varie, 9 dicembre 2015
DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 7 DICEMBRE 2015
Luisa Barbieri, 80 anni. Di Tirrenia (Pisa), di recente le era stata diagnosticata una gravissima malattia. Il marito Renato Vuillermin, 80 anni pure lui, sconvolto dalla notizia, s’era fatto ogni giorno più depresso. L’altro pomeriggio scrisse un biglietto d’addio per i parenti, prese la sua pistola di piccolo calibro e sparò un colpo nella testa della consorte. Quindi si puntò l’arma alla tempia e fece fuoco.
Tardo pomeriggio di lunedì 30 novembre in una casa a Tirrenia, Pisa.
Rita Fossaceca, 51 anni. Originaria di Trivento, in provincia di Campobasso, medico radiologo all’ospedale maggiore della Carità di Novara, da anni volontaria di For Life Onlus nell’orfanotrofio di Mijomboni, vicino Malindi, in Kenya. «Generosa, umana, piena di entusiasmo», faceva di tutto per migliorare le difficili condizioni di quell’angolo d’Africa e qualche giorno fa, sul suo «diario di viaggio» sul sito di For Life Onlus, aveva scritto tutta contenta: «La mucca è incinta e tra tre mesi avremo anche un vitellino e finalmente il latte per il villaggio». Il pomeriggio di sabato 28 novembre, visto che il giorno dopo sarebbe ripartita per l’Italia, nella villa che ospitava i volontari organizzò una festicciola a cui parteciparono, oltre ai bambini dell’orfanotrofio, i suoi genitori, Giovanni e Michelina, lo zio don Luigi, e due infermiere. Alle 19,30 – i bambini erano appena andati via – stavano cenando in veranda quando fecero irruzione sei uomini armati che volevano soldi e gioielli: buttarono tutti sul pavimento, li picchiarono, gli strapparono di dosso anelli e catene. A un certo punto uno dei sei minacciò la mamma della Fossaceca con un machete, lei si mise in mezzo per difenderla e si beccò un proiettile nel petto. I sei, tutti arrestati. Tra loro il cuoco, il lavandaio e il giardiniere della villa.
Alle 19.30 di sabato 28 novembre a Mijomboni, in Kenya.
Valentino Saba, 64 anni. Nato e residente a Martis, provincia di Sassari, una lunga serie di precedenti che lo avevano portato anche in carcere, di continuo litigava con l’allevatore Gavino Addis, 52 anni. L’altra notte si intrufolò nella sua azienda per rubare o danneggiare qualcosa, l’altro lo sorprese e afferrata una spranga gliela suonò su cranio e torace finché non smise di respirare.
Notte di mercoledì 2 dicembre in un’azienda in località Fransiscu Crappinu a Martis, Sassari.
Una neonata, figlia di una diciassettenne dell’Alta Padovana, che l’aveva concepita col fidanzatino diciottenne, non la voleva, e aveva nascosto la gravidanza ai genitori. Incinta di sette mesi, la notte di mercoledì 18 novembre scorso, mentre i suoi dormivano, andò in bagno, si procurò il parto con un farmaco anti ulcera che le aveva procurato il fidanzato in una farmacia di Milano e subito dopo prese un coltello da cucina e infilò la lama più volte nella pancia e nella testa della piccola. Poi chiuse la neonata in una busta di plastica, ripulì tutto, come nulla fosse andò a dormire e il giorno dopo, col fidanzato, seppellì il cadaverino in un campo. Smascherata da un’emorragia che la costrinse ad andare in ospedale, arrestata mercoledì 2 dicembre per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Il fidanzato, indagato per l’occultamento del cadavere e per aver aiutato la ragazza ad avere i farmaci per l’aborto.
Mercoledì 18 novembre nel Padovano.
SUICIDI
Leone Cian, 64 anni. Insegnante in pensione di Domegge di Cadore (Belluno), solitario e schivo, qualche tempo fa aveva scoperto d’avere un male incurabile. In più l’anno scorso era morta la madre Zaira, con cui condivideva ogni istante della sua esistenza: i due se ne stavano chiusi, da soli, tutto il giorno in casa. Sabato 28 novembre accoltellò i suoi adorati cani e andò in Svizzera per l’eutanasia.
Sabato 28 novembre in Svizzera.
Un uomo di 50 anni. Vigile del fuoco a Oristano, da qualche tempo appariva sempre più depresso. L’altra mattina partecipò ai festeggiamenti della patrona dei pompieri, santa Barbara, poi raggiunse la scogliera di Capo Mannu e si buttò di sotto.
Tarda mattinata di venerdì 4 dicembre a Oristano.
Un uomo di 69 anni. Siciliano, quattro anni fa era arrivato a Prato e siccome non possedeva nulla la curia l’aveva accolto in un alloggio della parrocchia di san Francesco. Lui, in cambio, faceva da custode e sacrestano. Da un paio d’anni la curia gli diceva che doveva lasciare l’appartamento perché c’era da ristrutturare una parte del complesso parrocchiale. Lui non ne voleva sapere e allora, giorni fa, gli avevano fatto scrivere dall’avvocato. Ricevuta la lettera, l’uomo prese una corda, la legò al cancello del chiostro, l’altro capo se lo girò attorno al collo, e si lasciò penzolare.
All’alba di martedì 1° dicembre nel chiostro della chiesa di San Francesco a Prato.