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 2015  dicembre 16 Mercoledì calendario

I DATI SALVERANNO IL MONDO

Una qualsiasi sera a casa Gates? Rory, mio figlio, ascolta Ed Sheeran su Pandora, sua sorella Phoebe legge un libro di John Green che Amazon le ha raccomandato mentre io scorro il newsfeed personalizzato su Flipboard, l’applicazione gratuita per iPad che permette di creare dei social magazine dinamici su misura per gli utenti. Netflix sa quali film mi piacciono. Tesco è sempre al corrente di quanto e quando deve ordinare per i propri scaffali. Usiamo questi siti, che vivono di autentiche miniere di dati, per migliorare, facilitare e velocizzare la nostra vita. Lo sviluppo globale però non trae tutto il vantaggio possibile da una simile montagna di informazioni perché, se si parla di crescita, continuiamo a basarci su stime. Ragionate, ma pur sempre stime. Per fortuna, le cose stanno cambiando.
Nel 2000, ogni paese del mondo ha concordato una lista di obiettivi quindicennali, i Millennium Development Goals (Obiettivi di sviluppo del millennio), caratterizzata da scopi specifici. Come la riduzione di due terzi della mortalità infantile, per esempio. Per monitorare i relativi progressi e lavorarci sopra, avevamo bisogno di informazioni, per restare in argomento, sul numero e le cause dei decessi. Per cui ogni nazione si è impegnata a fondo per ottenere quei dati.
Ormai i quindici anni sono quasi scaduti: molti dei traguardi sono stati raggiunti, compreso quello della mortalità infantile. Il passo successivo consisterà nell’adozione di un’ulteriore batteria di scopi; ma per raggiungere i nuovi Sustainable Development Goals (Obiettivi di sviluppo sostenibile) avremo bisogno di informazioni ancora migliori, ancora più numerose. Da qui scaturisce quella che più che una previsione chiamo una profezia: il 2016 vedrà una metamorfosi del modo in cui le nazioni in via di sviluppo sfruttano la potenza dei dati per migliorare l’esistenza dei cittadini. Ecco un paio di esempi. Prima di tutto, la pianificazione familiare. Fino a poco tempo fa, quei paesi abitualmente lanciavano un’indagine sanitaria a livello nazionale ogni cinque anni o giù di lì.
Questo significa che nel 2015, uno stato intenzionato a impartire alle donne il giusto tipo di educazione sessuale e il corretto tipo di contraccettivi nei tempi e nei luoghi appropriati, dovrebbe basare le proprie proiezioni su informazioni del 2010. Ma il Performance Monitoring and Accountability 2020 o Pma2020 (il monitoraggio per la trasparenza della performance), un nuovo sistema di raccolta dati su smartphone, implementato in dieci paesi di Asia e Africa dal Bill & Melinda Gates Institute for Population and Reproductive Health presso la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, ha iniziato a fornire ai governi un migliore, più corretto flusso di informazioni ogni sei o dodici mesi. Oltre a raccogliere più dati e con frequenza assai più alta, dimezza il tempo necessario a processarli, così fornendo a chi dovrà prendere le relative decisioni una visione precisa in tempi molto brevi. Molti governi hanno già iniziato ad agire. Il ministero della Sanità dell’Uganda, per esempio, ha scoperto dalla raccolta dati che i giovani non adottano alcun tipo di pianificazione familiare; dunque Kampala ha posto come priorità assoluta della propria strategia demografica l’obiettivo di entrare in contatto con loro (e Pma2020 ha aggiustato il tiro dell’indagine per mettere in luce i pregiudizi che li spingevano a evitare strumenti di contraccezione). Invece di aspettare un quinquennio prima di scoprire se e in quale misura questo particolare sforzo informativo abbia funzionato, i responsabili verranno a saperlo nel giro di un solo anno.
Un altro esempio: l’agricoltura al femminile. Nei paesi in via di sviluppo, sono le donne a condurre circa la metà delle coltivazioni. Anche se lavorano duro come gli uomini, spesso molto di più, tendono a ottenere minori risultati e raccolti. Non capivamo per quali ragioni ciò avvenisse: adesso sì. Perché oggi il Women’s Empowerment in Agriculture Index (Weai) finalmente ci ha fornito tutte le risposte e le spiegazioni necessarie.

Le donne che lavorano in agricoltura in diversi paesi devono affrontare molti ostacoli comuni – troppo poco credito dal punto di vista finanziario, insufficiente controllo sui ricavi, l’esclusione da molte organizzazioni di tipo sociale, per esempio – ma da una nazione all’altra cambia il peso specifico di questi impedimenti. L’ostacolo maggiore che le agricoltrici devono superare in Liberia, tanto per parlare di una specifica realtà, è che hanno insufficienti autorità e possibilità decisionali sulla scelta delle coltivazioni. In Nepal, invece, il problema è un altro: troppe altre responsabilità non inerenti all’agricoltura gravano sulle loro spalle, oltre al duro lavoro nei campi.
Grazie ai dati raccolti e processati dal Weai, il governo del Bangladesh ha lanciato un programma pilota per determinare quali sistemi di lavoro con le agricoltrici siano in assoluto più utili in determinate aree del paese. Di ciò beneficeranno tutti, fra l’altro, visto che le donne non sono solo contadine ma anche responsabili del benessere delle loro famiglie rurali.
Se riusciranno ad aumentare i raccolti di cibo e a guadagnare più soldi, potranno investire in ambiti quali l’istruzione e la sanità che miglioreranno le prospettive future. Un circolo virtuoso che proprio quelle informazioni consentiranno di avviare.
Lo so, tanti pensano che questi dati siano noiosi: in effetti, il mio auspicio per il 2016 è che queste organizzazioni riescano almeno a trovarsi degli acronimi meno illeggibili... Certo, lo sviluppo globale ha ancora tanta strada da fare ma sapete cosa non è noioso? Salvare la vita a tanta gente. E più ricche saranno quelle miniere di dati, più vite riusciremo a salvare.
Il 2016 sarà l’anno in cui comincerà a farcela.


Informatica e filantropa americana, Melinda Gates nasce nel 1964 a Dallas, in Texas, si laurea in Informatica ed Economia alla Duke University nel 1986.
Entra in Microsoft nel 1987 e sposa il cofondatore dell’azienda, Bill Gates, nel 1994. Quello stesso anno lancia, insieme al marito, la William H. Gates Foundation che nel 2000 diventerà la Fondazione Bill & Melinda Gates. L’ente, che può contare su un patrimonio di oltre 44 miliardi di dollari, è la più grande organizzazione filantropica privata gestita in maniera trasparente con attività in quattro aree: sviluppo globale, sanità globale, istruzione negli Stati Uniti e policy e advocacy globali.
Nel 2013 Melinda Gates viene nominata Dama dell’Impero britannico per il suo impegno filantropico e nello sviluppo internazionale. È la terza donna più potente del mondo nelle classifiche 2013 e 2014 di Forbes.