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 2015  dicembre 01 Martedì calendario

DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 30 NOVEMBRE 2015


Valentin Frrokaj, 37 anni. Albanese, condannato all’ergastolo perché nel 2007 aveva ammazzato un connazionale a Brescia, ma evaso due volte: la prima , nel 2013, dal carcere di Parma; la seconda dal carcere Pagliarelli di Palermo, il 7 maggio 2014, calandosi con un lenzuolo. L’altra sera, con due complici, ebbe l’idea di rapinare Rodolfo Corazzo, gioielliere 59enne residente a Lucino di Rodano, Milano. I tre all’ora di cena aspettarono che rincasasse dal lavoro, lo assalirono appena scese dall’auto, lo costrinsero ad aprire il cancello della villetta dove vive con moglie e figlia di 10 anni, entrarono, puntarono un coltello alla gola della bambina. Il Corazzo gli consegnò i quattromila euro, frutto dell’incasso della giornata, tutti i gioielli che teneva nel caveau, e pure le sue pistole da collezione. Ma quelli, che volevano di più, presero a minacciare: «Ora tagliamo le dita a tua figlia e poi vi apriamo tutti quanti». Il Corazzo allora tirata fuori la sua Glock sparò un colpo contro il muro per intimorire i rapinatori, poi, sfiorato dai proiettili esplosi da Frrokaj, sparò altre due volte, centrandolo al cuore. L’albanese cadde stecchito sulle scale che portano al garage della villa, gli altri due riuscirono a scappare.
Sera di martedì 24 novembre in una villetta rosa a due piani in via Giacomo Matteotti a Lucino di Rodano, alle porte di Milano.

Francesco Maria Pennacchi, 32 anni. Commercialista, l’altra sera organizzò una festicciola nel suo studio al Velletri. Il rumore svegliò il fornaio albanese Lorenc Prifti, 43 anni, sposato, una figlia piccola, che verso mezzanotte andò a bussargli per lamentarsi. Scoppiò una lite, volarono insulti e spintoni, e a un certo punto il Prifti tornò a casa sua, prese un coltellaccio da cucina, tornò a bussare al Pennacchi e quando quello gli aprì gli infilò la lama più volte nell’addome.
Notte di giovedì 26 novembre in un palazzo in via dei Volsci a Velletri, Roma.

Raffaella Presta, 40 anni. Avvocato del foro di Perugia specializzata in diritto di famiglia, «forte, bella, solare», madre di un bambino di sei anni, sposata con Francesco Rosi, 43 anni, agente immobiliare. Costui, geloso al punto che prima dell’estate l’aveva costretta a lasciare lo studio legale in cui lavorava, spesso la picchiava e il giugno scorso, a forza di botte, le aveva rotto un timpano. Lei, però, non l’aveva mai denunciato. L’altro pomeriggio, mentre il bambino era in bagno, durante l’ennesima lite l’uomo imbracciò una doppietta da caccia e le sparò due colpi: uno all’inguine, uno al torace. Quindi vedendola stecchita in terra in una pozza di sangue chiamò i carabinieri: «Ho fatto qualcosa di grave a mia moglie».
Poco prima delle 16 di mercoledì 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne, in una villa in via Bellocchio 1, a un passo dalla stazione ferroviaria di Perugia.

SUICIDI

La Stampa, venerdì 27 novembre
Il buco nero da 50 milioni di euro nei conti dell’Ordine dei frati minori francescani alla fine s’è inghiottito anche la sua vita. Leonida Rossi, l’intermediario 78enne che – con tre religiosi – era accusato di truffa dalla magistratura svizzera e di «impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita» da quella italiana, è stato trovato impiccato nella sua villa a Lurago d’Erba, in provincia di Como. L’uomo, appena ieri l’altro, aveva subito una serie di perquisizioni negli uffici della sua società milanese, la Anycom (sede in via Manara, a due passi dal Tribunale), nei suoi uffici di Lugano e nell’abitazione di Paradiso, un sobborgo della città svizzera. Ieri era il turno dell’altra sua casa, quella nel comasco, appunto. Ma quando in mattinata i militari del nucleo valutario della Guardia di Finanza hanno suonato al campanello, nessuno ha risposto. La porta era aperta, gli agenti sono entrati. E hanno trovato il corpo di Rossi nell’androne delle scale. L’ipotesi più accreditata è che si tratti di suicidio. Le perquisizioni degli ultimi giorni hanno rappresentato uno sviluppo rilevante dell’indagine avviata tra Milano e il capoluogo ticinese dopo che i frati avevano sporto denuncia per gli ammanchi «di almeno 49,5 milioni di euro» avvenuti tra il 2007 e il 2014. Lasciti e donazioni su cui l’uomo prometteva rendimenti annui del 12% e che invece, in buona parte avrebbe trattenuto, usando i soldi «in attività edilizie speculative finalizzate alla costruzione di alberghieri in Africa». Italiano di nascita, residenza in Kenya, affari in Svizzera, tramite attività da fiduciario. O almeno così diceva. Questo era Rossi, un uomo che negli anni si era guadagnato la fiducia dei frati. Un primo sequestro è avvenuto proprio due giorni fa, per quasi 5 milioni di euro. Non era solo, Rossi, in questa storia. Sempre nell’inchiesta sono indagati, per appropriazione indebita, tre ex economi dell’ordine: Giancarlo Lati, Renato Beretta e Clemente Moriggi che sono stati tutti rimossi. I tre religiosi non avrebbero tratto beneficio personale dalla vicenda, ma avrebbero impiegato i fondi della cassa dell’Ordine secondo modalità non autorizzate. La Curia Generale e la Provincia Lombardia dei francescani ieri hanno espresso «cordoglio per l’umana perdita».
Francesco Spini