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 2015  novembre 25 Mercoledì calendario

FRUSTRAZIONI

«Qualcuno mi ha detto: gli artisti hanno il 250% in più delle frustrazioni della vita. Tocchi il cielo, ma vivi anche questo. Sono stati anni così tosti, così duri, che si mi guardo allo specchio oggi mi stringo la mano, me la batto sulla spalla» (Francesca Schiavone).

SOLA «Quando ero bambina non sopportavo che papà mi pagasse la cioccolata o che mi portasse gli sci. Non volevo che gli altri bambini dicessero che vincevo solo perché ero figlia di mamma e papà. Io voglio fare da sola» (Federica Brignone).

DURO «Fin qui, il più duro che ho affrontato è stato Murray, ma sono convinto di essere vicino a lui. Con Nadal non ho alcun problema, ho grande rispetto di un campione come lui. Ma il migliore è Djokovic, classe pura dentro e fuori dal campo» (il talento australiano Nick Kyrgios).

QUATTRO «Un pilota va sempre giudicato dal contesto in cui si esprime. Ci sono tanti piloti che con una macchina giusta lotterebbero per la vittoria invece che navigare nell’anonimato. Vettel ha avuto buone macchine, però ha aggiunto tanto di suo e per questo lo metto tra i primi quattro della F.1 moderna, insieme con Hamilton, Schumacher, Alonso» (Bernie Ecclestone).

NOTTE «In discoteca sono instancabile: il locale chiude, la gente se ne va, e io sono ancora lì. Di notte, nessuno mi distrugge» (Nico Rosberg).

CHIACCHIERARE «No, no. Io con i tifosi mi fermo a chiacchierare. In fondo noi giochiamo per loro, no?» (Federico Bernardeschi).

TRANQUILLITA’ «A me piace dialogare con i compagni che mi stanno davanti, avvertirli dei pericoli, indicargli i movimenti degli avversari. È normale farlo per un portiere e, credetemi, avere sedici anni o qualcuno di più non cambia niente. E, poi, riesco a trasmettere tranquillità» (Gianluigi Donnarumma).

NESSUNO «In una situazione talmente avariata come a Napoli, forse l’unico elemento coagulante è proprio il calcio, è sempre stato così. E io stesso che faccio il filosofo e lo scienziato, quando si tratta del Napoli non guardo in faccia nessuno» (Edoardo Bennato)

PERCHE’ «Il nostro è lo sport più vulnerabile. Sì, un po’ di paura c’è. Una corsa in fondo è un obiettivo fin troppo facile. Dovremmo chiedere tutti che ci siano, per quanto possibile, più controlli. Poi sui fatti di Parigi io ho una domanda, seppure semplice, a cui non ho trovato risposta: “Perché”» (Vincenzo Nibali).