Paolo Siepi, ItaliaOggi 9/12/2015, 9 dicembre 2015
PERISCOPIO
Regali di Natale per bambini al tempo dell’Isis: il Barba PamPam. Gianni Macheda.
La popolarità di Vladimir Vladimirovich Putin rimane alle stelle. Forse qualche punto sotto i momenti di gloria, innescati dal sussulto di nazionalismo patriottico prodotto dalla vicenda ucraina, che ora appare congelata e priva di sbocchi immediati. Ma pur sempre con indici di gradimento intorno all’80%. Quello che il politologo Stanislav Belkovski definisce il «rito monarchico» che lo protegge e lo immunizza, sembra funzionare alla perfezione: «È un teorema del potere fondato su tre assunti: la mancanza di alternativa al monarca; il suo essere al di sopra della legge che lo rende forte agli occhi del popolo; la sua intoccabilità, nel senso che qualunque cosa accada non ne deve rispondere e tutto ciò che non funziona nel Paese va addebitato al governo non al sovrano, il quale è buono per definizione». Paolo Valentino. Corsera.
Per i meridionali è rassicurante pensare che al potere ci siano persone disoneste: è un modo per mimetizzare la loro stessa disonestà e per coltivare i loro vittimismi e fatalismi. In realtà credo che De Luca e De Magistris siano brave persone. Hanno solo commesso l’errore di pretendere di governare una regione e una città ingovernabili. È pericoloso. Edoardo Bennato. (Vittorio Zincone). Sette.
Qui, tra queste pareti del Corriere si raccontò e si racconta ancora, si racconta sempre, L’Italia del caffè, quella dei berretti infangati, della provincia essiccata, dei monasteri, dei democratici cristiani o non cristiani, delle ideologie, dei francobolli, del Carosello, di Renato, del Parlamento bello, dei poeti che aspirano al Nobel, l’Italia dei contadini strabici, quella del dadaumpa, l’Italia di Annabella, quella del tailleur per tutte le età, quella delle sfingi decrepite, quella dei relitti senza storia, quella dell’Olio Sasso bimbi, olio di oliva vitaminizzato, quella dell’imperdibile cherry-brandy Stock, che delizia il dessert, nera e selvaggia ciliegia che alligna sulle pendici del Carso e sulle coste dalmate dell’Adriatico: qui, tra queste pareti, si raccontò e si racconta ancora la storia, un labirinto. Andrea Gentile, Volevo tutto. Rizzoli, 2014.
Le mancavano i salmi cantati in russo, i pope barbuti e le icone dei santi. Aveva nostalgia dei campi di girasoli, di patate e di barbabietole nei pressi di Tula, le coltivazioni che si estendevano a perdita d’occhio, finché non cominciavano i boschi di betulle e di abeti. Ma se avesse tentato di ritornare in Russia sarebbe stata arrestata a mandata in qualche gulag, sperduto, pieno di baracche di legno con le finestre rotte, le stufe che non funzionavano e i funzionari svogliati e come persi in un eterno stupore. Carlo Sgorlon, Il regno dell’uomo. Mondadori, 1994.
Il pusher a San Basilio ha fatto storie perché mi presentavo senza Marcello, ma i contanti l’hanno convinto; tanto vale che gli ultimi me li sputtani così, senza nemmeno accompagnare la stupefazione col sesso. Me ne sono pippato quasi due grammi e mi sono impaurito perché a un certo punto non ricordavo più in che anno fossimo; scendendo a comprare la birra, ho sbagliato direzione, m’hanno confuso le robiniere, mi sono trovato all’angolo di Leone IV e non sapevo se andare a destra o a sinistra; il labbro inferiore non rispondeva ai comandi, finalmente mi sono raccapezzato su via Germanico ma non ho badato al gradino della birreria. Cadendo, mi sono visto con gli occhi degli altri, un ciccione calvo, colpito da un ictus che non potrebbe rialzarsi da solo; mentre controllavo l’escoriazione alla mano, m’è arrivato per traverso lo scherno del soccorritore («succede nonnè... ciài solo che da revisionà i riflessi»). Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli, 2014.
C’era un operaio che abitava accanto a casa nostra; si chiamava Frehlingen e anche lui aveva vissuto a lungo con una donna divisa dal marito, di cui manteneva i tre figlioletti. Un giorno era andato da lui il parroco e con la faccia seria e facendo uso di certe minacce aveva preteso che «mettesse fine a quella situazione immorale». Frehlingen, che era un anima devota, aveva finito col cacciar via la donna con i suoi tre bambini. E raccontai anche che poi la donna, per dar da mangiare ai tre figli era finita sul marciapiede e Frehilingen invece, per il dolore (perché le voleva bene sul serio) si era dato al bere. Heinrich Boll, Opinioni di un clown. Mondadori, 1965.
Riga in parte. Coppa rapata. Borotalco. Esalazioni. Occhiali da matematici. Fronte prosciugata. Scacchi, dama e calciobalilla: Mostri: quarantenni di 15 anni, con niente in testa, a parte Cartesio, le coordinate, il mercoledì di Coppia Campioni, Tacconi-Favero-Cabrini, i voti di fisica, laganeghe, la finale di Wimbledon, l’uncia ribellione: il tutto collettivo, due diti dentro il naso, a far la pulizia! La manutenzione del naso! La corezza di gruppo, leccare coltelli, pulire i piatti col pane, fino a farli brillare, spazzolare tutto, mandare in mona quella di latino perché non spiega bene, è indietro col programma, ma simo drio scherzar, ma stiamo scherzando? Franco Maino, Cartongesso. Einaudi, 2014.
Sono il tipo di uomo che si innamora di tutte le donne, dai dodici ai novant’anni. Ero così da giovane e sono così anche oggi. I guai che ho avuto a causa di queste infatuazioni e i dolori che ho causato, li sa soltanto Colui che sta seduto nel Settimo Cielo per tormentarci. Isaac B. Singer, Anime perdute. Longanesi, 1995.
Simonetti, dopo il liceo e le Scienze della Comunicazione, apprese alla corte di Umberto Eco a Bologna, si era messo in testa di giocarsi la partita della vita in una rappresentanza italiano all’estero che si occupasse di diritti umani, mutazioni climatiche, lirica e sostenibilità alimentare, possibilmente in paesi di lingua inglese, fra queste cose degnissime girando il mondo, dopo il master, anche per conto dell’Italia, parlare le lingue, frequentare circoli indipendenti, figlie di diplomatici, buoni ristoranti etnici, far esperienze di vita, invece niente, nonostante l’indubbio talento, sfacchina parecchio a Bellinzona, al chiuso di una società di intermediazione immobiliare, assieme ai figli stronzi della milanodabere, i figli focomelici della romadeiparioli. Franco Maino, Cartongesso. Einaudi, 2014.
Ho sempre diffidato di chi si fida ciecamente di me. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 9/12/2015