www.repubblica.it, 27 novembre 2015
ROMA - Domenica, mentre a Parigi i delegati Onu apriranno i lavori della conferenza sul clima, nelle vie di 150 Paesi si svolgeranno 2
ROMA - Domenica, mentre a Parigi i delegati Onu apriranno i lavori della conferenza sul clima, nelle vie di 150 Paesi si svolgeranno 2.300 manifestazioni. per chiedere di fermare le emissioni serra che stanno minando l’equilibrio dell’atmosfera. Solo a Parigi non si marcerà, per motivi di sicurezza. E proprio in questa contraddizione sta la chiave di lettura dei cortei che domenica porteranno in piazza a Roma come a Sidney, a San Paolo come a Nuova Delhi, a Melbourne come a Tokyo più di un milione di persone per chiedere di fermare sia la guerra contro l’ambiente che il terrorismo contro la democrazia. "I signori della guerra e i signori del petrolio coincidono: abbandonare la dipendenza dai combustibili fossili vuol dire mettere in sicurezza l’umanità dal punto di vista ambientale e togliere una formidabile arma al terrorismo: il Daesh, il sedicente stato islamico, rinnova il suo arsenale bellico con i soldi che vengono dalla vendita del petrolio; sarebbe interessante capire chi lo compra", osserva Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente. Dello stesso parere anche il direttore di Greenpeace Giuseppe Onufrio. "La conferenza sul clima è anche una conferenza sulla pace per due ordini di ragioni: fermare il riscaldamento globale significa diminuire i rischi di conflitto per le risorse; e nello stesso tempo sostituire le fonti fossili con l’energia pulita e l’efficienza vuol dire ridurre il rischio di nuove guerre per il petrolio". Ma non sono solo gli ambientalisti a sostenere la tesi di un legame molto stretto tra sicurezza e fuoriuscita dai combustibili fossili. Il Time ricorda che nel 2014 un rapporto del Dipartimento della sicurezza degli Stati Uniti indicava nel cambiamento climatico una delle ragioni dell’instabilità politica che sta moltiplicando le tensioni sociali e il numero dei profughi. E l’affermazione è stata rilanciata il mese scorso dal segretario di Stato John Kerry che ha evidenziato il legame tra la crisi siriana e la lunga carestia che ha colpito il paese gonfiando di ex contadini immiseriti le periferie urbane. In Italia, la Coalizione per il cima, alla quale aderiscono 150 organizzazioni (dagli ambientaliste alla Coldiretti, dai sindacati a Slow Food, dai Medici per l’ambiente all’Arci, dagli studenti ai sindacati), ha indetto varie manifestazioni. A Roma l’appuntamento è per le 14 a Campo de Fiori per un corteo che si concluderà in via dei Fori imperiali con un concerto che inizierà alle 17. Sul palco si alterneranno Bandabardò, Dolcenera, Meganoidi, Têtes de Bois, Kutzo, Sandro Joyeaux, presenteranno Massimo Cirri e Sara Zambotti. Nel mondo sarà la Nuova Zelanda a far partire le manifestazioni: Auckland scenderà in strada con una partecipazione di massa alla Haka, la danza dei maori. Nelle Filippine manifestazioni nelle sei maggiori città con un’ampia partecipazione delle comunità che hanno sofferto l’impatto devastante dei cicloni degli ultimi anni. A San Paolo truppe carnevalesche invaderanno le strade a suon di samba. In Yemen, nonostante la guerra in corso, ci sarà una manifestazione a Sanaa. In Tanzania, più di mille masai marceranno per un accordo globale che garantisca energie rinnovabili in Ngorongoro, al confine con il parco di Serengeti, dove hanno dovuto affrontare siccità estreme. A Berlino i manifestanti si riuniranno al Branderburg Gate, mentre leader indigeni a Bogotá, in Colombia, celebreranno una cerimonia per la madre terra. In Messico oltre 5 mila ciclisti percorreranno una trentina di chilometri attraversando la capitale per chiedere un accordo globale che porti al 100% energia pulita. A Parigi dove si aspettava la marcia più grande con oltre 200 mila partecipanti, ci sarà una marcia simbolica con decine di migliaia di scarpe sparse su quello che sarebbe dovuto essere il percorso. Le scarpe dei cittadini francesi non saranno sole ma bensì accompagnate da una marcia virtuale che sta prendendo piede nei quattro angoli del pianeta. Anche il popolo della rete si sta mobilitando: da ieri la prima pagina di Youtube è interamente dedicata al cambiamento climatico con un video e un appello a firmare la campagna di Avaaz per il 100% energie pulite. "Saranno piazze piene di musica e di speranza: il cambiamento deve iniziare subito: chiediamo azioni entro il 2020 a tutti, ai governi nazionali e locali, alle associazioni e ai singolo", propone Maria Grazia Midulla del Wwf. E le prime risposte dagli enti locali cominciano già ad arrivare. "Taglio delle emissioni di gas serra del 40%; 100 mila euro solo nel Lazio per l’acquisto di bici pieghevoli per i pendolari; un milione di euro per far avanzare il patto dei sindaci; Pil verde; territori a emissione zero; tetto del 50% agli spostamenti privati su mezzi a motore; sconti ai Comuni che realizzano la raccolta differenziata dei rifiuti", propone Riccardo Valentini, membro dell’Ipcc, la tasf force degli scienziati Onu sul clima e capogruppo Pd alla Regione Lazio. "Sono le sette proposte che, sulla scia degli obiettivi che i 195 paesi presenti al summit sul clima di Parigi tenteranno di stabilire, lanciamo a partire dal Lazio".