Stefano Boldrini, Alessandro Grandesso e Iacopo Iandiorio, La Gazzetta dello Sport 1/12/2015, 1 dicembre 2015
VARDY E I SUOI FRATELLI
Jamie Vardy non è solo la sorpresa del calcio inglese, il trascinatore del Leicester e il simbolo del riscatto dei giocatori impantanati dei bassifondi del sistema: è anche il nuovo totem di una stampa che ha fame di eroi e di personaggi da spolpare. Vardy, i suoi record - sabato ha segnato per l’11° turno di fila, stabilendo il nuovo primato in Premier; se farà centro anche a Swansea eguaglierà quello assoluto, stabilito dall’irlandese Jimmy Dunne dello Sheffield United nel 1931-32 - e la sua storia hanno reso meno pesante le difficoltà dei superbomber d’Oltremanica. Rooney sta vivendo un’annata tormentata. Aguero è un fuoriclasse, ma ha il fisico di seta e Pellegrini deve dosarne l’uso. Sturridge non gioca mai e le sue assenze hanno superato le presenze. Giroud ha limiti evidenti. I soli che stanno tenendo botta sono Lukaku dell’Everton - chissà se Mourinho è sempre convinto di aver fatto bene a cederlo - e Kane del Tottenham. I 14 gol di Vardy sono una manna per tutti, compreso il c.t. Hodgson, che ha sorriso compiaciuto quando il centravanti del Leicester è andato a segno contro lo United. Nel suo genere, Jamie non è solo: potremmo parlare di «Vardy e i suoi fratelli». Ighalo, 8 reti finora, sta trascinando il Watford verso una comoda salvezza. Mahrez, 7 gol, è l’altro talento del Leicester di Ranieri. A quota 6, André Ayew dello Swansea. Nomi nuovi, buoni per colmare il vuoto dei big.
Ben, davanti a Ibra
La quarta volta è stata quella giusta. Meglio tardi che mai, perché in cima alla classifica dei marcatori di Ligue 1, davanti a un certo Ibrahinovic, c’è un bomber sconosciuto che a 27 anni si gode il frutto di una lunga scalata. Dopo il gol su rigore al Gazelec Benjamin Moukandjo è arrivato a 11 sigilli, che hanno già il sapore di salvezza per un Lorient che è riuscito a metterlo sotto contratto dopo 3 tentativi falliti. Quello con la Bretagna è un legame antico per il camerunese di Douala, per il quale il calcio diventò passione solo a 11 anni. Un vicino di casa lo portò all’accademia Kadji Sport (quella di Eto’o). Però prima bisognò convincere i genitori che lo volevano avvocato. Se ne fecero una ragione, grazie anche al programma di studi proposto dal centro di formazione che lo fece crescere e poi esordire in prima squadra a 16 anni. Debutto che Moukandjo festeggiò con un gol. Poi di lui se ne accorsero pure gli osservatori del Rennes che lo portarono in Francia. Lì però non ci fu idillio: «Ma quell’esperienza mi servì per maturare. E poi a Rennes ho conosciuto mia moglie». Uno stimolo in più per ripartire dalla C, e decollare poi col Nimes 6 anni fa, in Ligue 2. Attirando l’attenzione del Monaco che lo fa debuttare in Ligue 1 nel gennaio 2011. Fiducia ripagata con 3 reti in 16 gare, in uno dei club del suo idolo: Thierry Henry. Moukandjo evita paragoni, nonostante la tendenza comune a divorare gli spazi per puntare la porta: «È il giocatore che mi ha ispirato di più». Anche più di Eto’o: «Impossibile essere come lui. Eto’o è un fratello maggiore per la mia generazione». Con idoli simili, scontata la passione per il Barça, anche se Moukandjo ha sempre preferito Xavi a Messi.
Lucas, il galiziano dietro ai «mostri sacri»
Proprio dietro ai Dioscuri di Barcellona sta salendo nella classifica del Pichichi Lucas Perez, altro 27enne, del Deportivo, che con 9 gol ha appaiato Agirretxe e Ronaldo, ed è un centro dietro ad Aduriz. Rapido, sinistro, opportunista, ricorda un po’ Suarez lanciato in contropiede. Ci prova sempre, anche dalle posizioni più difficili e il gioco di Victor Sanchez lo favorisce, lasciandogli tanti metri davanti. Anche per lui strada in salita. Tanti club giovanili: Arteixo, Alavés, Montañeros, Ordenes, e poi con l’Atletico Madrid C e B. Ma a 22 anni aveva visto solo la Tercera (la 4ª serie). Così va al Rayo, ma nel gennaio 2011, per problemi economici (a Vallecas non pagano) sceglie l’Ucraina e il Karpaty. Una buona esperienza, scopre anche l’Europa e segna al Paok. Che nel 2013 lo prende per 700 mila euro. A Salonicco segna 9 gol (il suo top) e 3 in Europa, serve 15 assist, è eletto nei 5 migliori giocatori del campionato che il Paok chiude al 2° posto (e finalista di coppa). «Qui la vita è più simile a quella spagnola - dice - c’è tanto pubblico, rivali di nome, e ho fatto esperienza in Europa». Tanto che lo vuole il Depor. Perez, natio della Coruña, non dice certo di no. Dei suoi 15 gol in Liga in una stagione e mezza finora 14 li ha fatti nel 2015, di cui 9 in questo torneo. Con lui il Depor sta tornando ai fasti di una volta; oggi è 5° a 3 punti dalla Champions, che non disputa dal 2005.
Jesus, ma quale Coentrao...
Curioso il percorso del paraguayano Lorenzo Melgarejo, 25 anni, con 8 gol re dei bomber in Russia. Perché l’esterno sinistro di Loma Grande («città tranquilla, niente ladri, nessun crimine», ha detto ai giornali russi appena arrivato) si era messo in evidenza già al Mondiale Under 20 nel 2009, ma da centrocampista. L’Olimpia, il club più titolato in Paraguay, l’aveva rilevato dal 12 de Octubre, ma schierandolo poco l’aveva lasciato andare all’Independiente di Campo Grande, neopromossa. E il Benfica, che lo seguiva da mesi, non se lo fece scappare dopo che con l’Inde Melgarejo mise a segno una tripletta al Nacional, poi campione: 700 mila euro il prezzo nel 2011. Quindi in prestito al Paços Ferreira, dove mostra capacità realizzative non da tutti (10 gol in Liga da laterale) ma quando torna a Lisbona Jorge Jesus lo arretra a terzino: «è il nuovo Coentrão». E invece il paraguagio si perde. Tanto che lo prende il Kuban per 5 milioni di euro, strappandolo al Liverpool. In Russia con Goncharenko in panchina è risalito a centrocampo, perché le punte non segnavano e si infortunavano spesso. Ora il nuovo tecnico Tashuev (a Krasnodar da poco più di 2 mesi) lo sfrutta come laterale alto o seconda punta e funziona: 7 gol nelle ultime 8 gare. Tanto che ha destato l’interesse dei top club russi. E Lorenzo, sposato con Maria ex Miss Paraguay e studentessa di giornalismo, è di nuovo felice.
La volta buona dell’Elefantino
Altro classe 1990, nato 5 giorni prima di Melgarejo, è l’ivoriano Zoro Cyriac dell’Ostenda,10 reti finora in Belgio. Lui, fan di Drogba e Benzema, è una punta centrale, rapida; dotato di sangue freddo davanti alla porta e gran colpitore di testa nonostante sia solo 172 cm, miglior bomber e giocatore del torneo ivoriano nel 2008 (21 reti, record) a soli 18 anni con l’Asec, il più celebre vivaio di talenti d’Africa (da qui sono usciti i Touré, Gervinho, Zokora, Romaric, Kalou). Si interessa a lui il Lilla, poi il Charlton ma in Inghilterra non ottiene il permesso di lavoro. Tifoso dell’Arsenal, racconta: «Da bambino piangevo anche se perdevo una partita di strada, se vinciamo 4-0 voglio fare a tutti i costi il 5°. Sono un killer, ma senza le armi». Però finisce allo Standard nel 2009. Il tecnico Boloni gli dà il tempo di maturare. Poi alle prime due da titolare segna: sembra sbocciare. E invece a dicembre si infortuna e salta il resto della stagione. Come anche nel 2010-11: 18 gare, 8 gol e crack dei legamenti del ginocchio sinistro. Altri mesi di sofferenza. Finché nel 2012 per 2 milioni lo prende l‘Anderlecht. Una scommessa, perché viene da un’altra operazione, al ginocchio destro. Al 2° anno a Bruxelles riemerge dal tunnel, conquista pure la nazionale. Ma è un fuoco di paglia. Vince un titolo ma Bruno e Mitrovic lo relegano in panchina. Così quest’anno va a Ostenda. Dove per la prima volta in Europa è già a quota 10 gol e parte titolare in 14 gare su 16. Il c.t. Dussuyer a ottobre l’ha richiamato con gli Elefanti, dopo 2 anni di assenza. Sarà questa la volta buona?