Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 12 Sabato calendario

TUTELARE CHI HA DIRITTO, EVIATRE LA DEMAGOGIA

Soffocare l’incendio. In queste ore chiunque in Italia abbia responsabilità pubbliche dovrebbe avere questo imperativo. In gioco c’è il bene più prezioso di cui disponiamo, che è il risparmio degli italiani. Partecipare all’osceno balletto del rimpallo delle responsabilità oppure strumentalizzare a fini politici una vicenda che andrebbe maneggiata con grandissima cura non fa il bene del Paese e sicuramente rischia di fare molto male a tante più persone di quelle oggi coinvolte dai fallimenti di quattro piccole banche.
Soffocare l’incendio, sia chiaro, significa anche dare subito una risposta a quei risparmiatori che sono stati oggetto di pratiche commerciali scorrette da parte degli istituti coinvolti. Queste persone vanno tutelate. Senza però dare spazio alla demagogia di chi fa di tutt’erba un fascio.
Che i titolari di obbligazioni subordinate perdano il proprio investimento nel fallimento di un istituto di credito è una regola europea. Se ne poteva discutere la correttezza prima. Si poteva magari fare una battaglia politica perché questa normativa non passasse, si doveva probabilmente chiedere un periodo più lungo di adattamento e di alfabetizzazione, ma una volta che il principio è stato stabilito non si può non applicare.
Continua pagina 5 Fabrizio Forquet

Continua da pagina 1 Su questo punto non si può concedere nulla ai demagoghi e alle forze politiche che, con colpevole ritardo, cercano un utile elettorale speculando sulla sofferenza dei risparmiatori e mettendo a rischio la credibilità dell’intero sistema del credito italiano.
Ma quella credibilità va difesa anche individuando e tutelando coloro che sono stati esposti a pratiche scorrette. Caso per caso, ha detto giustamente in Parlamento ieri il ministro Padoan. E l’emendamento che il Governo si accinge a varare dovrebbe accogliere questo principio. Ma si è perso del tempo e si è sottovalutato l’incendio che stava per svilupparsi. Le fiamme si sono alzate quando si è diffusa la notizia del suicidio del pensionato di Civitavecchia che era stato convinto a investire tutti i propri risparmi nelle obbligazioni subordinate di banca Etruria. I dettagli di questa vicenda sono ancora tutti da verificare. Ma è chiaro che in casi assimilabili a questo, con risparmiatori ignari convinti a fare scelte di investimento illogiche per la propria tipologia, un intervento di tutela è non solo legittimo ma doveroso.
L’articolo 21 del testo unico della finanza (Tuf) stabilisce che «Nella prestazione dei servizi e delle attività di investimento e accessori i soggetti abilitati devono: a) comportarsi con diligenza, correttezza e trasparenza, per servire al meglio l’interesse dei clienti e per l’integrità dei mercati; b) acquisire le informazioni necessarie dai clienti e operare in modo che essi siano sempre adeguatamente informati». È evidente che, almeno in alcuni casi, qualcuno non si è comportato «per servire al meglio l’interesse dei clienti». Questi episodi perciò vanno accertati, caso per caso appunto, e i risparmiatori coinvolti vanno tutelati.
Soffocare l’incendio significa anche evitare, da Bruxelles, dichiarazioni definitive come quelle pronunciate dal commissario Hill. Se qualcuno in Italia ha peccato in vigilanza, che sia la Consob o la Banca d’Italia, va accertato senza censure. Ma davvero non si capisce con quali informazioni e sulla base di quale documentazione Hill abbia potuto farsi un’idea così precisa di quello che è successo. Tanto più che è difficilmente contestabile che l’Italia aveva individuato per tempo una strada, quella dell’intervento con il Fondo di tutela dei depositi, fondi privati, che avrebbe tutelato anche chi oggi è senza tutela. È stata l’Europa, con un’interpretazione a dir poco occhiuta, a bloccare quell’intervento considerandolo lesivo della normativa sugli aiuti di Stato.
Soffocare l’incendio significa, per il futuro, intervenire – come indichiamo nel Manifesto del Sole24Ore - per rendere più trasparenti i prospetti, «che devono esprimere un grado di rischiosità in sintesi da illustrare al risparmiatore» e per «rafforzare la vigilanza preventiva per evitare la diffusa pratica di erogare mutui o finanziamenti solo a patto che il cliente acquisti azioni, obbligazioni o polizze».
Soffocare l’incendio, infine, significa anche fare la giusta informazione su un caso che non è neppure lontanamente assimilabile agli scandali del passato. Non fosse altro che per una questione di volumi. In questa vicenda sono coinvolti 10.500 risparmiatori con 340 milioni di bond (il resto, per un totale di 768 milioni, è stato comprato da fondi, banche, investitori istituzionali). Il caso Parmalat ha coinvolto 150mila risparmiatori per 14 miliardi di euro, Cirio fu un crack da 1,12 miliardi che ha interessato 35mila risparmiatori. Dimensioni molto diverse.
Ripetiamo: ogni singolo risparmiatore che è stato oggetto di pratiche scorrette va tutelato. Ma trasformare un falò in un incendio tale da mettere a rischio l’intero bosco sarebbe un atto di masochismo imperdonabile.
Noi italiani siamo campioni di masochismo. Ma in questo caso la posta in gioco è davvero troppo alta. Lasciamo a casa, per una volta, le strumentalizzazioni politiche e gli scaricabarile.