Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 07 Lunedì calendario

FILA, LE MATITE CHE SFIDANO IL TABLET “IN BORSA SERVIVA UN PO’ DI COLORE”

Scopeti (Firenze) «Questi sono prodotti per stampaggio a polipropilene, la base per le cannucce dei Turbocolor, i pennarelli a marchio Giotto: da questo macchinario ne escono 64 ogni 13 secondi circa, ogni anno 230 milioni »: con Claudio Poli, direttore dello stabilimento, inizia il viaggio dentro la sede della Fila, Fabbrica italiana lapis e affini, l’azienda italiana che nei suoi 11 stabilimenti in tutto il mondo produce matite colorate e in grafite, i pennarelli Giotto, il Das, il Pongo e il Didò, il Tratto Pen, le penne a sfera, le tempere e i pastelli, i marcatori, i gessetti. Un mondo di prodotti all’insegna della manualità che sopravvivono ai pc, ai tablet e agli smartphone, tanto da essere riusciti a sbarcare recentemente in Borsa. Diciassettemila metri quadrati coperti nel cuore del Chiantishire, una delle aziende più amate dai bambini insieme a quelle della Nutella e del Bauli. «Quando vengono in visita le scolaresche, sono tutti così curiosi, arguti, fanno domande che rischiano di metterci in difficoltà», racconta Poli. Il quesito più ricorrente riguarda i materiali: che c’è dentro? Vogliono sapere cosa maneggiano quando, ogni giorno, scrivono, colorano, disegnano e quando impastano pongo e plastiline, cosa si mettono in bocca quando masticano il tappo di una penna, come molti fanno quando studiano. Facile immaginare la loro sorpresa quando si imbattono in sacchi e sacchi di sale di Sicilia: impastato con acqua e farina dà vita al Didò, dedicato ai più piccoli che hanno dai 2 ai 5 anni. Un macchinario tecnologicamente avanzato impasta tutto, poi a caduta lo invia nella sala di produzione sottostante, dove diversi computer collegati ad appositi sensori sono la cabina di regia intelligente che richiama quantità, colori e testura giusta per ogni prodotto. Ogni parametro è stabilito via hi-tech. Le macchine per l’impasto base delle argille del Das e delle plastiline sono identiche alle impastatrici di dolci e panetteria. Ogni macchina sforna impasti da 450 chili a lotto. I bambini sono lo zoccolo duro di questo mercato, completato dal target hobby, art & craft, costituito da adulti appassionati di arte, ma anche da artisti professionisti. E se le norme sono stringenti su tutti i prodotti, quelle indirizzate ai bambini sono ancora più rigorose. «Questa macchina sta tirando il tappo di plastica del Giotto Bebè, non deve venire via», racconta Giovanni Fraschi, responsabile del laboratorio di ricerca, al piano superiore alla zona di produzione, a cui fanno capo tutti gli altri laboratori nel mondo. Spiega Fraschi: «Lo standard normativo fissa la verifica della tenuta del tappo a 9 chili di trazione, ma noi arriviamo fino a 25». I bambini calpestano e sbattono i balocchi. Tutto sotto controllo: il crash-test sottopone il giocattolo per i calchi in plastilina alla prova rottura. E se alla fine si rompe, i pezzi non devono risultare di diametro inferiore a quello di un cilindro, chiamato la gola europea. Un altro apparecchio con un foro invisibile misura eventuali puntuosità a rischio... Si fa presto a dire rispetto delle normative. Una stanza piena di faldoni è lo specchio del quadro normativo in vigore. I ricercatori prima devono studiare tutto, poi si passa ai test reali, alla sperimentazione, all’invenzione e innovazione. «Vede questo colore – spiega Fraschi, tenendo in mano una bottiglietta in cui si vede un liquido in alto e sotto una base solida – La separazione è netta: se con il passare del tempo questa separazione si verifica per un prodotto destinato ad artisti e appassionati di arte nessun problema, sono abituati a mescolare, ma per un bambino non va bene, dobbiamo fare in modo che colore sia sempre pronto all’uso». In Italia e negli altri stabilimenti europei si concentra la produzione di pennarellli e altri prodotti cosiddetti “capital intensive”. Mentre le matite colorate a Shanghai e in Messico, dove la manodopera costa meno. Nonostante i pc e i cellulari si continua a scrivere a mano. La moda delle mappe mentali per prendere appunti e preparare discorsi, per esempio, suggerite dai guru del management, ha fatto risorgere l’uso dei colori. E negli Usa, patria delle tecnologie, il mercato delle matite, vendute rigorosamente non temperate, è in piena fioritura. Durata, essiccazione, linearità del tratto. I parametri da misurare in un pennarello sono tanti. I pennini di diversi colori azionati da una macchina, descrivono tanti cerchi continui su un foglio Iso: una maratona per capire quanto vivono. Se percorrono almeno 700 metri arrivano al traguardo: è il corrispettivo di un trimestre di scuola. Promossi. Nei forni e nei congelatori si misura la resistenza al caldo e al freddo. Una tempera venduta a Montreal, dove d’inverno si arriva a -40 gradi, una volta scongelata deve garantire che riacquisti tutte le sue proprietà. Climi diversi, mercati diversi. «In India esistono, per esempio, anche pennarelli di dimensioni ridotte – racconta Pietro Frova, direttore marketing – Si tagliano di alcuni centimetri e il prodotto costa meno in vendita ma anche in produzione. Per andare incontro alle famiglie che hanno meno capacità di spesa». L’India è un mercato in forte crescita. A novembre Fila ha aumentato la partecipazione nella Wrpl, Writefine Products, azienda locale di proprietà della famiglia Raveshia e Rajiani, e ora Fila è azionista di maggioranza e controllo. Il marchio principale di questa azienda è il Doms, uno dei “50 Fast brand indiani 2015”. Prodotti tanto piccoli quanto sofisticati. E anche qui, come alla Boeing con il carbonio, si lavora su nuovi materiali, sempre più leggeri, resistenti. Con rese finali originali: come l’impasto che la ricercatrice sta stirando con il mattarello, per realizzare minisculture a colori sfumati con effetto marmorizzato. Con i materiali della Fila si possono realizzare vere e proprie sculture. Lo prova il pesce, che sembra vivo, appeso nella stanza di Massimo Gigli, grafico, il creativo del gruppo. Sommerso da barattoli, astucci e vasetti colorati fa venire voglia di mettersi a giocare anche agli adulti. Con le sue idee e lo staff di sviluppo, la Fila ha vinto il premio di design per la confezione del Didò “Winnie the Pooh”. Un altro importante premio storico ottenuto dall’azienda è quello del Tratto-Pen, il pennarello da scrittura, nato nel 1973. Presentato alla fiera di scrittura Chibi Cart di Milano, arriva a vincere nel 1979 il Compasso d’oro, trampolino per che gli è valso un posto al Moma di New York.
Paola Jadeluca, Affari&Finanza – la Repubblica 7/12/2015