprio Guariniello poi a istituire l’osservatorio sui tumori professionali. «Salernitano di padre», ha scritto Goffredo Buccini, «e piemontesissimo per tutto il resto, mamma, scuole e formazione culturale, con Alessandro Galante Garrone e Norberto Bobbio eletti a maestri di vita e di pensiero dell’adolescenza s’è fatto negli ultimi tre decenni una solida fama di rompiscatole nazionale, intervenendo su qualsiasi materia che possa venire in mente a un pretore, dalle catene di montaggio della Fiat alle botteghe dei panettieri e dei falegnami, combattendo contro il fumo nella redazione della Stampa e contro i videoterminali che rendono i lavoratori simili a talpe postmoderne, contro le centrifughe sfregiamassaie e i decoloranti nelle tinture dei parrucchieri, fino a ficcare il naso nella sperimentazione della terapia Di Bella e, passando ad argomento più lieve e attuale, fino a frugare negli armadietti di medicine delle più prestigiose società del calcio italiano». Alcuni lo descrivono come un lavoratore, pignolo e meticoloso: in ufficio fino a mezzanotte, il sabato e certe volte anche la domenica. Altri gli rimproverano la sovraesposizione mediatica e l’accusano di aprire molti più fascicoli di quanti riesca a gestirne. È stato calcolato che con il suo pool abbia istruito 30 mila processi in 40 anni. Forse un po’ troppi per poterli seguire con la dovuta preparazione. I morti di amianto. Per esempio, sul drammatico caso Eternit, la Cassazione lo ha smentito clamorosamente: il processo per i morti di amianto era prescritto prima ancora di cominciare e l’accusa avrebbe dovuto contestare non il disastro ma l’omicidio e le lesioni. L’errore è stato tale, tra l’altro, da annullare i risarcimenti ai familiari delle vittime. I partiti politici lo hanno spesso corteggiato, ma invano. Balle la sua risposta: «Non penso di esserne capace e poi un magistrato dovrebbe lasciar passare almeno cinque anni prima di dedicarsi alla politica».