VARIE 1/12/2015, 1 dicembre 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - IL CASO CHAOUQUI
REPUBBLICA.IT
ROMA - Paolo Berlusconi, è indagato dalla procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta che coinvolge la pr Francesca Immacolata Chaouqui e il marito Corrado Lanino. Berlusconi è indagato per concussione: la sua iscrizione è un atto dovuto in base alle carte giunte dalla Procura di Terni sulla compravendita del castello di San Girolamo a Narni. I magistrati della Procura di Roma, tuttavia, non sono del tutto convinti di quanto sostenuto dalla collega di Terni e per questo hanno preso in considerazione altre ipotesi di reato, come quella del millantato credito, in cui Paolo Berlusconi figurerebbe come vittima della minaccia.
Tutto è legato a quelle numerose conversazioni telefoniche (intercettate) della Chaouqui con l’editore, oltre che con esponenti della politica, dell’imprenditoria e della curia, e i pm di Roma. I pm le stanno leggendo e ascoltando per capire se possano configurarsi i reati di estorsione o minaccia. Non è escluso, poi, che i diretti protagonisti della vicenda possano essere convocati. Quanto a Silvio Berlusconi, non ci sono accertamenti a suo carico a piazzale Clodio.
LA VERSIONE DELLA CHAOUQUI SU FACEBOOK
Già nelle scorse settimane era emersa la notizia di telefonate tra Chaouqui e Paolo Berlusconi, in cui la pr si lamentava degli articoli di Fabio Marchese Ragona, il vaticanista del giornale di famiglia. Arrivò a chiedere di non farlo più scrivere e in effetti il giornalista per un periodo non si occupò più di vicende vaticane. La consulente vaticana avrebbe minacciato il fratello dell’ex Cavaliere di far uscire notizie riservate su alcuni conti dello Ior. Del legame con Paolo Berlusconi ha parlato anche monsignor Balda nel memoriale consegnato al suo avvocato.
Proprio il memoriale consegnato da monsignor Balda ha spostato l’attenzione su due nuovi cardinali vittime, secondo il prelato dell’Opus Dei, della stessa Chaouqui, "una donna che entrambi hanno frequentato troppo". Balda sostiene di aver vissuto quotidianamente con la paura del "ricatto d’amore" dopo la notte trascorsa insieme alla Chaouqui a Firenze il 28 dicembre 2014. La pr, dal canto suo, ha parlato della presunta omosessualità di Balda, negando tutte le accuse a lei rivolte dal monsignore. Che però insiste: "A me piacciono le donne e di Francesca mi ero innamorato. Oggi me ne pento profondamente".
Intanto proprio l’annunciata presenza della Chaouqui a Ballarò ha acceso una aspra polemica tra il Pd e la trasmissione condotta da Massimo Giannini. Nella puntata di stasera è infatti prevista una intervista alla pr: "E’ opportuno che la lobbista Francesca Chaouqui, coinvolta in indagini non soltanto in Vaticano ma anche della procura di Roma, venga intervistata in diretta e senza controparte, in prima serata in una rete del servizio pubblico come Raitre, nel pieno delle indagini, tuttora in corso? Quale è l’idea editoriale dietro ad un’operazione del genere della trasmissione ballarò?", ha domandato in una dchiarazione la responsabile cultura della segreteria Pd Lorenza Bonaccorsi,
parlamentare della Commissione di Vigilanza Rai.
"Sarebbe poco comprensibile se il servizio pubblico corresse il rischio di divenire la tribuna per veleni e accuse in diretta tv, che non avrebbero nulla a che fare con l’informazione", ha concluso la Bonaccorsi.
REPUBBLICA
ROMA - Papa Francesco non ha perso il sonno per gli scandali emersi dalle relazioni della Commissione d’inchiesta Cosea sulle finanze vaticane, né per il fatto che una buona parte di quei documenti è stata diffusa da membri di quell’organismo e pubblicata in due libri da altrettanti giornalisti, Emiliano Fittipaldi dell’Espresso e Gianluigi Nuzzi di Mediaset, finiti sotto processo con le loro presunte fonti.
"Ringrazio Iddio - ha detto Bergoglio sull’aereo che lo riportava a Roma da Bangui - che non ci sia la Lucrezia Borgia. Continuerò con i cardinali, con le commissioni quell’opera di pulizia iniziata da Ratzinger" che fu eletto proprio contro la corruzione: "13 giorni prima che morisse Wojtyla - ha confidato il Pontefice ai giornalisti - Ratzinger ha parlato della sporcizia nella Chiesa", e poi lo ha rifatto nella messa "pro eligendo Pontifice". "Noi lo abbiamo eletto per questa sua libertà di dire le cose: è da quel tempo che in Vaticano c’è la corruzione, e su questo giudizio io ho dato ai giudici le accuse concrete".
Infine, riferendosi ai giornalisti incriminati per il caso Vatileaks 2, il Papa ha aggiunto: "È importante che la stampa, sia libera che confessionale, denunci la corruzione. Ma la stampa deve dire tutto senza i suoi tre peccati, che sono disinformazione, calunnia e diffamazione".
Intanto il processo in Vaticano per la fuga dei documenti riservati della Santa Sede slitta di una settimana, al 7 dicembre, vigilia dell’apertura della Porta Santa da parte del Papa, per i termini a difesa concessi su richiesta del nuovo difensore di Francesca Immacolata Chaouqui, l’avvocato Laura Sgrò. Oltre alla lobbista italo-marocchina e ai giornalisti già citati, nel giudizio per lo scandalo Vatileaks 2 sono imputati anche monsignor Lucio Vallejo Balda (ex segretario della Commissione Cosea sulle finanze vaticane) e un ex collaboratore della Cosea, Nicola Maio. Per la pierre si è intanto aperto un altro fronte giudiziario: è indagata dalla procura di Roma assieme al marito Corrado Lanino per la vicenda della compravendita del castello di San Girolamo, a Narni.
Nuovi guai per Chaouqui. Il procedimento avviato nella capitale si basa sugli atti giunti per competenza dalla Procura di Terni. I magistrati umbri procedevano per i reati di estorsione e intrusione informatica. Il fascicolo è stato affidato ai pm Stefano Pesci e Nicola Maiorano. L’inchiesta nasce da un filone di quella condotta sempre a Terni sul dissesto della curia locale e su una serie di operazioni immobiliari tra cui la compravendita del castello di San Girolamo.
Una struttura di proprietà del Comune di Narni che nel 2010, secondo gli inquirenti, venne acquistata da una società immobiliare (ritenuta riconducibile a uomini della curia ternana) con un’asta considerata truccata dagli investigatori. In questo ambito sono emerse intercettazioni telefoniche che hanno portato all’iscrizione della Chaouqui e del marito nel registro degli indagati. Dagli accertamenti sarebbero poi emerse possibili intrusioni in computer legati in qualche modo al Vaticano.
Il processo in Vaticano. La seconda udienza, che avrebbe dovuto vedere gli interrogatori di monsignor Vallejo e della stessa Chaouqui, è durata meno di un quarto d’ora. Registrata la presenza di tutti e cinque gli imputati, il presidente Giuseppe Dalla Torre ha comunicato che l’avvocato Sgrò, nominata di fiducia dalla Chaouqui dopo la revoca del precedente difensore Agnese Camilli, aveva chiesto un rinvio di almeno cinque giorni per studiare le carte e proporre i propri atti difensivi. Non avendo il promotore di giustizia Gian Pietro Milano fatto opposizione, il Tribunale - dopo dieci minuti di camera di consiglio - ha concesso i termini a difesa richiesti, fissando a sabato 5 dicembre la scadenza per il solo avvocato Sgrò per proporre prove e testimoni a discarico e a lunedì 7 la nuova data per l’inizio del dibattimento.
"Non capisco niente. Non c’è una prova contro di me. Dobbiamo scoprire in questi cinque giorni perché sono qua", ha dichiarato Chaouqui. In aula non si è seduta vicino a monsignor Vallejo. "Oggi vedere Balda sorridere e non vergognarsi di quelle bugie che ha scritto mi ha disgustato più delle bugie stesse", ha poi
postato su Facebook. Il riferimento è al memoriale scritto in cella, allegato agli atti del processo, in cui il prelato spagnolo confessa i suoi rapporti, anche carnali, con la Chaouqui, oltre a esprimere una serie di preoccupazioni sui suoi legami: "Lei era dei servizi segreti".
PAPA FRANCESCO IN AEREO
Volo papale È andato tutto bene, Francesco raggiunge i giornalisti in fondo all’aereo che lo riporta a Roma, accolto da un applauso liberatorio. Sei giorni serrati tra Kenia, Uganda e infine Repubblica Centrafricana, in zona di guerra civile. La mattina è andato alla moschea nel «Km 5», a Bangui, dove i cristiani rischiano d’essere ammazzati. «Siamo fratelli, dobbiamo rimanere uniti perché cessi ogni azione che sfigura il Volto di Dio». Ha sostato in silenzio con l’imam davanti al Mihrab, «ho pregato in moschea, e l’imam è salito sulla papamobile per fare il giro con me». Ha stretto mani e accarezzato bimbi come in una visita parrocchiale. Un viaggio contro la paura. E ora risponde per un’ora a ogni domanda, sereno e ironico. Gi chiedono «la posizione del Vaticano» e lui: «Quella del Vaticano non so, posso dirvi la mia».
Santità, si parla di Vatileaks. Com’è stata possibile la nomina di Vallejo Balda e Francesca Chaouqui nella commissione? Crede di aver fatto un errore?
«È stato fatto un errore. Monsignor Balda è entrato per la carica che aveva di segretario della prefettura per gli affari economici. Non sono sicuro di come sia entrata lei, ma credo di non sbagliare dicendo che è stato lui a presentarla. Finito il lavoro, i membri di quella commissione sono rimasti in alcuni posti, in Vaticano, anche Balda. La signora Chaouqui non è rimasta in Vaticano. Alcuni dicono che si è arrabbiata per questo. I giudici ci diranno la verità sulle loro intenzioni. Per me non è stata una sorpresa, non mi ha tolto il sonno, perché hanno fatto vedere il lavoro che si è cominciato con la commissione dei cardinali “C9”: cercare la corruzione, le cose che non vanno. Voglio dire una cosa, non su Baldo e Chaouqui: tredici giorni prima della morte di San Giovanni Paolo II, nella via Crucis, l’allora cardinale Ratzinger ha parlato della sporcizia nella Chiesa. Lo ha denunciato per primo. Nella messa pro eligendo pontifice ha parlato della stessa cosa, e noi lo abbiamo eletto Papa per questa libertà di dire le cose. Da quel tempo è nell’aria che in Vaticano c’è corruzione. Sul processo non ho letto le accuse concrete, avrei voluto finisse prima dell’Anno della Misericordia, ma credo non si potrà: vorrei che gli avvocati abbiano tempo, che ci sia libertà di difesa. Ma la corruzione viene da lontano».
Che fare perché non ci siano altri episodi?
«Ma io ringrazio Dio che non ci sia Lucrezia Borgia! Bisogna continuare a pulire con i cardinali e le commissioni…».
Quale è l’importanza della stampa libera e laica nello sradicamento di questa corruzione?
«La stampa libera — laica e anche confessionale — deve essere professionale. L’importante è che le notizie non vengano manipolate. La denuncia di ingiustizie e corruzione è un bel lavoro, la stampa professionale deve dire tutto. Ma senza cadere in tre peccati: la disinformazione, dire metà verità e non l’altra; la calunnia, quando si sporca l’altro; e la diffamazione, dire cose che tolgono la fama di una persona. Sulla corruzione vedere bene i dati e dirli. Poi un professionista vero, se sbaglia, chiede scusa».
Comincia la Conferenza sul clima di Parigi…
«Adesso o mai più. La prima credo sia stata a Tokio, no? Fino ad ora hanno fatto poca cosa, e ogni anno i problemi sono più gravi. Siamo al limite del suicidio. Io sono sicuro che quasi la totalità di quelli che sono a Parigi ne hanno coscienza e vogliono fare qualcosa. Mi auguro che sia così, prego per questo».
È andato nello slum di Kangemi. Come porre fine alle ingiustizie?
«Non ricordo le statistiche, ma mi pare che l’80 per cento della ricchezza del mondo sia nelle mani del 17 per cento della popolazione. È un sistema economico dove al centro c’è il dio denaro. A Kangemi ho provato un grande dolore. A Bangui, nell’unico ospedale pediatrico, in terapia intensiva non hanno strumenti. C’erano tanti bambini malnutriti, tanti. La dottoressa mi ha detto: la maggioranza morirà. Se l’umanità non cambia, continueranno miserie, guerre, bambini che muoiono di fame. Cosa pensa chi ha in mano l’80 per cento della ricchezza? E questo non è comunismo, è verità».
Tornerà in Africa?
«Non so, sono anziano, i viaggi sono pesanti… Memorabile è stata la folla: riflettevo sulla capacità di fare festa con lo stomaco vuoto. L’Africa è vittima, è martire, è sempre stata sfruttata da altre potenze».
Il fondamentalismo minaccia il pianeta, come a Parigi. I leader religiosi devono intervenire in campo politico?
«Se vuol dire fare politica, no. Ma si fa una politica indiretta con la predica dei valori veri. Uno dei più grandi è la fratellanza tra noi: siamo tutti figli di Dio. Si deve fare una politica di riconciliazione. Il fondamentalismo è una malattia che c’è in tutte le religioni e religioso non è, perché manca Dio: è idolatrico. Noi cattolici ne abbiamo tanti, di fondamentalisti, che fanno male. Con i musulmani si può dialogare, hanno tanti valori. Non si può cancellare una religione perché ci sono alcuni o molti gruppi che in un certo momento della storia sono fondamentalisti. È vero, le guerre tra religioni ci sono sempre state. Anche noi dobbiamo chiedere perdono. Caterina de’ Medici non era una santa. La Guerra dei Trent’anni, la notte di San Bartolomeo… Quante guerre, non solo di religione, abbiamo fatto noi cristiani?».
L’Aids colpisce in Africa. Non è tempo per la Chiesa di permettere l’uso dei preservativi?
«La domanda mi sembra troppo piccola e parziale. Sì, è uno dei metodi. La morale della Chiesa penso si trovi davanti a una perplessità: il quinto o il sesto comandamento? Difendere la vita o il rapporto sessuale aperto alla vita? Ma questo non è il problema più grande. Mi fa pensare alla domanda che rivolsero a Gesù: è lecito guarire il sabato? Non parliamo se si può usare questo o quel cerotto per una piccola ferita. La grande ferita è l’ingiustizia sociale, lo sfruttamento dell’ambiente, la malnutrizione, il lavoro schiavo, la mancanza d’acqua potabile, il traffico d’armi.. A me non piace scendere a riflessioni così casistiche. Le guerre sono il motivo di mortalità più grande. Non pensare se è lecito o no guarire il sabato. Io dirò all’umanità: fare giustizia. E quando tutti siano guariti, quando non ci sia ingiustizia, possiamo parlare del sabato».
PEZZO DI SARXANINI SUL CORRIERE
ROMA Avrebbe utilizzato ogni mezzo, qualsiasi notizia appresa in Vaticano per minacciare e ricattare le persone. E per rendere ancora più efficaci gli avvertimenti, Francesca Chaouqui avrebbe fatto valere proprio il ruolo di componente della Cosea, la Commissione della Santa Sede per gli affari economici, affidatole direttamente da papa Francesco. Lo fece anche con i fratelli Paolo e Silvio Berlusconi, parlando direttamente con l’editore de Il Giornale . Lo avvisò che avrebbe fatto in modo di far accogliere le richieste di rogatoria presentate dalla magistratura nei confronti dell’ex Cavaliere e reso noto il contenuto delle istanze, se non fossero stati esauditi i suoi desideri. Per questo è adesso indagata insieme con il marito Corrado Lanino per induzione alla concussione e intrusione informatica dalla procura di Roma.
I computer spiati
L’indagine sui «corvi» del Vaticano si arricchisce di nuovi e inquietanti capitoli. Nel fascicolo trasmesso dai pubblici ministeri di Terni ai colleghi della capitale ci sono infatti numerosi episodi e una lunga lista di indagati che comprende, tra gli altri, Mario Benotti, funzionario di palazzo Chigi (che ha rinunciato all’incarico di capo della segreteria del sottosegretario Sandro Gozi) accusato di intrusione informatica ed estorsione proprio per avere sollecitato la coppia a ottenere informazioni sull’ex marito della sua convivente effettuando accessi abusivi nei suoi computer. Tutti protagonisti di un vorticoso giro di ricatti che sarebbe stato messo in moto proprio dalla Chaouqui nel 2013, poco dopo essere riuscita a ottenere quel posto di massimo rilievo e visibilità.
Le verifiche affidate alla squadra mobile e al Nucleo valutario della Guardia di Finanza riguardavano il dissesto della Curia ternana e il ruolo dell’allora vescovo monsignor Vincenzo Paglia e dei suoi collaboratori. Ascoltando le loro conversazioni emerge la figura di Chaouqui che si propose al prelato sostenendo di poter trovare i soldi per sanare i bilanci anche grazie ai rapporti mantenuti con i suoi vecchi datori di lavoro della Ernst & Young. Gli inquirenti ritengono necessario approfondire il suo ruolo e ordinano di mettere sotto controllo anche le sue utenze. Si scopre così che ha contatti di altissimo livello. Parla con politici, imprenditori, prelati. Mostra di poter influire su numerose istituzioni. Ma gli accertamenti affidati agli specialisti di polizia e fiamme gialle svelano la sua trama.
«No al vaticanista»
La donna dialoga spesso al telefono con Paolo Berlusconi, si lamenta per alcuni articoli, arriva a chiedere che Fabio Marchese Ragona, il vaticanista del quotidiano di famiglia, non scriva più. Chiede di parlare anche con il direttore Alessandro Sallusti, cerca di convincerli. E quando capisce che forse non riuscirà a ottenere il risultato, passa alle maniere forti. Comincia a parlare di istanze di rogatorie giunte in Vaticano che riguardano gli affari di Silvio Berlusconi. Assicura di avere il potere per concedere l’assistenza giudiziaria ai magistrati. Poi va oltre, minaccia di rendere noto il contenuto dei documenti. Il pubblico ministero Elisabetta Massini le contesta il reato di estorsione. Ma qualche settimana fa, quando decide di trasmettere il fascicolo a Roma per competenza, cambia l’ipotesi accusatoria in induzione alla concussione. Ritiene infatti che nel suo ruolo di componente della Cosea, Chaouqui abbia veste di pubblico ufficiale. E dunque iscrive nel registro degli indagati anche Paolo Berlusconi, perché non avrebbe denunciato il ricatto.
In realtà è un’impostazione che i pm romani sembrano non condividere, visto che i funzionari della Santa Sede non possono essere equiparati tutti ai diplomatici. E soprattutto ritenendo la famiglia Berlusconi vittima della minaccia. L’esame del fascicolo è tuttora in corso visto che contiene decine e decine di intercettazioni. Alla fine saranno interrogati tutti i protagonisti, compresa la Chaouqui, che ieri ha fatto sapere di volersi presentare, e suo marito. Poi è possibile che si proceda con la richiesta di rinvio a giudizio. Ennesimo capitolo di una vicenda che imbarazza le gerarchie vaticane proprio per aver affidato alla donna un incarico tanto delicato e strategico.
DAL CORRIERE INTERVISTA MARITO CHAOUQUI
ROMA «Mi andresti a prendere la pasticca contro la nausea?». «Ma guarda bene nella borsa: l’avevi presa questa mattina. No? Va bene, vado subito». A vederlo così premuroso non sembra il marito di «copertura» descritto da monsignor Lucio Vallejo Balda. Lui, Corrado Lanino, sposo di Francesca Immacolata Chaouqui, scuote la barba, indica la pancia di lei e sorride: «Talmente di copertura che ci sto facendo un figlio». Poi, apparentemente sereno, nel giorno in cui il processo Vatileaks slitta al 7 dicembre, ascolta lei alzare il livello delle rivelazioni: «Mentre sistemavamo l’archivio della commissione abbiamo trovato carte che non dovevano essere lì. Dimostravano pressioni gravissime. E fecero temere alle persone vicine al Santo Padre che ci fosse un tentativo di “colpo di Stato”». Addirittura? Quali? «Particolari non posso darne, c’è il segreto vaticano».
Signor Lanino, siete indagati entrambi, lei è il marito più chiacchierato d’Italia. Cosa c’è da sorridere?
«Non abbiamo fatto niente di quello di cui ci accusano».
Nemmeno la truffa di Terni?
«Chiederemo subito di essere ascoltati. Non ne sappiamo nulla. A Terni andammo una sola volta tanti anni fa in vacanza». («Un giorno. Se dici vacanza sembra che ci abbiamo passato l’estate», lo rimbrotta lei).
Viene accusato di aver carpito segreti informatici e averli usati per ricatti.
«Assolutamente falso».
Lei non è un informatico?
«Sono un ingegnere informatico, faccio consulenze anche sulla sicurezza informatica, ma non ho mai fatto l’hacker».
Consulenze per il Vaticano.
«Mai preso un euro dal Vaticano. Né segreti. Non ne avrei avuto modo».
Mai lavorato per i servizi?
Ride: «No. E nemmeno lei».
Balda ha accusato sua moglie di ricatti per un incontro sessuale. Come l’ha presa?
«Si commenta da sé. È una persona di infimo livello che infanga gli altri con cose false per migliorare la sua posizione. Dopo essere stato accolto in casa nostra con la mamma. Userò tutti gli strumenti processuali per assicurarmi che paghi».
Un dubbio di una «scivolata» di sua moglie?
«Assolutamente no».
Così però sembra davvero un marito di copertura.
«Copertura che dura da 11 anni».
Ha il nome di lei nella fede?
«Sì, ma l’ho dovuta togliere perché sono ingrassato. Ora diranno: lo vedi che è finto? ».
Come vi siete conosciuti?
«Via chat. Ma poi ci siamo incontrati a Roma». («Diglielo che ero vestita da suora», suggerisce lei, ridendo). «Era volontaria Unitalsi e il treno di Lourdes si fermava mezz’ora all’Ostiense. Aveva 18 anni. Abbiamo cominciato a vederci. E dopo 4 anni abbiamo deciso di sposarci».
Mai, mai, sospetti di bugie?
«Piena fiducia. A parte lo shopping. Come quando mi ha detto di aver comprato una Vuitton falsa, ma era vera».
Con monsignor Balda però aveva una gran confidenza.
«Lui era spesso a casa nostra con la madre. Anche a Pasqua. Vedevo il loro rapporto. La mia impressione è che fosse più attratto dagli uomini». (Lei, soddisfatta, si allontana).
Bisignani era un amico?
«Era una persona che lei frequentava. Ma non il suo capo».
Paolo e Silvio Berlusconi?
«So che ha avuto occasioni per vederli. Ma mai incontri».
Cosa pensò quando lei andò a lavorare con il Papa
«Mi sembrava una cosa enorme. Ma so che ha sempre dato il massimo sul lavoro. La chiamavo la papessa ».
Il Papa si è pentito della scelta .
Lei, appena rientrata, ammette: «Certo. Ha nominato due collaboratori e scopre che Balda dà le carte ai giornalisti. Io vengo descritta come una specie di prostituta. Lo avrei fatto anch’io. Però...».
Però?
«Ho sbagliato anch’io ad accettare. Prima avevo una vita felice».
ZUNINO SU REPUBBLICA
NAZIONALE - 01 dicembre 2015
CERCA
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CRONACA
“In Vaticano cardinali sotto ricatto”
La verità di Balda sugli sponsor della Chaouqui: “La contessa Pinto teneva due porporati al guinzaglio” Niente processo lampo: si allungano i tempi. La pierre e il marito indagati anche dalla procura di Roma
CORRADO ZUNINO
Il monsignore di Léon, ancora oggi nelle carceri della Gendarmeria vaticana, ai due promotori di giustizia ha raccontato nel corso dei quattro interrogatori come abbia vissuto quotidianamente con la paura «del ricatto d’amore» dopo la notte trascorsa insieme a Francesca Chaouqui a Firenze, il 28 dicembre 2014, «quando ci siamo congiunti carnalmente ». Il prelato ha iniziato a raccontare come in Vaticano questo fatto — i rapporti di alti religiosi con le donne — sia un problema serio. Vallejo Balda ha messo a verbale come la sponsor in Vaticano di Francesca Chaouqui, che poi entrerà, unica donna, nella commissione di indagine sulle economie vaticane, la Cosea, sia stata la contessa Marisa Pinto Olori dal Poggio, oggi 76 anni,un pezzo importante dell’aristocrazia nera e cattolica romana. La signora è tutt’oggi la presidente dei Messaggeri di pace in Italia, fondazione che ha riferimenti in tutto il mondo. La contessa — rivela Balda — «da trent’anni è in rapporti stretti e affettuosi» con il cardinale Jean-Louis Pierre Tauran, lui 72 anni, oggi nella commissione di vigilanza dello Ior e lo scorso dicembre nominato dal papa camerlengo di Santa Romana chiesa. «La contessa Pinto lo teneva al guinzaglio come un cagnolino », ha raccontato ai pm vaticani, «ricordo quando lei mi disse: “Lo invito a un thé mezz’ora e lo strizzo come un limone”». Alla contessa, Tauran non sapeva dire di no. «È stato il cardinale a convocarmi per segnalare la giovane Chaouqui, mi ha dato lui le buone referenze». In un altro passaggio del memoriale Balda ha evidenziato come la contessa Pinto avesse avuto, «a lungo», rapporti confidenziali con il cardinale Giovanni Battista Re, punto di riferimento del clero conservatore. «Molti cadono, come sono caduto io, in tentazione, e il rischio ricatto in Vaticano è diventato estremo». Negli anni in cui era segretario della commissione Cosea monsignor Balda vedeva spesso il Papa. Ora, che non ha più possibilità di avvicinarsi a Santa Marta, vuole far arrivare queste informazioni a Francesco attraverso la gendarmeria. «Quando il Papa mi ha messo nella commissione, i miei nemici» — e Balda indica sempre il cardinale Pell, il presidente dello Ior de Franssu, il finanziere maltese Zahara — «hanno cercato subito i miei punti deboli e, alla fine, mi hanno messo a fianco la Chaouqui». Tra l’altro, di fronte alle considerazioni sulla sua omosessualità fatte ieri dall’ex collaboratrice Francesca Chaouqui, Balda ha voluto far sapere: «A me piacciono le donne e di Francesca mi ero innamorato. Oggi me ne pento profondamente».
Il processo, ieri alla seconda udienza, è slittato al 7 dicembre, vigilia dell’apertura del Giubileo, per consentire proprio alla Chaouqui — la richiesta è del suo avvocato — di preparare la difesa. Il processo vaticano così, a sorpresa, entrerà dentro l’Anno Santo: il dibattimento procederà infatti nei primi giorni della festa cattolica. Le date che si dilatano offrono, finalmente, una possibilità di difesa per i cinque imputati accusati di divulgazione di notizie segrete, tra loro i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi.
La pierre Francesca Chaouqui ora è indagata anche dalla Procura di Roma, insieme al marito Corrado Lanino, per la compravendita del castello di Narni da parte del vescovo Vincenzo Paglia. I reati sono estorsione e intrusione informatica (in Vaticano). La Chaouqui dice: «Ho fatto molte telefonate a Paglia, ma solo per organizzare eventi di beneficenza ».
CARMELO LOPAPA SU REPUBBLICA
NAZIONALE - 01 dicembre 2015
CERCA
14/15 di 64
CRONACA
La storia.
La donna accusata di essere uno dei corvi vedeva molti potenti Che ora dicono: solo incontri sporadici
“Francesca chi?” La corsa dei politici a smarcarsi da Lady Curia
CARMELO LOPAPA
ROMA.
La Chaouqui del giorno dopo è “Francesca Immacolata chi?” Disconosciuta, mal tollerata, incontrata appena, sì forse, ma di sfuggita, comunque non potevo mai pensare. Il bel mondo, pezzi della politica e dell’imprenditoria con cui l’intraprendente pierre è entrata in contatto — stando al memoriale di monsignor Lucio Vallejo Balda pubblicato ieri da
Repubblica — adesso la ricorda a malapena, ne ridimensiona la capacità di influenza. Eppure ancora pochi mesi fa sembrava oro quel che luccicava.
«Ecco, aspetti, aspetti, per fortuna annoto sempre tutto. Era il 17 settembre scorso, ecco, ha chiesto un appuntamento qui a Palazzo Grazioli e l’ho ricevuta », racconta puntuale la senatrice Mariarosaria Rossi, tesoriere e plenipotenziaria di Forza Italia. Difficile arrivare al capo bypassando la gran ciambellana della corte berlusconiana. «Ma la signora voleva incontrare me», continua. Nel memoriale il monsignore scrive che «dietro Francesca c’è Berlusconi », che lei «assisteva in modo abituale alle feste di Palazzo Grazioli». La Rossi stronca: «Ma quali feste? Quella mattina l’ho ricevuta per cortesia nel mio ufficio a Palazzo, aveva chiesto un appuntamento in segreteria, si è presentata come una persona molto inserita al Vaticano, imprenditrice, si è anche dichiarata nostra simpatizzante e aveva voglia di mettersi a disposizione per dare un contributo al bene del Paese. Mi ha detto proprio così». E voi? «Il presidente Berlusconi non sapeva nemmeno chi fosse costei e non l’ha mai incontrata. Dopo quella occasione neanche io. Mi ha chiesto un secondo appuntamento che non ho mai concesso, mai più rivista».
L’approdo al mondo della politica resta il grande sogno della Chaouqui, ma per realizzarlo occorrono mediatori, ponti. «È con Bisignani che aveva complicità » si legge ancora nel memoriale. Ex giornalista, lobbista, transitato attraverso l’inchiesta P4 e altro ancora, contattato al telefono si schermisce col consueto sarcasmo: «Dovrei essere arrabbiato perché non mi ha mai invitato su quelle terrazze o in quei convegni frequentati invece da altri vip che oggi fanno i pesci in barile — racconta il faccendiere — Me la presentò la mia amica contessa Marisa Pinto Olori del Poggio, ma quale complicità, quali servizi segreti. Lei e monsignor Balda, che all’epoca era una star Oltretevere, mi chiesero un incontro e li invitai a pranzo il 12 dicembre dell’anno scorso. Perché? A lui stava a cuore una certa iniziativa benefica per i bimbi immigrati a Lampedusa, curata con un altro prelato. Ma vede, io mi occupo da 30 anni di Vaticano, qualche conoscenza ce l’ho, ho preso le mie informazioni. E mi dissero di lasciarlo perdere, perché quello era un po’ fuori di testa. E così ho fatto. Ora mi tirano in ballo perché ce l’hanno con me». Chi ce l’ha con lei, Bisignani? «Sono stato il primo a svelare il ruolo di Balda scrivendone sul Tempo, il primo a denunciare il complotto ordito da centri di potere dell’Opus Dei contro Papa Bergoglio ». Veleni, schizzi di fango e, ovviamente, complotti, orditi o millantati. Non manca nulla in questa storia.
Il tentativo di tirare in ballo chiunque è il filo conduttore del dossier del monsignore. Viene citata anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin («Francesca ha una grande relazione con lei»). La responsabile della Sanità è entrata in contatto con lei, viene spiegato adesso, per una paio di iniziative benefiche in favore dei poveri delle periferie romane, come altre vengono curate in concorso col Vaticano. La Chaouqui, con cui la Lorenzin ricorda di non avere alcun rapporto, ancora una volta si era accreditata come «ambasciatrice » d’Oltretevere. Che la pr sia andata al matrimonio di Marco Carrai, amico del premier Renzi, è confermato dalla foto in cui appare al fianco del marito Corrado Lanino. In un’altra sorride proprio al fianco dell’imprenditore. Era il 28 settembre 2014. Un’era fa.
LASTAMPA.IT
Difficile che si parli d’altro. Nel giro della nobiltà romana che si porta avanti per i festeggiamenti natalizi, si bada a commentare, parecchio a trasecolare ma soprattutto a prendere le distanze. Francesca Chaouqui e Marisa Pinto Olori del Poggio, contessa, non compaiono nella mailing list della nobiltà nera, quella ristrettissima che fa capo a un gruppo di famiglie, aristocrazia dei quattro quarti, del Circolo della Caccia, delle feste possibilmente altrui ma che si chiude a riccio se si tenta un upgrading sgradito. La Pinto Olori - «siete sicuri che sia contessa?» - alla sua protetta Francesca Immacolata ha aperto le porte dei salotti su entrambe le sponde del Tevere. Ma i salotti apprezzano?
Tanto per essere chiari, nel «rally» dei cento sarebbe stato inimmaginabile poter vedere le due signore, per motivi di lignaggio e per motivi anagrafici. Il rally è una sorta di club non ufficializzato e non scritto, riservato ai cinquanta ragazzi e alle cinquanta ragazze più nobili del reame. Ne fanno parte i Borghese, i Torlonia, i Colonna, i Barberini e gli Odescalchi, i Massimo, gli eredi Pallavicini e pochi altri. Loro godono di grandi entrature in Vaticano per diritto di classe. Alessandra Borghese in ottimi rapporti di amicizia con l’ex papa Ratzinger, divenne affine per le sue doti di cultura e simpatia ma anche per il cognome che porta, senza dover andare, chiedere, conoscere, cercare entrature, frequentare a dismisura. Lei è, il resto accade con estrema naturalezza. «Oramai la nobiltà nera si è annacquata, è diventata grigia - qualcuno scherza - le persone di cui ai tempi moderni si parla di più si avvicinano pericolosamente al generone e nulla hanno a che fare con l’aristocrazia. Un titolo qualsiasi non si nega più a nessuno». Oltre «la nobiltà della scaletta» voluta in partenza dall’ultimo re d’Italia, ora si aggiunge «la nobiltà della scalata». Più generoso nel giudizio è il principe Carlo Giovanelli: «Sì, la Pinto la incontro, era moglie dello storico stampatore, si dà molto da fare: beneficenza, ricevimenti in ambasciate, soprattutto lì è sempre presente. Una donna intelligente, simpatica. Anche abbastanza potente, ha una villa (sfarzosa vicino al Raccordo Anulare) dove riceve ministri e appunto ambasciatori. Francesca Chaouqui era spesso con lei ma l’ho conosciuta poco».
Una classica signora bene romana, con i capelli scolpiti, Marisa Pinto Olori del Poggio, molto vicina al giro del Quirinale in epoca Ciampi, amica di sua Franchezza quando era first lady, come testimoniano anche i resoconti mondani di Dagospia, un giro tendenzialmente laico perciò, nel quale Francesca Chaouqui si muoveva a suo agio. «Avrebbe parlato anche con i muri risultando gradevole anche a questi», si sente dire, fino a quell’invito scellerato sulla terrazza di Lucio Vallejo Balda per festeggiare la canonizzazione di due papi. La si ricorda quasi come padrona di casa conversare con i tanti ospiti. Un invito molto aperto anche ai laici graditi dove si notavano Maria Latella e Bruno Vespa, oltre ai tanti porporati. Ma per la prova del nove basta tornare alle cene da Maria Angiolillo dove le due signore non sono ricordate. Dice Roberto D’Agostino: «Tutto questo non ha niente a che fare con la Roma papalina e con la nobiltà romana. Il giro del Vaticano è un’altra cosa. È difficile spiegarlo, Roma è fatta di tante sfere, è come una matrioska nella quale ti perdi. Dalla Angiolillo giravano i due pontefici, quello laico, Gianni Letta, e quello porporato, Sua Eminenza Re, i due padrini ai pranzi e non mancavano mai».
Altri tempi e altri personaggi, nei salotti capitolini ci si chiede come possa essere successo che una donna giovane pur se bravissima e intelligentissima sia giunta ad avere confidenza con il potere, quello vero di Oltretevere. A questo punto si entra nel campo delle illazioni. Ad introdurre Chaouqui ai piani alti in molti dicono sia stato il cardinale Turan, protodiacono del Collegio Cardinalizio, colui che presenta al mondo il nuovo papa, amico della Pinto. Da lì l’interessamento di monsignor Balda e l’incarico che oggi li ha portati a processo.
Difficile che si parli d’altro. Nel giro della nobiltà romana che si porta avanti per i festeggiamenti natalizi, si bada a commentare, parecchio a trasecolare ma soprattutto a prendere le distanze. Francesca Chaouqui e Marisa Pinto Olori del Poggio, contessa, non compaiono nella mailing list della nobiltà nera, quella ristrettissima che fa capo a un gruppo di famiglie, aristocrazia dei quattro quarti, del Circolo della Caccia, delle feste possibilmente altrui ma che si chiude a riccio se si tenta un upgrading sgradito. La Pinto Olori - «siete sicuri che sia contessa?» - alla sua protetta Francesca Immacolata ha aperto le porte dei salotti su entrambe le sponde del Tevere. Ma i salotti apprezzano?
Tanto per essere chiari, nel «rally» dei cento sarebbe stato inimmaginabile poter vedere le due signore, per motivi di lignaggio e per motivi anagrafici. Il rally è una sorta di club non ufficializzato e non scritto, riservato ai cinquanta ragazzi e alle cinquanta ragazze più nobili del reame. Ne fanno parte i Borghese, i Torlonia, i Colonna, i Barberini e gli Odescalchi, i Massimo, gli eredi Pallavicini e pochi altri. Loro godono di grandi entrature in Vaticano per diritto di classe. Alessandra Borghese in ottimi rapporti di amicizia con l’ex papa Ratzinger, divenne affine per le sue doti di cultura e simpatia ma anche per il cognome che porta, senza dover andare, chiedere, conoscere, cercare entrature, frequentare a dismisura. Lei è, il resto accade con estrema naturalezza. «Oramai la nobiltà nera si è annacquata, è diventata grigia - qualcuno scherza - le persone di cui ai tempi moderni si parla di più si avvicinano pericolosamente al generone e nulla hanno a che fare con l’aristocrazia. Un titolo qualsiasi non si nega più a nessuno». Oltre «la nobiltà della scaletta» voluta in partenza dall’ultimo re d’Italia, ora si aggiunge «la nobiltà della scalata». Più generoso nel giudizio è il principe Carlo Giovanelli: «Sì, la Pinto la incontro, era moglie dello storico stampatore, si dà molto da fare: beneficenza, ricevimenti in ambasciate, soprattutto lì è sempre presente. Una donna intelligente, simpatica. Anche abbastanza potente, ha una villa (sfarzosa vicino al Raccordo Anulare) dove riceve ministri e appunto ambasciatori. Francesca Chaouqui era spesso con lei ma l’ho conosciuta poco».
Una classica signora bene romana, con i capelli scolpiti, Marisa Pinto Olori del Poggio, molto vicina al giro del Quirinale in epoca Ciampi, amica di sua Franchezza quando era first lady, come testimoniano anche i resoconti mondani di Dagospia, un giro tendenzialmente laico perciò, nel quale Francesca Chaouqui si muoveva a suo agio. «Avrebbe parlato anche con i muri risultando gradevole anche a questi», si sente dire, fino a quell’invito scellerato sulla terrazza di Lucio Vallejo Balda per festeggiare la canonizzazione di due papi. La si ricorda quasi come padrona di casa conversare con i tanti ospiti. Un invito molto aperto anche ai laici graditi dove si notavano Maria Latella e Bruno Vespa, oltre ai tanti porporati. Ma per la prova del nove basta tornare alle cene da Maria Angiolillo dove le due signore non sono ricordate. Dice Roberto D’Agostino: «Tutto questo non ha niente a che fare con la Roma papalina e con la nobiltà romana. Il giro del Vaticano è un’altra cosa. È difficile spiegarlo, Roma è fatta di tante sfere, è come una matrioska nella quale ti perdi. Dalla Angiolillo giravano i due pontefici, quello laico, Gianni Letta, e quello porporato, Sua Eminenza Re, i due padrini ai pranzi e non mancavano mai».
Altri tempi e altri personaggi, nei salotti capitolini ci si chiede come possa essere successo che una donna giovane pur se bravissima e intelligentissima sia giunta ad avere confidenza con il potere, quello vero di Oltretevere. A questo punto si entra nel campo delle illazioni. Ad introdurre Chaouqui ai piani alti in molti dicono sia stato il cardinale Turan, protodiacono del Collegio Cardinalizio, colui che presenta al mondo il nuovo papa, amico della Pinto. Da lì l’interessamento di monsignor Balda e l’incarico che oggi li ha portati a processo.
Difficile che si parli d’altro. Nel giro della nobiltà romana che si porta avanti per i festeggiamenti natalizi, si bada a commentare, parecchio a trasecolare ma soprattutto a prendere le distanze. Francesca Chaouqui e Marisa Pinto Olori del Poggio, contessa, non compaiono nella mailing list della nobiltà nera, quella ristrettissima che fa capo a un gruppo di famiglie, aristocrazia dei quattro quarti, del Circolo della Caccia, delle feste possibilmente altrui ma che si chiude a riccio se si tenta un upgrading sgradito. La Pinto Olori - «siete sicuri che sia contessa?» - alla sua protetta Francesca Immacolata ha aperto le porte dei salotti su entrambe le sponde del Tevere. Ma i salotti apprezzano?
Tanto per essere chiari, nel «rally» dei cento sarebbe stato inimmaginabile poter vedere le due signore, per motivi di lignaggio e per motivi anagrafici. Il rally è una sorta di club non ufficializzato e non scritto, riservato ai cinquanta ragazzi e alle cinquanta ragazze più nobili del reame. Ne fanno parte i Borghese, i Torlonia, i Colonna, i Barberini e gli Odescalchi, i Massimo, gli eredi Pallavicini e pochi altri. Loro godono di grandi entrature in Vaticano per diritto di classe. Alessandra Borghese in ottimi rapporti di amicizia con l’ex papa Ratzinger, divenne affine per le sue doti di cultura e simpatia ma anche per il cognome che porta, senza dover andare, chiedere, conoscere, cercare entrature, frequentare a dismisura. Lei è, il resto accade con estrema naturalezza. «Oramai la nobiltà nera si è annacquata, è diventata grigia - qualcuno scherza - le persone di cui ai tempi moderni si parla di più si avvicinano pericolosamente al generone e nulla hanno a che fare con l’aristocrazia. Un titolo qualsiasi non si nega più a nessuno». Oltre «la nobiltà della scaletta» voluta in partenza dall’ultimo re d’Italia, ora si aggiunge «la nobiltà della scalata». Più generoso nel giudizio è il principe Carlo Giovanelli: «Sì, la Pinto la incontro, era moglie dello storico stampatore, si dà molto da fare: beneficenza, ricevimenti in ambasciate, soprattutto lì è sempre presente. Una donna intelligente, simpatica. Anche abbastanza potente, ha una villa (sfarzosa vicino al Raccordo Anulare) dove riceve ministri e appunto ambasciatori. Francesca Chaouqui era spesso con lei ma l’ho conosciuta poco».
Una classica signora bene romana, con i capelli scolpiti, Marisa Pinto Olori del Poggio, molto vicina al giro del Quirinale in epoca Ciampi, amica di sua Franchezza quando era first lady, come testimoniano anche i resoconti mondani di Dagospia, un giro tendenzialmente laico perciò, nel quale Francesca Chaouqui si muoveva a suo agio. «Avrebbe parlato anche con i muri risultando gradevole anche a questi», si sente dire, fino a quell’invito scellerato sulla terrazza di Lucio Vallejo Balda per festeggiare la canonizzazione di due papi. La si ricorda quasi come padrona di casa conversare con i tanti ospiti. Un invito molto aperto anche ai laici graditi dove si notavano Maria Latella e Bruno Vespa, oltre ai tanti porporati. Ma per la prova del nove basta tornare alle cene da Maria Angiolillo dove le due signore non sono ricordate. Dice Roberto D’Agostino: «Tutto questo non ha niente a che fare con la Roma papalina e con la nobiltà romana. Il giro del Vaticano è un’altra cosa. È difficile spiegarlo, Roma è fatta di tante sfere, è come una matrioska nella quale ti perdi. Dalla Angiolillo giravano i due pontefici, quello laico, Gianni Letta, e quello porporato, Sua Eminenza Re, i due padrini ai pranzi e non mancavano mai».
Altri tempi e altri personaggi, nei salotti capitolini ci si chiede come possa essere successo che una donna giovane pur se bravissima e intelligentissima sia giunta ad avere confidenza con il potere, quello vero di Oltretevere. A questo punto si entra nel campo delle illazioni. Ad introdurre Chaouqui ai piani alti in molti dicono sia stato il cardinale Turan, protodiacono del Collegio Cardinalizio, colui che presenta al mondo il nuovo papa, amico della Pinto. Da lì l’interessamento di monsignor Balda e l’incarico che oggi li ha portati a processo.
Difficile che si parli d’altro. Nel giro della nobiltà romana che si porta avanti per i festeggiamenti natalizi, si bada a commentare, parecchio a trasecolare ma soprattutto a prendere le distanze. Francesca Chaouqui e Marisa Pinto Olori del Poggio, contessa, non compaiono nella mailing list della nobiltà nera, quella ristrettissima che fa capo a un gruppo di famiglie, aristocrazia dei quattro quarti, del Circolo della Caccia, delle feste possibilmente altrui ma che si chiude a riccio se si tenta un upgrading sgradito. La Pinto Olori - «siete sicuri che sia contessa?» - alla sua protetta Francesca Immacolata ha aperto le porte dei salotti su entrambe le sponde del Tevere. Ma i salotti apprezzano?
Tanto per essere chiari, nel «rally» dei cento sarebbe stato inimmaginabile poter vedere le due signore, per motivi di lignaggio e per motivi anagrafici. Il rally è una sorta di club non ufficializzato e non scritto, riservato ai cinquanta ragazzi e alle cinquanta ragazze più nobili del reame. Ne fanno parte i Borghese, i Torlonia, i Colonna, i Barberini e gli Odescalchi, i Massimo, gli eredi Pallavicini e pochi altri. Loro godono di grandi entrature in Vaticano per diritto di classe. Alessandra Borghese in ottimi rapporti di amicizia con l’ex papa Ratzinger, divenne affine per le sue doti di cultura e simpatia ma anche per il cognome che porta, senza dover andare, chiedere, conoscere, cercare entrature, frequentare a dismisura. Lei è, il resto accade con estrema naturalezza. «Oramai la nobiltà nera si è annacquata, è diventata grigia - qualcuno scherza - le persone di cui ai tempi moderni si parla di più si avvicinano pericolosamente al generone e nulla hanno a che fare con l’aristocrazia. Un titolo qualsiasi non si nega più a nessuno». Oltre «la nobiltà della scaletta» voluta in partenza dall’ultimo re d’Italia, ora si aggiunge «la nobiltà della scalata». Più generoso nel giudizio è il principe Carlo Giovanelli: «Sì, la Pinto la incontro, era moglie dello storico stampatore, si dà molto da fare: beneficenza, ricevimenti in ambasciate, soprattutto lì è sempre presente. Una donna intelligente, simpatica. Anche abbastanza potente, ha una villa (sfarzosa vicino al Raccordo Anulare) dove riceve ministri e appunto ambasciatori. Francesca Chaouqui era spesso con lei ma l’ho conosciuta poco».
Una classica signora bene romana, con i capelli scolpiti, Marisa Pinto Olori del Poggio, molto vicina al giro del Quirinale in epoca Ciampi, amica di sua Franchezza quando era first lady, come testimoniano anche i resoconti mondani di Dagospia, un giro tendenzialmente laico perciò, nel quale Francesca Chaouqui si muoveva a suo agio. «Avrebbe parlato anche con i muri risultando gradevole anche a questi», si sente dire, fino a quell’invito scellerato sulla terrazza di Lucio Vallejo Balda per festeggiare la canonizzazione di due papi. La si ricorda quasi come padrona di casa conversare con i tanti ospiti. Un invito molto aperto anche ai laici graditi dove si notavano Maria Latella e Bruno Vespa, oltre ai tanti porporati. Ma per la prova del nove basta tornare alle cene da Maria Angiolillo dove le due signore non sono ricordate. Dice Roberto D’Agostino: «Tutto questo non ha niente a che fare con la Roma papalina e con la nobiltà romana. Il giro del Vaticano è un’altra cosa. È difficile spiegarlo, Roma è fatta di tante sfere, è come una matrioska nella quale ti perdi. Dalla Angiolillo giravano i due pontefici, quello laico, Gianni Letta, e quello porporato, Sua Eminenza Re, i due padrini ai pranzi e non mancavano mai».
Altri tempi e altri personaggi, nei salotti capitolini ci si chiede come possa essere successo che una donna giovane pur se bravissima e intelligentissima sia giunta ad avere confidenza con il potere, quello vero di Oltretevere. A questo punto si entra nel campo delle illazioni. Ad introdurre Chaouqui ai piani alti in molti dicono sia stato il cardinale Turan, protodiacono del Collegio Cardinalizio, colui che presenta al mondo il nuovo papa, amico della Pinto. Da lì l’interessamento di monsignor Balda e l’incarico che oggi li ha portati a processo.
Difficile che si parli d’altro. Nel giro della nobiltà romana che si porta avanti per i festeggiamenti natalizi, si bada a commentare, parecchio a trasecolare ma soprattutto a prendere le distanze. Francesca Chaouqui e Marisa Pinto Olori del Poggio, contessa, non compaiono nella mailing list della nobiltà nera, quella ristrettissima che fa capo a un gruppo di famiglie, aristocrazia dei quattro quarti, del Circolo della Caccia, delle feste possibilmente altrui ma che si chiude a riccio se si tenta un upgrading sgradito. La Pinto Olori - «siete sicuri che sia contessa?» - alla sua protetta Francesca Immacolata ha aperto le porte dei salotti su entrambe le sponde del Tevere. Ma i salotti apprezzano?
Tanto per essere chiari, nel «rally» dei cento sarebbe stato inimmaginabile poter vedere le due signore, per motivi di lignaggio e per motivi anagrafici. Il rally è una sorta di club non ufficializzato e non scritto, riservato ai cinquanta ragazzi e alle cinquanta ragazze più nobili del reame. Ne fanno parte i Borghese, i Torlonia, i Colonna, i Barberini e gli Odescalchi, i Massimo, gli eredi Pallavicini e pochi altri. Loro godono di grandi entrature in Vaticano per diritto di classe. Alessandra Borghese in ottimi rapporti di amicizia con l’ex papa Ratzinger, divenne affine per le sue doti di cultura e simpatia ma anche per il cognome che porta, senza dover andare, chiedere, conoscere, cercare entrature, frequentare a dismisura. Lei è, il resto accade con estrema naturalezza. «Oramai la nobiltà nera si è annacquata, è diventata grigia - qualcuno scherza - le persone di cui ai tempi moderni si parla di più si avvicinano pericolosamente al generone e nulla hanno a che fare con l’aristocrazia. Un titolo qualsiasi non si nega più a nessuno». Oltre «la nobiltà della scaletta» voluta in partenza dall’ultimo re d’Italia, ora si aggiunge «la nobiltà della scalata». Più generoso nel giudizio è il principe Carlo Giovanelli: «Sì, la Pinto la incontro, era moglie dello storico stampatore, si dà molto da fare: beneficenza, ricevimenti in ambasciate, soprattutto lì è sempre presente. Una donna intelligente, simpatica. Anche abbastanza potente, ha una villa (sfarzosa vicino al Raccordo Anulare) dove riceve ministri e appunto ambasciatori. Francesca Chaouqui era spesso con lei ma l’ho conosciuta poco».
Una classica signora bene romana, con i capelli scolpiti, Marisa Pinto Olori del Poggio, molto vicina al giro del Quirinale in epoca Ciampi, amica di sua Franchezza quando era first lady, come testimoniano anche i resoconti mondani di Dagospia, un giro tendenzialmente laico perciò, nel quale Francesca Chaouqui si muoveva a suo agio. «Avrebbe parlato anche con i muri risultando gradevole anche a questi», si sente dire, fino a quell’invito scellerato sulla terrazza di Lucio Vallejo Balda per festeggiare la canonizzazione di due papi. La si ricorda quasi come padrona di casa conversare con i tanti ospiti. Un invito molto aperto anche ai laici graditi dove si notavano Maria Latella e Bruno Vespa, oltre ai tanti porporati. Ma per la prova del nove basta tornare alle cene da Maria Angiolillo dove le due signore non sono ricordate. Dice Roberto D’Agostino: «Tutto questo non ha niente a che fare con la Roma papalina e con la nobiltà romana. Il giro del Vaticano è un’altra cosa. È difficile spiegarlo, Roma è fatta di tante sfere, è come una matrioska nella quale ti perdi. Dalla Angiolillo giravano i due pontefici, quello laico, Gianni Letta, e quello porporato, Sua Eminenza Re, i due padrini ai pranzi e non mancavano mai».
Altri tempi e altri personaggi, nei salotti capitolini ci si chiede come possa essere successo che una donna giovane pur se bravissima e intelligentissima sia giunta ad avere confidenza con il potere, quello vero di Oltretevere. A questo punto si entra nel campo delle illazioni. Ad introdurre Chaouqui ai piani alti in molti dicono sia stato il cardinale Turan, protodiacono del Collegio Cardinalizio, colui che presenta al mondo il nuovo papa, amico della Pinto. Da lì l’interessamento di monsignor Balda e l’incarico che oggi li ha portati a processo.
Difficile che si parli d’altro. Nel giro della nobiltà romana che si porta avanti per i festeggiamenti natalizi, si bada a commentare, parecchio a trasecolare ma soprattutto a prendere le distanze. Francesca Chaouqui e Marisa Pinto Olori del Poggio, contessa, non compaiono nella mailing list della nobiltà nera, quella ristrettissima che fa capo a un gruppo di famiglie, aristocrazia dei quattro quarti, del Circolo della Caccia, delle feste possibilmente altrui ma che si chiude a riccio se si tenta un upgrading sgradito. La Pinto Olori - «siete sicuri che sia contessa?» - alla sua protetta Francesca Immacolata ha aperto le porte dei salotti su entrambe le sponde del Tevere. Ma i salotti apprezzano?
Tanto per essere chiari, nel «rally» dei cento sarebbe stato inimmaginabile poter vedere le due signore, per motivi di lignaggio e per motivi anagrafici. Il rally è una sorta di club non ufficializzato e non scritto, riservato ai cinquanta ragazzi e alle cinquanta ragazze più nobili del reame. Ne fanno parte i Borghese, i Torlonia, i Colonna, i Barberini e gli Odescalchi, i Massimo, gli eredi Pallavicini e pochi altri. Loro godono di grandi entrature in Vaticano per diritto di classe. Alessandra Borghese in ottimi rapporti di amicizia con l’ex papa Ratzinger, divenne affine per le sue doti di cultura e simpatia ma anche per il cognome che porta, senza dover andare, chiedere, conoscere, cercare entrature, frequentare a dismisura. Lei è, il resto accade con estrema naturalezza. «Oramai la nobiltà nera si è annacquata, è diventata grigia - qualcuno scherza - le persone di cui ai tempi moderni si parla di più si avvicinano pericolosamente al generone e nulla hanno a che fare con l’aristocrazia. Un titolo qualsiasi non si nega più a nessuno». Oltre «la nobiltà della scaletta» voluta in partenza dall’ultimo re d’Italia, ora si aggiunge «la nobiltà della scalata». Più generoso nel giudizio è il principe Carlo Giovanelli: «Sì, la Pinto la incontro, era moglie dello storico stampatore, si dà molto da fare: beneficenza, ricevimenti in ambasciate, soprattutto lì è sempre presente. Una donna intelligente, simpatica. Anche abbastanza potente, ha una villa (sfarzosa vicino al Raccordo Anulare) dove riceve ministri e appunto ambasciatori. Francesca Chaouqui era spesso con lei ma l’ho conosciuta poco».
Una classica signora bene romana, con i capelli scolpiti, Marisa Pinto Olori del Poggio, molto vicina al giro del Quirinale in epoca Ciampi, amica di sua Franchezza quando era first lady, come testimoniano anche i resoconti mondani di Dagospia, un giro tendenzialmente laico perciò, nel quale Francesca Chaouqui si muoveva a suo agio. «Avrebbe parlato anche con i muri risultando gradevole anche a questi», si sente dire, fino a quell’invito scellerato sulla terrazza di Lucio Vallejo Balda per festeggiare la canonizzazione di due papi. La si ricorda quasi come padrona di casa conversare con i tanti ospiti. Un invito molto aperto anche ai laici graditi dove si notavano Maria Latella e Bruno Vespa, oltre ai tanti porporati. Ma per la prova del nove basta tornare alle cene da Maria Angiolillo dove le due signore non sono ricordate. Dice Roberto D’Agostino: «Tutto questo non ha niente a che fare con la Roma papalina e con la nobiltà romana. Il giro del Vaticano è un’altra cosa. È difficile spiegarlo, Roma è fatta di tante sfere, è come una matrioska nella quale ti perdi. Dalla Angiolillo giravano i due pontefici, quello laico, Gianni Letta, e quello porporato, Sua Eminenza Re, i due padrini ai pranzi e non mancavano mai».
Altri tempi e altri personaggi, nei salotti capitolini ci si chiede come possa essere successo che una donna giovane pur se bravissima e intelligentissima sia giunta ad avere confidenza con il potere, quello vero di Oltretevere. A questo punto si entra nel campo delle illazioni. Ad introdurre Chaouqui ai piani alti in molti dicono sia stato il cardinale Turan, protodiacono del Collegio Cardinalizio, colui che presenta al mondo il nuovo papa, amico della Pinto. Da lì l’interessamento di monsignor Balda e l’incarico che oggi li ha portati a processo.