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 2015  dicembre 04 Venerdì calendario

FURTI UNA STORIA INFINITA


Verona. Una storia dei furti d’arte più clamorosi. ancorché sintetica, non può che partire dal più clamoroso: la sottrazione della «Gioconda» dal Louvre, la notte tra il 20 e il 21 agosto 1911 da parte dell’italiano Vincenzo Peruggia. L’opera venne poi ritrovata due anni dopo a Firenze e restituita al museo francese. Ma nel mondo (tenendo da parte la complessa questione degli scavi archeologici che finanziano, tra l’altro, il terrorismo internazionale) è accaduto di tutto.
Nel 1961 alla National Gallery di Londra venne rubato «Il ritratto del duca di Wellington» di Goya: due anni dopo l’autore del gesto, Kempton Bunton, lo restituì. Il 18 marzo 1990 vennero sottratti dall’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston il «Concerto» di Vermeer e altri lavori di Manet, Degas, Rembrandt, opere purtroppo mai ritrovate. «I Girasoli» di Van Gogh sparirono invece nel 1991 dal Van Gogh Museum di Amsterdam e vennero per fortuna recuperati dopo poche ore nella città olandese. Dallo stesso museo, il 7 dicembre 2002, sparirono invece «La chiesa di Nuenen» e la «Vista della spiaggia di Scheveningen» sempre del maestro olandese (mai ritrovate). La notte di Capodanno del 2000 scomparve dall’Ashmolean Museum di Oxford un paesaggio di Cézanne, mentre un altro furto clamoroso avvenne l’11 maggio 2003 al Kunsthistorisches Museum di Vienna dove venne sottratta la «Saliera» di Benvenuto Cellini: il celebre pezzo di oreficeria venne ritrovato in un bosco della periferia della capitale austriaca tre anni più tardi, dopo una lunga e intricata vicenda. La «Madonna dei Fusi», una tavola attribuita a Leonardo, venne sottratta nell’agosto 2003 dal castello di Drumlanrig in Scozia e ritrovata quattro anni dopo in uno studio legale di Glasgow. Il 22 agosto 2004 dal Munch Museum di Oslo venne sottratta un’altra icona del ’900, l’«Urlo» di Edvard Munch: due anni dopo l’opera venne individuata e restituita al museo che la riespose nel 2008. Il quadro era stato rubato e ritrovato anche nel 1994. Nel febbraio 2008 dalla Collezione Bührle di Zurigo vennero rubati quattro quadri di Cézanne, Degas, Van Gogh e Monet: gli ultimi due ritrovati nel 2006.
In Italia, vanno almeno ricordati due furti di grande clamore, avvenuti non in musei ma in chiese. La «Natività» di Caravaggio sparì dall’oratorio di San Lorenzo di Palermo nel 1969 e da allora non se ne sa più nulla, mentre nel 1993 la «Madonna dell’Orto» di Giovanni Bellini fu rubata dall’omonima chiesa veneziana. L’11 agosto 2011, dalla chiesa di San Vincenzo di Modena è sparita una grande «Madonna con il Bambino» di Guercino. Tante ruberie anche nei musei italiani: il «Tribunale della Mercanzia» di Simone Martini scomparve, ad esempio, da Siena nel 1944. Nel luglio 1974 dal museo del Broletto di Novara sparì l’«Ecce Homo» di Antonello da Messina, mentre nel ’75 dalla Galleria d’arte moderna di Milano vennero rubati quadri di Van Gogh, Gauguin e Renoir (ritrovati). Clamore nel 1975 per il furto al palazzo Ducale di Urbino: i ladri portarono via la «Madonna di Senigallia» e la «Flagellazione di Cristo» di Piero della Francesca, per fortuna recuperate in Svizzera l’anno seguente. Tra gli altri dipinti rubati ricordiamo un Cézanne scomparso a Roma dalla Gnam nel 1992. Nello stesso anno, il 23 gennaio, un commando della Mafia del Brenta, guidata da Felice Maniero, rapinò a mano armata dalla Galleria Estense di Modena un bottino composto dal celebre ritratto di «Francesco I» di Velázquez, il «Trittico» di El Greco e quadri di Correggio e Guardi: nel 1995 venne ritrovato il Velázquez, e successivamente le altre opere, grazie al pentimento della mente del furto. Nel 1997 il «Ritratto di signora» di Klimt venne sottratto nella Galleria Ricci Oddi di Piacenza e da allora se ne sono perse le tracce, mentre a Roma, il 19 maggio 1998, due Van Gogh, «Il giardiniere» e «L’Arlesiana», e un Cézanne, il «Cabanon de Jourdan», vennero trafugati dalla Gnam (ritrovati il 6 luglio successivo). Nel 2004 dalla Palazzina di Caccia di Stupinigi (To) sparirono preziosi mobili di Piffetti e Bonzanigo, ritrovati meno di un anno e mezzo dopo nei campi del Torinese.
Stefano Luppi