Paolo Siepi, ItaliaOggi 10/12/2015, 10 dicembre 2015
PERISCOPIO
Tutto pronto per fare il presepe. Appena mi confermano la no fly zone sopra casa, comincio. Gianni Macheda.
Certo che, se uno sogna di trovare in Paradiso 72 vergini, immolarsi assieme alla moglie è un po’ una cazzata. Il rompi-spfread. MF.
Guerra all’Isis. Renzi cauto: «L’atteggiamento deve essere quello tipico dell’Italia». Aspettare di capire chi vince. Spinoza. Il Fatto.
Sull’Autobrennero 100 km di coda per i mercatini di Natale. Al casello c’era chi rivalutava il Ramadan. Il rompi-spread. MF.
Voce autorevole e accattivante, tailleur blu, camicetta bianca, foulard a fondo rosso. Marine Le Pen, col suo aspetto da Marianna un po’ ingrassata, è ormai il volto più popolare della Francia. Carlo Rossella. Il Foglio.
Ora è al potere un leader politico nato in un anno spartiacque, Matteo Renzi, registrato all’anagrafe l’11 gennaio 1975. Giorgio Napolitano era nato esattamente cinquant’anni prima. Marco Damilano, La repubblica del selfie. Rizzoli, 2015.
Due o tre giorni di tensione sull’ultimo scandalo, eppoi silenzio. Rimane il rumore delle cadute d’interesse. Dino Basili. Minidrink.
Qui, in Germania, han preso salda dimora le osterie di vinattieri greci e turchi, dove mangiano e trincano scuri e baffuti immigrati, i cui nipoti e pronipoti, vanificando gli sforzi di Leopoldo e del re polacco Sobieski, che per lui vinse sotto le mura di Vienna, diverranno signori di queste contrade, quando, tra cento anni, se il ritmo attuale continuerà il popolo tedesco sarà estinto. Piero Buscaroli, Paesaggio con rovine. Camunia. 1989.
Per lanciare il mio «l’Italia dei Comuni» ho confezionato di mio pugno una mezza dozzina di interviste per la Fiera Letteraria, Gente, l’Europeo, Tempo, La Notte, il Corriere di informazione e persino per la Gazzetta di Parma, il Giornale di Mantova, Telstar di Palermo. Un po’ me ne vergogno. Ma accanto al tavolo, alla Rizzoli, c’era quello di Berto, il candido Berto, che ho visto più assatanato di me a firmare e a dedicare copie de La cosa buffa, sollecitare articoli e recensioni. E allora, visto che le cose stanno così, ho preso il coraggio a due mani e ho chiesto a Ferrauto di farmi vincere il premio Bancarella. Non ha battuto ciglio. Ha solo fatto un rapido conto dei voti di cui dispone, e ne ha concluso che la cosa è fattibilissima. Così, in Italia si dispone del premio che dovrebbe andare al libro più venduto dell’anno, prima ancora che questo libro sia uscito. Indro Montanelli, I conti con me stesso. Rizzoli, 2009.
Ora è tutto diverso perché la gente non è né disperata, né contenta, vive così, nel benessere. Nella sazietà. Sebastiano Vassalli, L’oro del mondo. Einaudi, 1987.
Faccio come quegli asini restii che capiscono solo il bastone. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli, 2014.
Nonostante l’antiamericanismo di sinistra, tutto ciò che proveniva dall’America diventava mitico, anche le studentesse. Accusando la dirigenza del Pci di maschilismo, le due barricadere vogliono tutto e subito, la vittoria politica e la conversione delle anime. Pensano che andando alle elezioni con Vendola candidato premier arriverebbero al quaranta per cento. «Stavolta ce la facciamo» dice mia sorella, «il Pd segna a porta vuota, in piazza eravamo tantissime». Ugo Pirro, Osteria dei pittori. Sellerio, 1994.
Disse che lei aveva perso ogni freschezza. Continuamente aumentava di peso e sentiva crescere in sé, nel corpo come nello spirito, una cotenna pesante e opprimente, che l’allontanava da quello che era stata. Invecchiare era nient’altro che sentire crescere quella cotenna. Carlo Sgorlon, Il regno dell’uomo. Mondadori, 1994.
Ci volle del tempo prima che qualcuno si prendesse il disturbo di venire al telefono, e già cominciavo a marcare a fuoco con dure parole quella piratesca sciatteria. Con uno slancio che corrispondeva perfettamente al mio stato d’animo, esclamai: «Merda!». E in quel momento qualcuno, dall’altra parte, sollevò il ricevitore e una voce stranamente rauca disse: «Si?». Fui deluso. Avevo contato su una voce morbida da suora, su un odore di caffè lungo e di dolcini secchi, e invece: una gracidante voce maschile e un odore di cavolo e di tabacco ordinario, così penetrante che mi venne subito da tossire. Heinrich Boll, Opinioni di un clown. Mondadori, 1965.
Scriveva tanto, a flussi e ondate, a ritmo sinfonico. Andrea Gentile, Volevo tutto. Rizzoli, 2014.
Il personaggio cinese più curioso del treno compare poco dopo. È vestito di bianco, sulla bocca ha una pezzuola pure bianca come se la mette il chirurgo in sala operatoria e nella mano destra uno di quegli ammazzamosche, che sembrano piccoli battipanni. Viene avanti adagio, lungo il corridoio in mezzo ai sedili e si guarda intorno: appena vede una mosca, la colpisce con decisione, la raccoglie, la chiude in un cestello che ha nell’altra mano. Sorprende la sua serietà, e ancora di più sorprende la serietà con cui i viaggiatori lo osservano. Da noi, quell’uomo, con un simile incarico, farebbe forse ridere; ma qua, intanto, le mosche sono state sconfitte. Enrico Emanuelli, La Cina è vicina. Mondadori, 1964.
I bar del centro sono popolati da imprenditori indebitatissimi, protestatissimi, pignoratissimi, dettaglianti di stupefacente maltagliato. Il carabiniere di quartiere in uniforme e bandoliera, la medaglietta dell’Afghanistan sul petto, qualche sudamericana che succhia in casa a prezzi convenienti, giovani maggiorenni rapati, gonfiati dagli effetti della vodka liscia, i noti camorristi in soggiorno obbligato, con il fegato ormai andato, petto nodo, panza fora, camisa verta sul davanti, anellone d’oro sul mignolo e unghia del mignolo che si vede a chilometri come un faro costiero, codino occipitale fatto solo di quattro fili quattro, a guardare il nulla, un nulla sempre stabile sopra Insaponata di Piave. Franco Maino, Cartongesso. Einaudi, 2014.
Iniziano tutti a spizzicare furiosamente, troppo raffinati per mangiare. Pinzimonio, focaccine di mais, ricci di mare all’aceto. Daniela Raineri, Mille esempi di cani smarriti. Ponte alle Grazie, 2015.
Lei, certa della sua avvenenza: «Come mi trovi?». Lui, un po’ cafone: «Per caso. Non ti cercavo affatto». Philips Bouvard, Journal drôle et impertinent (Diario comico e impertinente). J’ai lu. 1997.
A Manlio Cancogni sembrava non gliene fregasse niente, quindi era un uomo elegante. Camillo Langone. Il Foglio.
Non ho abbastanza forza di volontà per cedere alle mie debolezze. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 10/12/2015