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 2015  novembre 21 Sabato calendario

PERISCOPIO

Il 7 dicembre la prima della Scala con Giovanna d’Arco. Dopo l’allarme attentati, si sta pensando di darle anche le frecce. Gianni Macheda.

Sugli italiani la minaccia dell’Isis: «Verserete molto sangue». Ma che, hanno cambiato il nome all’Imu? Il rompi-spread. MF.

Daniela Santanchè acquista Novella 2000. Diventerà l’inserto culturale de il Giornale. Spinoza. Il Fatto.

«Che ore sono?». «Non so. Ho piena fiducia nella magistratura». Altan, vignetta su la Repubblica.

A Renzi posso consigliare, prima di tutto, di andare ancora più veloce. Per non lasciare il tempo all’alta burocrazia di risucchiarlo nei suoi gorghi. Roberto Zuccato, presidente della Confindustria veneta. Sette.

I tedeschi dell’Est discendono dalle scimmie? Impossibile, le scimmie non sarebbero sopravvissute con due banane l’anno. Barzellette nella Germania comunista. Hans Hermann Hertle, «Augelacht» (deriso). Ch. Links Verlag

La città nuova di Venezia è ciò che le sta intorno. Il designer Luca Nichetto adesso vive a 18 minuti dal centro di Stoccolma: «Se ci fossero treni che collegano in 20 minuti Treviso e Padova a Venezia anche di notte, non sarebbero tre città più vive? E se la frattura tra Mestre e Venezia (a una cert’ora non ti sposti più) fosse cucita come hanno ricucito i docks a Londra?». Se insomma Venezia non fosse solo Venezia, ma anche il suo guscio moderno intorno, con potenzialità enormi? Maurizio Crippa. Il Foglio.

Io sono un riformista consapevole dei propri limiti. Una volta in piazza, durante un comizio, evasi dalla mia natura. Ingenuamente urlai: «Abbasso il Papa!». Si girò un operaio: «E che cazzo, ma se cominciamo a dire strunzate pure nuie è la fine». Mi fulminò. Francesco Rosi, regista (Malcom Pagani e Fabrizio Corallo). Il Fatto.

Mio padre morì a 63 anni. Mia madre a più di 90. Mi avvìo a superare l’età materna. Sono stato fortunato in un mondo che non c’è più. Io stesso sono un sopravvissuto. Sono un socio del «Jurassic Park». Non me ne lamento. Mi avvilisce solo vedere mia moglie diventare cieca, a causa di un glaucoma. Il tempo passa e si fatica a stargli dietro. Certe cose che una volta erano semplicissime da compiere, a 93 anni diventano complicate e difficili. Mi adatto. Continuo a scrivere della mia «impossibile» Venezia. Mi auguro solo di non essere considerato alla stregua di un vecchio barbogio. In fondo, come disse Voltaire, non c’è nessuna ragione che le cose della vita debbano essere noiose. Alvise Zorzi, scrittore (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Io vedo con i miei occhi il traffico del Bar Nazionale, sento i discorsi, i porcochiddii permanenti, le battute sui recioni, i piagnistei, le allusioni, uno strano livore cancaro dietro gli incisivi gocciolanti come il grugno di un cane da guardia con la lingua fuori, il lunedì al Bar Nazionale d’Insaponata sul Piave, da me frequentato da almeno dieci (10) anni suonati, mentre tentavo, come tento tutt’ora, di consolidarmi nell’intricato mondo della giurisprudenza di paese, con la schiena a ridosso dell’arzere, tra i colleghi con il motoscafo, la macchinona, la casa in Kenya, la pastiglia al cianuro pronta, da mettere sotto la lengua, nel caso dovesse rivàr la Finanza e sequestrare il taccuin del nero. Francesco Maino, Cartongesso». Einaudi, 2014.

Un vero Dante novecentesco comunque non c’è stato e non poteva esserci. L’unità e coerenza architettonica della cultura medievale è, da tempo, fuori uso. Anche se Baudelaire, l’inventore della poesia moderna, oscillava tra inferni urbani, infestati di demoni, e «paradisi artificiali». Per ottenere un Dante novecentesco si dovrebbe immaginare un improbabile Arcimboldi nella cui figura convivano Proust e Kraus, Kafka e Saba, Musil e Simone Weil, Mann, Céline, Montale, Gramsci Alfonso Berardinelli, critico letterario. Il Foglio.

Mio padre contadino sul letto di morte: «L’altro figlio che cosa fa?». «Insegna legge». «Legge o giustizia?». «Legge». «È sbagliato! La legge non è giustizia! La giustizia è quel che vuole la coscienza, la legge è quel che vuole il governo!». Ferdinando Camon, La mia stirpe. Garzanti, 2011.

Il giornalista trascorreva a Milano il periodo migliore della sua estate. Moglie e bambini erano al mare: lui si alzava prima di mezzogiorno solo nel caso che fosse rimasto senza sigarette: prendeva una doccia e scendeva in trattoria dove iniziava il pasto col caffè. Gianni Brera, Il principe della zolla. Il Saggiatore, 1994.

La posizione di Alfio Russo, come direttore del Corriere della Sera si era indebolita dentro il giornale. Luigi Barzini se ne era andato da tempo. Domenico Bartoli era freddo e distante. Indro Montanelli, ferito da uno sgarbo di stampo mafioso, aveva inviato qualche anno prima, a Russo, una dichiarazione di guerra che diceva press’a poco questo: «Sappi che, da oggi in poi, io mi vesto di grigioverde e scendo in campo a viso scoperto contro di te». Enzo Bettiza, Via Solferino. Rizzoli, 1981.

AEROPORTI - Gli aerei vi rollano, decollano; e atterrano in un altro aeroporto. Claude-Alain Duhamel et Carole Balaz, Le gros dico des tout petits. Il dizionario scritto dai bambini. J.C. Lattes.

Per scoprire cosa, Carlo Castellaneta, amava dell’aria meneghina ci siamo rivolti alla figlia Paola: «Ne apprezzava la frenesia», racconta Paola, 48 anni, nata dal primo matrimonio, «tanto che l’ho sempre sentito dire “Se non vivessi a Milano, vivrei a New York”, ma era anche molto critico nei suoi confronti. Negli articoli la bastonava da cittadino, per i continui lavori in corso, per i cambi di corsia improvvisi, piuttosto che per lo snaturamento di certe tradizioni, come per la fiera degli “O bej o bej!» che per lui era diventata un mercatino qualsiasi. Non aveva dei luoghi del cuore, più che delle piazze o delle vie precise, a parte Città Studi dov’era cresciuto, amava la cultura e bazzicava a piedi il centro tra teatri e cinema». Alessandra Beretta. Corsera.

Dai miei balconi Capri e la Penisola sorrentina mi entrano in casa. Il mare di Napoli è meraviglioso: ma ancora più nelle giornate di tempesta: diviene or cinereo or plumbeo e contemplarlo è una delle grandi gioie che mi siano date. Anche meravigliosa è, nelle notti serene, la contemplazione, nell’alto silenzio, della luci dell’isola di Capri: e il silenzio è rotto d’estate alle quattro mattutine dal cinguettio degli uccelli del giardino che salutano il giorno. Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio.

I politici che non fanno niente, hanno capito tutto. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 21/11/2015