Giorgio Specchia, La Gazzetta dello Sport 2/12/2015, 2 dicembre 2015
C’ERA UNA VOLTA CARNERA –
Tyson Fury, 2.06: un’altezza da pivot. È lui il nuovo campione del mondo dei pesi massimi. La domanda è ovvia: non è che la boxe dei pesi massimi sia destinata a diventare una faccenda tra giocatori di basket arrabbiati? In effetti è un quesito che molti ci siamo posti dopo aver visto il Mondiale di Dusseldorf tra Tyson Fury, appunto, e Wladimir Klitschko, che piccolo non è: 1.98. Immaginatevi una rissa sul parquet tra Chuck Jura e Kobe Bryant spostata sul ring. Con allunghi (il cosiddetto reach) da 216 cm, come nel caso di Fury. Che quando allarga più che può le braccia, formando una linea retta con le spalle, copre una porta di hockey ghiaccio, superandola con le mani.
Numeri impressionanti, soprattutto se uniti alla potenza e alla velocità dei colpi, misurata in circa 11 metri al secondo. Fury è un airone che scarica chili di rabbia. Ma sarà destinato a dominare? La storia ci racconta che i colossi alla Fury sono già esistiti e hanno già vinto. Uno, in particolare, picchiava più forte di tutti e dominava quasi un secolo fa. Era nato in Italia, friulano, e si chiamava Primo Carnera. Era alto 1.97, misura che negli anni 30 equivaleva ampiamente al 2.06 di Fury. Fu sconfitto da Max Baer, picchiatore del Nebraska, di Omaha. Otto centimetri più basso di Carnera, Baer era il massimo classico nel rapporto peso-altezza.
Quindi il match tra Fury e Klitschko, oltre 4 metri di altezza in due, più che proiettare i massimi a un futuro di sport tra giganti, in realtà potrebbe essere solo stato un ritorno alle origini. Ma questo non vuol dire che i playmaker, pardon i piccoli, non troveranno più spazio. Sanno picchiare forte, come dimostrano le carriere di Rocky Marciano e Mike Tyson, entrambi 1.78. Il primo imbattuto, l’altro che vedevamo vincere i suoi match in pochi secondi facendo volar via paradenti e narcotizzando i rivali con colpi precisi e devastanti. Marciano negli anni 50, Tyson tra gli 80 e i 90. Epoche diverse in tutto, a testimonianza che tutto può tornare di moda, anche il piccolo che devasta i grandi. Come Sonny Liston, 1.84, il re prima dell’era Ali. Uno che — narrano le leggende — in palestra faceva volare via i punching ball o faceva cedere il gancio di sospensione del sacco.
E poi c’è il compromesso. Il mix potenza-velocità di Joe Louis, Muhammad Ali e Larry Holmes. Tutti intorno all’1.90. Louis solo all’apparenza pigro, ma veloce e potente. Ali un ballerino prestato al ring. Holmes che frollava la carne altrui coi jab sinistri. Ma allora il pugilato dei massimi è diventato come il basket o no? Fury direbbe di sì, ma in qualche palestra c’è già un ragazzo di 1.78, o di 1.90, pronto a dimostrare il contrario. Sul ring non si gioca a basket.