Luigi Perna, La Gazzetta dello Sport 9/12/2015, 9 dicembre 2015
SPY STORY MERCEDES
Spionaggio, furto di segreti industriali, trasferimento illegale di dati tecnici e informazioni. Ci risiamo. Tornano i sospetti in F.1 e viene da pensare che sia quasi inevitabile, quando i colossi dell’auto si sfidano in uno sport che costa centinaia di milioni e in cui il risultato dipende più dalla vettura che dal pilota. L’epoca in cui Colin Chapman permetteva a qualche curioso di entrare nel box della Lotus per sbirciare sotto la carrozzeria delle sue monoposto è finita da un pezzo. Se vi chiedete perché oggi gli ingegneri tengano le bocche cucite e siano gelosissimi delle loro macchine basta ascoltare l’ultima «spy story» che viene dal paddock. È la Mercedes vincitutto a sollevarla, accusando un proprio tecnico in partenza di aver tentato di trafugare dati sensibili da portare in dote ad un altro team, che sarebbe la Ferrari.
CAUSA LEGALE L’ingegnere in questione si chiama Benjamin Hoyle e fino a quest’anno era in forze come «performance application team leader» alla divisione motori della Mercedes Amg F.1, che ha sede a Brixworth, lo stabilimento inglese dove lavorano circa 500 dipendenti e in cui nascono le formidabili power unit che hanno dominato gli ultimi due Mondiali. Ebbene, Hoyle all’inizio di questa stagione ha comunicato alla Mercedes l’intenzione di lasciare il posto alla fine del 2015. Ovviamente per trasferirsi nel 2016 in un altro team. Ma, secondo la Casa di Stoccarda, nel frattempo avrebbe tentato di sottrarre dati confidenziali: in particolare quelli relativi alla percorrenza chilometrica e alle rotture meccaniche dei propulsori tedeschi, oltre a un analisi «post gara» del GP d’Ungheria, che fu vinto dalla Ferrari. Per questo motivo, la Mercedes, come riportato ieri dal sito finanziario Bloomberg, ha intentato un’azione legale contro il suo ex dipendente per «violazione della proprietà intellettuale». Ritenendo che «lui e potenzialmente la Ferrari possano aver ricavato vantaggi illegali» dalla vicenda.
NESSUN CONTRATTO La scuderia di Maranello sarebbe quindi chiamata indirettamente in causa dalla Mercedes. Proprio come avvenuto nell’ultimo GP di Abu Dhabi, quando la stessa Mercedes aveva chiesto chiarimenti alla Federazione internazionale sulle restrizioni nell’uso della galleria del vento, richiamando l’attenzione sul rapporto di collaborazione fra Ferrari e il team satellite Haas, che tanti sospetti aveva generato durante la stagione. La Ferrari, in questo caso, si troverebbe in una posizione opposta rispetto alle altre due «spy story» che l’hanno coinvolta in passato e nelle quali era stata vittima. Ci riferiamo alle soluzioni aerodinamiche copiate dalla Toyota nel 2003 (fu condannato un dipendente) e ai disegni spediti alla McLaren dall’ex capomeccanico Nigel Stepney nel 2007 (la squadra di Ron Dennis ricevette una multa di 100 milioni di dollari). Da Maranello, però, smentiscono che Hoyle abbia un contratto firmato con la Ferrari o che fosse in procinto di passare al Cavallino, nonostante nel paddock circolassero voci in merito già al GP di Malesia di fine marzo. Per cui la rossa in teoria non rischierebbe sanzioni sportive. Peraltro la Ferrari non è stata citata in causa da Stoccarda.
POLITICA Non è un caso che questo sia già il secondo attacco in poche settimane da parte della Mercedes, alleata politica della rossa sui regolamenti ma rivale in pista. E soprattutto attenta a difendere la propria supremazia anche nel 2016. Fra l’altro, nel documento inviato da Paddy Lowe alla Fia, c’era un punto che riguardava proprio «gli individui» (personale) in procinto di spostarsi da un team all’altro e i limiti da porre alla condivisione di risultati e ricerche. L’interrogativo riguardava i test in galleria del vento, ma con il senno di poi non è difficile vedere un legame con l’ultima «spy story».