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 2015  novembre 23 Lunedì calendario

DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 23 NOVEMBRE 2015


Francesco Bologna, 70 anni. Di Palermo, da poco s’era trasferito a Carini con la figlia Stefania, 38 anni, malata di mente. I due litigavano di continuo e spesso i vicini li sentivano urlare. L’altro giorno l’uomo minacciò di staccare il collegamento wi-fi perché la figlia stava sempre attaccata al computer. Lei allora prese un coltellaccio da cucina e gli infilò la lama più volte nel petto.
Alle 14.30 di martedì 17 novembre a Carini, Palermo.

Mariano Cannava, 37 anni. Residente a Marigliano, provincia di Napoli, sergente maggiore dell’Aeronautica militare. Separato, un figlio di 4 anni, un paio di settimane fa aveva lasciato la compagna Anna Cozzolino, 37 anni, originaria di san Giorgio a Cremano. La donna, che non accettava la fine della relazione, l’altro giorno, durante una lite, prese un coltello da cucina e lo infilò otto volte nel corpo dell’ex. Quindi con la stessa lama si segò le vene dei polsi, senza però riuscire a morire.
Lunedì 16 novembre in via Campanella a Marigliano, provincia di Napoli.

Michele Famiglietti, 55 anni, operaio della forestale, e sua moglie Maria Covino, 54 anni. Di Sturzo nell’Avellinese, genitori di quattro figli tra cui Ivano, 27 anni, tossico e malato di mente. Costui, che abitava con loro, giorni fa, forse dopo averli sedati, prese una zappa e con quella sfondò il cranio a entrambi. Sabato 14 novembre un altro figlio della coppia residente altrove, non riuscendo a contattare i genitori da un paio di giorni, chiamò i carabinieri che trovarono Ivano seduto, tutto tranquillo, vicino alle salme.
Prima di sabato 14 novembre in una casa in contrada Bosco, tra i comuni di Sturno e Frigento, in provincia di Avellino.

Nicole Lelli. Romana, 23 anni, estetista, fidanzata con Yoandris Nunez Medina, cubano di 24 anni. La loro storia andava avanti da aprile, si lasciavano e si ripigliavano perché lui era roso dalla gelosia. Domenica sera la Lelli uscì con le amiche, il Nunez Medina la raggiunse in una discoteca di Testaccio, le chiese di uscire per parlare, i due entrarono in macchina in un parcheggio vicino viale Marconi, ben presto scoppiò una lite e d’un tratto l’uomo, tirata fuori una Beretta calibro 7.65 con la matricola abrasa che s’era procurato chissà come, la puntò alla tempia della fidanzata e fece fuoco. Poi ingranò la retromarcia, fece qualche centinaio di metri, arrivò a Ponte Marconi e chiamò la polizia: «Ho ucciso la mia ragazza».
Alle 2.30 di notte di domenica 15 novembre a Roma.

Barbara Natale, 44 anni. Di Santo Stefano Belbo (Cuneo), faceva le pulizie per diverse famiglie della zona. «Mite e tranquilla», madre di Ylenia e Giada, 17 e 20 anni, venti giorni fa aveva lasciato il marito Luigi Caramello, 47 anni, operaio in un’azienda che si occupa del recupero di rottami di ferro, solito picchiare sia lei che le figlie. La Natale il 23 ottobre aveva chiesto aiuto al centro anti-violenza dell’associazione «Mai più sole», poi aveva deciso di allontanarsi per rifarsi una vita e con le figlie s’era trasferita a Canelli, nell’Astigiano, a casa di un’amica. Ieri mattina il Caramello attese a lungo che la moglie uscisse dall’appartamento per portare a spasso il vecchio dalmata Kibo, appena la vide la raggiunse alle spalle e le infilò un coltello nove volte nella schiena, nella testa, nel petto. Con l’ultimo fendente, fatale, la trafisse al collo, sgozzandola. Kibo si scagliò contro l’uomo e provò a morderlo ma non riuscì ad azzannare la mano che impugnava la lama perché la padrona, come d’abitudine, per portarlo a spasso gli aveva messo la museruola. I soccorritori lo trovarono accanto alla donna che rantolava, «continuava a guaire, non si dava pace». Caramello dopo aver ammazzato la moglie salì su una Fiat Punto di color rosso che gli aveva prestato un amico e fuggì a tutto gas rischiando di investire due pedoni. Trovato a terra vicino al cimitero di Mombaruzzo, a dieci chilometri da Canelli, privo di sensi: aveva tentato d’uccidersi recidendosi le vene dei polsi (ricoverato in ospedale, non è in pericolo di vita).
Prima delle 9 di mattina di sabato 14 novembre a Canelli (Asti).

Simona Simonini, 42 anni. Residente a Provaglio d’Iseo (Brescia), divorziata, un figlio avuto dall’ex marito e due da un’altra relazione, disoccupata, da otto anni aveva una storia burrascosa con Elio Cadei, 46 anni, un lavoro saltuario da giardiniere. I due, che spesso s’ubriacavano, litigavano di continuo perché in casa i soldi non bastavano mai. Nell’aprile 2010 la Simonini aveva accoltellato il suo compagno con un coltello da cucina: lui aveva appena finito di massacrarla di pugni e calci. Nell’ottobre 2014, di nuovo al termine di un pestaggio, lei gli aveva piantato un paio di forbici nella schiena. Cadei se l’era cavata con dieci giorni di prognosi. Lunedì mattina, verso mezzogiorno, l’uomo la prese a calci e pugni finché non smise di respirare. Quindi chiamò i carabinieri.
Verso le 12 di lunedì 16 novembre in un appartamento a Provaglio d’Iseo (Brescia).