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 2015  novembre 18 Mercoledì calendario

SMART ECONOMY LEGO, IL FLOP DEL DIGITALE FA CRESCERE LE VENDITE REALI

Domanda a trabocchetto: qual è la più grande fabbrica di pneumatici al mondo? La Lego: ne produce 300 milioni all’anno. Il gioco più venduto della storia? Se consideriamo un oggetto venduto singolarmente, il cubo di Rubik. Altrimenti: il mattoncino Lego. Le fabbriche della società danese ne producono 72 milioni l’anno di 7 mila forme diverse. Solo quella storica di Billund ne sforna 30 mila al minuto. La Lego è anche una delle più grandi consumatrici al mondo di granulato di plastica con 60 tonnellate al giorno. Piccola curiosità: i pezzi originali in realtà erano fatti di legno, ma la Lego passò alla plastica per le difficoltà di approvvigionamento del Dopoguerra. Perché vi snocciolo tutti questi numeri da guinness dei primati? Perché la società sta diventando la prima «vittima» del proprio successo, tanto che ha già fatto sapere che in Europa non sarà in grado di dare seguito a tutte le richieste che arriveranno da qui al Natale. Per qualcuno è una sofisticata macchinazione del marketing della società per aumentare la narrativa del successo danese. Ma chi lo pensa non tiene conto del fatto che la Lego vende metà della propria produzione in queste sei settimane precedenti al 25 dicembre. Mio figlio Riccardo è preoccupatissimo. E se avete dei figli in età Lego (dai 2-3 ai 60 anni... gli adulti che giocano con i mattoncini hanno anche un nome, sono detti «Afon») dovrete affrontare anche voi il problema della contingentazione delle scatole di mattoncini in circolazione che, in definitiva, sono «solo» 120 milioni l’anno. Potremmo pensare: un raro caso di successo di una vecchissima industria nata nel 1926 nella falegnameria di Ole Kirk Christiansen. Ma non è del tutto così: uno stampo della Lego costa al massimo 250 mila euro. Il granulato di plastica è una commodity e un acquirente così importante può influenzarne il costo. Il tema vero è come la società del Gioca Bene (in danese legt godt , da cui Lego) è riuscita ad alimentare la frenetica domanda da parte dei propri clienti. Se si va a guardare il bilancio della società — seconda al mondo nel settore dopo la Mattel — uno dei più grandi investimenti di questi ultimi anni di rinascita esplosiva è stato sul digitale con il social game Lego Universe. Uscito nel 2010 non è riuscito a scalzare dal podio del peggior gioco della storia E.T. (la cassetta che secondo la vulgata ha causato nel 1983 il fallimento dell’Atari) ma è stato chiuso nel 2012. Insomma: investimenti sul digitale, risultati sul fisico. Chissà: potrebbe essere un nuovo bizzarro modello di business.