Alessandra Dal Monte, Corriere della Sera 20/11/2015, 20 novembre 2015
IL PIZZAIOLO CHE NELLA NUOVA VITA METTE IN FILA NEW YORK
La fila davanti alla porta si è creata subito dopo l’apertura, non appena il sito Time Out ha inserito la pizza di Kest’è tra le migliori 25 di New York. «Era il 2009, e da allora è stato solo un crescendo», racconta Roberto Caporuscio (nella foto di Giuseppe Di Piazza) , 54 anni, ex produttore di mozzarella di Latina che ha cominciato la sua seconda vita nella Grande Mela nel 1999. «Dovevo fermarmi tre mesi, poi mi sono messo a fare pizze. Ho imparato la tecnica da Antonio Starita, della storica pizzeria napoletana del quartiere Materdei. E tre anni fa gli ho proposto di raggiungermi a New York per aprire un locale insieme». Così è nata anche Don Antonio, altra pizzeria napoletana a due passi da Times Square. Un successo immediato: «Agli americani piace tantissimo la pizza verace: noi importiamo tutto dall’Italia. Pomodoro San Marzano, farina Caputo, bufala. La mozzarella normale la faccio io qui. Quest’anno abbiamo lanciato anche le pizze regionali, per rendere omaggio ai tanti prodotti italiani. E la linea gluten free. Gli americani sono impazziti». A tal punto che hanno cominciato a chiedere a Roberto di organizzare dei corsi: e così, per 10 giorni al mese, tre appassionati alla volta possono imparare a fare la pizza secondo il disciplinare partenopeo. Lievitazione lunga, almeno 48 ore, rigorosamente fuori dal frigo, base sottile e cornicione soffice. Si comincia alle sei del mattino, perché poi la pizzeria apre per pranzo e Roberto deve tornare al lavoro. Ma gli aspiranti pizzaioli non si scoraggiano, anzi. «Abbiamo tantissime richieste: l’obiettivo per l’anno prossimo è far riconoscere i corsi dallo stato di New York». Nel frattempo Roberto ha formato sua figlia Giorgia, 25 anni, che lo aiuta a preparare la pizze tutti i giorni nel forno a legna fatto arrivare da Napoli. E che due anni fa ha vinto il primo premio al Pizza Village di Napoli nella categoria classici, preparando la montanara, variante (fritta) della normale margherita. Un piatto che sta piacendo molto ai newyorchesi: continua infatti a essere il più richiesto nel locale Don Antonio. Unico neo, in questa storia che fa tanto sogno americano? «La concorrenza sleale di chi si riempie la bocca col Neapolitan style, facendo in realtà pizze americane». Ma alla prova d’assaggio è impossibile sbagliare.