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 2015  dicembre 02 Mercoledì calendario

INTERVISTA A VELERIA GOLINO

Una stanza per scrivere la nuova sceneggiatura, una terrazza che dà su un parco e un grande spazio luminoso, riscaldato da un camino, dove stare con gli amici. Valeria Golino ha fatto casa a Torino, dove sta lavorando con Margherita Buy al film La vita possibile di Ivano De Matteo, che uscirà nel 2016.
È un sabato denso di appuntamenti in città, dal Torino Film Festival al concerto di Madonna, a Juventus-Milan, ma in questo palazzo storico si crea un piccolo gineceo di donne, con Laila, la mamma greca di Valeria, che mette in tavola piatti infiniti e veglia su di lei con discrezione.
Un convivio mediterraneo con ricette giapponesi e thai, che basterebbe per un esercito («Noi greci, venendo da un Paese povero, amiamo l’abbondanza»).
Laila vive ad Atene, con la figlia parla nella sua lingua e ha quella bella attitudine delle mamme di una volta: nutrire prima di tutto. Con sguardi, più che parole (hanno gli stessi occhi, il padre napoletano invece li aveva «color miele»), e con tanta pasta e ragù, che lascia nel frigorifero per quando lei sarà tornata a casa. Dice: «Mi fido di Valeria. Ha quest’aria di essere sempre in pericolo, come una funambola. E invece...».
A tavola si parla della situazione in Grecia che non migliora, degli attacchi di Parigi e della paura, della bellezza di vincere la Coppa Volpi a Venezia con Per amor vostro, e forse di un nuovo progetto con Salvatores in arrivo. Ma l’appuntamento con Valeria Golino e Vanity Fair è il 3 dicembre a Milano, dove viene presentato il corto Un’altra storia, con la partecipazione straordinaria dell’attrice.
Il film, «nato» proprio su queste pagine da tre racconti di Chiara Gamberale, Massimo Gramellini e Gabriele Romagnoli, parla soprattutto di relazioni di famiglia, amori e tradimenti. E di questo, con Valeria, abbiamo chiacchierato.

SEDUZIONE E RELAZIONE
«Dicono che sono seduttiva? Ma forse quello che qualche volta viene definito seduttivo connota un voler portare a sé le persone, un potere che vuoi avere su di loro. Non per scagionarmi, ma negli anni ho imparato a capire come sono, certi comportamenti, e penso che quello che viene preso per seduzione spesso sia invece un relazionarsi alle persone, un esserci. Se sono curiosa di te, se ascolto quello che dici, se mi interessa e c’è un’empatia reciproca, questo può anche essere travisato. Non succede spesso di “trovarsi”, e sempre di più, per circostanze della vita che facciamo, ci capita di essere tutti distratti, egoriferiti. Mi va bene che pensino che io sia maliarda. La cosa che però mi riempie davvero, e mi annoia di meno, è entrare in relazione con le persone. L’empatia con gli altri mi arricchisce, mi piace».

Non c’è il dover piacere per forza?
«C’è anche quello: faccio l’attrice, è nella mia natura. Per mille motivi posso aver avuto, e ancora ho, la voglia di piacere. Ma ormai non voglio più piacere a tutti. Forse da più giovane era qualcosa di generico, era un vuoto che cercavo di colmare. Adesso scelgo le persone. Se piaccio sono contenta, ma non a costo di snaturarmi, di dire cose che non direi. Con l’età perdi tanto, però acquisti tanto altro. Questa cosa si è trasformata negli anni, è più consapevole e meno bisognosa. Anzi, l’idea di non piacere, di dire cose scomode, mi fa sentire più libera».

UNA RAGAZZA DI 50 ANNI
«Li ho appena compiuti. La mia amica regista francese Karine Silla Pérez (moglie di Vincent Pérez, ndr) mi ha detto: “Tu es dans la jeunesse de tes 50 ans”. La giovinezza dei miei 50 anni: mi è piaciuta la musicalità di quella frase. C’è molto da scoprire in questa età. Ci sono anche rogne. Devi capire altre cose, come il tuo corpo cambia».
La foto di copertina è audace. Non ha problemi a mostrarsi?
«Per me è un gioco, come una parte da recitare, in cui entra anche la vanità. Io comunque non amo essere definita, perché nel momento in cui lo fai sei compiuta, non sei più in potenza. Negli ultimi tempi ho interpretato una serie di ruoli impegnati, ho fatto la regista, non ho avuto parti da femme fatale. Posare per foto come questa significa anche rompere dei canoni, mi permette di giocare e non prendermi troppo sul serio».
A Scamarcio queste foto sono piaciute?
«Molto».
Anche l’erotismo matura?
«Ma no, è solo il corpo che matura, l’erotismo rimane uguale a se stesso, anche se ci si adatta al passare del tempo. Io in realtà sono acerba nel mio erotismo e così rimarrò, credo. La difficoltà della vita è che tu resti la stessa, ma il corpo ti chiede di adattarti. Se non lo fai, potresti diventare una persona infelice».
Arrivare a 50 anni senza figli la fa inevitabilmente rimanere ragazza. Questo fa la differenza?
«Credo che non avere figli precluda una serie di cose che mi sarebbe piaciuto avere, però ti dà la libertà di te stesso. Tu non sei il genitore di qualcuno, sei prima chi sei tu, mentre da madre sei prima quello e per sempre. Non avere figli continua a darti una specie di movimento che è tuo personale, individuale, ti fa restare nella giovinezza, hai solo responsabilità di te stesso e delle persone che ami. Detto questo, anche il desiderio del figlio rimane uguale: non vuol dire che, perché il corpo non può più, lo superi, come sempre ti adatti. Anche perché in parte è un desiderio indotto dalla società, e ormai avere figli anche a questa età è ancora possibile».
In che cosa è diversa dai suoi 20 anni?
«Sono più ordinata, più puntuale, do meno buche».

INTIMITÀ, VADE RETRO
«L’intimità non è amica dell’erotismo, c’è un conflitto di interessi. Come la soddisfazione è nemica della giovinezza, mentre ne sono amiche l’irrequietezza e la curiosità. La soddisfazione è già stabilire che una cosa è fatta, bella che finita. Detesto la soddisfazione».

Quindi lei e Scamarcio, che siete in una relazione da dieci anni?
«Io e Riccardo non siamo intimi: tratteniamo il mistero. Ho i miei segreti, lui anche, credo. Vorrei scoprirli, certo. C’è un teatro dell’amore e, quando questo nel quotidiano viene perso, si perde altro».
Però volevate sposarvi.
«Ci siamo informati su come si fa a sposarsi, su quali carte bisogna prendere, e l’abbiamo fatto. Non avevamo una data e non avevamo neppure ben realizzato che quel passo avrebbe portato alle pubblicazioni. Era, appunto, un passo, il primo. E poi, per quanto possa sembrare assurdo, non abbiamo avuto il tempo».
Ma allora l’intenzione c’è ancora.
«Certo, l’intenzione c’è. Non faremo un comunicato Ansa, ma prometto che a lei lo dirò!».
Vi amate, state ancora insieme, quindi?
«Stiamo insieme. Non mi piace dire che ci amiamo, non è una cosa che si dice. Non si dice ai giornali, ma neanche agli amici. Si dice in alcuni momenti specifici. Comunque sì, stiamo insieme».
Questa è la sua relazione più lunga?
«Fra qualche mese lo sarà. Sono stata 10 anni con Fabrizio Bentivoglio».
E poi lui ha fatto tre figli in pochissimo tempo: lei come l’ha presa?
«Eravamo separati da 3-4 anni quando è nata la sua prima figlia. L’ho presa con grande gioia per lui, un po’ di malinconia per me, per noi. Ci siamo voluti molto bene, e quindi è chiaro che anche noi avremmo potuto».
Ha tutti i suoi ex ancora intorno, una sorta di zattera emotiva?
«No, su una zattera, no! Ce li ho nel cuore, ma nella vita quotidiana non è detto. Non faccio pranzi con gli ex, il mio ragazzo di adesso con il mio ragazzo di prima. Non fa per me. Fabrizio però è una persona importante per me: anche se non lo vedo per mesi, è famiglia vera. So di poter contare su di lui».
Nella sua vita ha sempre seguito l’amore: lo farebbe ancora?
«Sì. Anche se adesso mi sembra impossibile pensare di innamorarmi di un altro. Se mi dovessi lasciare con Riccardo, non riesco a vedermi nel futuro prossimo in un’altra relazione. Passerebbe del tempo. Se me lo chiede adesso, comunque: non mi piace nessuno che non sia lui».
Stare sola sarebbe una cosa nuova per lei.
«Ora però l’idea di stare sola non mi spaventa. Se dovesse succedere, ho una vita piena, amicizie così forti, passioni, il mio lavoro. Anche se io metto sempre il mio rapporto prima del lavoro. Non mi fa paura, comunque, l’idea di stare sola. Anche se poi non vuol dire che non sia difficile».
In una situazione di stabilità come la vostra, quello che lei chiama soddisfazione, dove si trovano le emozioni, le telefonate che non arrivano, la tensione?
«Quella tensione amorosa esiste ancora tra di noi. Non è un rapporto stabilito, consolidato in un modo in cui non abbiamo paura di perderci».
Vale per entrambi?
«Io penso di sì. Non do nulla per scontato. E, credo, neanche lui. Quando l’ha fatto se ne è accorto. Gli uomini poi tendono con più facilità a dare per scontato quello che hanno, perché è una cosa che placa gli animi, a loro fa piacere, così possono dedicarsi ad altro. Noi donne invece siamo sempre alla ricerca di rimettere in moto i meccanismi iniziali. Non parlo di Riccardo. Parlo degli uomini e delle donne, generalizzando».

LE REGOLE DELLA FEDELTÀ
«Un’altra storia affronta tutti i tipi di tradimento: del passato, del presente, che stanno per succedere. La figlia rinfaccia al padre di essere sempre stato con la mamma tradendola tutta la vita. Valeria Solarino ha tradito il marito con un giovane che forse a sua volta tradisce lei, in una specie di rondò del tradimento. Nella coppia e in tutti noi il tradimento è una specie di fantasma che, quando viene perpetrato dall’altro, è il peccato mortale assoluto, di cui abbiamo paura prima ancora che succeda: è lo spauracchio e l’abbandono, è l’intimità con un’altra persona che viene levata a noi. Ma quando lo facciamo noi non ha mai la stessa valenza, non è mai grave come quando lo subiamo. I tradimenti sembrano più brutti di quello che sono. Perché, quando sei tu a tradire, ti rendi conto che non è, come sembra, una cosa fatta contro l’altro: è con te stesso o contro te stesso, è vita».
La fedeltà è così importante?
«Se ci penso lucidamente, tutte le regole che abbiamo costruito nella nostra società rispetto all’uomo e alla donna, a cosa è giusto e cosa sbagliato sono velleitarie. Alla fine sono regole che l’uomo ha messo lì, come tutte le leggi, per evitare altro: per tenere la famiglia insieme, per creare nuclei familiari ed economici, per preservare, quando poi la natura dell’uomo – e anche della donna – va altrove. Se ti distanzi un attimo dici: ma di che cosa stiamo parlando? Di una serie di fesserie che sono diventate regole e che noi prendiamo come una religione, e diamo per scontate. Poi però quando sei dentro alla tua vita, l’infedeltà ti ferisce. “Come hai potuto farmi questo?”. È il dramma della gelosia».
Lei perdona il tradimento?
«In teoria no, perché ho un orgoglio fortissimo, e sono figlia di due Paesi intrisi di cristianesimo e tragedie greche. In pratica, probabilmente, sono meno severa di quello che penso di essere. Mi metto nei panni dell’altro: può succedere. Soprattutto nelle storie lunghe, nei rapporti che vogliono sopravvivere. Quando ti raccontano di sodalizi che durano nel tempo, esempi a cui aneliamo, scopri poi che sono costellati di separazioni, tradimenti e ritorni».

GENITORI E FIGLI
«Io sono scissa tra l’approccio all’esistenza che ho conosciuto nella famiglia greca di mia madre, quel modo di essere un po’ tradizionale, da archetipo, e un’idea più cerebrale, che poi era il mio papà. Sono mezza e mezza: mia mamma e mio papà. Non ho mai vissuto davvero la ribellione verso i genitori. Se però poi devo analizzare chi sono diventata, quali sono le mie qualità e le mie paure, quasi sempre riportano a loro, ma non per questo li considero responsabili».

Da quando ha perso suo padre si è avvicinata di più a sua madre?
«Io ero molto legata a mio padre, ma sempre amando mia madre tantissimo, e divertendomi con lei. Da quando lui non c’è più, poi, mi accorgo di esserle sempre più simile: scomparendo, forse, un po’ ci si autoelimina. Nei figli, è la somiglianza fisica che mi commuove. Anni fa ho visto Margherita Buy dal parrucchiere e c’era la sua bambina, che aveva 9 anni. I suoi occhi meravigliosi erano gli occhi presi da Margherita e messi lì. Quella è una cosa potentissima che dà senso al caos. A me interessa l’estetica del figliare. I genitori, poi, sono gli ultimi miti per un figlio, e questo è un discorso molto interessante. Ma anche non farne parte è riposante».
Lei e Riccardo fareste bambini bellissimi: vi assomigliate.
«Chi si somiglia si piglia».