VARIE 10/12/2015, 10 dicembre 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - LE QUATTRO BANCHE E IL PENSIONATO SUICIDA
REPUBBLICA.IT
(ANSA) - La procura di Civitavecchia ha aperto un fascicolo sul suicidio di Luigino D’Angelo, il 68enne che si è tolto la vita dopo aver perso i suoi risparmi nel fallimento della banca dell’Etruria. Il pm Alessandra D’Amore, secondo quanto si è appreso, procede contro ignoti per istigazione al suicidio.
Il fascicolo è stato aperto d’ufficio all’indomani del suicidio del pensionato, il 28 novembre scorso. Il magistrato ha già acquisito agli atti la lettera lasciata da D’Angelo in cui spiega le ragioni del gesto. Sulla vicenda sono stati depositati esposti da parte di alcune associazioni di consumatori.
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ROMA - Le quattro banche salvate dall’Italia - CariChieti, CariFerrara, Cassa Marche e Banca Etruria - "hanno venduto prodotti inappropriati a persone che forse non sapevano cosa compravano" e questo ha avuto "conseguenze molto dure e difficili". È secco e chiaro il giudizio del commissario Ue ai servizi finanziari, Jonathan Hill, che però ha difeso il fatto che devono essere rispettate le regole sugli aiuti di Stato previste nell’Unione.
Bruxeles, dunque, attribuisce la responsabilità del salvataggio al governo italiano: "Ne è alla guida e ha la responsabilità per questo. Il governo ha discusso a lungo con la Commissione, in particolare con la Direzione generale concorrenza" che ha "ritenuto che le misure prese erano compatibili con la legislazione Ue" sui salvataggi bancari. "Questo si collega a una questione più ampia", prosegue Hill, "sulla tutela dei consumatori e di come possiamo costruire un mercato più forte dei prodotti finanziari al dettaglio. Dobbiamo avere cittadini che si sentano sicuri nell’investire. Per questo - ha concluso Hill - servono sistemi che garantiscano che le persone sanno cosa comprano".
Conseguenze personali "dure e difficili", dice Hill. Talvolta tragiche e definitive, come nel caso di Luigino D’Angelo, il pensionato di Civitavecchia che si è suicidato dopo aver perso tutti i risparmi, 110mila euro, investiti nei bond subordinati di Banca Etruria. Sulla vicenda, la procura della Repubblica di Civitavecchia ha aperto un fascicolo a carico di ignoti nel quale si ipotizza il reato di istigazione al suicidio. Una richiesta in tal senso era stata avanzata dal Codacons. Adusbef e Federconsumatori avevano già sollecitato un’indagine per istigazione al suicidio, chiedendo di verificare se il decreto Salvabanche sia compatibile con le norme penali e la Costituzione. "Vogliamo sapere - afferma invece il presidente di Codacons, Carlo Rienzi - se eventuali comportamenti di organi pubblici o soggetti privati abbiano potuto in quale modo contribuire al tragico gesto".
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Renzi: "Sistema solido, lavoriamo a forma di ristoro". Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, rivendica la bontà del decreto Salvabanche. "Il governo è intervenuto quando quelle quattro banche rischiavano di non aprire più, salvando i conti correnti dei cittadini e migliaia di posti di lavoro. Il sistema bancario italiano è solido, è più solido oggettivamente di quello tedesco: ma alcune realtà avevano bisogno di interventi immediati. E’ impossibile per le regole europee salvare in modo definitivo gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati - ha aggiunto Renzi - . Tuttavia stiamo cercando di poter individuare una soluzione che tenga aperto anche per costoro, e soprattutto per gli obbligazionisti, una soluzione che permetta, nei limiti delle regole europee, di avere una forma di ristoro. Vedremo le modalità, se sarà possibile, ma ci stiamo lavorando".
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Verso una commissione d’inchiesta parlamentare - Serve una commissione d’inchiesta "su ciò che è avvenuto nel sistema bancario italiano ed europeo negli ultimi dieci anni". La richiesta di una commissione sulla mancata vigilanza sulle attività delle banche è arrivata sia da Forza Italia che dal Pd, che ha già depositato un documento articolato al Senato. Secondo Renato Brunetta, capogruppo di Fi, la richiesta di Forza Italia sarà appoggiata da M5S e Scelta Civica. Anche per il senatore del Pd Andrea Marcucci serve chiarezza sul salvataggio delle banche: "Riteniamo necessaria una commissione d’inchiesta parlamentare che possa accertare se ci siano state omissioni sul versante dei controlli e della vigilanza da parte degli organi preposti e al contempo stabilire con chiarezza le responsabilità degli amministratori degli istituti di credito coinvolti". D’accordo Michele Pelillo, presidente pd della Commissione finanze alla Camera: "Non bisogna però dimenticare - sottolinea Pelillo - che senza l’intervento del governo ora staremo parlando non di una situazione critica ma di una catastrofe. Non di 780 milioni, ma di 12 miliardi di risparmi a rischio. Non del coinvolgimento di 94 mila titolari di obbligazioni secondarie, ma di una liquidazione che avrebbe colpito un milione di risparmiatori, condannato al fallimento 200mila piccole aziende e 6000 lavoratori alla disoccupazione".
Di Battista (M5s): "Sciaccalli in Parlamento". Durissimo il commento su Facebook di Alessandro Di Battista del Movimento 5 stelle: "Un pensionato si è ucciso dopo aver perso i risparmi nel salvataggio di Banca Etruria. Oggi diranno che chi lo ricorda è uno sciacallo. Per me gli sciacalli stanno in Parlamento! L’Italia è diventata una Repubblica fondata sulla banche, non sul lavoro. Il profitto è un valore per questa gentaglia. Salvano le banche con i soldi della povera gente. Fa parte della trasformazione in ’democrazia bancaria’ che stiamo subendo da anni".
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Cei: "Civiltà non è solo il Pil". Invita a una riflessione sul valore della vita il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino:"Speriamo che questo faccia riflettere un po’ tutti quanti noi a non misurare la vita e il progresso della civiltà soltanto col Pil o le percentuali dei soldi. Speriamo di no".
Sinistra italiana: "Governo ha svenduto stabilità del sistema bancario". Per Sinistra Italiana occorrono misure di salvaguardia dei correntisti. "Il problema vero è che il governo ha svenduto la stabilità del sistema bancario italiano e i risparmi di 150 mila persone - attacca Giovanni Paglia, capogruppo di SI in commissione Finanze - per ottenere il via libera della Commissione Europea alle sue regalie quali i 500 euro ai neo-elettori". Paglia si dice favorevole alla Commissione d’inchiesta parlamentare e a modifiche al decreto. "Bisogna assumersi la responsabilità di adottare immediatamente misure di salvaguardia per tutti i cittadini coinvolti; non basta il cosiddetto ’fondo umanitario’ per ora annunciato dal governo. Occorre per esempio agire per separare banche d’affari e banche di investimenti nonché disporre nuove norme sulle retribuzioni dei banchieri e sulla tutela effettiva del risparmio".
Sel: ok inchiesta, parentele chiacchierate. Il leader di Sel, Nichi Vendola, è favorevole alla commissione d’inchiesta: "Siamo al gioco di società per vedere di chi sia la colpa, se di Bankitalia, dell’Unione europea o del governo. Ancora una volta si salvano le banche e non i risparmiatori e i correntisti, che con frode sono stati indotti a operazioni autolesionistiche. Se sei mesi fa il governo avesse fatto un decreto usando il fondo di tutela forse non ci troveremmo nella condizione attuale. Quindi ben venga la commissione d’inchiesta, anche perché ci sono parentele chiacchierate che danzano intorno a queste banche".
Grillo lancia l’hashtag #IoNonMuoioPerLeBanche. Beppe Grillo sceglie twitter per commentare la tragedia del pensionato di Civitavecchia: "Il lutto di Civitavecchia mina alla radice la cultura del risparmio tutelata da Costituzione.#IoNonMuoioPerLeBanche" e rimanda al suo blog dove in un post di M5S Europa scrive: "Non dobbiamo rinunciare alla solidarietà o evitare di esprimere la nostra vicinanza, ma dobbiamo anche sforzarci di ragionare. Il Movimento 5 Stelle propone soluzioni concrete. In un post di ieri - conclude M5S Europa - abbiamo proposto la separazione bancaria. Non si può morire per le banche".
Vittime Salvabanche: "Modificare decreto". Le ’vittime del Salvabanche’ chiedono al premier l’immediata correzione del decreto (183/2015) sul salvataggio delle 4 banche commissariate e la riammissione di tutti i titoli coinvolti alla libera negoziazione sui mercati. "Invitiamo il presidente del Consiglio a garantire la tutela e il risparmio dei cittadini coinvolti, che hanno visto depauperare i propri patrimoni sia per negligenze squisitamente italiane (mancata vigilanza, false comunicazioni al mercato) sia per i soprusi di un’ottusa Commissione europea. Qualora il provvedimento di risoluzione non possa essere passibile di modifiche o rivisitazioni (ma sappiamo che non è così) chiediamo la riammissione di tutti i titoli coinvolti alla libera negoziazione sui mercati e ad onorare le rispettive scadenze. Nessuna elemosina".
Altroconsumo: a rischio anche clienti di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. L’associazione di consumatori si rivolge al governo affinché si faccia parte attiva per la costituzione di un fondo ad hoc finanziato dal sistema bancario per far ottenere ai risparmiatori il rimborso totale delle perdite di di azionisti e obbligazionisti delle 4 banche salvate. L’organizzazione evidenzia anche quanto sta accadendo ai risparmiatori di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, che
"non hanno la possibilità di liquidare i titoli acquistati anche se in perdita". "L’emendamento da introdurre nella legge di Stabilità deve comprendere anche Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca", afferma Vincenzo Somma, direttore di Altroconsumo Finanza.
CIVITAVECCHIA. "Un dolore tremendo, dopo 51 anni di matrimonio". La signora Lidia è sconvolta. "Non posso dare interviste, né divulgare la lettera di mio marito. Ho paura della contro denuncia".
Di chi, signora?
"Di Banca Etruria. In commissariato mi hanno consigliato cautela. La lettera era nel computer di mio marito, l’hanno trovata loro. Ma non è firmata e la banca potrebbe dire che l’ho scritta io che non so neanche come si accende il computer!".
Cosa c’è scritto?
"Il calvario di mio marito per filo e per segno. Un diario puntuale delle ultime settimane e giorni. Con chi ha parlato e quando. Cosa ha chiesto e le risposte ricevute. In più il nome del direttore di filiale e dell’addetto titoli".
I responsabili del suo gesto?
"Le persone che Luigino denuncia "per comportamento scorretto e criminale". Le stesse che gli dicevano che non correva alcun rischio nell’investimento".
Come inizia la lettera?
"Chiedo scusa a tutti per il mio gesto: non è per i soldi, ma per lo smacco subito".
Un colpo alla dignità...
"Da ultimo gli avevano fatto firmare un altro attestato di rischio, per sollevarsi dalle responsabilità. Lui si era subito pentito e aveva voluto indietro il documento. No, gli hanno risposto. È di proprietà della banca".
Aveva ricevuto anche lui la lettera
in cui si diceva che il suo profilo non era più adeguato all’investimento?
"Sì a giugno e poi anche dopo. E logicamente si era preoccupato. In banca l’avevano tranquillizzato: "Anche i miei genitori ad Arezzo hanno questi bond"
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MILANO - Per la prima volta, in Italia, quattro banche - Carife, CariChieti, Banca Etruria e Banca Marche - sono state "risolte" con un meccanismo che anticipa in parte il bail-in (’salvataggio interno’) che entrerà in vigore dal 1° gennaio prossimo e in parte ricorre al vecchio bail-out (’salvataggio esterno’), già andato in scena durante la crisi finanziaria, ma questa volta senza prevedere l’iniezione diretta di soldi pubblici nel capitale delle banche in difficoltà (fatte salve le esenzioni fiscali sui contributi versati dalle banche ’salvatrici’).
Il primo aspetto è quello che coinvolge direttamente i risparmiatori. Nel decreto di salvataggio si prevede che le azioni e le obbligazioni subordinate delle ’vecchie’ banche siano interamente svalutate: sono diventati pezzi di carta. E rappresentano quindi una perdita al 100% per chi le ha sottoscritte. In questi quattro casi, dal punto di vista del capitale, dati che risalgono anche al 2012 indicano 2 miliardi di euro di azioni azzerate (secondo Moody’s). Sono poi coinvolti 788 milioni di euro di obbligazioni subordinate. Sono strumenti che, in caso di difficoltà dell’emittente, prevedono il rimborso del capitale solo ’in subordine’ rispetto ad altri titoli, cioè le obbligazioni ’senior’, che hanno un grado di protezione maggiore. Il problema che emerge dalle testimonianze raccolte è che ben pochi dei sottoscrittori di queste obbligazioni erano a conoscenza del rischio al quale andavano incontro.
Dopo che azioni e obbligazioni hanno assorbito le perdite, i crediti in sofferenza (cioè morosi) delle vecchie banche sono stati svalutati: da 8,5 miliardi, il loro valore è stato abbattuto a 1,5 miliardi (il 17% circa del valore originario, un dato di gran lunga inferiore al valore medio di copertura delle sofferenze in Italia). Sono poi stati trasferiti in una bad bank, una "banca cattiva" che non ha la licenza per l’attività tradizionale: è una scatola per le sofferenze, per venderle a operatori specializzati, sperando di recuperare i denari in gioco. Gli altri attivi delle vecchie banche, cioè le parti buone, sono finite in quattro nuove entità, dotate di un capitale necessario per operare, in vista della loro cessione. Le risorse necessarie a queste operazioni, circa 3,6 miliardi, sono arrivate dal sistema bancario attraverso un Fondo di risoluzione, al quale torneranno i proventi della vendita dei crediti in sofferenza e delle banche risanate. Per questo alcuni parlano ancora di bail-out, salvataggio da fuori, ma senza soldi diretti dei contribuenti (come era invece accaduto in alcuni Paesi, durante la crisi, quando gli Stati avevano messo direttamente capitali nelle banche in crisi).
La Commissione Ue ha accertato comunque che ci sono aiuti di Stato, ma in una misura tale da non generare una distorsione del mercato e quindi ha dato il via libera all’operazione. Per di più, su una parte di quei fondi (1,65 miliardi di finanziamento delle maggiori banche), c’è una garanzia della Cdp che scatterà se il Fondo di risoluzione non sarà capiente per rimborsare quella linea di credito, alla scadenza tra un anno e mezzo.
La morale della vicenda è tirata da un report di Moody’s: è la prima volta che gli obbligazionisti subordinati subiscono un azzeramento del loro capitale, in queste proporzioni, per l’Italia. "Visto che molti investitori erano piccoli e privati, ciò potrà accrescere la consapevolezza - tra il retail - della rischiosità dei meccanismi di risoluzione per gli obbligazionisti, irrigidendo ulteriormente la vendita di bond attraverso la rete di filiali a vantaggio dei depositi, maggiormente garantiti". Una lezione amara, che in molti sperimentano sulla pelle. Senza considerare, poi, che dal 2016 il meccanismo del ’salvataggio interno’ si dispiegherà in tutta la sua forma, colpendo potenzialmente anche altri soggetti interessati alla banca.
Se, un domani, una banca in difficoltà non avrà un piano di risanamento ritenuto consono dall’Autorità, la ristrutturazione peserà (fino all’8% delle passività della banca in questione) su, nell’ordine: azionisti, obbligazionisti ’junior’ (meno garantiti, i subordinati già chiamati a pagare con le quattro banche in questione), obbligazionisti ’senior’ e correntisti oltre 100mila euro. Se ancora ciò non fosse sufficiente, interverrà il Fondo unico di risoluzione per un ammontare fino al 5% della banca in crisi. Cosa significa questo? Uno studio recentemente commissionato dal Parlamento europeo ha simulato cosa sarebbe accaduto se le regole del bail-in fossero state valide durante la crisi finanziaria tra il 2007 e il 2014. Su un campione di 72 banche salvate, che hanno totalizzato perdite per 313 miliardi, 153 miliardi sarebbero stati assorbiti con i fondi propri e il coinvolgimento dei creditori. Nei fatti, invece, i salvataggi andati in scena in passato, con i soldi pubblici, hanno spalmato su tutti i cittadini il costo degli errori di manager e stakeholder.
Il bail-in è nato proprio per evitare questa ingiustizia di fondo, ma agli obbligazionisti inconsapevoli delle banche salvate non sembra certo vero.
BOSCHI
ROMA - Nel giorno in cui sulla vicenda del salvataggio di quattro banche da parte del governo cala pesantemente la tragedia del pensionato suicidatosi per aver perso tutti i suoi risparmi, Maria Elena Boschi prende le difese di un altro anziano, schierato dall’altra parte della barricata: suo padre Pier Luigi, per otto mesi vicepresidente della Banca Etruria, proprio uno degli istituti messi sotto accusa da quei clienti che hanno visto evaporare i loro investimenti nei fondi obbligazionari.
"Mio padre è una persona perbene e se sento del disagio è verso di lui e la mia famiglia" dichiara il ministro delle Riforme alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa. Il senso di colpa, spiega Maria Elena, se lo porta addosso perché va di pari passo con la visibilità e il peso politico guadagnati in qualità di volto e spesso portavoce del governo Renzi. "Se mio padre è finito nelle cronache, è perchè è mio padre e mi spiace. Ma lo conosco, conosco la mia famiglia e affronteremo questo momento" assicura il ministro, ritrovando subito l’ottimismo che costituisce da sempre il dna dell’esperienza di governo renziana.
Maria Elena fa capire di non aver potuto nulla per evitare la gogna e le facili strumentalizzazioni al papà. Piuttosto, rimarca il ministro, proprio l’esecutivo di cui è parte "ha commissariato la banca in cui per otto mesi è stato vicepresidente mio padre. Quindi il governo non ha fatto favoritismi né leggi personali". Il governo, prosegue, "ha fatto ciò che riteneva giusto e che poteva fare". Ovvero, salvare quelle quattro banche.
"Sul piano politico non c’è nessun disagio - chiarisce Boschi - perché il nostro governo è intervenuto per evitare che quattro banche chiudessero. Queste quattro banche avranno un futuro ridimensionato, ma avranno un futuro". Mentre, per i loro risparmiatori, "ci sarà un intervento ulteriore che presenteremo nelle prossime ore per andare incontro a chi non è stato tutelato per attenuare il peso della situazione che si è creata". "Stiamo approfondendo un intervento ulteriore nella Legge di Stabilità per andare incontro" agli obbligazionisti straordinari, afferma ancora Boschi, "ci sono varie ipotesi di interventi di carattere di solidarietà: dobbiamo capire quanto intervenire a livello pubblico e quanto trovare soluzioni alternative".
"Anche Bankitalia - ricorda Boschi - ha detto che ci sono responsabilità proprio dell’Europa e la Commissione europea ha replicato. Io credo che ci voglia in qualche modo la capacità di chi ci rappresenta a livello europeo di starci davvero. Sento in questi giorni tante polemiche da parte di alcuni esponenti di opposizione rispetto alla situazione attuale del nostro Paese, però quando si trattava di affrontare queste scelte in Europa che noi oggi subiamo, non erano in Parlamento ma in qualche trasmissione televisiva. Credo dunque che ci voglia la collaborazione di tutti se vogliamo avere una soluzione diversa per il nostro Paese a cominciare dal ruolo che giochiamo in Europa, che stiamo cercando di giocare in Europa".
Piuttosto, come accaduto per tante altre criticità del sistema Italia, anche per il settore bancario Maria Elena Boschi invita a cercare le responsabilità dell’accaduto nel passato, quando "i governi precedenti non hanno ritenuto di intervenire sulle banche, anche se c’erano elementi di sistema di fragilità". "E’ una situazione che ha radici
negli anni - ribadisce Boschi -. C’era anche un quadro comunitario differente, ma oggi non sono più possibili interventi. E’ giusta ogni proposta in Parlamento anche per una commissione di inchiesta vera, approfondita, per accertare le responsabilità a vari livelli".
DAL CORRIERE DI STAMATTINA
ROMA Tutta colpa della Ue. Se all’indomani del decreto del governo per salvare Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e Cassa Ferrara gli azionisti e i sottoscrittori di obbligazioni subordinate hanno perso i loro risparmi, la responsabilità va individuata nella Commissione Europea. A sostenerlo è Bankitalia, durante l’audizione di Carmelo Barbagallo alla Camera mentre il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, rivendica «con orgoglio l’azione del governo per salvare le banche, i lavoratori e i correntisti senza usare denaro pubblico».
Barbagallo è il capo del dipartimento vigilanza bancaria di Via Nazionale e ieri, davanti alla commissione Finanze, ha spiegato che il ricorso al Fondo interbancario di tutela dei depositi per salvare i 4 istituti «non è stato possibile per la preclusione manifestata da uffici della Commissione Ue, da noi non condivisa, che hanno ritenuto di assimilare ad aiuti di stato gli interventi del fondo». Il dirigente di Bankitalia ha poi aggiunto che l’utilizzo del Fondo, sommato alle risorse apportate dalle banche, «avrebbe consentito di porre i presupposti per il superamento delle crisi senza alcun sacrificio per i creditori delle 4 banche». Molto critico anche Renzi, sia verso la Ue sia nei confronti dei precedenti governi e di chi ha gestito le 4 banche fallite: «Quello che è successo a certe banche è il frutto di venti anni di scelte discutibili. In passato i governi hanno deciso di non intervenire per il consolidamento del sistema: credo sia stato un errore. La Merkel ha messo 247 miliardi per salvare il sistema del credito tedesco, che ancora oggi è peggio del nostro».
L’Italia è stata invece costretta a utilizzare, per il salvataggio delle 4 banche, il fondo di risoluzione, uno strumento alimentato attraverso i contributi del settore, altrimenti da Bruxelles sarebbe partita l’accusa di aiuto di Stato. Una ricostruzione della vicenda, tuttavia, non condivisa dalla commissione Ue, che tramite un portavoce ha segnalato: «La decisione di far scattare la risoluzione usando il fondo nazionale di risoluzione è stata presa dalle autorità italiane». Un documento della commissione ha rivelato, tra l’altro, che, a novembre, alla vigilia della decisione all’Italia sono state illustrate tre soluzioni. Un paio delle quali avrebbero in ogni caso previsto forti perdite per azionisti e obbligazionisti subordinati.
Resta che Barbagallo ha respinto con fermezza le accuse in merito ai danni subiti da circa 130 mila risparmiatori. «Senza il decreto legge e senza l’intervento di risoluzione saremmo andati verso il bail in (salvataggio a carico dei privati, ndr), e sarebbero stati intaccati anche i risparmi dei correntisti sopra i 100 mila euro e gli obbligazionisti ordinari», ha detto. In altri termini, in caso di bail in sarebbero stati a rischio anche «i circa 12 miliardi di euro di massa non protetta delle quattro banche, inclusi i 2,4 miliardi di obbligazioni non subordinate».
Sul fronte bancario in audizione ha parlato Giovanni Sabatini, il direttore generale dell’Abi (Associazione bancaria italiana), sostenendo che sarebbe stato possibile ricorrere al Fondo interbancario. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha invece tenuto a ricordare che i risparmiatori colpiti potranno ricorrere in ultima istanza al giudice. Patuelli ha poi annunciato che al comitato esecutivo dell’Abi del 16 dicembre ci sarà un consulente legale, per valutare come fare fronte agli oneri (2,3 miliardi) imposti al sistema bancario per salvare i 4 istituti.
Andrea Ducci
LE REGOLE (DAL CORRIERE DELLA SERA)
Per evitare il fallimento delle banche italiane in principio fu l’Iri. Poi vennero, in tempi molto più recenti, i Tremonti bond. Dal primo gennaio 2016 le banche dovranno salvarsi da sole. A spese, quindi, dei loro obbligazionisti e dei loro azionisti. Anche se sono piccoli risparmiatori. Le norme europee recepite in questi giorni — proprio mentre è arrivata al dunque la complessa vicenda di Banca delle Marche, Banca Etruria, CariFerrara e CariChieti — spezzano infatti il legame tra rischio bancario e rischio sovrano, stabilendo che gli Stati dell’Unione europea possano rifinanziare una banca solo se gli oneri del dissesto sono stati condivisi con chi ha in tasca titoli dell’istituto e, in ultimissima istanza, utilizzando anche la quota che eccede i 100 mila euro dei semplici depositi bancari. Anche adesso la garanzia assoluta riguarda solo i conti correnti e i libretti di risparmio al di sotto dei 100 mila euro. Ma l’opzione del salvataggio pubblico (pagato da tutti) non era regolamentata come accade ora. Le nuove regole prevedono un’Autorità e un Fondo di risoluzione e nuove procedure per le banche che devono avere nel cassetto, anche se stanno bene, un piano per gestire le emergenze.
Che cosa prevede la nuova scala del rischio per chi investe in banca? In realtà non è molto diversa da quella vecchia: la differenza fondamentale viene stabilita dal fatto che, se le cose vanno male, la possibilità di perdere i propri soldi è concreta. In prima fila ci sono gli azionisti e i titolari di obbligazioni subordinate (vedi box) che possono non solo vedere sfumare la cedola ma anche subire abbattimenti del valore fino al 100%. Esattamente come i titoli azionari. Più sicure — e infatti oggi rendono a cinque anni poco più dell’1% — le obbligazioni senior e la quota di depositi bancari di privati e imprese che eccedono i 100 mila euro. Ma anche queste ultime due categorie rischiano qualcosa. La garanzia completa e assoluta riguarda solo i conti correnti e i certificati di deposito sotto i 100 mila euro, che oggi ammontano nel nostro Paese a poco meno di 600 miliardi.
Non entrano invece in gioco nemmeno con le nuove regole, perché non sono attivi della banca, i contenuti delle cassette di sicurezza o i titoli (Btp, azioni, fondi o altro) detenuti in conti e gestioni a meno che, come già detto, non si tratti di azioni e obbligazioni emessi dalla banca in questione.
Che cosa deve fare un risparmiatore? Per prevenire situazioni complicate — come quelle in cui si trovano i clienti e, secondo il sindacato dei bancari Fabi, anche 4 mila dipendenti delle banche in difficoltà — occorre aumentare il grado di vigilanza e di consapevolezza personali. Cambiare banca se la solidità di quella di cui si è correntisti non è più da prima della classe è un passo da valutare più che in passato. Chi acquista prodotti finanziari in banca deve rispondere ad un questionario (Mifid) che serve a stabilire il suo profilo di rischio e la conoscenza dei mercati finanziari. Negli ultimi anni la progressiva discesa dei tassi di interesse ha spinto i risparmiatori ad accettare più rischio per guadagnare. Il punto di approdo, però, non può essere il destino di chi oggi perde soldi e non sa perché. Oltre alla possibilità di un aiuto pubblico, restano le vie legali. Secondo Vanna Pizzi, avvocato di Federconsumatori che segue la vicenda, se i contratti non permettono l’individuazione della natura «subordinata» dei titoli o se le persone a cui sono stati venduti sono chiaramente «incompatibili» con l’investimento si può valutare il ricorso alla giustizia.
Giuditta Marvelli
ROMA Mentre il governo è ancora alla ricerca di una soluzione, comunque difficile, per limitare le perdite degli obbligazionisti subordinati, Bankitalia ha stabilito gli emolumenti dei nuovi amministratori delle quattro banche “salvate” dall’esecutivo. I nuovi vertici di Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e Cassa Ferrara costeranno 2,4 milioni in tutto, in media 600 mila euro l’anno per ciascuna banca. Se c’è chi sottolinea come questo costo sia il più basso tra le banche italiane, è anche vero che nessun istituto di credito in Italia ha appena tre consiglieri d’amministrazione come le banche appena risorte dalle ceneri. Il costo pro-capite dei nuovi cda, in ogni caso, non è certamente il più basso del sistema. Roberto Nicastro, che delle quattro nuove banche è presidente, ed in tale qualità ha scritto ieri ai correntisti chiedendo fiducia, prenderà 400 mila euro al netto dei bonus e dei premi (un quarto del suo ultimo stipendio a Unicredit, da cui è uscito con 5,5 milioni di liquidazione), gli amministratori delegati dovrebbero avere tra i 250 ed i 350 mila euro (quest’ultimo è il compenso di Gianfranco Bertola all’Etruria), mentre ai consiglieri andrebbero circa 80 mila euro annui.
Sistemati i vertici, al governo resta da risolvere il problema dei piccoli risparmiatori che avevano investito, magari inconsapevolmente, nel capitale delle banche, ora azzerato. Per gli azionisti non c’è niente da fare, e il governo tenta almeno di ristorare, anche solo parzialmente, i portatori delle obbligazioni subordinate. Operazione difficilissima, senza infrangere le direttive Ue sugli aiuti di Stato e quelle sui salvataggi bancari. Il governo così pensa alla soluzione spagnola, dove il rimborso agli obbligazionisti che hanno dimostrato di essere stati raggirati è stato riconosciuto dai tribunali. Per accelerare si ipotizza anche la creazione di un apposito foro arbitrale nel quale risolvere le controversie e stabilire il rimborso a favore di chi dimostrerà di non essere stato informato a dovere, e secondo norma, sui rischi degli investimenti.
Mario Sensini
IL SUICIDIO
ROMA «Non mi hanno rimborsato le obbligazioni, la banca sta fallendo. Così ho perso tutti i risparmi». Su quel biglietto per la moglie, che lei stessa ha trovato accanto al corpo del marito, c’è tutta la disperazione di un pensionato di 78 anni, Luigino D’A., suicida nella sua villetta alla periferia di Civitavecchia. Dopo undici giorni di silenzio, senza che la sua drammatica vicenda — risalente al 28 novembre scorso — sia mai stata resa nota, la sua morte getta ora una luce sinistra sull’operazione Salvabanche che il 23 novembre scorso — con decreto legge —, azzerando le azioni e le obbligazioni subordinate, ha consentito la sopravvivenza di quattro istituti di credito in crisi: Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti e Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio.
Di quest’ultimo istituto il signor Luigino era un correntista nella filiale di Civitavecchia. Lì aveva investito in subordinate i suoi risparmi. Più di 100 mila euro, c’è chi dice 170 mila. Passata una settimana d’inferno, cercando di capire come tornare in possesso dei suoi soldi, schiantato dalla disperazione, ha deciso di farla finita: solo in casa, si è impiccato al balconcino interno. Alle cinque del pomeriggio la moglie è tornata nella villetta e si è trovata davanti la macabra scena. Ma c’era anche quel biglietto a confermare i suoi sospetti sulle ragioni che avevano spinto il marito a togliersi la vita. Lo scritto è stato acquisito dalla polizia. Gli investigatori si sarebbero già recati nella filiale — dopo che al vecchio nome della banca è stata aggiunta la parola «Nuova» — per interrogare il direttore e i funzionari. Sul caso la Procura ha aperto un fascicolo.
Sconvolti i familiari del signor Luigino ai quali ieri è arrivata la solidarietà di FederConsumatori e Adusbef che da tempo raccolgono le denunce di risparmiatori (si parla di 130 mila persone) che hanno perso tutto. E che ieri, invitando «a non fare gesti sconsiderati», hanno parlato di «esproprio criminale», annunciando di aver chiesto al procuratore di Civitavecchia di aprire un’indagine per istigazione al suicidio e di verificare «se il decreto di Bankitalia recepito dal governo sia compatibile con le norme penali e con la Costituzione».
Proprio come hanno sottolineato ieri anche i 400 ex obbligazionisti di Banca Etruria riuniti in assemblea alla Borsa Merci di Arezzo. Da loro parole dure contro il governo: «Avete salvato le banche, avete inguaiato noi».
Rinaldo Frignani