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 2015  dicembre 02 Mercoledì calendario

INTERVISTA A GIOVANNI MALAGÒ

Ha cominciato vendendo automobili. Ha saputo investire nelle relazioni: trampolino di lancio, ma anche laboratorio di idee, visioni e progetti a lunga scadenza, è stato il Circolo Canottieri Aniene di cui nel 1997 diventa presidente. Lì, in quelle stanze, tra una vasca e un bagno turco, a due passi da Monti Parioli, Giovanni Malagò è diventato lentamente il “sindaco ombra” dei romani che contano. Dal 19 febbraio 2013 è presidente del Coni. E presto, o forse no vista la sua invidiabile capacità di sapere aspettare, potrebbe diventare qualcos’altro, perfino sindaco. Bello, ricco, amato e odiato. Una vita passata a pensare in grande. Come grande, e forse ingombrante, è sempre stato anche il modello a cui guardare costantemente, il suo amico e maestro Gianni Agnelli.
Sarebbe orgoglioso di lei?
«Penso proprio di sì. E sarebbe anche molto divertito perché, se fosse ancora in vita, potrebbe ascoltare aneddoti e storie che non posso raccontare pubblicamente. Gianni era una persona molto curiosa e non l’avrei di certo deluso. Mi manca moltissimo. Era speciale e mi aveva abituato molto bene: la sua esclusività, nell’amicizia, è la cosa che mi manca di più. Non mi ha mai fatto pesare chi fosse e quanta influenza avesse. Mi ha trasferito un valore grandissimo: l’umiltà».
Tra i suoi nemici c’è Carlo Tavecchio, presidente della Figc. Su di lui ha dichiarato: «Ognuno di noi sul lavoro ha un bonus, in questo caso siamo in piena riserva».
«Sotto il profilo della comunicazione, del frullatore mediatico e della pubblica opinione, il bonus è stato ampiamente esaurito. Ma io non solo non sono un giudice, ma non voglio nemmeno giudicare il lavoro degli altri. Mi limito a dire che nella sostanza, il suo ruolo, è condizionato da alcune sue dichiarazioni chiaramente indifendibili. Detto questo con evidente franchezza, dico anche che nella sostanza del suo operato e nella gestione della Federazione apprezzo il suo lavoro e soprattutto alcune riforme che sta portando avanti».
Parliamo di lei. Quand’è l’ultima volta che ha pianto?
«Quando è morto il mio cane Mu. A 56 anni ho fatto una cosa mai provata prima: mi sono fatto tatuare il suo muso sull’avambraccio. Porto il suo ricordo sempre con me».
È andato da un tatuatore?
«Ma no, ho fatto tutto in famiglia».
Cioè? Le sue figlie o la sua compagna Daniela fanno le tatuatrici?
(Ride) «Ma no, il tatuaggio è opera del marito della mia assistente Alina».
Mi perdoni una riflessione: preferisce i cani alle donne?
«Sicuramente si adattano di più alla mia vita, alla mia agenda, alla mia esistenza frenetica. Il tempo per le passioni e gli svaghi è poco e i cani sanno adattarsi meglio degli umani».
Meglio della sua compagna Daniela?
«Daniela è un discorso a parte. È mia complice, in senso assoluto. Anche se nessuna donna ha un carattere facile».
Si candiderà a sindaco di Roma?
«Non mi candiderò, ma ho ricevuto l’invito da entrambi gli schieramenti».
Perché ha detto no?
«Perché sono abituato a portare a termine il mio lavoro con lealtà, onestà e passione. Sono il presidente del Coni e voglio assolvere a questo compito con il massimo della serietà».
Voterà per Marchini o la Meloni?
«Ho un ruolo pubblico e per la responsabilità che porto non posso esprimermi in tal senso. Posso solo dire che Alfio lo conosco da ragazzo e che la Meloni è una persona che stimo».
Suggerimenti per il sindaco che sarà eletto?
«Fare una squadra di molte persone, ma tutte categoricamente non segnalate o raccomandate dal mondo politico. Attenersi esclusivamente al curriculum, all’affidabilità dei soggetti, alla loro integrità e alle loro competenze».
Ma se fosse lei il sindaco, cosa farebbe per i romani?
«Mi occuperei del decoro urbano. Dalla A alla Z. Dalla manutenzione degli spazi verdi alla gestione dei rifiuti, dai muri degli edifici alle foglie che intasano i tombini. E chiaramente a cascata tutti gli altri temi che hanno a che fare con il decoro: la pulizia e il funzionamento dei vagoni della metropolitana, i servizi per bambini e gli anziani, lavori pubblici fatti con competenza e trasparenza. I romani hanno tutto il diritto di vivere in una città bella, pulita e capace di far stare bene sia chi la vive e chi viene a visitarla».
Parla da sindaco.
«Ma non lo sono».
Per adesso. Intanto l’8 Dicembre si saprà se arriverà a Roma nel 2022 la Ryder Cup di Golf, una manifestazione importante e ricca. Previsioni? Roma ce la farà?
«Mi sono molto impegnato in questa partita, anche perché sembrava impossibile. Posso orgogliosamente affermare che sono molto ottimista. È stato fatto un lavoro eccellente».
Sembra commosso quando parla di Roma.
«Commosso? Ma no, sono solo molto appassionato».
Non si commuove mai?
«Di rado, l’ultima volta è stato quando ho visto un video in memoria del mio caro amico Pietro Mennea. Pietro è stato un mio grande tifoso nella partita del Comitato Olimpico e ha avuto la forza perfino di nascondere la sua malattia e il suo stato d’animo a me e ai suoi migliori amici. Solo sua moglie Emanuela sapeva. È stato un uomo molto amato ed Emanuela è una donna fantastica, capace ancora di onorarlo con gioia».