Federico Bini, Sette 5/6/2015, 5 giugno 2015
Tags : Violenza sulle donne Mondo
SOTTOMESSE, LAPIDATE O MAI NATE
I dati di una recente ricerca del Pew Research Center di Washington offrono una fotografia dura ed impietosa della condizione della donna alle diverse latitudini del globo. Anche il rapporto Onu Progress of the World’s Women 2015-2016 conferma quanto sia ancora lunga la strada da percorrere.
1,12: il numero di una strage delle innocenti
Maschi e femmine dovrebbero nascere in egual misura sulla Terra, ma in Asia questo non accade. Sulla scena di un ipotetico “CSI Global”, il semplice dato 1,12 che emerge dalle analisi demografiche orientali, ci rivela un “omicidio seriale” e la drammaticità della violenza contro le donne, perfino contro quelle che ancora non ci sono. A cominciare dal Subcontinente indiano.
Rapporto maschi / femmine alla nascita sulla Terra: 1,05 / 1
Rapporto maschi / femmine alla nascita in India: 1,12 / 1
Nascite ogni anno in India: 27.165.000
Femmine che “mancano” ogni anno in India: 780.000
In Cina le cose non cambiano. Se per legge deve essere figlio unico (al massimo due), meglio i maschi. E torna quel dato inquietante: 1,12
Rapporto maschi / femmine alla nascita in Cina: 1,12 / 1
Prima dell’introduzione della “legge del figlio unico”: 1,06 / 1
Nascite ogni anno in Cina: 16.800.000
Femmine che “mancano” ogni anno in Cina: 500.000
La religione, la cultura, la tradizione, le convenzioni sociali, la politica, magari un pericoloso cocktail di tutto questo, sacrificano centinaia di migliaia di bambine che non vengono fatte nascere perché “non convenienti”. Ogni anno. E moltiplicando il dato per tutti gli anni si arriva a una cifra spaventosa. Quella contro le donne è l’unica violenza che si compie ancor prima che la vittima veda la luce.
Religione e discriminazione
Non sarà piacevole il viaggio che stiamo per intraprendere, con l’aiuto dei numeri, nella discriminazione persecutoria contro le donne, pianificata e condotta con metodo, spesso in nome della religione. Il Pew Research Center, think tank apolitico americano, ha pubblicato nei mesi scorsi una ricerca sulla violenza religiosa nel mondo. È una violenza che colpisce indifferentemente uomini e donne, ma che di fatto si concentra soprattutto sull’universo femminile, da secoli bersaglio preferito di diverse dottrine. Sottomessa, inferiore, debole, tentatrice; comunque la si veda, la donna è un’eccellente vittima sacrificale.
Paesi del mondo in cui sono in corso conflitti religiosi: 18%
Paesi del mondo in cui si registrano violenze a sfondo religioso: 33%
Dieci anni fa: 20%
Percentuale di Paesi in cui si sono verificati abusi di gruppi o singoli nei confronti delle minoranze religiose: 47%
Percentuale delle donne nel mondo che vivono in Paesi dove sono vittime di ostilità sociali verso la loro religione: 74%
Di ostilità politiche verso la loro religione: 64%
Percentuale di donne fra gli esseri umani ridotti in schiavitù nel mondo: 80%
Fin qui i dati generali. Quelli più specifici che riguardano, appunto, le donne in relazione al loro credo religioso, ci parlano di un fenomeno diffuso e di una violenza mirata.
Donne che vivono in Paesi dove esistono restrizioni di carattere religioso: 2,7 miliardi
Paesi in cui le donne vengono aggredite/molestate per il modo in cui si vestono, in relazione alla religione dominante: 32%
Donne che vivono in Paesi in cui viene minacciata o esercitata violenza per farle aderire a specifiche norme religiose: 39%
Donne che vengono uccise ogni anno per motivi di “onore” legati alla castità : 5.000
Ragazze costrette a sposarsi prima dei 18 anni, per convenzioni religiose/sociali, ogni anno: 60 milioni
Di cui in Asia, nel Subcontinente indiano: 31 milioni
Nell’Africa Sub-Sahariana: 14 milioni
Donne uccise ogni anno in India per motivi di dote: 8.200
Ragazze islamiche francesi che dicono di indossare il jihab per paura di minacce fisiche da parte di gruppi fanatici religiosi: 77%
Le violenze di Boko Haram
Un caso emblematico viene dalla Nigeria, dove il gruppo Boko Haram (letteralmente ”l’educazione occidentale è sacrilega”) ha fatto della violenza religiosa contro le donne una vera e propria strategia di guerriglia. È un cambiamento radicale di mentalità: la donna non è più solo la vittima tradizionale, il “bottino di guerra” per eccellenza come è stata per secoli, ma diventa a tutti gli effetti un’arma in mano ai terroristi. Per ricattare, per intimidire, per “fare notizia”. Da usare. Le donne servono per scuotere l’Occidente, per spaventarlo e quanto più si usa crudeltà nei loro confronti, tanto più l’Occidente si terrorizzerà. I rapimenti di massa conquistano le prime pagine con i loro racconti dell’orrore.
Studentesse rapite da Boko Haram nella scuola di Chibok, nell’aprile 2014: 276
Ragazze rapite in diversi villaggi nei successivi due mesi: 82
Donne rapite da Boko Haram tra aprile 2013 e luglio 2014 (stima): 481
Cristiane: 96%
Percentuale dei rapimenti di Boko Haram che riguardano donne:
> 70%
Vittime (uomini e donne) nell’ultimo attacco di gennaio 2015 a Baga, stima: 2.000
In Nigeria le donne cristiane sono il bersaglio preferito. I testimoni scampati agli assalti di Boko Haram hanno tutti riferito che il primo atto dopo un rapimento di massa è proprio la selezione: le donne cristiane da una parte, quelle musulmane dall’altra. Eppure, come rivela lo studio del Pew Research Center, cristiane e musulmane condividono il vertice della classifica delle persecuzioni religiose.
Paesi in cui una donna cristiana corre il rischio di essere aggredita/molestata per la sua religione: 110
Una donna musulmana: 109
Ebrea: 71
Indù: 16
Buddista: 13
Le schiave dell’isis
L’altro fronte caldo dell’offensiva religiosa contro le donne è quello dell’Isis. Gli episodi di violenza ormai non si contano più, ma uno in particolare ha suscitato emozione in tutto il mondo, il massacro degli Yazidi nel nord dell’Iraq. Tutti i numeri sono solo stime e si conoscono solo i dati di singoli episodi isolati: una cortina di terrore è scesa sulla vicenda e impedisce di avere un quadro preciso.
Yazidi uccisi dall’inizio dell’offensiva dell’Isis dieci mesi fa: 5.000
Donne yazide rapite e vendute come schiave sessuali in un solo giorno, il 15 agosto 2014: 1.000
Donne yazide rapite e vendute come schiave secondo un rapporto Onu dell’ottobre 2014: 5.000-7.000
Il ruolo della donna e il suo rapporto con la religione nel mondo islamico è spesso poco compreso dalla cultura occidentale. Non è facile, ad esempio, accettare alcune realtà come quella che vede la violenza sulle donne spostarsi fin dentro le mura domestiche. Un rapporto dell’Unicef del 2013 rivela al proposito alcune sorprendenti statistiche.
Percentuale di donne in Afghanistan secondo le quali è giusto che in determinate circostanze il marito le picchi: 90%
In Giordania: 90%
In Mali: 87%
Così come è impossibile accettare alcune pratiche che mescolano religione (o presunta tale) con le leggi civili.
Paesi che praticano o autorizzano la lapidazione: 15
Donne lapidate in Iran dal 1980 al 2009: 52
Versetti del Corano in cui si giustifica la lapidazione: 0
Infibulate
Sarebbe sbagliato però ridurre tutto il problema della violenza contro le donne al solo aspetto religioso. In molti casi intervengono tradizioni e costumi ancora diffusi, che la comunità internazionale condanna senza riserve, ma anche senza risultati. È il caso delle mutilazioni genitali alle quali le donne sono sottoposte in molti Paesi. Un fenomeno che paradossalmente supera i confini geografici ed è presente anche in gruppi di emigrati che vivono circondati dalle cultura occidentale.
Paesi africani o mediorientali in cui è praticata l’infibulazione: 29
Donne oggi nel mondo che hanno subito l’infibulazione: 130 milioni
Che sono a rischio di doverla subire: 2 milioni
Donne sottoposte a infibulazione in Somalia: 98%
In Egitto: 91%
Donne curate per infibulazione in Australia lo scorso anno: 50
Ragazze a rischio di infibulazione in Gran Bretagna: 20.000
La religione cristiana è oggi sotto l’offensiva delle altre religioni in diverse parti del mondo. Ma il ruolo di vittima non è di tutta la sua storia. Anzi, proprio dal mondo cristiano è arrivata in passato una delle realtà più inquietanti: episodi di intolleranza, di ignoranza e di superstizione.
Copie stampate del Malleus Maleficarum, manuale scritto per stabilire i criteri utili a riconoscere e punire le streghe, pubblicato nel XV secolo : 35.000
Posizione del Malleus Maleficarum tra i libri più diffusi nel XV secolo (dopo la Bibbia): 2
Donne finite sotto processo come streghe in Europa tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Seicento: 85.000
Bruciate sul rogo 50.000
Complici e vittime allo stesso tempo
Eppure la storia non sembra averci insegnato molto. Donne che oggi in Iraq considerano giusto essere picchiate dal marito, se necessario: 58%.
Anni passati dall’emanazione del codice di re Hammurabi di Babilonia (nell’Iraq attuale) in ci sui precisa che «Le donne devono essere protette dai maltrattamenti del marito»: 3.800