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 2015  novembre 26 Giovedì calendario

PERISCOPIO

«Le stragi di Parigi colpa dell’Occidente», ha detto Fiorella Mannoia. Provocandomi il solito sbadiglio. Gianni Macheda.

Per spiegare a mia nonna che cosa sta succedendo, le ho detto che hanno sparato all’arciduca Francesco Ferdinando. Spinoza.it.

I produttori del Viagra si sono fusi con quelli del Botox. L’importante è stare su. Il rompi-spread. MF.

Noi francesi abbiamo voluto, con l’Unione europea, instaurare il regno della pace perpetua. Il nostro grande sogno elvetico si sfracassa adesso sulla realtà dell’islamismo. Alain Finkielktaut. Le Figaro.

Sconfiggere il terrorismo tocca a noi musulmani, visto che moltissime vittime sono musulmane. Ezzedin Elzir, presidente dell’Unione delle Comunità islamiche ai funerali a Venezia di Valeria Solesin, assassinata a Parigi dai terroristi islamici. Agenzie.

A Parigi, per parlare con un amico, tocca andare dai barboni. Valeria Solesin, assassinata a Parigi dai terroristi islamici. Corsera.

Quali leader politici hanno invischiato la Francia in operazioni assurde e costose, il cui principale risultato è stato quello di far sprofondare nel caos, prima l’Iraq, poi la Libia? E quali governanti erano pronti, fino a poco tempo fa, a fare la stessa cosa in Siria? Michel Houellebecq. Corsera.

Non comprendere, per esempio, la mistica del sacrificio (shahid) nell’Islam, è rifiutarsi di capire perché degli uomini giovani cerchino di assassinare un massimo di uomini e di donne, tutti tanto giovani come loro (e che parlano la stessa lingua, e sono nati sullo stesso suolo), prima di farsi esplodere. Non sono, i loro, dei «gesti folli» ma sono dei gesti che escono da altri universi mentali e culturali. George Bensoussan, storico. Le Figaro.

Con la sua aria truce da cospiratore, Antonio Ingroia ha reso più simpatici Totò Di Pietro e Luigi De Magistris. Loro almeno non hanno una barba da carbonaro e sembrano conoscere qualche urbanità. I tre, come si sa, sono gli ex pm che hanno dato vita a Rivoluzione civile, nome inquietante del partito più di sinistra che si presenti alle elezioni. Giacarlo Perna. Libero.

I messaggi via WhatsApp di monsignor Angel Lucio Vallejo Balda? Vediamo cosa dice lui in aula, al momento, preferisco astenermi. È vero che mi ha mandato delle sue foto in tuta mimetica, e questo testimonia il nostro rapporto confidenziale. Era un cazzeggio, mi ha mandato queste foto per farmi vedere che aveva un aspetto anche diverso da quello del pio sacerdote. Gianluigi Nuzzi in corso di processo in Vaticano a Un giorno da pecora, Rai Radio2.

Ho trovato un paio di possibili candidati a sindaco di Milano, ma finora vengono a trovarmi, si convincono il pomeriggio, poi tornano a casa la sera, parlano con i parenti e i colleghi e il giorno dopo mi dicono che non sono più disponibili. Temono, candidandosi, di fare la fine che ho fatto io. Silvio Berlusconi (Andrea Montanari). la Repubblica.

Karl Kraus l’aveva già rivelato in altri tempi: «Il segreto del demagogo è rendersi stupido quanto i suoi ascoltatori, così che questi credano d’essere intelligenti quanti lui». Ora non c’è più segreto, ma ci restano gli stupidi. Alberto Ronchey, Fin di secolo in fax minore. Garzanti, 1995.

In Italia l’industria è arrivata abbastanza presto e abbastanza in forze. Non è arrivato, sempre in Italia, l’individualismo moderno. In Italia, di individualisti manca, paradossalmente, l’individuo. Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli, 1992.

Mio nonno Stalin teneva per sé tutto il salario, ogni sera ci portava due chili di pane e due litri di latte. Per lui, costo zero. Il latte glielo dava la Fiat, perché faceva un lavoro, oltre che duro, pure insalubre, come tutti quelli del reparto 5 (qui venivano mandati i più robusti e gli antifascisti schedati: lui aveva entrambe le caratteristiche, e ne andava fiero), il pane lo otteneva dalla giunonica panettiera, «a gratis», come si diceva a Torino. Riccardo Ruggeri. Il Foglio.

Un bravo inviato speciale ha scritto che «a provocare la deflagrazione potrebbe essere stata l’esplosione», circostanza in cui il rapporto causa-effetto sembra in effetti probabile. Un noto direttore ha infilato in un editoriale la frase «a indotto in errore», senza la «h» (vabbè, è lo stesso che in tv, riferendosi al governo di Atene, parlava dei «grechi»). Un altro, che gli è stato maestro, ha scritto che «il comunismo e il nazismo sono morti 70 anni or sono», alla faccia della caduta del Muro di Berlino, avvenuta nel 1989. Stefano Lorenzetto. L’Arena.

A Cola di Rienzo riuscirono alcune sensatezze: ridona un ordine a Roma, umilia i violenti, ordina l’erario, restaura, protegge i commerci e gli umili. Per questo fu poi fatto fuori. Geminello Alvi, Ai padri perdòno. Mondadori. 2003.

Il libro Il visionario alato e la donna proibita di Visar Zhiti (Durazzo, 1952) appena tradotto in Italia da Elio Miracco (Rubettino, pp. 562, 16) non si legge in un fiato. Ci vuole una buona settimana. È un romanzo da centellinare, come il vino buono. Dà da pensare, coinvolge, commuove persino. C’è Kafka e c’è Joyce, c’è il modernismo letterario e il realismo magico, l’invenzione e la realtà. Ma è anche un libro difficile, cupo; per certi versi anche terribile, inusuale, sconvolgente. E straordinario. Ogni capitolo, un racconto a sé, una sorta di preludio di una tragedia ininterrotta nel Paese delle aquile, l’Albania. Iniziata a Vienna, la scrittura viene ultimata a Tirana. Sebastiano Grasso. la Stampa.

Lucio Dalla adorava Milano. Era l’unica città all’altezza delle sue invenzioni. E gli piacevano i milanesi, l’arte, Brera. Arrivava e non si sarebbe mai mosso. Non a caso ha scritto su Milano delle canzoni memorabili. Ron, cantante (Antonio Dipollina). La Repubblica.

È meglio essere inclassificabili che essere malclassificati. Philippe Bouvard, Journal drôle et impertinent. J’ai lu, 1997.

Siamo tutti uguali di fronte a Dio... è di profilo che cominciano i guai. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli, 2014.

Il rischio vero oggi non è quello di Icaro che, volando verso il sole, si bruci, il rischio invece è quello che nessuno abbia più voglia di infilarsi le ali per questo folle volo. Luigi Serravalli. Diario.

Gli uomini del cinema che venivano a letto con me si alzavano con Rita. Rita Haywort, attrice. Variety.

Meglio duecentomila leggi o otto milioni di baionette? Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 26/11/2015