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 2012  dicembre 23 Domenica calendario

Marco Panara per "Affari & Finanza - la Repubblica" andrea guerra matteo renzi leopolda andrea guerra matteo renzi leopolda Matteo Renzi ha deciso di cambiare il vertice della Cassa Depositi e Prestiti un anno prima della scadenza e quello delle Ferrovie dello Stato un anno dopo la nomina, ma non ha ancora spiegato perché

Marco Panara per "Affari & Finanza - la Repubblica" andrea guerra matteo renzi leopolda andrea guerra matteo renzi leopolda Matteo Renzi ha deciso di cambiare il vertice della Cassa Depositi e Prestiti un anno prima della scadenza e quello delle Ferrovie dello Stato un anno dopo la nomina, ma non ha ancora spiegato perché. Gli azionisti possono cambiare in ogni momento i manager che guidano le loro aziende, ma se l’azienda è quotata lo devono spiegare al mercato e se è pubblica lo devono spiegare ai cittadini. In assenza di un perché che non sia solo di facciata la percezione è nel caso dei privati di una scelta da padrone, nel caso dei pubblici di una scelta di potere. MICHELE ELIA MICHELE ELIA Le stagioni delle nomine non hanno una gran tradizione nella nostra repubblica, le nomine fuori stagione ancora meno. Cominciamo dalla Cdp. Franco Bassanini è presidente della Cassa dal 2008, nominato dalle Fondazioni che sono azioniste per poco meno del 20%, Giovanni Gorno Tempini è amministratore delegato dal 2010, scelto dal Mef che è azionista per il restante 80. Nei cinque anni in cui hanno guidato insieme la Cdp, il patrimonio è salito da 13 a oltre 19 miliardi, gli utili sono stati complessivamente di oltre 11 miliardi e quelli distribuiti 3,7 miliardi (2,9 al Tesoro e 800 milioni alle fondazioni). MARCELLO MESSORI MARCELLO MESSORI Nello stesso periodo la Cassa ha immesso nel sistema, tra finanziamenti a enti pubblici interventi nelle infrastrutture e prestiti e capitale per le imprese, circa 73 miliardi. Potevano forse fare meglio, ma è difficile sostenere che il loro ciclo finisce in anticipo perché hanno fatto male. La ragione allora della prematura interruzione del loro mandato deve essere un’altra, e in assenza di spiegazioni ufficiali viene spontanea una domanda: cosa dovrebbero fare i loro successori (secondo le indiscrezioni Claudio Costamagna e Fabio Gallia, ma si parla anche di Simone Anichini per la carica di amministratore delegato) che i due uscenti non avrebbero fatto? GORNO TEMPINI GORNO TEMPINI La risposta non c’è, ovviamente, e l’ipotesi che per prima viene in mente riguarda Telecom. Le conseguenze di una privatizzazione infelice sulla vita dell’azienza, passati 19 anni, non le consentono ancora di trovare pace. Il suo destino, segnato da un azionariato perennemente instabile, si incrocia ora con l’urgenza di dotare il paese della banda larga e con le ombre francesi che si allungano sul suo controllo. Forse Andrea Guerra, consulente di Renzi in questa partita e il presidente in pectore Claudio Costamagna immaginano un ruolo di Cdp nel suo capitale, per stabilizzarlo definitivamente. franco bassanini pier carlo padoan franco bassanini pier carlo padoan O forse immaginano qualcos’altro. Forse c’è di mezzo l’Ilva, forse altre aziende che stanno attraversando un periodo di difficoltà ma sono ritenute importanti dell’Italia e che è possibile con tempo e denaro risanare e rilanciare. Niente di male, proprio a questo scopo un consiglio di amministrazione straordinario della Cassa è stato convocato per martedì per decidere l’adesione a un nuovo Fondo Turnaround che dovrebbe essere lanciato nei prossimi mesi (paradossalmente potrebbe essere proprio il consiglio da cui partirà il turnaround della Cassa stessa). Si vuole fare della Cdp la Mediobanca del XXI secolo? Il regolatore del frammentato e sempre traballante capitalismo italiano? O la nuova Iri, come temono alcuni? Qualunque cosa sia, il sapore è di una ridefinizione della politica industriale del paese, il ruolo dell’intervento pubblico e quello della Cdp. Un nuovo modello insomma. Tema alto, complesso, che non consente ambiguità né improvvisazione. ILVA ILVA Perché il rilancio industriale del paese è una cosa importante, da affrontare pragmaticamente e senza pregiudizi. Liberando la strada dagli ostacoli per l’azione privata e non escludendo l’intervento pubblico dove il privato non arriva, o non arriva tempestivamente. All’interno di un disegno, di una visione, che dovrebbe esserci ed essere nota prima di muovere le pedine sulla scacchiera. Claudio Costamagna Claudio Costamagna Per le Fs la questione interpretativa è relativamente più semplice. La coppia nominata al vertice giusto un anno fa, Marcello Messori alla presidenza e Michele Elia amministratore delegato, non ha funzionato. Divergenze di vedute quasi su tutto, personalità opposte, da mesi operano da separati in casa. Non è la condizione ottimale con la quale portare un’azienda di quella complessità alla privatizzazione. Con un problema di fondo assai difficile da risolvere: Fs è proprietaria della rete, costruita con i soldi dei cittadini, che ha un valore patrimoniale di 30 miliardi che non può essere remunerato dall’esercizio. Il dilemma allora è se privatizzarla, regalandola di fatto ai nuovi soci oppure scorporarla, riportandola direttamente nella proprietà dello stato lasciando a Fs (attraverso Rfi) la sua gestione. Ma questa scissione è assai complicata e non farla rischia di riprodurre nel futuro delle Fs e dell’Italia le stesse conseguenze (il ritardo negli investimenti soprattutto) che ha determinato l’aver lasciato la rete telefonica dentro la Telecom privatizzata. TELECOM ITALIA jpeg TELECOM ITALIA jpeg Tutto questo comporta probabilmente una revisione del progetto di privatizzazione delle Fs, certamente un allungamento dei tempi. E richiede probabilmente una coppia di vertice più coesa e adatta alla missione, ma che tenga conto di che cosa sono le Ferrovie, delle migliaia di chilometri di rete da mantenere e le migliaia di treni da far viaggiare ogni giorno. Mestieri che non si improvvisano. Il cambiamento del vertice delle Fs è l’implicita ammissione di un errore, purché nel correggerlo non si commetta l’errore opposto di non tener conto della complessità di quella macchina. Il cambiamento al vertice della Cdp è invece scommessa. Per valutare la quale bisognerebbe almeno conoscere la posta in gioco.