Danilo Taino, Corriere della Sera 29/11/2015, 29 novembre 2015
L’UTILITA’ DEL DIGITALE PER PROTEGGERE LE CITTA’ –
Non è solo questione di più polizia nelle strade e di controllo dei possibili focolai di terrorismo. Nemmeno solo di bombe su Daesh o scarponi militari nella sabbia. Un approccio meno eclatante, ma probabilmente decisivo, alla sicurezza in tempo di possibili attentati è l’uso massiccio del Big Data, dell’elaborazione organizzata delle informazioni che la realtà digitale mette a disposizione. Soprattutto nelle città, dove i rischi sono maggiori. Lo Stockholm International Peace Institute (Sipri) – uno dei centri di analisi sulla sicurezza più prestigiosi – sta conducendo uno studio dettagliato proprio sulla sicurezza delle città e sottolinea che la digitalizzazione urbana e il suo uso trasparente ne sono elementi essenziali. Sipri nota che nel 1900 solo il 10% della popolazione mondiale viveva in città. Oggi questa quota è superiore al 50% e si prevede che arriverà al 75% nel 2050 . Si tratta di aggregati urbani sempre più complessi. Oggi ci sono nel mondo 250 milioni di persone che vivono fuori dal Paese in cui sono nate e la gran parte di queste vive in una città. Ciò crea tensioni tra le diverse comunità e problemi seri dal punto di vista della sicurezza. Sia per quel che riguarda la vita quotidiana sia dal punto di vista della distruzione che le tensioni, per non dire gli atti di terrorismo, comportano per l’economia e il benessere globali. Le tendenze demografiche indicano che è ormai l’aggregato urbano il cuore dello sviluppo e della crescita. Uno studio McKinsey sostiene che la spina dorsale dell’economia del mondo non sono più 200 Paesi ma 600 grandi città. Proteggerle è fondamentale.
A parte i metodi tradizionali di sicurezza, la digitalizzazione urbana sarà essenziale per disporre di informazioni utili a conoscere la realtà e a prevenire le crisi. Non tanto lo spionaggio, che è altro problema, ma – sostiene il direttore del programma di sicurezza europea di Sipri, Ian Anthony – lo studio delle tendenze e della realtà cittadina in modo articolato, grazie alla raccolta dei dati già disponibili (data harvesting) derivabili da ogni piattaforma digitale o attraverso ricerche appositamente disegnate, ad esempio l’uso di strumenti di localizzazione (data mining). I cittadini dovranno essere informati di queste attività e garantiti contro il loro utilizzo improprio: il Big Data urbano, però, sarà fondamentale nella prevenzione e nella sconfitta del terrorismo.