varie, 19 novembre 2015
NEBBIA
«Se mi sento milanese? Non esageriamo... Ma mi piace anche la nebbia: ha il suo fascino, non la soffro» (il baby-portiere del Milan Gianluigi Donnarumma, nato a Castellammare di Stabia).
CHIOCCIA «Lo dico con orgoglio: sono stato la sua chioccia. Atlanta ’96: io all’Inter e in Nazionale, lui mio secondo nell’Olimpica. Aveva 18 anni, ci parlai abbastanza per capire che c’era sostanza dietro le manifestazioni tipiche dell’età» (Gianluca Pagliuca a proposito di Gigi Buffon e dei suoi vent’anni in Serie A).
URLA «In effetti quando sono in campo il mister mi urla continuamente qualcosa, ma in realtà lo fa con tutti. Cosa mi chiede? Di tornare ad aiutare la difesa» (l’attaccante della Fiorentina Babacar).
PAZIENZA «Fino all’anno scorso gli esoneri dei tecnici sembravano in continua diminuzione, da questa stagione siamo tornati ai vecchi tempi. I presidenti hanno poca pazienza, vogliono tutto e subito e se non li accontenti ti cacciano...» (Marco Giampaolo).
GALANTUOMO «Io ho un contratto che scade a luglio. Il tempo è galantuomo, e mi aiuterà a scegliere. Ho ben presente cosa è successo a Prandelli, che firmò il rinnovo e poi dopo due mesi è stato costretto a dare le dimissioni. Siamo figli del risultato, non del lavoro, che qui non viene mai valutato» (Antonio Conte).
TOSTI «L’acquisto più faticoso quest’estate è stato Perisic. A un certo punto pensavo che non ce l’avremmo fatta. I tedeschi sono tosti. Ma credo si sia sbloccato quando il Wolfsburg ha avuto la certezza di prendere Draxler» (il direttore sportivo dell’Inter Piero Ausilio).
PASTASCIUTTA «Non era stato Brera a scrivere che non avrei mai vinto un Giro o un Tour perché io e i miei avi belgi non mangiavamo pastasciutta?» (Eddy Merckx).
CLASSIFICHE «Lewandowski è il numero uno, subito dopo vedo Suarez, Higuain invece è uno dei 4-5 più forti in assoluto, è impressionante, il migliore in Italia» (la classifica degli attaccanti più forti al momento secondo Bobo Vieri).
DESTINO «Da baby calciatore ero ala sinistra. Lo so, mi stai chiedendo quanti gol ho segnato. Non ridere: quella che doveva essere la mia prima partita è stata anche l’ultima: pioveva a dirotto, match sospeso per campo allagato. Un segno del destino. A quel punto mi sono detto: se mi devo bagnare tanto vale farlo in acqua» (Filippo Magnini).