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 2015  dicembre 04 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - DIETRO SAN BERNARDINO C’È L’ISIS


WASHINGTON - Nel giorno dell’attacco nell’Inland Regional Center, il centro per disabili di San Bernardino, in California, Tashfeen Malik, moglie di Syed Farook, con cui ha massacrato a colpi di fucile d’assalto 14 persone prima che la coppia fosse rintracciata e abbattuta dalla polizia, aveva lasciato su Facebook una sorta di testamento-rivendicazione: un messaggio pro-Is in cui dichiarava fedeltà al "califfo" Abu Bakr al-Baghdadi. Lo riferiscono fonti investigative alla Cnn.

Dopo una verifica, un dirigente di Facebook ha affermato che il post è apparso sul social temporalmente in corrispondenza con l’inizio dell’assalto, aggiungendo che "il profilo è stato rimosso per violazione degli standard di Facebook" e che l’azienda "sta collaborando con le forze dell’ordine". La donna, 27enne di origine pachistana, avrebbe scritto il post con un account diverso dal proprio. Secondo le fonti investigative, l’attacco a San Bernardino sembra essere ispirato, ma non diretto, dallo Stato Islamico. La Reuters segnala che, secondo un’agenzia di stampa che fiancheggia lo Stato Islamico, il massacro "è stato portato a termine da seguaci dell’Is". Una fonte dell’amministrazione Usa ribadisce: "Nella casa dei due aggressori nessun elemento suggerisce che fossero collegati organicamente a organizzazioni terroristiche straniere". La fonte rincara: "Lo Stato Islamico non sapeva chi fossero".

"L’Fbi sta conducendo questa indagine sulla strage di San Bernardino per la possibilità che si tratti di un attacco terroristico" ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest. Più tardi David Bowdich, del Fbi di Los Angeles, ha precisato che si indaga sulla sparatoria come "atto di terrorismo". I federali starebbero cercando di capire se sia stata Tashfeen Malik a radicalizzare suo marito e a convincerlo a commettere la strage, sostiene Nbc che cita fonti della polizia. Che la strage fosse pianificata lo dimostrerebbe l’arsenale di armi e munizioni trovate nell’appartamento della coppia, oltre a un manuale di istruzioni di Al Qaeda per costruire ordigni e i primi dati che l’Fbi ha estratto dai computer e dai cellulari.

Fonti dell’amministrazione americana hanno inoltre affermato che la coppia di killer, nella sua abitazione a Redlands, nei pressi di San Bernardino, ha distrutto i dischi rigidi dei suoi pc e altri congegni elettronici prima di partire per la sua "spedizione punitiva". Ha dell’incredibile che l’abitazione sia stata visitata dai media. Un reporter di MSNBC ha riferito di aver notato all’interno una culla (la coppia aveva una bimba di 6 mesi, lasciata in custodia alla nonna paterna il giorno della strage, ndr), un Corano per bambini, foto di famiglia, documenti strappati, lo schermo di un computer, non il computer. Un portavoce del Fbi ha dichiarato al Guardian: "Non so chi abbia autorizzato l’ingresso (il proprietario, ndr), ma noi abbiamo terminato le ricerche nell’appartamento". Le autorità avevano già rivelato come Syed e Tashreen avessero in casa 12 pipe bomb, ordigni infilati in tubi metallici, strumenti per la fabbricazione di esplosivo e oltre 4500 proiettili. Al centro per disabili si erano presentati equipaggiati con due fucili d’assalto e due pistole automatiche, armi che sono poi risultate essere state vendute legalmente negli Usa.
Strage di San Bernardino, fonti polizia: "Ispirata ma non diretta dall’Is". Le storie delle vittime

Gli esplosivi trovati a casa della coppia sono stati recuperati insieme a copie di istruzioni di come fabbricare una bomba prese probabilmente dalla rivista online di al-Qaeda Inspire. Lo riferisce la Cbs che cita la polizia di San Bernardino. "Erano attrezzati e avrebbero potuto portare a termine un altro attacco" ha detto il capo della Polizia della cittadina californiana, Jarrod Burguan, in merito ai 12 esplosivi e alle munizioni trovate a casa di Farook e Tashfeen Malik
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Intanto, dalle autorità del Pakistan giungono altre informazioni sul passato di Tashfeen Malik. La famiglia della donna, originaria del Punjab meridionale, si era trasferita in Arabia Saudita 25 anni fa. Cinque o sei anni fa Tashfeen aveva fatto ritorno in Pakistan per studiare Farmacia all’Università di Multan. Poi, evidentemente, aveva fatto ritorno in Arabia Saudita: un collega di Syed, scampato all’eccidio, aveva raccontato che nel corso del 2015 l’uomo si era recato in Arabia Saudita e al ritorno aveva portato con sè Tashfeen, presentandola come sua moglie. Contattato dall’intelligence pachistana, uno zio di Tashfeen Malik, Javed Rabbani, ha affermato che la vita in Arabia Saudita aveva cambiato il padre della donna, Gulzar, rendendolo "fortemente conservatore". Dall’Arabia Saudita, fonti del governo precisano che "il nome di Tashreen Malik non figura in alcuna lista delle persone segnalate per terrorismo" e che la donna "non era mai arrivata all’attenzione delle autorità".

La discussione sull’Islam. L’indagine si è concentrata su motivazioni di tipo radicale su spinta del presidente Usa, Barack Obama, e del capo della polizia di San Bernardino Jarrod Burguan. Si concretizza così la pista che porta al terrorismo di ispirazione fondamentalista come movente della strage. E si apprende che Syed, ispettore sanitario del Dipartimento della Salute della contea di San Bernardino, avrebbe avuto nell’ambiente di lavoro un’accesa discussione con un collega ebreo poi ucciso all’Inland Regional Center, Nicholas Thalasinos, sulla violenza dell’Islam solo due settimane prima della festa di fine anno trasformatasi in tragedia. Vicenda al momento sottoposta a verifica da parte degli inquirenti.

Come avrebbe raccontato un testimone, un alterco avrebbe avuto luogo anche durante la festa di fine anno, protagonisti ancora Farook e Thalasinos, ebreo messianico, un mix tra ebraismo e cristianesimo. Il testimone ha detto di aver raggiunto i due sul finire della discussione e avrebbe sentito Thalasinos dire: "Non è d’accordo che l’Islam non sia una religione pacifica. Non so come discutere con lui". Al che Syed avrebbe replicato: "Gli americani non capiscono l’Islam". Anche la moglie di Thalasinos ha confermato la discussione, ma di non avere avuto la sensazione che fosse mai degenerata in litigio. "Mio marito non l’aveva mai descritto come un musulmano radicalizzato".

Anche il Daily Mail racconta della discussione intercorsa poco prima della strage tra Farook e Thalasinos, descritto come molto attivo su Fb nel difendere la causa di Israele. La discussione era stata "accesa, appassionata", come ha raccontato un’altra collega, Kuuleme Stephen. I due uomini, ha riferito quest’ultima, però non stavano litigando. Secondo il quotidiano che cita gli avvocati della famiglia Farook, il killer era anche stato preso in giro al lavoro per la barba che si era fatto crescere e che gli dava il tipico aspetto da musulmano. C’era gente che "lo prendeva in giro per la sua barba e per come appariva. Aveva una lunga barba e capelli molto corti", ha spiegato il legale Mohammad Abuershaid, che assiste i familiari assieme a David Chesley. "Erano solo semplici commenti e lui li ignorava abbastanza tranquillamente".
Le 14 vittime della strage di San Bernardino
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Le vittime. La polizia ha pubblicato i nomi delle 14 persone morte nel centro disabili, tutti colleghi dell’ispettore sanitario. Sono sei uomini e otto donne. La più giovane aveva 26 anni, la più anziana 60. Nella fotogalleria, le loro storie di tutti i giorni, vite interrotte e ultimi saluti, i ricordi su Facebook degli amici che restano senza spiegazioni.
San Bernardino: veglia allo stadio per le vittime della strage
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Il fratello di Farook, decorato e antiterrorista. Syed Raheel Farook, il fratello di Syed Rizwan Farook, è un veterano delle forze armate americane decorato con diverse medaglie all’onore per il suo servizio contro il terrorismo. Lo scrive Buzzfeed sostenendo che l’uomo abbia prestato servizio dall’agosto 2003 all’agosto 2007. Inoltre avrebbe ricevuto anche la Good Conduct Medal, uno dei più antichi riconoscimenti militari americani.
Strage in California, il killer Syed Rizwan Farook
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Vince lobby armi: fumata nera del Senato. Esortati dall’invito di Obama a raggiungere una posizione bipartizan, democratici e repubblicani si sono affrontati al Congresso Usa sul tema di un maggiore controllo sulla vendita di armi. Ma ancora una volta non sono riusciti ad approvare alcun freno alla radice della violenza che insanguina il Grande Paese praticamente ogni giorno. I democratici avrebbero voluto introdurre l’obbligo di una verifica sul passato di quelli che acquistano le armi nelle fiere o nei mercati dell’usato e attraverso Internet. E avrebbero voluto anche sanare un vuoto legislativo che consente a chi è nella watchlist dei sospettati di terrorismo di comprare armi ed esplosivi. Entrambe le proposte sono naufragate di fronte all’opposizione dei repubblicani, sul cui sostegno conta l’influente lobby dei fabbricanti e commercianti di armi. Per giustificare la loro scelta, i repubblicani hanno detto che il governo può magari inserire il nome di qualcuno per errore in una lista di sospettati e a quel punto costui verrebbe privato del diritto costituzionale a difendersi. Un tentativo di mediazione proposto da un senatore texano, John Cornyn, che avrebbe dato alle autorità 72 ore di tempo per i controlli sul passato dell’aspirante acquirente, è stato ugualmente affossato. Prima del voto, il senatore democratico, Richard Blumenthal, aveva puntato l’indice contro il Congresso, "complice - aveva detto - con la sua inazione" delle tante sparatorie contro civili innocenti che da anni insanguinano gli Usa.