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 2013  settembre 13 Venerdì calendario

Italia contro Francia la guerra del Monte Bianco Si inasprisce la lite sui confini. Il generale che li tracciò: “La vetta è metà per uno” Enrico Martinet Pare ridicolo, se non grottesco, sapere di una «guerra di confine» sui ghiacci del Monte Bianco quando l’Europa si dice unita

Italia contro Francia la guerra del Monte Bianco Si inasprisce la lite sui confini. Il generale che li tracciò: “La vetta è metà per uno” Enrico Martinet Pare ridicolo, se non grottesco, sapere di una «guerra di confine» sui ghiacci del Monte Bianco quando l’Europa si dice unita. Eppure, nonostante studi e carte militari, il tira e molla dei francesi che vogliono tenersi stretti la vetta più alta d’Europa nel loro territorio senza condividerla con «les italiens» è lì a dimostrare che ogni pretesto è valido per rinverdire polemiche più o meno sopite. Adesso c’è la nuova funivia del Monte Bianco, la Skyway italiana, che ha con il suo successo di clientela fatto ingoiare un rospo inatteso ai francesi e aumentato, nonostante i cartelli di pericolo, le passeggiate sul ghiacciaio del Gigante. E il sindaco di Chamonix Eric Fournier, che si dice «disinteressato a problemi di invidia commerciale o di confine» il 4 settembre ha piazzato due morsetti per chiudere il cancello d’accesso al ghiacciaio. Motivo: «Se qualcuno si fa male ne rispondo io, l’accesso non deve essere solo segnalato, ma vietato». Quella «porta» di ferro in fondo alle scale dell’ultima stazione italiana della funivia, Punta Helbronner, è in Francia? Fournier: «Non lo so. Fosse vero che fosse italiano tutto il ghiacciaio del Gigante, così non avrei problemi. E sono d’accordo su quanto hanno ricostruito i cartografi di Milano, gli Aliprandi, confine sullo spartiacque». L’altro ieri mattina qualcuno ha deciso di prendere a piccozzate e a spinte tutto il ferro, ha divelto i morsetti, abbattuto cancelli, transenne, cartelli. Sfasciato tutto. Ora le funivie e il Comune di Courmayeur stanno rimettendo a posto «con un cancello chiuso, che obbliga a una manovra chi vuole passare», dice il sindaco di Courmayeur Fabrizia Derriard. Ma la questione dei confini resta in attesa di giudizio. Negli anni ci sono stati polemiche e tentativi di intese, ma l’ufficialità è sempre rimasta nelle intenzioni. Il generale centenario C’è un uomo, Enzio Campanella, generale di divisione, che a dicembre compirà cent’anni. È molisano, vive a Roma, ha vestito la divisa delle truppe alpine, ha comandato la compagnia che nel marzo del 1944 occupò e respinse gli attacchi al Monte Marrone, poco più a Nord di Monte Cassino. Fra le sue tre lauree c’è anche quella di giurisprudenza ed esercita ancora come avvocato. Alpinista, sciatore, conosce il Monte Bianco a memoria, è sceso con gli sci da Punta Helbronner, sia sul ghiacciaio del Toula sia sulla Mer de Glace, verso Chamonix. «Almeno dieci volte», ricorda. E nel Dopoguerra si è occupato di acque e di confini di Stato. «A Entrèves - dice - arrivai all’inizio degli Anni 60. Ero tenente colonnello e fui mandato da Roma per far parte della commissione Confini. Si trattava di individuare il punto dove tracciare la demarcazione tra Italia e Francia all’interno del traforo che stavano finendo». In quattro anni, dal 1961 al 1965, in varie riprese, la commissione mise a punto «in assoluto accordo ogni questione». Punta Helbronner Dice il generale: «Non ci furono problemi. Avevamo una squadra di trigonometristi affiatata e eccezionale. C’era una squadriglia dell’Istituto geografico militare. Ricordo che io misi a disposizione anche le mie conoscenze alpinistiche. Il confine a Punta Helbronner non era puntiforme come quello in galleria, c’è una cresta da seguire, così come al colle del Gigante». Calcoli trigonometrici, certo, ma sulla base di quali documenti lavoravate? «Ce n’era uno soltanto. Non v’era dubbio, il trattato di annessione della Savoia, quello del 1862. I confini erano evidenziati sulla linea dello spartiacque e di lì cominciammo. La vetta era metà italiana e metà francese, quindi». E i francesi non obiettarono nulla? «No, si lavorava insieme. Conoscevo molto bene alcuni di loro, erano anche compagni di sciate sulla Mer de Glace». Il generale che in quegli anni definì anche la questione dell’uso delle acque al Moncenisio, sempre con i francesi, fece poi un’analisi sull’intera questione dei confini con la Francia. «Nel 1975 scrissi un librino - spiega - che diedi all’Istituto geografico militare e ideai una forma geometrica, tre parallele concentriche. La prima passa dal Monte Bianco al passo di Cadibona».